Jason Hart è l'unico a non accettare l'atmosfera da country club che pervade i Sacramento Kings
Alla fine il pubblico ha voluto prender posizione; e lo ha fatto per contestare apertamente quello che stava vedendo con i New York Knicks in vantaggio 33-16 all'inizio del secondo periodo. E' successo altre tre volte prima della sirena che ha sancito la sconfitta 105-95 dei Sacramento Kings. Non sono bastati 31 punti di Stojakovich che ha guidato la rimonta dell'ultimo periodo con 14 punti: arrivati sul 97-91 con 2' da giocare, i Kings hanno subito l'ultimo mini parziale di 8-4.
Era prevedibile che, se si fosse arrivati a questo punto (2-5 il record sinora), qualcuno sarebbe stato fischiato più degli altri: nessun dubbio sul fatto che il principale imputato sia Rick Adelman. "Giochiamo bene una sera - ha spiegato l'ex Portland - pensiamo di avere tutte le risposte. E ci ritroviamo a fornire prestazioni imbarazzanti come questa. Non capisco perché abbiamo approcci così morbidi alle partite, quando ci siamo messi a giocare per davvero era troppo tardi.".
Qualche numero per definire quest'imbarazzo: il 41.5% dal campo, 21 palle perse. Al momento dei primi fischi, dopo 13 minuti effettivi di gioco le palle perse erano già 12. Bibby era stato cambiato per disperazione, lasciando spazio a Jason Hart. New York ha segnato 52 punti nell'area di Sacramento. Vi basta?
C'è di più; l'aspetto psicologico, lo sconcerto dei giocatori per quanto sta accadendo. Nell'ultimo periodo ad un certo punto s'è accesa una discussione abbastanza evidente fra Bibby e Rahim, al momento entrambi in panchina. Steve Javie, arbitro il cui zelo è inversamente proporzionale al buon senso, ha pensato bene di fischiare un tecnico all'ala dei Kings, per poi espellerlo al primo accenno di protesta. Al di là di tutto rimane lo stato d'animo con cui giocano questi giocatori.
Fuori gli allenatori Dopo le sconfitte contro Detroit e Denver, Mike Bibby e Corliss Williamson, i leader di questo gruppo appena formato, hanno convocato un incontro aperto ai soli giocatori. "Abbiamo parlato tutti - ha spiegato Brad Miller - confrontandoci sulle cause della situazione e sulle possbili soluzioni." Più esplicito è stato al di fuori del meeting Jason Hart che ha pesantemente censurato l'atteggiamento dei compagni. "Resta il fatto - ha fatto notare Adelman - che i Knicks ci hanno maltrattato per tutta la sera sotto canestro." Il dato più scoraggiante di questa sfida fra squadre in difficoltà è stato notare come ad un certo punto New York si sia compattata, attorno a Brown, sotto la guida di Crawford in campo, mentre i Kings si lasciavano progressivamente andare.
Qualcosa che Sacramento ha mostrato vincendo 101-85 contro Denver, salvo poi smarrirsi nuovamente.
La dirigenza "Sono sorpreso - ha spiegato Joe Maloof - perché penso che il nostro sia il miglior quintetto della Western Conference. Siamo preoccupati nella giusta misura perché è vero che sinora le cose sono andata male però siamo solo all'inizio." Un invito ad avere fiducia che potrebbe nascondere un messaggio sibillino: la squadra è buona quindi deve rendere per quel che vale. Qualcuno fa ottimisticamente notare che l'anno scorso la squadra degli Webber e dei Bobby Jackson cominciò 1-4 per poi vincere 16 delle successive 19 gare. Come l'anno scorso il calendario viene incontro con 10 partite delle prossime 13 in casa prima di una impegnativa trasferta nel midwest.
Nella realtà serve dare una scossa, così come è necessario comprendere che avere cinque buoni attaccanti non fa segnare tanti punti se non vengono amalgamati in un sistema che ne sfrutti le potenzialità . Shareef Abdur Rahim in questo contesto è la classica eccezione che tira col 54% dal campo in una squadra di poco sopra il 40%, con il 37% di Bibby e il 39% di Wells.
Sappiamo che i fratelli Maloof hanno sempre lasciato carta bianco a Geoff Petrie; se però la tendenza non dovesse esser interrotta la proprietà potrebbe fare pressioni per "sollevare" un allenatore che, all'ottavo anno a Sacramento, non è nemmeno tutelato da un accordo economico così vincolante.
Sappiamo che Petrie non farà il primo passo; ma se queste gare casalinghe non dovessero andare come ci si aspetta, la pressione del pubblico potrebbe costringere il general manager a rivedere la sue posizioni.