Il caso Artest

Artest pare indeciso: cosa vuole fare da grande?

"Basta. Sono stufo di coach Carlisle e del suo sistema di gioco. Me ne voglio andare da Indianapolis. Voglio andare in un'altra squadra dove posso godere di più considerazione da parte del coach. Chiedo ufficialmente di essere scambiato."

Così ha parlato pochi giorni fa l'ala piccola degli Indiana Pacers, Ron Artest, che ha manifestato, in maniera che più esplicita non si può, il suo impellente desiderio di cambiare aria.

Il polverone alzato da questa sconvolgente affermazione è indicibile quanto immaginabile. Come da previsione, tutta l'attenzione dei media Americani si è catalizzata su di lui, facendo passare in secondo piano persino la vicenda del ritorno di Riley alla guida degli Heat. Effettivamente, i temi espressi da Artest in questa dichiarazione sono davvero forti e rumorosi da giustificare ogni curiosità  in merito.

Il numero 15 di Indiana, da molti stimato come miglior difensore della NBA, ha insomma aperto un caso nazionale.

Di sicuro non è un segreto il difficile carattere di Artest, che più di una volta lo ha portato a reazioni spropositate (vedi rissa al Palace of Auburn Hills), ma questo scandalo arriva come un fulmine a ciel sereno.

Infatti, in questo avvio di stagione, mai si erano avvertite problematiche che potessero sfociare in questo tipo di polemiche tra lui e coach Carlisle. Addirittura, si era potuto vedere un Artest in gran spolvero, come non capitava da tempo: le sue statistiche erano più che buone e il suo rapporto con i compagni accettabile.

Allora, vien da chiedersi: perché ha richiesto di essere ceduto?
Probabilmente, non avremo mai risposta a questo interrogativo, ma si può sempre provare a capire qualcosa in più dell'intera vicenda.

Sono passati all'incirca dieci giorni da quella fatidica intervista rilasciata al giornale locale Indy Star, ma la polemica non accenna a placarsi, anzi. Le reazioni da parte dei compagni sono state immediate, come quelle dei dirigenti di Indiana, visibilmente scossi e sorpresi dall'uscita di Ron.

Uno dei più scottati dall'accaduto è senza dubbio Jermaine O'Neal, altro primo violino della squadra, che sembrava aver trovato anche lui il giusto equilibrio nei rapporti con il compagno e che, ora, non si da pace :

Trovo che le affermazioni di Ron siano davvero sintomo di poco rispetto da parte sua nei confronti della squadra. Mi dispiace un sacco, perché noi due insieme siamo passati attraverso molte cose. Diciamo che mi ha preso completamente di sorpresa, e mi sento un po' tradito, pensando anche al tempo e al denaro che ho perso per difenderlo

Conclude poi con un abbastanza eloquente: "Non auguro cattive cose a Ron ma io considero il nostro rapporto professionale finito"

La replica di Artest non ha tardato ad arrivare: "Ripeto che la mia decisione non è basata sui miei rapporti con Jermaine, ma su quelli con il coach. Jermaine ha pienamente diritto a considerarmi un pazzo e ad essere arrabbiato con me, ma io non ho lo stesso diritto con lui. Mi rendo conto che quello che sto facendo è da egoisti, ma sono sicuro che questo aiuterà  la squadra."

In seguito, a riguardo di Carlisle aggiunge: "Sono convinto che lui non mi voleva qui. Ha cercato più volte di "farmi fuori". E allora perché continuare così quando posso giocare da un'altra parte?"

Il ragionamento non fa una piega, ma i sospetti sulla totale veridicità  di queste affermazioni rimangono.

Perché mai Carlisle dovrebbe mettersi contro il suo secondo miglior realizzatore della squadra, nonché miglior difensore, in questo modo? Come lui stesso dice, sarebbe da pazzi far qualcosa del genere. E' più probabile, allora, che Artest, a dispetto delle sue dichiarazioni, si sia stancato di Indianapolis e delle gerarchie di squadra, e che abbia così chiesto di poter giocare in un'altra franchigia.

Ma i colpi di scena non sono finiti qui. Infatti, durante un'intervista telefonica di domenica sera, l'ala piccola, avrebbe fatto marcia indietro e ritirato le richieste di trade avanzate alla dirigenza.

