Luke Ridnour, l'erede di Payton, l'uomo nuovo dei Sonics già infortunato!
Costruire una squadra in grado di competere per grandi traguardi non è mai impresa facile, se poi la franchigia in questione si trova nella costa ovest e non può contare sulle prestazioni di uno dei top players nel panorama NBA, l'impresa diventa ancora più complessa, non per questo però meno stimolante.
Seattle per gli appassionati è ancora il “reame” di Gary Payton, uno dei migliori playmaker degli anni novanta, un atleta di grande spessore divenuto famoso per le sue arcigne doti difensive (il nick “the glove”- il guanto non gli è stato dato invano) e con il passare degli anni anche per le ottime qualità realizzative e di passatore sopraffino.
Quando fu scelto da Seattle, la sua prima storica dichiarazione fu: “Sono felice per i Sonics hanno scelto bene, siamo in pochi, probabilmente solo Magic e io siamo veramente in grado di ripagare le attese di società e tifosi”.
Come è noto il carattere a questo giocatore non è mai mancato, dovete sapere però che queste dichiarazioni il buon Gary le rilasciava con la massima disinvoltura anche quando sul campo faticava a segnare in doppia cifra di media ed era sfidato al tiro senza pietà , con il lavoro è arrivato a superare senza problemi i 20 punti di media, aggiungendo alla difesa da manuale, un arsenale offensivo degno di un libro di testo del gioco, una specie di manifesto vivente del motto: “Il lavoro paga”.
Il presente per i Sonics è senza di lui, l'aspetto che più mancherà alla squadra nell'immediato futuro è indubbiamente il carisma, la vitalità di quest'irripetibile giocatore ma per McMillan sono aspetti che possono essere messi in secondo piano, per il coach, infatti, assecondare le lune di Payton era diventato uno sport vero e proprio, praticato senza troppo entusiasmo, era necessario dare una sferzata all'ambiente.
Cosi, la proposta dei Bucks di scambiare Gary per Ray Allen è stata accolta con grande entusiasmo da tutto il management, i tifosi inizialmente hanno fatto fuoco e fiamme, perdere una bandiera di questo calibro non è mai cosa semplice, tuttavia con il passare dei mesi e con le buone prestazioni di Allen l'effetto "nostalgia" è stato meno forte del previsto.
La rifondazione è appena cominciata e la dirigenza ha eseguito scrupolosamente i voleri di McMillan desideroso di plasmare la squadra secondo la sua filosofia di gioco, caratterizzata da un gioco veloce e innovativo, la volontà di cambiare volto al roster è però condizionata dai contrattoni di "lunghi" poco incisivi come Booth, James e Potapenko, (arrivato nell'operazione Anderson-Baker) le basi per costuire una squadra solida quindi passano per ora tutte dalle scelte del draft.
Quest'anno i Sonics hanno scelto bene, approfittando della smania delle altre squadre di compiere a tutti i costi la "mandrakata", al numero dodici si sono ritrovati tra le mani Collison che pare già in grado di contribuire subito e al numero quattordici hanno scelto l'intrigante Luke Ridnour, talento cinque stelle e conoscenza del gioco da manuale penalizzato però da una struttura fisica per ora troppo leggera per i contatti nella NBA.
Ridnour è un playmaker capace di elevare il livello dei compagni e di segnare con facilità in acrobazia e oltre la linea da tre punti, la difesa resta una piccola utopia però non tanto per mancanza di voglia da parte del riccioluto rookie, quanto per una oggettiva mancanza di una efficace mobilità laterale, unita ad una struttura fisica molto esile che sembra aver conosciuto poca palestra in questi anni di college.
Proprio questa sua mancanza di fisicità gli è costata un brutto infortunio durante i provini pre-draft, Ridnour si è fratturato l'osso pelvico in uno scontro di gioco, niente di particolarmente preoccupante, il suo rientro dovrebbe avvenire per il training camp ma certo un piccolo campanello d'allarme, i bilancieri della palestra dei Sonics lo aspettano con vera ansia.
