Sempre in forma Parker, ma senza Ginobili è più dura…
I San Antonio Spurs continuano nella loro marcia d'avvicinamento alla grande sfida del 25 dicembre contro i Detroit Pistons in maniera meno brillante rispetto alla fine di novembre e l'inizio di dicembre, ma riescono a mantenere comunque un passo da grande squadra. Cinque vittorie e due sconfitte il ruolino di marcia dei nero-argento che qualche ombra in più, rispetto al passato, l'hanno comunque lasciata.
Sono arrivate, infatti, delle sconfitte inaspettate contro Atlanta e New Orleans, in cui la vera assente non giustificata è stata la difesa. Si è vista però anche la grande capacità di vincere match in volata con squadre super quotate come gli attuali Los Angeles Clippers o i rinnovati e convincenti Minnesota Timberwolves, qualità questa che, più di ogni altra, è necessaria nel periodo che va da aprile a giugno.
7 dicembre: San Antonio Spurs – Miami Heat = 98-84
9 dicembre: San Antonio Spurs – Boston Celtics = 101-89
10 dicembre: Atlanta Hawks - San Antonio Spurs = 94-84
13 dicembre: San Antonio Spurs - Los Angeles Clippers = 95-87 (d1ts)
15 dicembre: Minnesota Timberwolves - San Antonio Spurs = 88-90
17 dicembre: San Antonio Spurs - Sacramento Kings = 90-89
18 dicembre: New Orleans Orleans - San Antonio Spurs = 89-76
Record al 21 dicembre: 19W-5L
LE SCONFITTE
Nel nostro report è inevitabile iniziare da ciò che non va e, in qualche modo, prendere in considerazione le due sconfitte che hanno riguardato i ragazzi di coach Popovich. Ad una prima occhiata, le due cadute sperone, si assomigliano molto: arrivano contro due squadre di livello basso; arrivano dopo un orribile quarto periodo; ma arrivano soprattutto in occasione di due back-to-back (nelle precedenti due occasioni, contro Dallas il 5 novembre e contro Washington l'11 di novembre era accaduta la stessa cosa).
In poche parole la prima motivazione per spiegare due sconfitte inaccettabili per una squadra come San Antonio è la stanchezza, i viaggi estenuanti, gli orari impossibili, i ritmi di un campionato difficile e lungo. A conferma di ciò c'è stato l'orribile quarto periodo in entrambe le partite. Contro gli Hawks il parziale è stato di 13-25 in favore degli uomini di Mike Woodson che ha definito la vittoria contro gli speroni: "Unbelievable".
Mentre nel match contro gli Hornets il parziale in favore dei bianco-celesti è stato di 14-29. Una vera disfatta insomma, che la sola stanchezza non è in grado di spiegare, soprattutto per un roster profondo come quello dei San Antonio Spurs che, almeno in teoria, non dovrebbe permettersi tali dèbacle.
Coach Gregg Popovich, dal canto suo, ha provato a fornire una spiegazione degli eventi: "Sia Atlanta che New Orleans hanno avuto più energia di noi nell'ultimo periodo. Si vedeva benissimo che erano più freschi".
In entrambe le occasioni però, sia contro Atlanta che New Orleans, i big hanno un po' latitato. Nel match contro i falchi della Georgia (che hanno interrotto una serie di 7 sconfitte consecutive) il trio Duncan-Parker-Ginobili ha totalizzato solo 49 punti, 25 rimbalzi e 10 assist. Mentre nella caduta con le api dell'Oklahoma il trio (con Finley al posto di Ginobili) ha totalizzato un totale di 45 punti, 19 rimbalzi e 11 assist. Ben poca cosa in confronto alle medie tenute in questo avvio di stagione.
Soprattutto a livello di circolazione di palla, in entrambi i match, c'è stata un'ampia difficoltà per gli uomini in maglia nero-argento e a testimoniarlo c'è il numero di assistenze, nettamente inferiore rispetto alle medie stagionali. Forse però, la reale motivazione di questi due passi falsi, va cercata nello scarso apporto fornito dalla panchina. Nella partita con Altanta il pino sperone ha cotnribuito con solo 22 punti contro i 35 degli avversari in bianco-rosso, mentre nel match contro New Orleans (tornati ad Oklahoma dopo il primo match della stagione a Baton Rouge, nei pressi di New Orleans, contro i Phoenix Suns) è di 31 punti a 20. Standard non proprio classici per chi della profondità del roster ha fatto uno status-symbol.
Dunque stanchezza, poco apporto da parte dei migliori e pino dallo scarso impatto, le spiegazioni principali dunque della caduta nero-argento. Ma c'è dell'altro? Forse.