"Alla fine mi piacerebbe rimanere e continuare a giocare per questa organizzazione che tanto ha fatto per me" dice l'eclettico Artest.
"Ho parlato con Jermaine, lui è stato abbastanza critico, ma non lo biasimo. Lo capisco."

Tutto ciò, naturalmente, ha contribuito a rendere ancor più ingarbugliato il caso, che ora diventa a dir poco enigmatico. Già  prima non erano chiare le ragioni per cui avesse chiesto ai suoi dirigenti di essere ceduto, ma ora c'è da capire anche il perché, o i perché, di questa clamorosa marcia indietro.

Non è stato appurato se il giocatore e Larry Bird, o Donnie Walsh, abbiano avuto dei colloqui in settimana. Si sa, con certezza, solo che Artest ha ricevuto chiamate dai suoi compagni che, magari, potrebbero averlo incoraggiato a tornare sui suoi passi.

Tra i suoi fedelissimi, all'interno dello spogliatoio, rientra certamente anche Stephen Jackson, che negli ultimi giorni ha rilasciato dichiarazioni alla stampa che testimoniano il suo desiderio di riavere Ron di nuovo in squadra.

Prima della partita contro i Knicks, Jackson, ha detto: "Ho parlato con lui venerdì. Non penso che lui abbia problemi con i suoi compagni di squadra. Lui ci vuole bene. L'unica cosa che vuole realmente fare è giocare a basket; giocare a basket e vincere."

Intanto, fa sapere la società , il giocatore è stato messo sulla lista dei giocatori inattivi, che da quest'anno sostituisce la lista infortunati come "parcheggio" per gli atleti. Il procuratore di Ron Artest si è reso disponibile anche per farlo rientrare in questa lista per tutto l'anno se il front office non riuscirà  a trovare una soluzione. Mantenendo il pagamento dello stipendio, ovviamente.

Il diretto interessato commenta così le reazioni dei compagni e dei suoi superiori:
"A dir la verità , date le circostanze, anche io mi considererei un po' incoerente. E sarei anch'io arrabbiato con me stesso. Non è facile rimediare a quello che ho fatto."

"Chiedo solo di tornare a giocare."

Continua il numero 15: "So che c'è qualcuno che mi ha criticato aspramente (il riferimento è a Sarunas Jasiskevicius) ma so anche che c'è qualcuno che vuole che io torni. Come Stephen Jackson. Sarei disposto a mettere da parte tutti questi problemi pur di tornare. Ma alla fine deciderà  Donnie Walsh."

L'impressione è che, tuttavia, la frittata sia stata ormai fatta.
Walsh e Bird, non hanno perso tempo per cercare una sistemazione conveniente per la loro super star, e le ricerche stanno procedendo di gran lena. Sin dalla sera delle ormai famose parole di Artest, il telefono dell'ufficio ha cominciato a squillare, e ancora deve smettere. Sintomo inequivocabile del grande interesse di mezza lega nei riguardi di Artest. Walsh, nel frattempo, si è detto più che soddisfatto delle offerte che gli sono arrivate:

" Si, è vero. Abbiamo ricevuto molte proposte di trade." commenta il dirigente.
"Alcune coinvolgevano solo giocatori, altre future scelte del draft, altre ancora somme di denaro. Mi piacerebbe chiudere la pratica presto ma non sento tutta questa pressione addosso."

Non si fa certo fatica ad immaginare l'appeal che un giocatore come Artest può avere nel mercato. Bisogna, però, distinguere le proposte serie da quelle di semplice sondaggio.

Nei giorni scorsi Bird e Walsh avevano parlato di almeno 12-15 proposte di una certa importanza, di cui due implicherebbero un'altra super-star. Non è escluso, neanche, che si avrà  una trade che coinvolgerà  più di due squadre.

Nei primi tempi, lo stesso giocatore, aveva espresso il suo desiderio di andare a New York o a Cleveland, ma Bird, piccato, aveva risposto: "I giocatori le chiedono le trade, non le fanno".

