Warren Spahn: con 363 vittorie è il mancino più vincente nella storia del Major League Baseball
Dopo Lefty Grove, gli appassionati di baseball aspettarono diversi anni prima di rivedere un altro pitcher da 300 vittorie: il primo lanciatore del dopo guerra a raggiungere l'ambito traguardo fu il mancino Warren Spahn, uno dei massimi fuoriclasse che abbiano mai deliziato gli spettatori.
Nel 1942 Spahn fece il debutto nelle majors con la maglia dei Boston Braves, ma purtroppo dovette attendere il 1946 per festeggiare la prima vittoria: Spahn, infatti, partecipò attivamente alla Seconda Guerra Mondiale nell'esercito americano, ricevendo tra l'altro diverse onorificenze al valore militare.
Terminato il conflitto, Spahn emerse subito come uno dei massimi lanciatori del XX secolo: non era dotato di una palla veloce terrificante, ma sapeva rendere veramente la vita difficile ai battitori avversari con i suoi lanci carichi di effetto. Ciononostante riuscì a vincere per quattro volte consecutive la classifica degli strikeout, totalizzandone addirittura 18 (anche se in 15 inning) in una partita del 1952 contro i Chicago Cubs.
Sul finire degli anni '40, Spahn formò insieme a Johnny Sain una coppia di partenti davvero efficace che portò i Boston Braves alla vittoria del pennant NL nel 1948; le grandi prestazioni dei due pitcher furono immortalate da una celebre frase “Spahn and Sain, and pray for rain!” , che se da una parta evidenziava la bravura del duo, dall'altra indicava la mediocrità degli altri lanciatori.
Nel 1953 i Braves lasciarono Boston per Milwaukee, diventando uno delle più forti contendenti della National League; Spahn fu una delle chiavi dei trionfi degli anni '50, coronati da due World Series consecutive (vinte nel 1957, perse nel 1958) contro i New York Yankees.
La carriera di Spahn fu molto lunga e si chiuse nel 1965 con la maglia dei New York Mets: le 363 vittorie lo pongono in quinta posizione nella classifica all-time, ma in prima se si considerano solo i lanciatori mancini; inoltre, per 13 stagioni vinse almeno 20 partite, totalizzando 63 shutout. Tra il 1947 e il 1963, Spahn lanciò sempre in almeno 32 partite e in 245 inning a stagione e ottenne due no-hitter alla “veneranda” età di 39 e 40 anni; se non avesse dovuto partecipare alla Seconda Guerra Mondiale, Spahn avrebbe potuto raggiungere quota 400 vittorie. Spahn, inoltre, era pericoloso anche con la mazza (35 HR in carriera) e nel 1958 vinse 20 partite e superò quota .300 in battuta.
Contemporaneo di Spahn fu Early Wynn, la cui storia merita di essere raccontata: iniziata la carriera nel 1939 con i pessimi Washington Senators, fu ceduto ai Cleveland Indians dieci anni dopo, diventando uno dei migliori pitcher della American League; sul finire degli anni '50 passò ai White Sox, contribuendo alla vittoria del pennant del 1959 con 23 vittorie. Nel 1962 Wynn raggiunse quota 299, ma fu tagliato a fine stagione, poiché ritenuto troppo vecchio; nel 1963 Wynn fu ripreso dagli Indians e finalmente poté coronare il suo sogno: il 13 luglio 1963 contro i Kansas City Athletics, Wynn fu selezionato come partente e, nonostante la sostituzione dopo soli cinque inning, conquistò la sospirata 300esima (e ultima) vittoria della carriera.
Dopo la prestazione di Wynn, il club delle 300 vittorie dovette attendere altri 19 anni, prima di poter poter rilasciare un'altra tessera, quando, nel 1982, Gaylord Perry raggiunse l'ambita meta; anche se ottenne il prestigioso risultato con la maglia dei Seattle Mariners, Perry aveva disputato le proprie migliori stagioni a San Francisco, Cleveland e San Diego, diventando il primo pitcher a vincere il Cy Young Award in entrambe le leghe (1972 con gli Indians, 1978 con i Padres), una prestazione eguagliata nel 1999 da Pedro Martinez e Randy Johnson.
Purtroppo Perry si guadagnò una fama di cheater (imbroglione), visto che spesso utilizzava la propria saliva ed altre sostanze per modificare l'effetto dei suoi lanci, anche se solo nel 1982 fu effettivamente “beccato” e sospeso per dieci giorni; ciononostante, Perry fu un vero fuoriclasse, totalizzando 314 vittorie con 5 stagioni sopra quota 20 e quando ottenne il 300esimo successo ricevette i complimenti dal Presidente Ronald Reagan. Qualche anno dopo, Perry scrisse la propria autobiografia, non a caso intitolata “Me and the Spitter”.
