Lamar Odom ci ha messo un po' ma ora è davvero la seconda punta del gioco dei Lakers
La NBA è una grande lega perchè non ci si può permettere il lusso di prendere vacanze. Ad ogni fine settimana, un power rankings, una classifica, una sfida di lusso possono ribaltare i giudizi che fino alla settimana scorsa ti davano perdente o vincente.
Capita così che un tifoso a caso, se ne vada in vacanza per il ponte dell'Immacolata, torni dopo qualche giorno e non riconosca più i "suoi" Lakers!
Ma come? Crisi nera, squadra raccapezzata esattamente come 12 mesi fa, Kobe in crisi psicologica incapace di andare oltre i numeri e inutile per fare il leader" dove sono finiti questi giudizi?
RISULTATI
Lakers@ Utah 105-101 dts
Lakers vs Minnesota 108 – 113
Lakers vs Charlotte 99-98
Lakers @ Milwaukee 111-92
Lakers @ Toronto 102-91
Lakers @ Chicago 93-80
Lakers @ Minnesota 82 – 95
Lakers @ Dallas 109-106
Lakers @ Memphis 94 – 79
Lakers vs Houston 74 - 76
Lakers vs Dallas 112 – 90
Ebbene sì, in un solo paio di settimane di attività e passando attraverso la prima vera trasferta dell'anno, i Los Angeles Lakers hanno ribaltato molti giudizi espressi sul loro conto e hanno portato il proprio bilancio sopra la parità , a quota 13 vinte e 11 perse.
Intendiamoci, non tutte le squadre incontrate erano terribilmente forti o in forma, insomma vincere a Toronto, contro una versione dei Raptors che con quest'anno sembrano davvero voler dare il colpo di grazia alla propria permanenza in Canada, oppure di un punto contro i Bobcats in casa, non è impresa da sogni di anello.
Intanto però, le vittorie sono arrivate; per la prima volta da due anni a questa parte, i Lakers hanno vinto più due gare consecutive, hanno piazzato un parziale di 8 vinte e 3 perse, finendo sotto solamente contro i Minnesota Timberwolves che per coincidenza (ma non lo è davvero) sono stati l'unica franchigia capace di battere due volte su due i ragazzi di Phil Jackson.
A questo punto la domanda nasce spontanea.
Con che armi, i giallo viola si sono ripresi dalle secche di inizio anno?
Facile, davvero troppo facile rispondere indicando nel coach zen e nelle sue alchimie mentali il risultato di tutto. Eppure sta di fatto che, nel momento nel quale i Lakers hanno cominciato a recuperare gli infortunati della prima ora e lo staff tecnico (fra l'altro condoglianze a Kareem per la perdita del padre) ha potuto cominciare a lavorare a gruppo integro, ecco che i meccanismi tanto sbandierato del triangolo hanno permesso a Bryant di cominciare a lasciar andare la palla un po' di più, di tirare leggermente meno e credeteci o meno, la bistrattata panchina degli angelini ha fatto il resto.
Chi sono questi prodi che si sono elevati nel momento del bisogno?
Beh, Luke Walton ha cominciato a fornire a Jackson il ruolo che tanto ama avere: quell'ala di buona tecnica che nel triangolo prende un tiro ogni tanto, ma che nel frattempo fa girare la palla, passa con buoni tempi e attende gli scarichi impegnando sulle rotazioni le difese. Risultato: minutaggio raddoppiato, quasi 6 punti per gara, 3.3. assist e 3.8 rimbalzi.
Devean George è rientrato dall'infortunio e ha subito contribuito con difesa e fisico. Chiaramente il suo posto è quello di cambio per Odom, ma data la situazione del roster Lakers in fatto di ali grandi, il rientro di George ed i suoi 6 punti con 3.8 rimbalzi per sera non sono da buttare.
Terzo, sorpresa delle sorprese: Kwame Brown? Sì, l'acquisto più importante dell'estate di L.A. ha subito un infortunio alla fine di novembre quanto mai provvidenziale. In questo modo lo staff tecnico ha potuto senza troppe polemiche relegarlo al ruolo di cambio di lusso ed in questa sede, una volta recuperata la forma fisica, qualche miglioramento si è visto. Le cifre sono ancora basse, ma specie nella prima vittoria contro Dallas e contro Memphis, lo spiraglio di luce atteso si è visto eccome.