E' naturale, che il presidente e i suoi collaboratori, rassegnati ormai all'idea di perdere Artest, vogliano almeno compensare il danno con uno scambio che gli sia quantomeno gradito. Per questo si era parlato di una possibile soluzione, che porterebbe il poco flemmatico Ron a Sacramento, in cambio di Peja Stojakovic, il tiratore aggiunto da tempo cercato dai Pacers. Ma le possibilità  che questo scambio avvenga, sono ancora piuttosto basse. Per diversi motivi.

Non è chiaro, ancora, quante squadre siano realmente disposte a puntare forte su Ron. Il talento non si discute, e l'età  è tutta dalla sua parte, ma è il carattere a far suscitare non pochi dubbi. Infatti, chi può garantire al possibile acquirente che questa situazione non si verifichi di nuovo in futuro? Chi può dire, che il giocatore, dopo essersi fatto costruire una squadra intorno, non decida di chiedere ancora una volta di essere ceduto?

Nonostante tutte queste perplessità  e dubbi, c'è un corposo stuolo di società  pronte a scommettere sul prodotto di St. John's. E questo non può che far felici i piani alti di Indianapolis. Tra le tante offerte arrivate in questi giorni ai dirigenti ce ne sono almeno quattro che li potrebbero allettare non poco. Andiamole a vedere.

La prima è quella avanzata dai Golden State Warriors, partiti molto al di sopra delle aspettative questa stagione, e che cercano il giocatore in grado di fargli fare il definitivo salto di qualità . Inoltre, Chris Mullin, l'uomo-mercato della franchigia, è anche in ottimi rapporti con Larry Bird, il che potrebbe creare una corsia preferenziale nelle trattative.

Ancora, Golden State non si è sbottonata troppo nelle offerte, ma ci sono voci che vorrebbero Mike Duleavy e Adonal Foyle, come contropartita tecnica. Insieme ad una somma di denaro. Sul possibile arrivo di Artest nella Baia, si è espresso con entusiasmo Jason Richardson, l'atleta di maggior classe dei Guerrieri, che dice: "Ron è uno dei migliori giocatori della NBA. Per noi, prenderlo sarebbe un grande affare."

La seconda e la terza possibilità , hanno entrambe un' unica location: Los Angeles.
Sia i Lakers, sia i Clippers sono, infatti, interessate a portarsi a casa Artest, che gradirebbe molto di trasferirsi nella città  Losangelina.

Allo stato dei fatti, la franchigia con più chance di assicurarsi le sue prestazioni è indubbiamente quella gialloviola, che dispone di più potenziale contropartita tecnica dei meno famosi cugini. I Lakers, potrebbero mettere sul piatto ben tre giocatori: Mevedenko, Mihm e Devean George. Anche se i Pacers, hanno fatto sapere, di essere più interessati a Lamar Odom, ritenuto però incedibile dalla famiglia Buss.

I Clippers, partiti anche loro con il piede giusto, avrebbero da giocare la carta Corey Maggette, la cui cessione però dispiacerebbe non poco alla dirigenza, che aveva puntato molto sulla giovane ala. Più probabile, che il corpo della proposta sia costituito da un'ingente somma di denaro e da future prime scelte.

Infine, l'ultima franchigia che sembrerebbe poter aspirare al fuoriclasse ex Bulls, è Miami. Gli Heat, sull'onda dell'entusiasmo per il ritorno di Riley, hanno dannatamente bisogno di un giocatore in grado di difendere. Inoltre, sono la squadra che avrebbe di più da proporre, dati i suoi grandissimi giocatori.

Lo scambio più interessante e suggestivo, è quello che coinvolgerebbe Antoine Walker, acquistato dagli Heat questa estate. In più, c'è da dire, i due salari, sono molto simili, il che non sconvolgerebbe il pay roll di nessuna delle due squadre. Senza contare il fatto che Bird ha sempre parlato un gran bene di Walker.

Questa è una panoramica sui possibile scenari della vicenda, la quale ogni ora che passa sembra farsi sempre più incomprensibile. Nessuno sviluppo è escluso, tanto meno quello che Ron Artest rimanga effettivamente ai Pacers. Quello che è sicuro, è che la squadra, ne esce in ogni modo indebolita. Sia che resti, sia che se ne vada. E di questo le avversarie non possono che esserne felici.

Insomma, Artest ha proprio segnato un autogol.

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