Minnesota resta a galla

Darren Sharper: 3 INT, un TD. L'arma in più di Minnesota contro Eli Manning.

La partita che non ti aspetti. Non si potrebbe sintetizzare meglio tutto quello che è accaduto al Giants Stadium, tra record battuti, mete segnate a grappoli e la sorpresa finale con Minnesota che batte 34-31 i NY Giants, i quali restano vittime soprattutto della giornata no del proprio quarterback Eli Manning.

La difesa dei Vikings smette per una volta di far parlare di sé solo per quello che si è fatto in estate ai fini di rinforzarla e finalmente compie un'impresa da incorniciare annullando il quarterback avversario, limitando le corse di Tiki Barber (23/95 TD) il più possibile e strappando palloni uno dopo l'altro dalle mani dei giocatori in "blu" (ben cinque turnover forzati).

Vittoria importante che tiene Mike Tice aggrappato alla speranza playoffs e, di conseguenza se questa qualificazione avvenisse, al proprio posto di head coach. Decisamente spiazzati (e spiazzanti) i Giants, fermati in una corsa che li vedeva lanciati al primo posto nella NFC East e che ne compromette non poco la situazione, rendendo più arduo il compito di giungere primi in una division assolutamente impegnativa.

Michael Strahan lo capisce al volo, lo lascia intendere a fine partita quando dice che questo "è quel genere di partite alle quali ripensi a fine stagione e speri solo che non ti abbiano fatto troppo male".

Già , perché in una divison dove anche Dallas non va poi così piano, Washington è una mina vagante non indifferente e Philadelphia non sembra poi così disposta ad abdicare con troppa facilità , perdere partite come quella di ieri fa decisamente male e alla fine può costare piuttosto caro.

I Giants in attacco non sono sembrati veri per quanti errori hanno commesso, Minnesota ha posto in atto un gioco di pressione molto buono sfruttando le lacune di una linea solitamente molto solida, mettendo in difficoltà  Manning e cercando di non dargli mai troppo tempo per pensare, bloccare le ricezioni di Shockey mentre i target principali (Toomer e Burress) erano sotto "doppia sorveglianza speciale" della difesa ospite.

Il resto è stato il gioco su Barber, buono a sua volta, e la capacità  di sfruttare gli special teams per segnare due mete, una su punt ed una su kick return. Insieme al TD difensivo di Darren Sharper, Minnesota diventa così la prima squadra di sempre a segnare con un intercetto e due ritorni, uno per entrambe le soluzioni: un traguardo niente male, soprattutto per la giornata in cui è avvenuto e che ha permesso di ottenere una vittoria che diversamente sarebbe stato difficile conquistare.

La partita la vince quindi una difesa che scatena i propri linebacker sul pass rush e in blocco costante sulla linea per impedire le fughe di Barber e i lanci sul corto, obbligando Manning ad esporsi in zone più calde mentre le secondarie giocavano costantemente al raddoppio su Plaxico Burress e Amani Toomer.

I Giants non riescono a far male nonostante macinino una yard dopo l'altra, Manning arriva a 293 yards con TD, ma anche subisce anche quattro intercetti e, quando le sue giocate cominciano ad innescare al meglio il gioco "palla in aria" dei suoi, è già  da un po' tempo di inseguire. Finisce che a Green Bay qualcuno starà  cominciando a meditare su quel Darren Sharper lasciato scappare con una certa facilità  in estate e che ultimamente si sta dimostrando il miglior giocatore della difesa dei Vikes, nonché uomo chiave nella vittoria di domenica.

Sam Cowart, Dontarrious Thomas e Keith Newman giocano a meraviglia, non si lasciano sfuggire nemmeno un filo d'aria e aprono spesso varchi nella O-line avversaria sfruttando anche il buon gioco della propria linea, permettendo non pochi ingressi che provocano due sacks su Manning e varie perdite di yards per il running game dei Giants.

La pressione degli uomini di linea e dei LB gioca anche molto sui blocchi a Jeremy Shockey (5/55) chiudendone le tracce e limitandone le uscite dalla linea di scrimmage. Antoine Winfield è assolutamente insuperabile sui lanci, sempre in posizione, con pochissime sbavature ed ottimi tempi di recuperi, costantemente ben appoggiato dai raddoppi di Darren Sharper che intercetta tre volte il pallone e alla seconda occasione riesce persino a segnare il td che apre le danze quando i primi quindici minuti sono già  volati via (e il kicker Paul Edinger (1/3) ha già  sbagliato due calci): 92 yards di ritorno, una corsa per tutto il campo che mette tutti a sedere. In quel momento si era già  al terzo pallone "give away" dei Big Blue ed il secondo quarto era iniziato proprio con quel lancio. Niente da dire una brutta aria cominciava a soffiare su East Rutherford, ma il peggio doveva ancora venire.

