I Clippers a vele spiegate

Cassell sa come si fa a gasare una platea!

La Pacific Division, a prima vista, non è molto diversa dal solito. Oddio, se rimaniamo un po' confusi dal fatto che Golden State abbia un record vincente e Sacramento no, ci consoliamo nel vedere che, come sempre, una squadra di Los Angeles è partita forte mentre l'altra arranca. Con un secondo sguardo più attento però, notiamo la piccola grande differenza: i Clippers sono su, i Lakers giù.

Non c'è nessun errore di battitura, né sono cambiate le regole della pallacanestro, è proprio così e in America sempre un maggior numero di persone sta prendendo coscienza di questo risultato, non attribuendone la paternità  al caso ma a circostanze prettamente cestistiche. Se sulla sponda giallo-viola, il ritorno di Phil Jackson per il momento ha determinato soltanto il riutilizzo della "triangolo" e poco più, coach Dunleavy finalmente sta raccogliendo i frutti del suo lavoro ad L.A.

Alla sua terza stagione in California Mike senior sembra aver finalmente trovato la quadratura del cerchio, dopo le 28 vittorie del primo anno e le 37 del 2004/05, nonostante ancora una volta si sia visto costretto a rinunciare ad elementi importanti (vedi Simmons) a causa del braccino decisamente corto di Donald Sterling, il boss.

Soltanto Brand e Maggette negli ultimi anni, infatti, hanno avuto l'onore di firmare un'estensione pluriennale, mentre i vari Q. Richardson, Odom, Miller e appunto Bobby Simmons (premiato come giocatore più migliorato), sono stati lasciati sul mercato dei free agent senza troppi complimenti.

A differenza del passato però, l'owner più parsimonioso (diciamo così. . ) della lega ha messo mano al portafoglio per garantirsi i servigi dell'ex Houston e Orlando Cuttino Mobley, e si è accollato l'ingaggio di Sam Cassell in sostituzione di quello di Marko Jaric che mai ha convinto del tutto nei 3 anni di permanenza in terra angelina.

Da un punto di vista strettamente numerico la squadra ne ha tratto giovamento, segnando una media di quasi 100 punti a partita , ma è chiaro che non si può fare totale affidamento sulle prestazioni nel lungo periodo (anche comportamentali) del due volte campione del mondo con i Rockets, soprattutto se i risultati non dovessero arrivare e questa fosse soltanto un' annata come le altre.

Ci si può invece fidare ciecamente della prima scelta assoluta al draft del '99, Elton Brand. L'ex Bulls, che può vantare una doppia doppia in media carriera, sta sorprendendo in fase realizzativa, risultando per otto volte il top scorer del team e totalizzando 23. 4 punti a incontro. I compagni sanno quanto sia importante per la squadra e non perdono occasione per evidenziare la loro ammirazione, come Wilcox che dice: "Lavora duro ogni giorno, è il primo ad arrivare e l'ultimo ad andarsene, tutto ciò che ottiene se lo merita".

Vai a sapere cos'è cambiato rispetto al passato. Sono cambiati i protagonisti, ma sicuramente c'è chi è pronto a giurare che ci siano state versioni dei Clippers anche più forti di quella odierna, eppure non si va ai playoff dal '92;l'unità  del gruppo è forse la vera discriminante oltre alla convinzione con cui affrontano i loro avversari, che ovviamente si può ottenere solo attraverso prestazioni convincenti.

Un aspetto da non sottovalutare è proprio l'estensione contrattuale ottenuta da Brand e Maggette a soli 10 giorni di distanza l'uno dall'altro (il 19/7/03 il primo, il 20/7/03 il secondo) che, vista la rarità  dell'evento, verosimilmente ha riempito di responsabilità  i due e ha permesso alla franchigia di concentrarsi su altri ruoli per completare l'organico, potendo fare affidamento sulla fedeltà  di due giocatori così importanti.

Analizzati gli aspetti positivi, dobbiamo ricordarci che non stiamo parlando di una squadra da titolo e che i Clippers sono sempre i Clippers, quindi andiamo a considerare ciò che può impensierire e preoccupare i "velieri".

