La penetrazione incriminata che ha sancito la sconfitta di Miami a Orlando
Cosa succede se la tua panchina, strutturata per segnare, racimola 6 punti in 48 minuti e non segna in tutto il primo tempo? Si perde 103-90 contro i Dallas Mavericks. L'argomento è caldo in questi giorni a Miami perché i nomi dei sostituti agli Heat non sono nomi qualunque.
Il tutto mentre Miami sta per partire per il primo consistente viaggio ad ovest della stagione, per un calendario che segna 8 trasferte nelle prossime 10 gare. La vittoria contro 96-74 ad Atlanta è solo la seconda, ottenuta contro la peggiore squadra dell'odierna Eastern Conference, dopo il successo a Memphis dell'openin' night.
All'epoca, è il caso di dirlo, c'era ancora Shaquille O'Neal; il pivot è partito per la trasferta con la squadra assicurando che sarebbe rientrato nel corso del trasfertone. Poi ha corretto il tiro: "Al momento - ha chiarito Shaq - posso correre in avanti ma ho difficoltà con gli spostamenti laterali. Quindi non so quando potrò rientrare. Però non rientrerò prima di ritenermi all'80% delle mie possibilità . Al momento sono al 60." Più o meno le stesse parole di Stan Van Gundy che ha stabilito nell'85% la quota minima di condizione per il rientro di Shaq, ammettendo che "il giocatore avrà qualche problema quando tornerà ad allenarsi con la squadra. Ci vorrà un po' di pazienza."
Si diceva però della panchina di Miami: è chiaro che l'uomo di riferimento del gruppo non è Jason Kapono. Gary Payton ha 37 anni e non partiva dalla panchina dal 1993; la gara con Memphis è stata la prima dopo 967 partite. "Sanno - ha detto Alonzo Mourning che avrà lo stesso ruolo quando O'Neal si degnarà di rientrare - di poter esser titolari nelle altre 29 squadre. Però devono pensare di poter esser utili alla squadra, soprattutto perché saranno molto efficaci contro i secondi quintetti dei nostri avversari."
Per la verità , a quanto sappiamo, in un'intera estate da free agent l'ex "guanto di Seattle" non ha avuto una sola offerta per fare il titolare. Forse perché da quando se n'è andato dallo stato di Washinghton, fra Milwakee, Los Angeles, Boston e Atlanta non ne ha azzeccata una. Fatto sta che Van Gundy ha definito i suoi 13 punti contro gli Hawks "la sua miglior prestazione stagionale." Nel frattempo la crescita esponenziale di Jason Williams che, dal rientro dopo l'infortunio, sta dimostrando d'essere il creatore di gioco dei sogni di Pat Riley, ha messo in crisi l'assunto secondo il quale Payton avrebbe gestito i quarti periodi in equilibrio.
La cosa più interessante l'ha detta Antoine Walker: "E' molto diverso esser titolare o entrare dalla panchina - ha detto l'ex Celtics - ma quando mi sarò adattato sarà meglio per me: il mio compito è quello di segnare tanti punti e all'inizio delle nostre partite il nostro attacco è disegnato per Shaq e Dwyane." Una dichiarazione onesta di un giocatore che, quando è stato titolare ha dato il suo e quindi ha sofferto molto la "retrocessione".
Del resto Van Gundy non ha usato giri di parole con i due giocatori; il fratello di Jeff ha comunicato le sue decisioni nelle sedute di tiro immediatamente alle partite. "E' chiaro - ha detto - che nessuno è contento di sentirsi dire che andrà in panchina. Specie con giocatori di questo curriculum. Però ho detto le cose come stavano. D'altronde mi aveva già dato una mano Riley spiegando chiaramente cosa ci aspettavamo da loro."
L'aspetto più interessante di questa trasferta ad ovest sarà la valutazione delle scelte che il coach farà per la posizione dell'ala grande. Sappiamo che Walker può dare tanti punti; d'altronde nei prossimi giorni Miami affronterà Sacramento, Denver, LA Clippers e San Antonio. Questo significa in serie: Rahim, Martin, Elton Brand e sua maestà Tim Duncan. Contro Dallas Nowitzky è stato ampiamente affidato a Haslem, anche perché l'1 su 13 dell'ex Boston ne ha sconsigliato un utilizzo significativo.
Haslem continua a non convincere, è un po' piccolo per il ruolo che occupa, ma non c'è dubbio che difensivamente gli Heat in front line dipendano da lui; così come nel back court dipendono da Posey. In questo la campagna acquisti estiva non ha proprio inciso.
"If I was the coach" Siamo arrivati all'odierna puntata della rubrica dedicata a Gary Payton ed alla sua lingua. Recente sconfitta contro gli Orlando Magic; Miami è in rimonta e a pochi secondi dalla fine ha la palla del pareggio. Payton riceve, tenta di penetrare contro Steve Francis e perde la palla calpestando la linea di fondo. "Il gioco che pensavamo di eseguire - ha poi dichiarato Van Gundy, censurando pesantemente la concentrazione dei suoi - non era esattamente così. Payton non avrebbe dovuto essere e ricevere dove ha preso la palla." Spiegazione del giocatore di Aukland: "Sono stato chiaramente spinto da Francis. Non so cosa si deve fare in questa lega per farsi fischiare un fallo." La prossima volta che Payton ammetterà una colpa sarà la prima.