Collison pare fatto dal sarto per giocare efficacemente ala grande in una squadra di McMillan, ha tecnica, buon fisico e molta intelligenza tattica, c'è da stabilire se il piano di sopra gli consentirà di esibire interamente le sua tante qualità , i detrattori non mancano ma uno con i suoi fondamentali non ha troppi problemi per farsi amare dai coach, per ora appare destinato come cambio numero uno nello spot di power forward.
Il quintetto di McMillan pare voler ricalcare in tutto e per tutto lo stile dei Mavs; velocità , tanto tiro da fuori, creatività sul parquet e occasionalmente un po' di difesa (ma solo un po').
Lo starting five dovrebbe prevedere: Ridnour(Barry)-Allen-Lewis-Radmanovic- Predrag Drobnjak, molto intrigante l'idea di far giocare Radmanovic (atteso al campionato della verità ) in ala forte stabilmente per sfidare al tiro i pariruolo più dotati fisicamente, Barry ha già dichiarato di potersi rendere utile anche come sesto uomo, una ipotesi che non sarebbe del tutto da scartare.
I due giocatori più attesi sono Allen e Lewis entrambi sempre sotto il bersaglio della critica, ma dotati di talento sopraffino e di un range di tiro praticamente sconfinato, Mr "He got game" ha la grande occasione di togliersi di dosso la patina di sopravvalutato, sta a lui non lasciarsi sfuggire la grande chance.
Lewis è già oggi uno dei migliori interpreti nel ruolo di ala piccola ma spesso incontra eccessive difficoltà nella gestione della palla contro la difesa schierata, il “ball-handling” è decisamnte da migliorare, tuttavia il ragazzo è sul trampolino di lancio, partito il suo mentore Payton è il giocatore guida del team insieme con il citato Allen.
Potapenko ha perso diversi kg e dopo la complessa convalescenza dell'anno scorso il ginocchio pare tornato in ordine, vista la carenza di uomini validi nel suo reparto ha la possibilità di giocare parecchio, l'unica possibilità di uscire dal "tunnel" involutivo che lo ha coinvolto nelle ultime due stagioni, Drobnjak e James si alterneranno con lui nel ruolo di centro con possibile sortite di Collison come numero cinque, Booth è al solito un enorme punto interrogativo..
Kevin Ollie sembre non correre il rischio di venire scambiato, il caso Campbell è invece ancora molto incerto, il giocatore vorrebbe andare via, la società vista la pochezza nel reparto lo vorrebbe trattenere, se possibile a cifre ragionevoli, la trattativa è però ancora in pieno alto mare e le possibilità di una sua firma per Seattle sempre più remota.
Dal draft i Sonics han preso anche Morlende, giovane playmakerino francese che ricorda molto Tony Parker, probabile la sua permanenza in Europa per ancora uno o due anni ma tanto per cambiare l'agente del giocatore sta premendo su McMillan per far compiere al suo assistito il grande salto, o almeno provarci anche perché spazio nel roster non c'è proprio.
Sorprendentemente non sembra rientrare nei piani della squadra la sorpresa dello scorso anno Reggie Evans, un concetrato di ginseng umano, per far posto in squadra ai nuovi arrivati, sarebbe un vero peccato ma si sa non è facile ragionare con i sentimenti quando si deve approntare un roster, probabile sia invitato al training camp ma la sua conferma non pare sicura, anzi!
Non ci sono a quanto sembra veri ordini di scuderia per il prossimo campionato, la volontà è quella di valutare con calma il materiale umano a disposizione cercando in ogni modo di liberarsi di Booth o James, continuamente offerti a mezza NBA ma poco ambiti da tutti specialmente a quelle cifre, i Playoffs ad ovest sembrano un miraggio, le prospettive però potrebbero cambiare radicalmente se i due rookie ingranassero subito la marcia giusta.
Un consiglio, è perciò d'obbligo, non perdete Mavs-Sonics del prossimo anno, ne vedremo delle belle, il futuro appare complesso ma ci sono diversi giocatori in grado di rivoltare la situazione più facilmente di quanto si creda, Payton non c'è più ma il divertimento non dovrebbe mancare di certo, tutto sommato non è cosa da poco, una raggio di speranza si intravede, speriamo non sia una pia illusione!