Intanto bisogna doverosamente ricordare come anche la passata stagione gli eterni perdenti si resero protagonisti di un avvio di stagione vincente (11-7), prima di venire ridimensionati da strisce di sconfitte che hanno portato all'ennesimo record finale negativo (37-45). Proprio questo fatto, così recente, permetterà  alla ciurma di rimanere con i piedi per terra e non di lasciarsi andare a esaltazioni premature;anche perché, per fare fino in fondo i pignoli, possiamo dare un'occhiata alla squadre affrontate finora e fare un'analisi più approfondita della schedule.

Delle nove vittorie, solo 3 sono arrivate contro franchigie che ad oggi vantano un record in positivo o, almeno, in pareggio: Minnesota (7-5), Golden State (9-6), e Milwaukee (6-6).
Visto che delle altre 6 doppievu, due sono arrivate contro Atlanta e un'altra contro Toronto, è naturale pensare ad un calendario favorevole per il momento, senza dubbio sfruttato pienamente dai Clippers, che allo Staples Center hanno fallito una sola volta (5-1).

Inoltre a disturbare il sonno di Dunleavy, c'è il problema degli infortuni di Livingston e Rebraca. Il primo, dopo aver giocato soltanto 30 partite nel suo primo anno, in questa stagione non ha ancora messo piede in campo, mentre Zeljko è stato ricoverato dopo il match con i Raptors a causa di battito cardiaco irregolare . Il centro, che già  ai tempi di Detroit si era visto costretto a sottoporsi ad un intervento chirurgico al cuore, è stato dimesso il giorno dopo il ricovero, dopo essersi ristabilito.

L'assenza di un rincalzo così importante, senza dubbio condiziona le scelte del coach riguardo la rotazione e lo si può capire dalle sue parole: "E' un'assenza pesante per noi, Zeljko è molto solido, noi contiamo sul suo lavoro e sui punti che segna in post basso, in più ha ottime percentuali ai liberi, quando perdi un elemento del genere vieni inevitabilmente danneggiato".

A spingere i Clippers verso un posto ai playoff, forse, ci sarà  anche qualche italiano , deciso a seguire l'ex Olimpia Milano James Singleton nella sua avventura tra i pro. L'ala, che in Italia ricordiamo innanzitutto per le sue gite domenicali sopra il ferro, ha avuto per il momento un buon impatto e le sue statistiche non sono certo da buttare per un rookie; in poco più di 12 minuti a partita, totalizza 4.6 punti e 4.3 rimbalzi (career high di 13 contro Atlanta), numeri che, in contemporanea con la defezione di Rebraca, lo porteranno probabilmente ad un minutaggio maggiore in futuro.

Minutaggio che per il momento resta molto limitato, per la dodicesima scelta assoluta dell'ultimo draft, quel Yaroslav Korolev che per il momento ha respirato l'atmosfera di una gara Nba per soli 6 minuti, ma per un russo 18enne catapultato in un mondo così diverso dal suo può bastare per ora. Dicono sia il nuovo Kirilenko, l'importante è che non diventi il nuovo Milicic, il suo momento arriverà .

Chissà  invece se finalmente è arrivato il momento, per i Clippers, di togliersi di dosso l'etichetta di barzelletta vagante e di diventare una franchigia come tutte le altre. Un primo, debole segno è arrivato dal colui che sgancia i soldi a fine mese;i risultati cominciano ad arrivare in maniera meno sporadica e la fiducia cresce in molti giocatori consapevoli che Los Angeles non è più una meta di passaggio ma un luogo dove è possibile gettare l'ancora.

Manca solo un ultimo tassello per completare il puzzle: le stelle hollywoodiane che si presentano al palazzetto, non per vedere i Lakers, bensì l'altra squadra, quella meno titolata, meno talentuosa, meno tutto.

Sì, quando anche i Clippers avranno il loro Jack Nicholson allora saranno davvero una squadra come le altre.

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