Pat Riley col suo classico Armani; il coach torna sulla panchina di Miami
In una scena un po' surreale, con Pat Riley in piedi sul podio, elegante come al solito, Stan Van Gundy s'è congedato dai Miami Heat. Lo ha fatto il giorno dopo l'ultima faticosa vittoria, 104-101 all'overtime contro gli Washington Wizards, ed il rientro di Shaquille O'Neal. Ed è rimasto per molti minuti seduto, nella sua polo casual, a tamburellare con una mano e ternersi la faccia con l'altra.
Non è nemmeno il caso di ricordare che Pat Rile sarà il nuovo allenatore della squadra. "Amo questo lavoro profondamente - ha spiegato Van Gundy - però amo ancora di più la mia famiglia. Mi rimangono due anni prima che la mia figlia maggiore vada al collegge. Domani sera sarò a casa con lei e i suoi due fratelli a montare le luci di Natale."
Nessun giocatore ha commentato i fatti; la squadra infatti è volata a Chicago per la partita di domani sera. Nel frattempo Riley che ha assicurato di non aver nemmeno guardato il play book negli ultimi due anni, avrà diretto il suo primo allenamento. Secondo la versione ufficiale Riley avrebbe cercato di far cambiare idea a Van Gundy per almeno sei settimane, dovendo alla fine arrendersi all'irremovibile discepolo.
"Non so realmente - ha spiegato l'architetto dello "show time" – quale sia il potenziale di questa squadra: abbiamo avuto troppi infortuni per valutarlo. Dobbiamo lavorare per costruire il nostro futuro."
Si è verificato così quello che tutti gli osservatori ritenevano probabile: Riley non ha resistito al fascino della panchina. Van Gundy, vero vaso di coccio della vicenda, lascia con un record di 101-63 distribuito nelle prime due stagioni ed una finale di conference persa alla settima gara.
Pochi giorni dopo quella partita Riley aveva dichiarato di voler esser "maggiormente coinvolto nella vita quotidiana della squadra", facendo seguire un lungo colloquio con il suo allenatore prima di riconfermarlo.
"Licenziare Van Gundy - aveva spiegato in luglio - sarebbe come farlo con mio fratello. Lo farei solo se fosse l'unico modo di fare il bene della franchigia. "Pat - ha spiegato ai giornalisti Van Gundy - ha spiegato fino alla fine di convincermi a rimanere. Ma la mia decisione è presa. "
Di certo l'inizio della squadra è stato inferiore alle attese. L'infortunio di Shaq O'Neal, che è rientrato nella notte con un allenamento nelle gambe mostrando una condizione perlomeno precaria, e l'assemblaggio di una squadra virtualmente inallenabile, sono stati i principali problemi. Il record di 11-10 il risultato di un gruppo di giocatori che non ha ancora trovato una coesione accettabile.
Pat Riley rischia in prima persona a tornare sulla panchina. Siccome però siamo sufficientemente smaliziati per non credere all'improvviso ritorno di fiamma di Van Gundy per il focolare domestico, pensiamo che l'ex allenatore dei Knicks abbia voluto sovrintendere in prima persona alla crescita della sua creatura. "Sono orgoglioso del lavoro di Stan - ha spiegato in conferenza stampa - però ho un debito nei confronti del proprietario (Micky Arrison ndr) e dei giocatori che ho voluto in squadra. Non mi ci vorrà molto per rientrare nel ruolo."
Col senno di poi si possono recuperare tanti indizi. Pat Riley nelle ultime due settimane è stato visto sempre più spesso nelle palestre in cui i suoi giocatori si stavano allenando. Salvo andarsene, appena qualche giornalista provava ad avvicinarlo per parlare attraverso le dichiarazioni precotte del suo portavoce. Si sa anche che i rapporti fra il coach e alcuni giocatori erano ridotti all'osso.
Una scelta del coach che si era preso la responsabilità di spedire in panchina uomini di grande esperienza e personalità . Possibile che qualcuno dall'alto abbia chiesto a Riley di rimettersi in gioco e far valere la sua figura per parlare alle stelle della squadra guardandole direttamente negli occhi.
"Non è stato facile rinunciare a questa squadra - ha concluso il fratello di Jeff Van Gundy - ci ho pensato per molti giorni. Ma me ne vado sapendo di aver fatto tutto quanto era possibile. Penso di aver fatto un buon lavoro."
Da domani si volta pagina. C'è una stagione da giocare, c'è un titolo da vincere.
Pat Riley torna sulla panchina come dopo due stagioni di pausa. Nel suo curriculum ci sono quattro titoli vinti a Los Angels con Magic Johnson, Kareem Abdul Jabbar e James Worthy. Con i New York Knicks raggiunse la finale nel 1994, perdendola in sette partite contro gli Houston Rockets. La sua squadra inscenò una furiosa rivalità con i Chicago Bulls di Jordan e Phil Jackson. Approdato a Miami, portò la squadra della Florida alla finale di conference del 1997, persa 4-1 contro i Chicago Bulls. Sono gli anni della grande rivalità contro la sua ex New York.