Alle Hawaii sbanca UConn

Adam Morrison ha tutti i numeri per diventare una stella NBA…

Aldilà  dell'oceano, nella terra scoperta da Colombo, vabbè, stiamo più in su, verso Nuova Amsterdam, le tradizioni sono poche ma assumono la sinistra sembianza di veri e propri plebisciti: il Thanksgiving Day, il Superbowl e la March Madness.

A proposito di follia marzolina, siamo ancora abbastanza lontani ma, come ormai da una ventina di annetti capita, il College Basket inaugura la stagione in luoghi dove la palla spicchi non va per la maggiore, vedi Alaska.

Ad Anchorage, nella terra dei ghiacci ma anche luogo natio di Langdon, Boozer e della nuova stellina di Kansas, Mario Chalmers, non è che si viva da emiri, tuttavia differente discorso va fatto per le Hawaii, Maui per la precisione, paradiso terrestre per surfisti e oceanofili, e sede di uno dei più luccicanti tornei prestagionali del panorama Ncaa.

Sponsorizzato da Easports, che due o tre videogiochi di successo li avrebbe prodotti, presenta un paesaggio irreale, una fusione di natura e American Way of Life, un luogo che è diventato anche sede del training camp dei Lakers, mica pizza e fichi.

L'arcipelago hawaiano è rappresentato sul legno duro da Chaminade University, college che è entrato in Division 1 dopo aver prodotto il più clamoroso upset della storia Ncaa, battendo la Virginia di Ralph Sampson, tri-MVP al piano di sopra. Le partecipanti sono di alto borgo, vedi Unc, Arizona, Uconn, Michigan St., e via dicendo, anche perché l'organizzazione rimborsa, al 100%, tutte le spese di ognuno dei team partecipanti.

Last but not least, il torneo va in diretta sulla televisione nazionale, essendo coperto in lungo in largo da ESPN e derivati. Ma veniamo alla pallacanestro in senso stretto. Le invitate sul Pacifico quest'anno erano: Uconn, gli Spartans, Arizona, Arkansas, Gonzaga, Maryland, Kansas, e i padroni di casa di Chaminade. Il torneo si struttura su quarti, semifinali e finali, più altrettante gare di consolazione per assegnare i posti dal 3° all'8°.

Nel primo turno, MSU ha spazzato via i locali 89-67, la Gonzaga di Adam "Legend" Morrison ha battuto Maryland 88-76, l'Arizona di coach Olson e di un Hassan Adams altalenante ha vinto, in una partita non bellissima, 61-49 su Kansas e infine gli Huskies hanno battuto, in una gara equilibrata con lo zoom sul duello Rudy Gay-Ronnie Brewer, 77-69, Arkansas.

Nelle prima semi, Uconn ha battuto Arizona 79-70, nonostante un Rudy Gay ancora abbastanza indietro ma anche un Hassan Adams molto incerto, soprattutto in un contesto di squadra. L'altra semi, assomiglia sinistramente ad una delle più belle gare ogni epoca: Gonzaga ha battuto 109-106 MSU di Tom Izzo dopo tre OT e 43 punti, ripeto, 43 punti, di Adam Morrison. Raivio ha contribuito con 26 mentre dall'altra parte, Davis ne ha messi 24 con 12-12 dalla linea della carità  e Mo Ager ne ha griffati 36 con la firma sulle triple che hanno tenuto acceso il lumicino degli Spartans in più di un occasione.

Nella finale del Lahaina Civic Center, Uconn ha battuto una provata Gonzaga dai tre OT ma solo alla sirena, col jumper del titolo firmato dal connazionale di Nash, Denham Brown, sulla testa di Morrison e JP Batista, con gli Huskies sempre mancanti di Marcus Williams e AJ Price, sospesi per dei fattucci estivi.

Concentriamoci un attimo sui singoli giocatori in chiave futura, distinguendoli tra promossi e bocciati, anche se, converrete con me, che valutare a stagione "iniziante", non va preso tutto per oro colato. Tra i promossi va sicuramente Adam Morrison, look anni '70 ma il talento e l'impatto di quelli di oggi.

È migliorato nell'atletismo, nella corsa sui 28 metri e ha dato costanza al suo tiro da fuori. Ha voglia e killer instinct fuori dal comune: oggi come oggi, diabete o no, va in lotteria e può essere da subito un franchise man, nonostante il taglio alla John Lennon.

Non male anche il compagno, Derek Raivio, finlandese vero, come Teemu Rannikko, assomiglia molto a Luke Ridnour, per il ball handling irreale, il tiro mortifero, la leadership ma anche per il fisico, abbastanza sospetto, soprattutto per il piano di sopra. Se mette su l'armatura, rischia di diventare il miglior play d'America e una sicura prima scelta, dal 2007 però, perché per ora non appartiene alla lega di Stern.

Pollice alto anche per la combo di MSU, Ager e Davis: il primo è atleta fantastico, difensore eccellente, discreto tiratore e faccia tosta da vendere, non rinuncerebbe mai a prendersi il tiro decisivo. Ora come ora galleggia tra primo e secondo giro, un po' undersized per fare la guardia e poco futuribile come giocatore.

Davis è un Brad Miller più atletico ma sicuramente meno incisivo al gomito e in generale fuori dalla vernice. Ha mostrato però una cattiveria mai vista prima, ha chiuso il torneo con 20+12 e può mantenere la doppia doppia d'ordinanza anche al piano di sopra. Con questi due Izzo può mirare ad arrivare in fondo.

Altro giocatore in rialzo è Denham Brown, canadese vero, ha fatto onde in estate con la maglia della sua nazionale ai panamericani. Si è preso sulle spalle la squadra quando Gay si è sciolto per la pressione che lo assiste e ha messo il morbidone del titolo. Calhoun conta sul suo atletismo e sulle sue indiscutibili doti: se aggiunge un po' di continuità  va al primo giro al draft 06.

Tra i bocciati abbiamo tre future prime scelte o giù di lì"
Rudy Gay, probabile futuro first pick assoluto, paragonato a Scottie Pippen/Carmelo Anthony/Paul Pierce, ha iniziato benino con 28 nell'opening contro i Razorbacks di Arkansas ma ha continuato in una maniera sempre più esitante, poco convinta, allontanandosi dalle responsabilità  e lasciando a Denham Brown il proscenio.

Nonostante tutto, in estate ha lavorato duro, soprattutto sul suo mid-range jumper e sull'elevazione. Se riesce a metterci un po' più di cattiveria, non ce n'è per nessuno perché il talento è un Picasso d'annata.

Pessima figura anche per Nik Caner-Medley, il prospetto dei Terrapins. È stato spazzato via da Morrison nel confronto tra i due, non ha mai trovato ritmo, soprattutto da fuori. È un giocatore che fa tutto molto bene, ma niente in maniera eccelsa, cosa che rischia di limitarlo.

È però un guerriero, un giocatore alla Brian Cardinal, alla Shane Battier, elementi che non tradiscono mai, ma che difficilmente fanno la differenza. Avrà  sicuramente altre opportunità .

Dulcis in fundo, Hassan Adams. Arrivato all'anno da senior tra alti e bassi, conferma di essere un atleta carteresco, di viaggiare comodamente sopra al ferro ma di essere difficilmente inseribile in un contesto di squadra.

Inoltre non ha mostrato progressi nel tiro da fuori, elemento da cui dipende il suo approdo tra i pro per giocare guardia vista la statura. Purtroppo è vistosamente danneggiato dal fatto di voler dimostrare a tutti i costi agli scouts di essere uno da piano di sopra.

Per ora è tutto. Aloha!

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