Condannati a segnare

Una rara penetrazione di Stojakovich: il giocatore è ben lontano dal rendimento di due anni fa

Due vittorie per rasserenare un'atmosfera che andava facendosi pesante; le facce sono sempre lo specchio dell'anima. E' bastato confrontarle nello strano derby dell'ultima spiaggia con gli Houston Rockets: Stojakovich che, prima della palla a due, si soffia nervosamente nelle mani, Pete Carryl che nel quarto quarto si gratta stupito la fronte corrugata. Più di tutto: Geoff Petrie, all'imboccatura dello spogliatoio, a guardare scuro in volto gli ultimi minuti. E dall'altra parte sorrisi, a inizio gara, di Mc Grady e Derek Anderson.

L'ultima settimana ha ribadito i patimenti di una squadra costretta ad attaccare bene per avere qualche chance: 111 punti di media per battere Seattle, la peggiore difesa della lega, e Charlotte. L'intero starting five in doppia cifra per ovviare alla pochezza della panchina. Avevamo parlato della necessità  di dare regole difensive a questo gruppo. Per ora si sono viste solo difetti che sono strutturali.

Prendiamo la partita con Houston dominata da Tracy Mc Grady: Bonzi Wells e Predrag Stojakovich si sono alternati nella difesa sull'ex Orlando. Quando T-Mac ha deciso di penetrare con cattiveria sono arrivati punti e, in alternativa falli. Sappiamo che, con questi chiari di luna, tenere il numero 1 dei Rockets, preoccupandosi anche della presenza di Yao Ming, non è la cosa più facile da fare nella Nba. Però una combinazione di cattivi difensori sul perimetro e lunghi poco "verticali" può essere letale. "Siamo in un momento difficile - ha commentato Predrag Stojakovich, che per diverse partite, complice un infortunio alla mano, è rimasto sul 26% al tiro - ma dobbiamo trovare nella coesione di gruppo la forza per ribaltare questa stagione.

La fase significativa della partita con Houston s'è vista negli ultimi 7 minuti del secondo quarto; Sacramento, al solito ha concesso 40 punti in un amen, rientrano i titolari e recuperano dieci punti tirando col 62% dal campo. L'efficacia in attacco va di pari passo con intensità  difensiva e grinta.
Nel secondo tempo le percentuali al tiro sono naturalmente scese e con esse se n'è andata la luce difensiva. Al di là  del parziale terrificante di 17-0 subito, rimane il fatto di non aver vinto una partita in cui hai segnato 96 punti in casa. Subendone peraltro 105.

"Abbiamo giocato bene - ha spiegato Mike Bibby - sviluppando buona chimica per tre quarti. Nell'ultimo siamo spariti dal campo." Nonostante il vantaggio 83-75 a 10' dal termine. I numeri voglion dire poco, specie se si parla di punti: Shareef Abdur Rahim ha cominciato baldanzoso in post basso contro Juwan Howard. Man mano che l'intensità  è salita l'ex Atlanta s'è accontentato di tiri dalla media o di penetrazioni da ala piccola. Soprattutto contro Stromile Swift c'è stata poca storia. Stojakovich è un giocatore nel primo tempo, un altro nella ripresa.

"Non sono preoccupato - ha spiegato a Seattle - per le voci di scambi che mi coinvolgono. Sono preoccupato per il mio rendimento. So di dover migliorare perché dovrei essere un punto di riferimento della squadra. Il serbo è, senza mezzi termini, il caso del giorno: se ha la possibilità  di tirare, facendosi spazio dal passaggio consegnato e blocco di Brad Miller, le percentuali sono di alto livello. Ma sul campo non si vede molto altro. Un po' poco per essere il giocatore su cui doveva basarsi la ricostruzione della squadra del north California. Fatto sta che la squadra nei momenti caldi ricade nel peccato originale del tiro dal gomito, quando va bene, e dalla lunga distanza.

Promemoria per Aileen Voisin. Per dire della pochezza della panchina: contro gli uomini di Van Gundy, la seconda unità  di Sacramento è andata sotto con i pariruolo 37-6. Kenny Thomas, Brian Skinner e Corliss Williamson che in quella gara ha fatto più danni della grandine, assieme mettono insieme 34.9 minuti a partita, 11.3 punti e 6.7 rimbalzi. Il paragone fa preso per quello che è ma è sfizioso: Chriss Webber a Philadelphia, dove non può esser considerato il centro dell'attacco, pur sempre in una squadra dai risultati mediocri, segna 18.6 punti con 10 rimbalzi in 39 minuti. Il legame fra i primi tre e l'ex Michigan lo conosciamo bene.

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