Kurt Thomas, l'uomo che ha cambiato lo status difensivo dei Suns.
Partiamo subito parlando dei Phoenix Suns, che dopo un avvio così così, si sono issati come previsto in vetta alla Pacific, con un ottimo record oltre il 60%, il che in attesa del rientro di Amare Stoudemire, sembra un affare grande come una casa.
Ma per i Suns le note liete non sono tanto nel record tra vittorie e sconfitte, ma negli enormi progressi difensivi fatti dalla scorsa stagione. E' ovvio che l'arrivo di tale Kurt Thomas, con il suo camion di porcherie, colpi bassi e diavolerie varie, che spesso e volentieri sfuggono agli arbitri, ha avuto un peso molto rilevante, ma non si può nemmeno tralasciare l'apporto difensivo dato da Raja Bell che tra l'altro fa molto bene il suo compito anche in attacco, ma soprattutto quello del francese Diaw, e questo a fatto porre a molti la domanda se veramente i Suns nell'affare Joe Johnson invece di rimetterci di brutto, non ci abbiano addirittura guadagnato.
Diaw è un giocatore molto duttile, che nel basket di D'Antoni è stato impegnato nei ruoli più diversi, persino da centro, difende fortissimo, va a rimbalzo in maniera eccellente, e vicino a Nash anche lui ha trovato finalmente il sistema di far canestro con una certa continuità . Chiaramente i Suns continuano ad andare a mille all'ora sotto la guida di Nash, ma è indubbio che la coppia Bell / Diaw, in difesa mette tutto un altro tipo di pressione agli avversari rispetto a quella Q Rich / Joe Johnson.
Dicevamo prima di Kurt Thomas, uomo esperto se ce ne è uno per provare a contenere Duncan in una possibile finale di conference ad ovest, sarà senza dubbio curioso vedere i Suns al rientro di Amare quando giocheranno "grossi" con Marion da ala piccola, e Kurt e Amare sotto le plance. I Suns ci credono davvero, anche perché l'ovest di quest'anno è un poco scialbo e una delle possibili contender, ossia i Rockets complice qualche infortunio, ma anche un gioco di squadra che latita di brutto di fatto a meno di ribaltoni è già fuori gioco.
Spostiamoci ad est dove i Pistons non fanno passare un giorno senza che vengano indicati ormai senza più dubbi come la stragrande favorita per l'est, visto che Miami per ora è molto lontana dalla quadratura del cerchio, e che complice l'assenza di Shaq difficilmente avrà un record migliore di Detroit.
La macchina Pistons sembra continuare a migliorare di giorno in giorno, all'arrivo di Larry Brown due anni fa, l'attuale coach dei Knicks, prese in blocco tutto il lavoro fatto da Carlisle, ci aggiunse molta farina del suo sacco, creando un cocktail da titolo, adesso Saunders ha fatto la stessa cosa, oliando ancora meglio il giocattolo, dandogli un pizzico di europeismo, qualche situazione offensiva nuova con un playbook ormai vastissimo, che messo in mano alla miglior coppia di esterni della lega Billups / Hamilton non può che produrre sfracelli.
I Pistons negli ultimi due anni pur mantenendo intatto il quasi perfetto sistema difensivo, hanno fatto dei progressi offensivi enormi, e una buona parte del merito va in campo alla quasi perfetta gestione della squadra di Chaney Billups, che a mio modo di vedere assomiglia tanto se non tantissimo all'MVP di questa stagione con buona pace di LeBron James.
Billups ha una lucidità ed un controllo sulla gara e sui minuti che scottano che non si vedevano forse dai tempi di Magic Johnson, ha una percentuale di Winning Shot in carriera impressionante, tiri che gli piacciono e che non sono certo finiti, visto il recente finale a Memphis.
I Pistons sono quasi immacolati nei finali punto a punto e si apprestano a meno di infortuni o cali di forma ad un record abbondantemente sopra le 60 vittorie, il che vorrà dire che chiunque voglia passare su di loro dovrà andare a guadagnarsi il pane a casa loro, e non è di sicuro la cosa più semplice al mondo come ben sanno gli Spurs, dopo l'esperienza di giugno dove solo un tiro del solito Horry impedì che Detroit gli soffiasse l'anello.
