La nuova era degli Hornets

Una acrobazia di JR Smith

Nella terra dei nativi americani, dei Cherokee e dei Seminoles, tanto per citare i più famosi, si sono insediati, da quest'autunno, anche i Calabroni: no, non sono una nuova minoranza che si è stabilita nel tranquillo e desolato midwest proveniente da chissà  quale pianeta, bensì una delle trenta stelle della costellazione Nba che, per colpa della furia dell'uragano Katrina, ha dovuto abbandonare la terra del Jazz e del mito di Pistol Pete Maravich.

Oklahoma City ha vinto una vasta ed agguerrita concorrenza anche perché era la località  più vicina al luogo del delitto ed accessibile ai tifosi (non tantissimi, vista l'attendance".) della Big Easy.

Tornando (anzi, venendo") a parlare di pallacanestro, gli Hornets di coach Byron Scott, uno degli allenatori più criticati dell'intera Nba, pur con due Finals in carriera coi Nets, (e tendo a precisare, i Nets!) che gente come Saunders, Rivers e Carlisle (tanto per citarne alcuni, senza nessuna cattiveria) si sogna, hanno iniziato la nuova stagione come vero e proprio "Team of Destiny" .

Mentre tutti parlavano di ciurma perennemente in trasferta, come i fenici per esempio, i nostri hanno trovato un impianto di primo livello come è il Ford Center, una quantità  di pubblico entusiasta che ad Atlanta fanno forse in tre gare e un'ambiente che, sportivamente parlando, si diverte già  abbastanza con Cowboys e Sooners, sia con la palla ovale che con quella a spicchi.

In più, roster parlando, la squadra è giovanissima e oltretutto con degli atleti cinque stelle lusso come Desmond Mason, allievo di coach Sutton per i Cowboys di OSU , JR Smith pronto ad esplodere, l'energico David West, chiamato al salto di qualità  e, al timone, la funambolica prima scelta Chris Paul, a metà  tra Allen Iverson e Jason Kidd.

Questi giocatori sono il futuro ma anche il presente di una franchigia che, per come la vedo io, non tornerà  in Louisiana, ma che oggi può ancora contare su un veterano come PJ Brown, sulla velocità  ammorbante di Claxton e sulla voglia di affermarsi dell'ex Heat, Rasual Butler.

Ma veniamo al sodo, come stanno andando gli Hornets dopo il primo mese? E che voto si può dare all'operato di coach Scott?

Nell'opener, davanti a quasi 20000 persone, gli Hornets hanno letteralmente spazzato via i malcapitati Sacramento Kings e il 93-67 finale non può che sottolineare quanto fatto dai bambini del maestro Byron: 20+10 per Brown, 13+8+4 per Paul alla sua "prima" e 19 per "Air" Smith.

Dopo aver perso a Cleveland la sera dopo per 109-87 dinanzi a sua maestà  Lebron James, nonostante una buona prova dell'hippy Chris Andersen da 11+8 dal pino ma essersi risollevati subito a Houston senza T-Mac, con una prova da 18+13 di capitan PJ Brown e un 17-2 finale sponsorizzato da C-Paul, è iniziata una striscia perdente di quattro gare consecutive, che hanno riportato sugli occhi di Scott e del management la disgraziata annata scorsa, rispettivamente contro Orlando, Dallas, Miami e Denver (tre possibili candidate all'anello però") contro cui però NOK ha resistito bene, totalizzando uno scarto medio di 7 punti, a sottolineare la scarsa esperienza nei momenti caldi della gara.

La cosa sorprendente è stata che, dopo quest'inizio a 3-5, intese come vinte e perse, sono arrivate cinque vittorie in sette gare, cinque delle quali in trasferta.

La rimonta è iniziata battendo gli inguardabili Atlanta Hawks con un Chris Paul al limite della tripla doppia (25+7+12) e un Chris Andersen addirittura rodmanesco, grazie alle 18 carambole conquistate,insieme a 10 punti. W anche a Seattle, Orlando e ai 1600 metri di Denver (Nuggets senza Melo"), oltre che contro i Twolves di Kevin Garnett, in un Ford Center stracolmo di maglie verdazzurro.

Le uniche sconfitte sono arrivate a Philly, contro Iverson & Co, ma venivano da una vittoria per 93-91 tiratissima ad Orlando, e sulla baia contro i caldissimi Warriors del Barone, che, con i Clippers, stanno facendo onde sulla Pacific Coast.

Il mese si chiude sopra quota .500 e questo dato fa ben sperare anche se io non lo prenderei per oro colato, principalmente per due motivi: la concorrenza agguerritissima che c'è ad ovest del Mississippi e la giovane età  che, da entusiasmo iniziale, può trasformarsi, a lungo andare, in un cammino stanco e interminabile.

Aldilà  di tutto, coach Scott sta facendo un ottimo lavoro, con una squadra ricca di giovanissimi, nella division più dura e difficile: l'ex gregario di Magic nello Showtime, si sta prendendo delle belle rivincite.

Sarà  dura tenere questo record fino a primavera ma la grinta che stanno buttando in campo è indice della voglia di stupire che aleggia tra i membri del team.

Last but not least, merita una citazione il sig. David West. Il ragazzone da Xavier si sta trasformando sempre di più nel finalizzatore principale dei calabroni, segna e prende rimbalzi a raffica e, in un certo senso, ricorda il Bobby Simmons dello scorso anno. Dopo due stagioni di anonimato, l'ex All American sembra davvero pronto per il Most Improved Award.

Rimanendo in tema di premi, C-Paul sta letteralmente portando a scuola tutti gli altri esordienti, ha una squadra in mano e la gestendo nel migliore dei modi: è probabilmente il rookie più determinante, tra i "piccoli", dai tempi di The Answer. Rookie of the Year se ce n'è uno.

E con la benedizione di Toro Seduto, diamo inizio ad una nuova era.

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