La maturazione di Chris Bosh è l'unica nota positiva della stagione in corso…
Spesso si considerano, nel linguaggio parlato e non solo, America Settentrionale e Stati Uniti , come sinonimi. Un po' perché gli americani sono storicamente à ncora di salvezza, e di conseguenza modello di riferimento per l'Europa che conta, e un po' perché spesso ci si scorda che a nord dei Grandi Laghi, due o tre terre la Regina d'Inghilterra le possederebbe.
Lo stato di cui vado parlando differisce dal più famoso vicino a sud, non solo perché qui CENTER si scrive CENTRE come predica la lingua di Canterbury, ma perché i Canadesi sono europei anglofrancofoni in senso stretto, pacati e tranquilli (vedere uno che di nome fa Steve e di cognome fa Nash) e non irlandesi spacconi come quelli di sotto.
Questa breve introduzione serve a dire che in Canada, dopo la Vinsanity, le schiacciate e una fugace apparizione alla postseason, del basket si sono proprio rotti. E visto che questo non succede a Montreal o Edmonton, dove l'hockey è una religione nel senso più ortodosso del termine, bensì a Toronto, storicamente la città più statunitense di tutto il Canada, vuole proprio dire che nella terra di Gretzky, l'influenza "stars & stripes", sta pian piano scemando.
Dopo la dipartita dei Grizzlies da Vancouver, degli Expos di baseball da Montreal, sembra proprio che il destino dei Raptors sia quello di tornare negli Usa. Tanti sono i fattori che vanno ad appoggiare questa tesi: la legge fiscale che vige in Canada rende molto più difficile avere grossi introiti, i biglietti sono molto cari, la vita è molto più dispendiosa e di conseguenza i giocatori sono più riluttanti a trasferirsi aldilà delle Cascate del Niagara, il pubblico è tutto per l'hockey, tornato dopo una stagione di fermo per il lockout e decisiva è la mancanza di una squadra competitiva, snobbata da qualsiasi star e abbandonata dal giocatore più eccitante e divertente dell'intero firmamento nba, Vince Carter, considerato già il messia salvatore della pallacanestro in Canada all'epoca in cui venne scelto nel draft 1998.
Oggi la squadra è forse la peggiore della lega, al pari con gli Atlanta Hawks, con tanti giocatori di buon livello ma nessun talento assoluto, fermo restando che Chris Bosh, dell'era Wade, Melo e LBJ, è pronto all'esplosione e Jalen Rose è pur sempre un talento pazzesco, nelle sere in cui ha voglia di sporcarsi le mani.
A contorno abbiamo l'ex Tau Vitoria, Josè Calderon che sta facendo molto bene nonostante non sia dotato di una talento di primo piano, il tiratore molto molto discontinuo, Morris Peterson, campione Ncaa nel 2000 con Tom Izzo e MSU, Mike James, tiratore di striscia se ce n'è uno e campione nba nel 2004 coi Pistons e i due rookie di quest'ultimo draft, gli atletoni Joey Graham e l'ex Huskies, Charlie Villanueva.
A guidare il tutto un allenatore, oddio non proprio vero, Sam Mitchell, passato da sesto uomo di Minnesota ad allenatore di una franchigia nel giro di una notte, e un GM, Rob Babcock il cui obiettivo è distruggere una franchigia nba, e non costruirla, come invece tradizionalmente si tende a fare.
La stagione non è iniziata nel migliore dei modi, per fare un eufemismo. Si parte dalla preseason: classico confronto tra squadra nba e formazione di eurolega. Se l'anno passato la Benetton aveva perso solo nei secondi finali mostrando il talento di Bargnani e Siskauskas, pur contro dei Raptors senza Carter, quest'anno, il Maccabi dell'era post Jasikevicius, è passato sulle tavole dell'Air Canada Centre per 105-103 con canestro della vittoria di Anthony Parker, in una sera in cui Vujcic e compagni hanno fatto i bambini coi baffi contro Bosh e soci.
Peggio di così proprio non si poteva fare, dando ancora più corda alle tesi che danno il basket FIBA superiore al basket giocato aldilà dell'oceano, teorie che hanno preso quota dopo Mondiali e Olimpiadi.
