Kozlov: il gigante buono

Viktor Kozlov da sempre si porta dietro un fardello di aspettative molto pesante…

Quanti futuri fuoriclasse hanno perso l'hockey su ghiaccio e lo sport in generale a causa dell'eccessiva pressione esercitata su un giovane non ancora pronto ad assumersi certe responsabilità ?

Meglio non pensarci. La storia di Sidney Crosby, da anni indicato come il nuovo Wayne Gretzky ed effettivamente protagonista di un brillante debutto in NHL, è purtroppo un'eccezione. Sono molto più numerosi, infatti, i campioni in erba bruciati da confronti impietosi o da dirigenti particolarmente impazienti.

Anche Viktor Kozlov ha rischiato di non decollare: la sua carriera hockeystica è una lunga corsa ad ostacoli tra aspettative deluse, tiri mancini della sorte e incomprensioni. Con la forza di volontà  e un briciolo di fortuna, tuttavia, ecco il lieto fine. Ma andiamo con ordine.

Nato il 14 febbraio 1975 a Togliatti, città  russa nei pressi del fiume Volga ribattezzata nel 1965 in onore di Palmiro Togliatti, leader del Partito Comunista Italiano (prima si chiamava Stavropol-na-Volge), Viktor Kozlov si dimostra subito giocatore completo, dotato di grande visione di gioco e di notevole fisico.

Cresciuto nella squadra della sua città , il Lada Togliatti, Kozlov desta immediatamente l'interesse delle maggiori squadre del campionato russo. Le due formazioni storiche di Mosca, CSKA e Dynamo, sono pronte a qualsiasi sacrificio (legale e non) pur di mettere sotto contratto uno dei talenti più promettenti dei primi anni '90. Le polemiche infuocate che ne scaturiscono sono assurde, trattandosi pur sempre di un ragazzo non ancora diciassettenne.

Alla fine il giovane Viktor sceglie la Dynamo, una decisione caldeggiata dal padre. Il CSKA non si dà  per vinto e, quando Kozlov si reca in treno a Mosca per sottoscrivere il contratto, un dirigente si precipita alla stazione per intercettarlo prima che raggiunga la sede della Dynamo. Tentativo inutile: un responsabile della Dynamo lo aveva già  prelevato in una stazione nella periferia della capitale russa"

In una squadra imbottita da fior di giocatori quali Alexei Yashin, Andrei Nazarov, Sergei Gonchar, Alexander Karpovtsev e Darius Kasparaitis, Kozlov fa fatica ad affermarsi nella produzione offensiva ma nell'arco di tre stagioni, malgrado la giovane età , si dimostra un giocatore completo e affidabile anche dal punto di vista difensivo.

I San José Sharks, che lo avevano draftato al primo turno nel 1993, decidono di non attendere oltre e lo convocano in California in vista della stagione 1994-95. Visto il suo fisico imponente (oggi è 196cm per 105kg), i tifosi degli squali vedono in lui il nuovo John Leclair, un Power Forward che sfonda le difese avversarie. Le amichevoli prestagionali sembrano dar loro ragione, Kozlov è il miglior marcatore della squadra. Ma i problemi sono dietro l'angolo.

All'inizio sono soprattutto logistici: la stagione 1994-95, infatti, viene provvisoriamente annullata a causa del lockout e i responsabili dell'albergo nel quale vivono i giocatori appena arrivati invitano Kozlov a lasciare la sua camera. Non si gioca? Allora niente alloggio. Il portiere Arturs Irbe, per fortuna, accorre in aiuto del suo compagno di squadra (che non parla una parola di inglese) e lo ospita a casa sua.

I problemi sul ghiaccio sono ben più gravi. Viktor Kozlov usa ottimamente i suoi chili per proteggere il disco nelle sue scorribande offensive, ma non ama gettarsi nella mischia e schiantare gli avversari alla balaustra. I 41 punti della stagione 1996-97 non sono male, ma Kozlov, semplicemente, non è il giocatore che gli Sharks si aspettavano. Come se non bastasse, Paul Kariya, Jason Arnott e Rob Niedermayer, draftati pure nel 1993 a poche posizioni di distanza da Kozlov, stanno facendo faville nelle rispettive squadre.

Come logica conseguenza, il 13 novembre 1997 i San José lo inviano ai Florida Panthers in cambio di Dave Lowry. La prima stagione è soddisfacente e Kozlov si merita la convocazione nella nazionale russa per i Giochi Olimpici di Nagano. Tre giorni prima della partenza, però, si infortuna a una spalla e deve rinunciare. Ma non dovrà  lamentarsi a lungo. Il 17 gennaio 1999 un trasferimento, questa volta non il suo, cambia la sua carriera.

Nella placida (hockeysticamente parlando) Florida irrompe un ciclone chiamato Pavel Bure. L'allenatore Terry Murray decide di abbinare i muscoli e la visione di gioco di Kozlov alla velocità  del razzo russo e la linea completata da Ray Whitney esplode. Nella stagione 1999-2000, in particolare, Viktor realizza 70 punti (53 assist, molti a Bure) in 80 partite e registra un fantastico +24.

La partenza di Bure per New York sembra immalinconire Kozlov che perde mordente soprattutto nel gioco difensivo. Servono nuovi stimoli. Dopo il successo della coppia Bure-Kozlov, due altri "piccoletti" lo stanno aspettando nel New Jersey.

Il 1° marzo 2004 Viktor Kozlov passa alla corte dei diavoli e, dopo il periodo del lockout trascorso a casa con la maglia del Lada Togliatti, all'inizio di questa stagione coach Larry Robinson lo schiera con Brian Gionta e Scott Gomez. Le statistiche non lasciano spazio ai dubbi: i tre sono rispettivamente primo (Gionta), terzo (Gomez) e quarto (Kozlov) tra i marcatori dei Devils. La linea funziona e si sta caricando sulle spalle una squadra orfana di Patrik Elias e nettamente al di sotto delle aspettative.

Kozlov sta giocando probabilmente la sua miglior stagione in NHL. Sono passati quasi quindici anni da quando Dynamo e CSKA se lo contendevano a colpi di "raid ferroviari". Ha risposto alle aspettative? Difficile dirlo. I San José Sharks, però, avevano ragione. Non c'è dubbio, non è il nuovo John Leclair. È Viktor Kozlov. Ed è il complimento più bello.

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