L’orgoglio dei Bobcats

Una grande vittoria quella di Charlotte contro i Pacers… Resterà  un episodio?

Se all'inizio della stagione di basket NBA, aveste chiesto a qualche addetto ai lavori: "Quale è la peggiore franchigia della lega?"
La risposta sarebbe stata al 99%: i Charlotte Bobcats!

E' passato un anno da quell'inizio di stagione, i Bobcats non hanno propriamente dominato, ma si sono tenuti lontani dal ruolo di peggior squadra della storia NBA che molti avevano appioppato loro.

Adesso è il momento di cominciare il secondo anno, quello della verità  e memori del passato errore, se chiederete a qualche esperto, addetto ai lavori o semplicemente se seguirete le indagini statistiche che domandano: "Qual è la peggiore squadra NBA?"

La risposta sarà : gli Atlanta Hawks, ma più probabilmente i Charlotte Bobcats; i Toronto Raptors e i Charlotte Bobcats; i New Orleans Hornets e i Charlotte Bobcats!

Sì, le opinioni non sembrano essere molto cambiate rispetto all'inizio della prima stagione ufficiale di pallacanestro della nuova franchigia del North Carolina.

Non è bastato il dignitoso record di 18 vinte e 64 perse, non è bastata la buona impressione destata dai giocatori in campo, tanto meno è bastato lo spirito da vera fucina tattica, da work in progress messo in piedi dal coach di lungo corso Bernie Bickerstaff.

No, tutto questo non è bastato e per la maggioranza di chi "capisce" di NBA, i Bobcats farebbero fatica nella Eurolega, figuriamoci giocare nella massima espressione della pallacanestro professionistica americana.

Stanti così le cose, i Bobcats hanno deciso per l'unica opzione possibile ed invece di attendere un altro draft per attendere chissà  quale messia tecnico, si sono rimboccati le maniche per dare al comunque numeroso pubblico del proprio stato, la possibilità  di una smentita colossale.

Al draft di giugno la scelta è stata politica prima che tecnica: fra le tante opzioni a disposizione, la dirigenza ha pescato due "figli" della North Carolina University, due Tar Heels, due membri della squadra che si è ripresa il titolo NCAA; ovvero Raymond Felton e Sean May.

Partiamo dal secondo: fisico non eccellente, magari troppo rotondo per gli standard attuali, ma mani attualissime che avrebbero svettato in una pallacanestro di qualsivoglia epoca.

Il secondo è il play attualmente di riserva. Di riserva per tanti motivi.

Perché è solo il primo anno di professionismo, anche se segue ad un'annata da dominatori dei tempi e delle linee di passaggio al piano "inferiore"; perché il fisico non è quello di un Deron Williams; perché lì in campo, mentre si impara guardando dalla "sideline", c'è ancora Brevin Knight, un atleta che dopo essere stato dato per finito, nel 2004/05 ha guidato la squadra ad un gioco dal ritmo quasi asfissiante per un fisico come il suo e che ancora oggi può mettere a disposizione degli arancioni un bagaglio di esperienza davvero importante.

La pre-season, per quanto conta, ha viaggiato nei canoni della normalità .

Un bilancio di 3 vinte e 5 perse non è da buttare e ha permesso ad un gruppo giovane di cementare ancora di più le prime conoscenze acquisite gli uni degli altri.

Poi è cominciato il campionato. Ed il campionato ha portato qualche sorpresa.

Qualche sorpresa che ha consistito nel vedere Emeka Okafor uscire dal campo dopo la gara numero 3 a braccia alzate, manco avesse vinto la Parigi Roubaix.

La suddetta esultanza era data dal fatto che per la prima volta nella propria storia, la franchigia dei gattoni si ritrovava con un record vincente: 2 - 1!

Il frutto di tanto sforzo era arrivato dopo due vittorie contro Philadelphia e contro Boston e a seguito della sconfitta iniziale contro Chicago. Ma al di là  del mero dato numerico, quello che stupisce e che forzatamente dovrebbe far sorridere l'establishment della NBA, è l'atteggiamento di questa squadra.

In una lega nella quale spesso e volentieri gli atteggiamenti in campo sono rivedibili almeno per tre quarti del tempo concesso dal cronometro, i Bobcats hanno trovato il modo di portare i propri tifosi al palazzotto grazie al cuore.

Non si tratta di luogo comune. La squadra che non a caso capitanata da un giovane di ottimo spessore quale il succitato Okafor, ha portato tre delle prime quattro partite di regular season all'overtime. Ha rischiato di essere 4 vinte e 0 perse.

E questo non è fatturato da squadra peggiore della lega.

Certo, dopo questo mini exploit, sono arrivate le canoniche mazzate: – 8 da San Antonio, – 10 da Dallas, – 9 da Miami e ancora - 8 da Orlando. Tutte sconfitte che hanno fiaccato il morale degli arancioni, che si sono ritrovati di nuovo nel novero delle squadre sottovalutabili.

Ecco però che proprio una delle favorite per il posto in finale ad Est, gli Indiana Pacers ha commesso questo errore. E' scesa in campo in quel di Charlotte con sufficienza. Non ha messo in conto di doversi sudare ogni rimbalzo, non ha evidentemente creduto di dover spingere sull'acceleratore per guadagnare punti.

Puntualmente i Bobcats hanno saputo rispondere presente e si sono concessi il lusso di quella che probabilmente è, ad oggi, la migliore vittoria della loro storia: un 122 a 90 che deve essere bruciata da morire a O'Neal e compagni, visto che nel back to back, la squadra ha dovuto ricevere anche la strigliata del rookie Sarunas Jasikevicius per riuscire a pareggiare il conto della miniserie.

Oggi il record dei Bobcats è 3 vinte e 8 perse e probabilmente peggiorerà .

Ma dopo la serata contro i Pacers non sarà  più così facile trovare una franchigia disposta a prendersi le sberlone toccate ai giallo blù per non essersi impegnati a dovere.

In fondo i capisaldi del gioco impresso da coach Bickerstaff appaiono semplici: a fronte di un livello di talento non proprio da prima fila vi è un aumento proporzionale di corsa ed intensità .

L'intensità  nasce dai rimbalzi, ai quali pensano Okafor (9 per sera), Brezec (4.6 con una stoppata) e May (quasi 4 per sera venendo dalla panchina): così si possono sfruttare le doti in contropiede ed in distribuzione dei palloni di Knight e Felton e si può far alzare le medie dei finalizzatori; Gerald Wallace che viaggia a 16 punti abbondanti per gara e Kareem Rush che solo nelle gare contro i Pacers ha saputo piazzare 35 punti nella vittoria e 20 nella sconfitta.

Gioco semplice per obiettivi chiari: migliorare il record di vittorie del 2004/05 e non permettere a nessun avversario di sottovalutare il proprio ruolo nella lega.

Se cercate la peggior squadra NBA, passate dal Canada, dalla Georgia o dall'Oklahoma: nel North Carolina il discorso è differente.

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