Incredibile ma vero, dopo quasi due mesi di NBA è saltata una sola panchina, ossia quella di Miami, con le dimissioni molto sospette di Van Gundy, per il resto Coach e GM sembrano viaggiare un po ovunque di comune accordo, al punto che di panchine in bilico per ora non ce ne sono, e nei pochi posti dove ci sono un minimo di contestazioni verso il coach, non ci sono per ora segnali di possibili esoneri, come nel caso di Sacramento dove da anni viene chiesta la testa di Adelman, ma dove il GM Petrie per ora afferma che Adelman sarà a lungo il loro coach.
Altra situazione di coach contestato almeno in parte c'è a Boston, dove a Rivers vene soprattutto contestato il fatto di non far giocare i giovani, puntando a vincere tutte le gare, con risultati comunque alterni. Ainge per ora tace, ma riesce difficile vedere un esonero di Rivers a due anni e mezzo e oltre 10M$ dalla fine del contratto, a meno che il coach non si dimetta o si arriva ad una transazione del contratto. Per il resto tutti i coach godono almeno sulla carta di piena fiducia dai propri GM, di sicuro non è più l'NBA dei vostri padri.
Chi si attendeva i fuochi artificiali il 15 dicembre alla teorica apertura del mercato, data da cui ricordo è possibile scambiare anche i Free Agents firmati in estate, è rimasto profondamente deluso, dall'immobilismo che ci hanno proposto i 30 GM, ma c'è la magagna, ossia il tutto è palesemente bloccata dall'affare "Artest", infatti Artest piace a molti GM, che per di più in questo momento hanno anche la presunzione di poterlo avere a prezzi di saldo, ma con ogni probabilità Larry Bird non la pensa così e non ha minimamente intenzione di rimetterci più di tanto, altrimenti la trade sarebbe già conclusa.
Larry Bird infatti avrebbe ricevuto offerte di ogni genere, ma dovendo pensare innanzitutto ai propri interessi sarebbe arrivato alla conclusione che il giocatore che dovrebbe arrivare ad Indiana sia Al Harrington, in una trade che ovviamente prevederebbe Artest in una terza squadra coinvolta. Il tutto potrebbe sembrare molto semplice, di squadre con giocatori in scadenza e scelte da spedire ad Atlanta prendendosi Artest ce ne sono, ma Harrington avrebbe complicato la cosa affermando che preferirebbe non tornare ad Indiana, ma preferirebbe andare a NY alla corte di Larry Brown.
Insomma siamo di fronte ad un bel rebus che ad oggi blocca ogni tipo di trattativa nella lega, che di fatto è in ostaggio di un uomo di ghiaccio come Larry Bird che una decisione del genere potrebbe benissimo prenderla domani come il 20 di febbraio.
Chiudiamo passando in rassegna la classe dei rookie, senza dubbi uno delle meno talentuose di sempre, che per assurdo sta producendo ancora meno del previsto. L'unico che sta mantenendo in piene le attese è Chris Paul a New Orleans, buone conferme da Deron Williams a Utah, ma le sorprese sono senza dubbio Channing Frye a New York e Luther Head a Houston.
L'ex Arizona deve avere veramente qualcosa di speciale se è riuscito a convince re in pieno a farlo giocare un coach notoriamente ostico ai giovani come Larry Brown (chiedere a Milicic e Delfino), Frye è un po leggerino in difesa, ma in attacco è un signor giocatore, con buone soluzioni sia vicino al canestro che dalla media distanza. Head invece si sta ricavando ottimi minuti nel marasma tecnico di Houston facendo cose semplici ma molto redditizie, andando spesso al tiro in uscita dai blocchi con grandi percentuali anche dalla distanza, ma adattandosi un po a sorpresa a fare anche il playmaker, cosa che magari non gli si additava lo scorso anno a Illinois.
Ci sono anche delusioni per tutti i gusti, a Charlotte Raymond Felton fatica più del previsto, lo stesso si può dire di Graham a Toronto, mentre Wright a NJ causa anche infortuni non ha visto campo, il tutto in attesa del mistero dell'anno ossia Gerald Green passato in un amen da possibile top3 alla scelta numero 18 dei Celtics, che per ora non gli hanno dato ancora un minuto di campo, ma che nel frattempo gli hanno messo addosso oltre 11 chili di muscoli.