Chris Paul in poche partite ha subito spazzato via tutti i dubbi sul suo gioco…
La stagione NBA è cominciata ormai da due settimane e i tempi sono quindi maturi per iniziare a parlare in modo specifico di quelli che sono gli ultimi arrivati, i rookie che quest'anno iniziano la loro avventura nella NBA e che si spera rappresenteranno la Lega nel modo migliore per molti anni a venire.
Il livello dei rookie di quest'anno è sicuramente più che buono, non c'è di sicuro la stella riconosciuta subito pronta all'esplosione e all'ingresso nell'elite della lega some sono stati Lebron James, Carmelo Anthony, Yao Ming e Amare Stoudamire negli ultimi anni, ma ci sono tantissimi giocatori di alto livello. Almeno per la prima metà della stagione cercheremo quindi di parlare in modo specifico di un giocatore ogni due settimane per farlo conoscere meglio a chi non l'ha mai visto, chi ne ha solo sentito parlare o chi semplicemente non lo conosce.
Al momento di scegliere il miglior rookie delle prime due settimane di stagione, i dubbi sono sinceramente stati pochi e la scelta è caduta su Chris Paul. Il folletto degli Hornets ha esordito alla grande nella lega più bella del mondo, dimostrando che i dubbi sul suo conto e sulla possibilità di adattare il suo gioco ad un livello più alto erano infondati.
Partiamo quindi da quelli che in molti pronosticavano essere i possibili problemi di adattamento di Paul alla realtà NBA, in primo luogo la sua stazza fisica ridotta (è alto 6-0), che aveva posto qualche interrogativo su di lui. E' chiaro che il primo obiettivo per il futuro di Chris è sicuramente quello di rinforzarsi, anche perché, come si è già visto in questo primo scorcio di stagione, i pari ruolo avversari tendono spesso e volentieri a portarlo in post basso per sfruttare la loro superiorità fisica, ma a parte questo aspetto Paul non ha sofferto più di tanto la sua inferiorità fisica rispetto a buona parte dei playmaker avversari.
Ma, almeno per ora, le note negative nella stagione del ragazzo del North Carolina finiscono qui. Paul è infatti partito alla grande, chiaramente favorito dal fatto di giocare in una squadra che gli ha dato immediatamente molto spazio e fiducia, credendo in lui sin dall'inizio e permettendogli di rimanere in campo senza avere lo spettro della panchina al primo errore.
New Orleans/Oklahoma è una squadra nuova, giovane, che ha integrato molto bene Paul, già a suo agio a guidare la squadra e apprezzato dai compagni di squadra, come testimoniato anche da Chris Andersen: "Chris é una bella persona ed un grande giocatore. E' bello stargli vicino sia dentro che fuori dal campo".
Dal suo punto di vista Chris è decisamente entusiasta della sua nuova vita, si trova bene ad Oklahoma City dove lui come tutta la squadra hanno trovato un'ottima accoglienza dalla città e ha molta fiducia nella squadra: "Ho delle aspettative molto alte, penso di essere quello all'interno della squadra con le aspettative più alte, per il semplice fatto che secondo me abbiamo tantissimo talento. Se giochiamo insieme e accettiamo il sistema dell'allenatore, andremo bene".
Parlando in modo più specifico del giocatore, bisogna notare come la ridotta stazza fisica di cui abbiamo parlato prima non l'ha veramente condizionato, permettendogli comunque di fare il proprio gioco senza nessuna tipo di problema. Paul è partito alla grande, confermando anche nella NBA le qualità che aveva abbondantemente messo in mostra nelle sue due stagioni a Wake Forest, dove aveva incantato i tifosi dei Demon Deacons che, con lui, si erano illusi di aver trovato una guida degna ad arrivare fino alla vittoria del torneo NCAA.
Un' altra delle possibili difficoltà di Paul poteva essere quella di adattarsi ad una realtà non esattamente vincente come gli Hornets degli ultimi anni, soprattutto venendo da una squadra come Wake Forest che l'anno scorso era considerata come una delle favorite al titolo finale anche se poi, con il passare del tempo, si è un po' persa fino ad arrivare ad una precoce eliminazione sia nel torneo della ACC sia in quello NCAA.
Da parte sua comunque Chris aveva sempre dato il suo contributo fatto di leadership, visione di gioco, punti e assist, qualità che ha confermato in pieno anche nella NBA. A questo punto della stagione, infatti, Paul guida tutti i rookie in punti segnati (15.4) e in recuperi (1.83), è secondo negli assist (5.7) e cattura anche una buona quantità di rimbalzi (4.8), cifra questa decisamente sorprendente, restando in campo ben 35.3 minuti a partita.
L'adattamento ad un diverso livello di gioco è stato decisamente buono per Chris, che ha dimostrato e confermato tutte le qualità positive che aveva mostrato al college, la sua fantastica visione di gioco, la sua capacità di coinvolgere e servire i compagni, di conquistare immediatamente la loro fiducia, senza scordarsi che anche in attacco il buon Chris non va per niente male, esponente di quella categoria di nuovi playmaker che di sicuro non vivono solo di passaggi ma sono anche capaci di mettersi in proprio e prendersi delle notevoli responsabilità offensive.
L'unica pecca vera e propria nel gioco offensivo del point guard degli Hornets è rappresentata dal tiro da tre ancora troppo discontinuo e poco affidabile, arma che dovrà sicuramente essere affinata anche nel corso di questa stagione, per evitare che gli avversari, appena avranno imparato a conoscerlo, lo sfidino eccessivamente al tiro da tre, chiudendogli le corsie di gioco per le sue penetrazioni e l'arresto e tiro dai sei metri.
Di certo il tempo per migliorare c'è, lo stesso Chris ha ancora poca fiducia nel suo tiro da oltre l'arco, tanto da aver sferrato pochissime conclusioni da quella distanza, il che non gli ha impedito di essere molto pericoloso e di arrivare anche a segnare 26 punti, suo career high nella lega, nella sconfitta di sabato contro i Mavs.
Il management di New Orleans/Oklahoma City é molto più che soddisfatto del rendimento di Paul ed in generale di quello della squadra che si sta tenendo decisamente in linea di galleggiamento in questo inizio di regular season, nonostante la stagione fosse partita decisamente con il piede sbagliato per i fatti derivanti dal terribile uragano che ha costretto la franchigia al trasferimento.
E la soddisfazione dell'entourage degli Hornets per Paul non è solo legata alle sue qualità come giocatore ma anche e soprattutto alle sue qualità umane: Chris è infatti un classico bravo ragazzo che non crea nessun tipo di problemi, un cittadino modello che rappresenta di sicuro un esempio positivo per la comunità come dimostrato anche al college dove l'unico episodio veramente negativo è avvenuto nel torneo della ACC, dove Paul ha colpito con un pugno del basso ventre l'ex North Carolina State, ora ai Nuggets, Julius Hodge, guadagnandosi due gare di sospensione e compromettendo di sicuro la parte finale della stagione della sua squadra.
A questo punto non resta che aspettare e vedere come si evolve la situazione, vedere se il piccolo Chris manterrà fino alla fine della stagione i numeri brillanti di questo inizio e se il suo fisico reggerà alle sollecitazioni di ottantadue partite in sei mesi (già ora ha accusato qualche problema alla caviglia che però non gli ha impedito di scendere regolarmente in campo).
In caso affermativo Paul sarà di sicuro uno dei più seri candidati al premio di rookie of the year, pur sapendo che la concorrenza sarà quanto mai agguerrita. Ci si risente fra due settimane.