Probabilmente i motivi vanno cercati anche nei meriti degli avversari che, in entrambe le occasioni, hanno fornito prove entusiasmanti (soprattutto nei singoli): Joe Johnson, per Atlanta, ha contribuito con 22 punti (9/16 dal campo e 4/4 ai liberi) e 4 assist, ma soprattutto un 7/7 dal campo nel secondo periodo che ha permesso agli Hawks di tornare in partita (48-42). Chris Paul invece per gli Hornets ha totalizzato 17 punti (6/15 dal campo e 5/6 ai liberi) condendo il tutto con 12 rimbalzi e 9 assist. Una vera prova da leader nonostante il ragazzo sia alla prima stagione NBA.
LE VITTORIE
Certo non solo gli aspetti negativi hanno caratterizzato quest'ultimo periodo della stagione degli Spurs, anzi, diciamo pure che sono altamente inferiori rispetto a quelli positivi, considerando anche il record stagionale ampiamente convincente (19W-5L). Naturale che gli speroni imbattibili del primo mese NBA avessero preoccupato un po' tutti (David Stern in primis), soprattutto perché si pensava che nessuno potesse competere con loro e che la stagione 2005-2006 sarebbe stata un totale dominio nero-argento. Non sarà così. Grazie anche ai soliti eppur rinnovati Detroit Pistons, che nella East Coast stanno imponendo un ritmo forsennato (19W-3L al 21 dicembre).
Per quanto riguarda le vittorie ad eccellere è sempre Tim Duncan. Fantastico. Quando gira Timoteo sono guai per chiunque si trovi sulla sua strada: 28 punti e 16 rimbalzi contro Miami (anche 3 assist, 3 rubate e 4 stoppate); 20 punti e 11 rimbalzi (anche 3 assist, 2 rubate e 5 stoppate) contro Boston; 27 punti e 22 rimbalzi contro i Los Angeles Clippers; 24 punti e 14 rimbalzi contro Sacramento. Semplicemente impressionante; dominante sotto ogni punto di vista e quando tale apporto incredibile manca si avverte subito, soprattutto per quanto riguarda la presenza difensiva all'interno dell'area pitturata.
Dal perimetro è sempre efficace l'apporto di Michael Finley (8/13 dall'arco nei match in cui Ginobili è stato assente), il quale, anche quando gli Spurs perdono, offre prestazioni encomiabili e ricche di energia. Finley ha avuto moltissimi minuti per l'assenza forzata di Manu Ginobili (distorsione alla caviglia, tornerà in quintetto nel prossimo match contro i Bucks). Contro i Los Angeles Clippers la svolta: 21 punti e 10 rimbalzi in 39 minuti, massimi stagionali in entrambe le occasioni. Di questi 21 punti i più significativi però sono stati i due liberi decisivi che hanno portato gli Spurs alla vittoria contro una delle squadre più quotate della West Coast.
Michael Finley: Siamo i campioni in carica. Ogni volta che andiamo in un palazzetto differente siamo presi di mira. Gli altri tentano di giocare la loro migliore partita. Sappiamo questo ma noi dobbiamo giocare con facilità e fare quello sappiamo.
Poi sono arrivati i 21 punti contro i Minnesota T-Wolves di Kevin Garnett con una prestazione strabiliante nel quarto periodo (gli ultimi sei canestri sono tutti suoi). Finley sta dunque trovando il suo ritmo. Sta trovando il giusto feeling con la squadra e gli schemi, sia offensivi che difensivi sono ormai stati assimilati. Gli stessi compagni di squadra sono consapevoli di questo: "Finley si è definitivamente inserito e sta giocando un gradissimo basket. Questo anche perché ha trovato una migliore sintonia con il gruppo” ha detto Tony Parker.
Infine, nella partita contro i Sacramento Kings, la ciliegina sulla torta: jumper a 2,5 secondi dalla sirena e vittoria Spurs importantissima. Un grandissimo apporto non solo sul finire, ma anche nella partita nel suo complesso: 16 punti (7/12 dal campo) e buon contributo difensivo che ha permesso di limitare, per quanto possibile, l'efficacia offensiva di Bonzi Wells (solo 11 punti).
Straordinaria, nella partita contro i Kings, è stata anche la prestazione di Tony Parker (25 punti con 11/16 dal campo, 12 assist e 5 rimbalzi). In più aggiungetevi anche l'assist decisivo per Finley e il suo jump della vittoria e avrete ottenuto una prestazione generale da All-Star: "Avrei forzato. Credo nei miei compagni e ho creduto che Michael l'avrebbe messa dentro" ha detto Parker al termine del match".
Ormai dunque gli aggettivi sul franco-belga si sono esauriti completamente. Rispetto all'anno passato è cambiata la mentalità in primis e poi la continuità . Il giovane francesino è ormai una sentenza e le medie stagionali sono a dir poco impressionanti: 20.1 punti, 4.0 assist e 6.1 assist in 24 partite giocate. Applausi anche per lui.
IL FUTURO
Il futuro immediato parla di tre trasferte su quattro partite. Tutte e tre saranno ad est, di cui la più importante contro i Detroit Pistons. In casa, subito dopo Natale, arriveranno gli Indiana Pacers e New Orleans. Infine, il giorno di capodanno ci sarà la sfida contro i Denver Nuggets.