Nel 1983, un anno dopo l'impresa di Perry, fu, invece, la volta di Steve “Lefty” Carlton, uno dei simboli dei grandi Philadelphia Phillies a cavallo degli anni '70 e '80; tuttavia, Carlton aveva iniziato la carriera nei St. Louis Cardinals, con cui aveva ottenuto un primato eccezionale, lanciando 19 strikeout in una partita da 9 inning (15 settembre 1969); questa prestazione rimase la migliore di sempre per altri 17 anni, quando nel 1986, Roger Clemens ne totalizzò 20. Tuttavia, i Cardinals non ponevano molta fiducia in Carlton e nel 1972 lo cedettero ai Philliles in cambio di Rick Wise, in quella che si dimostrò una delle trade più squilibrate di sempre.
Con la nuova divisa, Carlton mostrò il proprio talento fin dalla prima stagione: i Phillies chiusero l'annata in ultima posizione con appena 59 vittorie, ma 27 di queste furono conquistate proprio da Lefty! Con il passare degli anni, Carlton migliorò il proprio bagaglio tecnico (il suo slider era fantastico), trasformandosi in una delle pedine chiave (assieme al terza base Mike Schmidt) dei Phillies. Nella sua eccezionale carriera (in cui vestì brevemente le maglie di Giants, Indians e Twins), Carlton conquistò 329 vittorie con 4136 strikeout (l'unico assieme a Nolan Ryan, Clemens e Randy Johnson sopra quota 4000), diventando il primo pitcher a ricevere quattro volte il Cy Young Award.
Nel 1985, invece, un altro fuoriclasse guadagnò il 300esimo successo, Tom Seaver, che alcuni critici considerano addirittura il miglior pitcher di tutti i tempi; Seaver debuttò nel 1967 con la maglia dei catastrofici New York Mets, che grazie a lui improvvisamente esplosero, vincendo le World Series nel 1969. “The Franchise” (questo il suo soprannome) era davvero un lanciatore eccezionale, dotato di una durissima palla veloce, che, il 22 aprile 1970 contro i San Diego Padres, gli permise di totalizzare 19 K, completando una striscia di 10 consecutive eliminazioni al piatto.
Seaver diventò immediatamente uno dei beniamini dei New York Mets, ma purtroppo, a causa di problemi con la dirigenza, fu scambiato nel 1977 con i Cincinnati Reds, con cui sarebbe rimasto fino al 1982; quando il 21 agosto 1977 ritornò per la prima volta allo Shea Stadium da avversario, ricevette una commovente ovazione. Nel 1983 Seaver rientrò ai Mets, ma dopo due stagioni fu tagliato e, successivamente, ingaggiato dai White Sox; il 14 agosto 1985 allo Yankee Stadium, il pitcher ormai quarantenne poté festeggiare la 300esima vittoria della sua carriera. Nel 1986 si accordò con i Red Sox, i quali si qualificarono per le World Series proprio contro i New York Mets; al termine di quella storica serie, in cui comunque non fu mai utilizzato, Seaver si ritirò, dopo aver totalizzato 311 vittorie ed aver ricevuto tre volte il Cy Young Award.
Nel 1985 il 300esimo successo fu festeggiato anche da Phil Niekro, lanciatore celebre per la sua knuckleball e per questo soprannominato “Knucksie”; Niekro giocò per 20 stagioni nei Braves (sia a Milwaukee, sia ad Atlanta), ma a 46 anni passò ai New York Yankees, con cui tagliò il prestigioso traguardo. Oltre a Phil, che è il giocatore più vecchio ad avere conquistato la 300esima vittoria, la famiglia Niekro comprendeva anche il fratello Joe, un ottimo pitcher che chiuse la carriera con 221 partite vinte; le 539 vittorie complessive sono il massimo per una coppia di fratelli.
Il diciannovesimo pitcher a raggiungere quota 300 vittorie fu Don Sutton, lanciatore che fece della regolarità il proprio punto di forza; sicuramente non entrò nel cuore dei tifosi per la propria spettacolarità , ma pochi come lui seppero interpretare il ruolo del lanciatore con tanta costanza; addirittura molti misero in dubbio la sua elezione nella Hall of Fame! Sutton giocò gran parte della propria carriera a Los Angeles (è il pitcher più vincente nella storia dei Dodgers), per poi trasferirsi a Houston, Milwaukee, Oakland, California (con cui raggiunse il 300esimo successo) prima di tornare ai Dodgers. Sutton, che si ritirò con 324 successi, è tra l'altro uno dei pochissimi pitcher ad aver ottenuto una vittoria contro tutte le squadre delle majors!
