Olimpiadi 2006: Team USA

Rick DiPietro, scelta scontata per il ruolo di Goalie

La prima delle nazionali a presentare la sua rosa per le prossime olimpiadi invernali è la selezione americana. Affidata a Wadell e LaViolette la nazionale era divia fra alcune scelte obbligate ed altre meno scontate. Quando alla fine il roster è stato dichiarato la sorpresa maggiore è stata la scelta di confermare alcuni veterani quando invece ci si aspettava un maggior numero di giovani. Ma andiamo a vedere com'è la situazione.

Goaltenders

Rick DiPietro, Robert Esche, John Grahame

Rick DiPietro era sicuramente una scelta scontata. Il più giovane giocatore della squadra (24 anni per lui) e goalie degli Islanders sarà  sicuramente il titolare del team USA grazie anche all'esperienza internazionale accumulata nella World Cup e agli scorsi campionati del mondo.

La prima scelta assoluta del 2000 sta affrontando una stagione non facile ma in una squadra con tantissimi problemi e dove ha già  subito ben 807 tiri in 27 partite e la sua non eccelsa media di .893 potrà  migliorare sensibilmente alle olimpiadi con una squadra più competitiva e una difesa degna di essere chiamata tale.

Il lavoro di backup sarà  diviso fra Esche e Grahame. Il portiere dei Flyers avrà  probabilmente il tempo maggiore sul ghiaccio grazie anche alle buone performance mostrate durante la World Cup dell'estate 2004 e nonostante la stagione un po' altalenante. Ed ancora in tema World Cup stavolta al posto di Conklin c'è Grahame, portiere di Tampa Bay divenuto titolare causa partenza di Khabibulin.

Mai titolare nella sua carriera, il 30enne portiere originario di Denver ha una percentuale di salvataggi pari al .890 (migliore di quella che Khabibulin sta avendo a Chicago) ma ha comunque convinto gli osservatori grazie ad alcune solide prestazioni e ad un gioco che tutto sommato non eccelle ma neanche sfigura.

Gli assenti sono sicuramente il più volte nazionale Ty Conklin che sta passando più tempo nelle leghe minori che nella NHL (solo 5 partite da titolare per lui quest anno) ma soprattutto il promettente Ryan Miller, dannato da un infortunio al pollice che lo tiene lontano dal ghiaccio (così come contribuisce anche l'ottima stagione dell'altro portiere di Buffalo, Biron) Miller stava mettendo su degli ottimi numeri nelle undici partite giocate con un SV% pari a .916.

Defense

Chris Chelios, Derian Hatcher, Jordan Leopold, John-Michael Liles, Aaron Miller, Brian Rafalski, Mathieu Schneider

Ed eccoci alle prime sorprese. Se ci si aspettava l'ennesimo passo verso una squadra più giovane la difesa lascia un po' l'amaro in bocca. Da una parte arrivano i soliti Rafalski, Leopold, Liles ma dall'altra si fanno due nomi del tutto inaspettati. Il 44enne (a gennaio) Chris Chelios e il 33enne Derian Hatcher che si affiancano al solito Aaron Miller e all'altro vecchietto Mathieu Schneider per concludere la rosa.

Quelle di Rafalski, Leopold, Liles e Miller erano scelte obbligate. Da diversi anni nel giro della nazionale i quattro hanno trovato un'ottima intesa nelle precedenti manifestazioni e stanno comunque disputando delle buone stagioni, chi con più o meno problemi, sfruttando la velocità  nel caso dei primi tre e la fisicità  nel caso di Miller.

In pochi invece si aspettavano la quarta olimpiade per Chris Chelios visto il numero di primavere ed un anno non certo entusiasmante. Anche se magari ci si aspetta che Chelios sia chiamato a recitare quel ruolo di guida in campo di cui era stato incaricato in tutte le ultime manifestazioni. Non si può dire lo stesso per il compagno di squadra Mathieu Schneider che è stato chiamato da Wadell soprattutto per la sua ottima abilità  di scorer e playmaker (già  28 punti per lui quest anno) e quindi per cercare di aggiungere capacità  di andare a rete alla difesa.

L'altra chiamata a sorpresa, quella di Derian Hacther, trova sicuramente ragion d'essere nel voler aggiungere peso e fisicità  alla difesa ma che perde così sicuramente in velocità  (lo stesso Herb Brooks non convocò Hatcher per Salt Lake City nel 2002).

