Il ritorno di Ron Artest

Ron Artest può tornare finalmente a sorridere, il suo calvario è finito.

348 giorni. Tanto ha dovuto attendere Ron Artest per rivestire canotta e calzoncini Pacers in una gara ufficiale del campionato NBA.

Una condanna interminabile e molto salata, costata ben 6.300.000 bigliettoni verdi al Re di Queensbridge, un esilio forzato inevitabile per lo spauracchio di David Stern, l'incubo degli avversari, talvolta anche dei compagni e dello staff dirigenziale che non sanno mai cosa attendersi da Ron Ron, l'uomo che ha distrutto televisori al plasma, ha divelto spogliatoi, telecamere e che ha scritto una delle pagine più tristi dello sport americano.

19 novembre 2004 Palace of Auburn Hills, Detroit - Indiana è una partita che non ha più nulla da dire, la vittoria dei Pacers è fuori discussione. A 45 secondi dalla fine del match Ben Wallace si invola a canestro per schiacciare la sua frustrazione per una brutta sconfitta e una pessima prova.

Big Ben non ha fatto i conti però con Artest che non vuole assolutamente dare questa soddisfazione al rivale. Ron Ron lo ferma con un fallo certamente inutile, duro come è nel suo stile. Ben non la prende bene scatta un parapiglia fra i giocatori. Artest fuori per una volta dalla polemica si stende sul tavolo dei commentatori ad aspettare con il suo sorriso beffardo che la baruffa si sedi. Sugli spalti il pubblico si accende, iniziano a piovere insulti e improperi su Artest, lui non ci fa caso perché le parole che i tifosi avversari gli riservano in ogni arena sono più o meno simili a quella adottate dai supporter di Detroit .

Purtroppo però a piovere dagli spalti non sono solo "galanterie" nei confronti di madri, sorelle e cugine ma anche un bicchiere di birra che lo colpisce al volto.

Quel bicchiere che lo sfiora gli fa perdere definitivamente le staffe, lo manda letteralmente in bestia, Artest si precipita sugli spalti e si mette a scazzottare il malcapitato "tifoso".

Da li in poi cala il sipario sulla stagione di Artest.

Ora Ron Ron, dopo aver avuto 348 giorni per dedicarsi alla sua casa discografica, alla campagna promozionale del trio di ragazze "Allure" e alla sua carriera da rapper, può tornare finalmente ad essere protagonista su un parquet, a fare ciò che gli è sempre riuscito meglio.

Si perché prima di essere l'uomo che ha causato "The Brawl" Artest è un'ala piccola come ce ne sono poche capace di segnare 20 o più punti e annullare la stella avversaria con la sua difesa dura, ossessiva, asfissiante.

Una stella assoluta che negli anni oltre ad aver fatto parlare di sé per i suoi bizzarri comportamenti ha compiuto grandi miglioramenti anno dopo anno nella fase offensiva del gioco: costruendosi un tiro stilisticamente non perfetto ma decisamente efficace sia dalla media che dalla lunga distanza, diventando oltre che un difensore fantastico anche un attaccante molto sottovalutato, una combinazione letale che lo ha trasformato in uno degli esterni più completi e temibili dell'universo NBA.

Il segreto che ha trasformato l'ex giocatore di St.John's in un all star è sia la sua più grande qualità  che il suo più grande limite, stiamo parlando della grande determinazione e grinta, della feroce cattiveria agonistica.

Questo insieme di caratteristiche lo hanno fatto arrivare nella lega principe nonostante un talento discreto; spesso però questa incredibile voglia di far bene Ron Ron non la riesce a gestire ed esplode in plateali reazioni di ira, di cattiveria recondita accumulata da una vita fatta di povertà , di lividi, di delusioni che né i soldi né tantomeno il successo sono riusciti ad assopire o a cancellare.

Gli Indiana Pacers quest'anno puntano senza mezze misure al Titolo e sono ben coscienti che possono riuscirci perché hanno: un roster profondo e ricco di talento, un uomo da 20 p e 10 r come Jermaine O'Neal, un coach tosto e preparato e Rick Carlisle.

Ma tutti dal primo all'ultimo sanno che molto se non tutto dipende da Ron il "True Warrior", perché se riuscirà  esclusivamente a giocare il suo basket, decisivi come lui ce ne sono veramente pochi.

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