In regular season la prima vittoria è arrivata solo il 20 novembre, paradossalmente contro una candidata al titolo, i Miami Heat poveri di Shaq ma con un Wade jordanesco al timone. In precedenza, nove, e sottolineo nove, sconfitte consecutive, in ordine contro Wizards, Nets, Pistons, Cavs, Jazz, Sonics e due volte Sixers.
Contro Washington han perso di tre, contro i Nets dell'ex Carter, dieci punti di scarto nonostante il doppio ventello di Calderon e MoP, contro i vicecampioni sono stati spazzati via 117-84 nonostante il 25+7 del nativo di Detroit, Jalen Rose. Sconfitte ancora con Cavs e Jazz nonostante un Bosh mostruoso da 26+12 e 19+10.
Contro i Sonics si sono arresi solo dopo un OT e hanno resistito grazie al career high di Mike James, 36 nel suo carniere, e un Villanueva che ha catturato 12 rodmans. Nelle due contro Phila, James ha aggiornato il suo career high portandolo a 38, Villanueva si è issato a 27 in gara1 e Bosh ha viaggiato a 13.5 rimbalzi di media nella miniserie. Risulato: altre due L.
Dopo la vittoria sopracitata con gli Heat grazie a un Bosh ai livelli di Wade, con la DD da 27+12 e altre 12 carambole portate da Villanueva, sono arrivate altre sei sconfitte di fila, nonostante Bosh, Villanueva e MoP portino ottime prestazioni alla causa ma la scarsa esperienza talvolta si paga cara, vedi le sconfitte 103-100 coi Clips, 102-100 coi Kings e 92-90 coi Mavs. Questi risultati sono però indice di una squadra che ha tenuto testa a formazioni che stanno facendo bene nell'impervia Western Conference ma che continua ad evidenziare una discontinuità spaventosa abbinata a cali di attenzione fin troppo rilevanti.
Solo gli Hawks potevano far tornare un minisorriso sul volto di coach Mitchell, infatti i Raptors hanno fatto i corsari alla Philipps Arena di Atlanta, casa (oddio".) di Joe Johnson e compagni. Raptors usciti vincitori anche alle Medownlands la sera dopo contro l'odiato ex Vince Carter, grazie ad un Bosh strepitoso da 29+13. Nelle ultime due giocate sono stati spazzati via in casa dagli ondivaghi Lakers di Kobe e a Washington dai Wizards ma solo dopo un OT arrivato con una prodezza sulla sirena di Peterson, che ha sbagliato la tripla del pareggio, ha preso il rimbalzo e sul secondo tentativo ha fatto tombola. Poi ci ha pensato Arenas a mettere tutto a posto.
I nostri sauri al momento sono 4-17, record che, in prospettiva, può solo portare molte palline per la lotteria e il draft, ma non sicuramente trattenere o far arrivare giocatori. Bisogna convincere Bosh che questa è una squadra su cui puntare e lavorare su Graham, Calderon e Villanueva.
Villanueva viaggia con un più che discreto 12+6, sta dimostrando di poter giocare anche con Bosh, considerato un clone, grazie alla dimensione perimetrale e alle mani morbidissime anche fuori la zona verniciata, su cui ha lavorato a Uconn con coach Calhoun.
Calderon sta impressionando un po' tutti, aldilà e aldiquà dell'oceano, rispondendo a chi non lo considerava giocatore da nba con un rilevante 7+3+6 asts.
Per quanto riguarda Graham, i suoi 6 punti + 3 rimbalzi di media, vanno considerati poco rilevanti ma il ragazzo porta difesa, aggressività sulla palla e un atletismo carteresco.
Il capitolo Rose è un po' spinoso (battutaccia"), un po' perché sarebbe il vero leader di questa squadra se volesse, un po' perché siamo dinanzi all'ennesimo caso di spreco di talento: il suo contratto scade solo tra due stagioni e al momento non è scambiabile. Il ragazzo si porta via 93 milioni di presidenti spirati in 7 lunghi anni.
Il futuro sembra buio, difficile da pronosticare, a partire da dove giocheranno il prossimo anno. Per quanto riguarda i progetti del draft, bisognerebbe puntare su un esterno, Gay il più talentuoso, o su un playmaker con assists e punti nelle mani, Gibson, o su uno straniero, Bargnani (il mio preferito..) o Tiago Splitter. Si vedrà , a Toronto o chissà dove..