Gli assenti invece sono tanti a partire da Paul Martin (anche lui nazionale sia nella World Cup che agli ultimi campionati del mondo), Paul Mara che sta avendo una grandissima stagione a Phoenix, Joe Corvo anche lui autore sin'ora di una splendida stagione con un conto plus/minus di ben +22.

Assenti importanti perché sono tutti molto giovani e potevano inserirsi perfettamente nella chimica di squadra e dare molta velocità  al gioco statunitense. Fra i veterani invece non compare il nome di Brian Leetch, nome che tutti si aspettavano potesse apparire molto più che quello di Chris Chelios lasciando così a casa uno dei più importanti difensori della recente storia hockeyistica americana.

Le scelte del team sono quindi un po' ambigue. Lasciare a casa Leetch poteva servire nell'ottica di portare una squadra più giovane ma allora perché convocare Hatcher e Chelios? E pagherà  la scelta di sacrificare la velocità  dei giocatori lasciati a casa per avere un po' più di fisicità  ed esperienza? Sono interrogativi a cui risponderà  solo il ghiaccio, dando ragione o torto alle scelte di Wadell e La violette.

Forwards

Jason Blake, Erik Cole, Craig Conroy, Chris Drury, Brian Gionta, Scott Gomez, Bill Guerin, Mike Knuble, Mike Modano, Mark Parrish, Brian Rolston, Keith Tkachuk, Doug Weight

Qui invece di sorprese ce ne sono poche, ci si aspettava certi nomi, o forse erano proprio d'obbligo, mentre le poche incertezze sono comunque frutto di piccole valutazioni che hanno fatto sì che si preferissero alcuni giocatori rispetto ad altri.

LaViolette avrà  la possibilità  di schierare la linea che fece miracoli alla World Cup e che segnò 5 reti alla Russia, quella composta da Modano, Tkachuk e Guerin sempre che Guerin riesca a ritrovare la forma che pare perduta, così come i suoi gol. D'obbligo anche le chiamate per Conroy che è diventato un giocatore fondamentale a Los Angeles pur non giocando più al fianco di Iginla, Weight, uno dei migliori uomini assist della lega ma anche per Brian Gionta, piacevole sorpresa di quest anno e autore di una stagione straordinaria (ha già  stabilito il suo record personale per punti).

A Gionta si affianca il suo compagno di squadra Scott Gomez, altro ottimo playmaker e che ha i numeri per distribuire numerosi assist e far girare alla perfezione il power play. Fra gli emergenti giusto menzionare Erik Cole, già  convocato per i campionati mondiali e giocatore molto importante nella buonissima stagione di Carolina. Mentre i vari Drury, Knuble, Rolston, Parrish e Blake sono tutti vecchie conoscenze dei tifosi statunitensi e che, fra alti e bassi, hanno rappresentato la nazione negli ultimi anni.

Gli assenti più notevoli, al di là  di un Roenick che sta avendo una bruttissima stagione, sono gli emergenti Tim Connoly e Dustin Brown ai quali si sono comunque preferiti dei veterani per dare più esperienza al gruppo.

A pochi mesi dalla campana d'inizio i problemi maggiori sembrano rappresentati dall'assenza dei grandi marcatori che vantano le squadre quali Russia e Canada (il migliore degli americani è Gionta che, con i suoi 37 punti, è il 27esimo miglior realizzatore della lega) ma anche dall'incertezza su una difesa che, essendo il reparto con maggior profondità  da cui attingere, può aver suggerito le scelte giuste così come quelle sbagliate.

Mentre la più grande sicurezza sembrano essere gli special team con un numero grandissimo di giocatori in grado di fare la differenza sia in power play che in penalty kill. E gli Stati Uniti potranno fare leva soprattutto su questo aspetto per cercare di realizzare maggiormente ma dovranno fare affidamento anche sulla propria difesa (potenzialmente una delle migliori del torneo) per poter fermare le corazzate avversarie.

Insomma, con un processo di svecchiamento ancora in atto a LaViolette spetterà  l'arduo compito di gestire la giusta chimica fra giovani ed anziani per cercare di strappare un'altra medaglia olimpica.

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