Questa galleria di campioni si chiude alla grande con il celeberrimo Nolan Ryan, forse il pitcher più amato nell'intera storia del Major League Baseball; sicuramente non può essere considerato il migliore in assoluto (generalmente nelle classifiche all-time viene inserito intorno la decima posizione), ma forse nessuno ha ricevuto così tanti consensi dagli appassionati: non è un caso che sia proprio Ryan il lanciatore destro partente (il mancino è Sandy Koufax) nella simbolica formazione del Millennio, preparata attraverso le votazioni dei tifosi.
Ryan debuttò con la maglia dei New York Mets, con cui conquistò nel 1969 il titolo mondiale, ma due anni più tardi fu scambiato con gli Angels (che si liberarono di Jim Fregosi) in una delle trade meno bilanciate di sempre. In California, Ryan esplose, diventando uno dei lanciatori più dominanti di sempre: nel 1973 stabilì il record di K in una sola stagione per il XX secolo con 383 eliminazioni al piatto e realizzò due no-hitter, sfiorando una clamorosa terza. Nel 1980 passò agli Astros, con cui rimase fino al 1988, prima di passare ai Texas Rangers: ad Arlington, Ryan giocò cinque stagioni memorabili, coronate dal settimo no-hitter e dal 5000esimo strikeout.
Purtroppo, Ryan soffriva di problemi di controllo, infatti, pur dominando le classifiche degli strikeout, era, allo stesso tempo, sempre tra i peggiori in quelle delle basi su ball: se la media battuta concessa agli avversari è di .204 (la migliore di sempre), la percentuale di arrivo in base sale a .309 (oltre la centesima posizione). E proprio per questo che i critici lasciano Ryan (che tra l'altro non fu mai premiato con il Cy Young Award) un gradino sotto i vari (in ordine cronologico) Young, Mathewson, Johnson, Spahn, Koufax e Seaver. Queste sono le statistiche finali di Ryan: 324 vittorie, 5714 K, 7 no-hitter ma anche 2795 basi su ball (record MLB).
Dopo la 300esima vittoria di Ryan (avvenuta nel 1990) gli appassionati di baseball hanno dovuto aspettare tredici anni prima di vedere un nuovo membro del prestigioso club. Ora che Roger Clemens, Greg Maddux e Tom Glavine hanno compiuto l'impresa, il quesito che circola maggiormente tra gli addetti ai lavori è questo: chi sarà il prossimo? Al termine della stagione 2007, Randy Johnson ha raggiunto quota 284, ma l'età avanzata e gli infortuni subiti in questi ultimi anni potrebbero precludergli il raggiungimento del prestigioso traguardo. Pedro Martinez avrebbe delle chance, ma deve rimanere in salute per i prossimi dieci anni.
Indubbiamente il club delle 300 vittorie ha mantenuto il proprio prestigio, se non addirittura aumentato, proprio per la difficoltà con cui le “tessere vengono rilasciate”; il giornalista di ESPN Jayson Stark ha presentato diversi aspetti che rendono complesso il raggiungimento di quel traguardo, primo su tutti l'appartenenza ad una squadra vincente, munita di un bullpen affidabile!
Diverso il discorso dei 500 HR, che stanno perdendo gran parte del loro fascino, a causa del vertiginoso aumento dei fuoricampo negli ultimi anni; secondo gli osservatori, molti altri slugger raggiungeranno quota 500 e per alcuni di loro l'elezione nella Hall of Fame non sarà automatica.
Club delle 300 vittorie
1) Cy Young 511
2) Walter Johnson 417
3) Grover Alexander 373
3) Christy Mathewson 373
5) Warren Spahn 363
6) Jim Galvin 361
6) Kid Nichols 361
8) Tim Keefe 342
9) Steve Carlton 329
10) John Clarkson 328
10) Roger Clemens 328*
12) Eddie Plank 326
13) Nolan Ryan 324
13) Don Sutton 324
15) Phil Niekro 318
16) Gaylord Perry 314
17) Tom Seaver 311
18) Charles Radbourn 309
19) Mickey Welch 307
20) Greg Maddux 305*
21) Lefty Grove 300
21) Early Wynn 300
*aggiornato a settembre 2004.