Panchina quindi, ma anche titolari.
Si, stavolta bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. Al fianco del mostro (ne parleremo più avanti) Lamar odom sta vivendo davvero una bella stagione.
Dimenticato il 2004/05, l'anno post olimpico, l'anno nel quale dopo il lancio di Miami sembrava essere tornato il bel giocattolone inutile che qualcuno lo considerava, il numero 7 sta viaggiando su medie vertiginose di numeri e rendimento.
Le sue serate non passano più interminabili attese dietro l'arco dei tre punti. Grazie alla cura Pippen da una parte e alla fiducia che i tecnici gli stanno concedendo, ora la palla passa spesso fra le mani di questo scintillante autore di gioco ed il risultato è un bilancio di 15 punti per gara, di 9.3 rimbalzi e di oltre 5 assist per sera.
Un giocatore completo quindi, che aggiunge anche più di una palla rubata a gara, che non sarà mai l'ala grande tutta forza che poteva essere il Karl Malone del 2003, ma che può e deve dare una dimensione agile e talentuosa al gioco dei suoi.
Il meglio della settimana: rinviare il discorso sul Kobe Bryant di questo periodo era d'obbligo. Ma anche questo è errato. Sì, perché il numero 8 non è solo il meglio che il periodo propone in casa Lakers, qui stiamo parlando del meglio in assoluto che lega possa proporre. Partiamo dall'ultimo episodio. La gara interna della scorsa notte ha visto il capitano dei californiani volare contro Dallas al suo career high con 62 punti totali, con 31 tiri tentati dal campo e 22 su 25 ai liberi.
Una prestazione "mostre" che farà la felicità di chi lo detiene in qualsiasi lega fantasy e di chi gli paga il ricco stipendio nella vita reale.
Sì perché se contro la difesa rivedibile degli esterni texani, i canestri sono stati tanti, in altre occasioni è bastato un tiro a fil di sirena per far vincere i suoi. Oppure è bastato diminuire un po' la sua smania di segnare ed equilibrare il gioco dei compagni, come contro Memphis, per trovare l'alchimia giusta.
Se continua così, i critici di tutta America dovranno fare un fioretto: vietato criticare Bryant senza almeno attendere una partita di controprova: fino ad oggi due partite sbagliate di fila non le ha ancora piazzate!
Il peggio della settimana: certamente con tutte queste lodi, potrebbe sembrare che adesso i Lakers non abbiano più difetti. Nulla di più sbagliato.
Se la lode migliore che si possa fare ai tecnici angelini è quella di aver lavorato bene con questo materiale, si presuppone che il materiale non sia di prim'ordine. Ed infatti le pecche persistono là dove già erano conosciute: sotto i tabelloni.
Il reparto lunghi dei Lakers infatti fa ancora acqua. E non potrebbe essere altrimenti: i vari Brown, Mihm, Cook e Bynum per motivi arcinoti non possono essere titolari del ruolo di centro in una squadra competitiva per il titolo.
Il solo numero 54 avrebbe potenzialità notevoli ma proprio non riesce a tirarle fuori. Mancanza di attributi, di etica del lavoro o semplicemente margini di miglioramento che non si concretizzano, lo stanno trasformando in una riserva di lusso, peraltro per un titolare che non c'è.
Da questa situazione, nasce l'interesse dei Lakers per il mercato. Phil Jackson si è visto rifilare 25.000 dollari di multa per apprezzamenti un po' troppo interessati su Chris Bosh, stella di Toronto, mentre nella corsa a Ron Artest, i giallo viola si tufferebbero a pesce ma non si sa con quali contropartite possibili.
Il primo sarebbe il centro titolare senza mezzi termini, il secondo potrebbe giocare in vari ruoli, ma garantirebbe una dose di cattiveria inusitata per gli standard dell'attuale spogliatoio angelino.
E adesso? Guardare al futuro dopo un mese come questo dicembre è sempre più facile. Gli obiettivi a breve sono tutti concentrati sulla ormai classica sfida di Natale contro Shaquille O'Neal e i suoi Miami Heat.
Prima della riunione dell'ormai ex combo, ci sarà un viaggetto ad Orlando, poi si passerà per Washington.
Buon Natale e Buone Feste a tutti!!!
Alla prossima"