Per un attacco incapace di giocare drive efficaci e lunghi il kicker è fondamentale e quando l'ex kicker di Chicago, Edinger, mette fuori il secondo field goal si capisce subito che le soluzioni per trovare la vittoria da parte di Minnesota dovranno arrivare possibilmente da altri reparti. Brad Johnson continua nel difficile ruolo di sostituto di Culpepper, lo fa senza troppi eccessi, limitandosi al contenimento degli errori e alle giocate poco rischiose, e compie la piccola impresa di non subire nemmeno un intercetto per la seconda partita da titolare della sua stagione.

Se il gioco di Johnson rende poco (125 yards di guadagno su lancio per Minnie) le corse appaiono quasi un carattere sconosciuto di questo sport. Tice fa correre 21 volte la squadra e guadagna la miseria di 12 yards, con Bennett miglior runner che ne conquista 16, alle quali va sottratto il -4 "conquistato" da Burleson.

Un'apatia non indifferente mostra che è tutto qui l'attacco di cui Minnesota può disporre contro una difesa incredibilmente solida e capace di rifilare quattro sacks e di non soffrire mai, o meglio fino all'ultimo minuto, le velleità  offensive degli avversari. Con undici minuti di possesso in meno degli avversari, 55 giochi (24 meno dei Giants) e un guadagno totale che va in netto contrasto col risultato finale (137 yards prese contro le 405 concesse) i Vikings hanno ben poco da esibire al pubblico, eppure i Giants non riescono ad essere pungenti fino in fondo.

New York riesce nell'impresa di non vincere, gioca un primo quarto assolutamente infruttuoso dove regala subito due palloni (fumble e primo intercetto di Sharper), per poi consegnare al nemico le chiavi di casa col td da 92 yards d'intercetto di Minnesota.

Quando le cose non vanno in nessun modo non resta che affidarsi al proprio kicker e sperare, ma anche Jay Feely non è al top e dopo aver messo due field goal che avevano riaperto la gara sbaglia il più facile (29 yards) e NY fallisce il sorpasso chiudendo sotto di un punto la prima metà  di partita.

Facile comunque attendersi una rimonta, Manning non può sbagliare in eterno, Toomer verrà  fuori, Burress troverà  le tracce giuste, Barber comincerà  a mangiarsi il campo" tutto questo potrebbe avverarsi, i tifosi sono lì che aspettano l'esplosione di un gioco al quale sono ormai abituati. Ma subito al rientro in campo, Koren Robinson deicide di mandare di traverso gli hot-dogs consumati durante l'half-time da tutti i newyorkesi presenti riportando in meta per 86 yards il calcio d'inizio.

L'attacco di Minnesota continua a non combinare nulla mentre i Giants iniziano a sfruttare il più possibile gli screen per Barber e cercare di spingere così il proprio RB lontano dal backfield dandogli spazio sulle flat e lungo la sideline per permettergli di macinare yards. Il gioco sul proprio RB si spinge in varie zone del campo per evitare di finire costantemente sulle zone occupate in modo costante dai backs dei Vikes e per evitare di trasformare il solo Shockey in unico target credibile lontano dal profondo.

Il sistema funziona, Barber riceverà  alla fine per 111 yards su solo 8 palloni, ma appena Manning riprova a mettere il naso oltre la tasca per fare ciò che adora di più (sparare verso la linea d'orizzonte) c'è qualcuno sempre pronto a guastargli la festa.

Subito dopo la meta di Robinson i Giants avevano in realtà  reagito con un drive magistrale da 86 yards chiuso da Toomer (6/61) con una ricezione da 23 yards e sette punti. Ma la difesa di Minnesota era subito tornata a dominare se non nel limitare le giocate quantomeno a tagliare i drive di Manning con palloni deflettati o catturati. Un incubo per il più piccolo dei Manning, una partita da dimenticare il più rapidamente possibile.

L'attacco dei "vichinghi" ha comunque prodotto talmente poco da tenere in partita fino alla fine una squadra capace di rovinare ogni volta tutto ciò che di buono aveva costruito. Un punt costava l'ennesima onta della giornata, con Mewelde Moore pronto a riportare il pallone per 71 yards in meta e i Giants di nuovo a terra. Dopo altri frustranti drive però la partita sembrava raddrizzarsi proprio nel finale quando Tiki Barber ( e chi se no? 196 yards totali) chiude in endzone prima un drive da 67 yards e, subito dopo, la conversione da due punti.

Incredibile, dopo mille errori i Giants pareggiano nel finale della quarta frazione. New York ci crede, riscopre il sapore della rimonta dopo l'impresa contro Denver di poco tempo fa, si sente quasi imbattibile. Ma quando meno te lo aspetti esce finalmente l'attacco dei Vikings: meglio tardi che mai verrebbe da dire, ed infatti Johnson guida un drive da 42 yards (su 137 totali, ricordate?) in maniera esemplare sfruttando il buon ritorno di Robinson che dà  palla agli ospiti sulle proprie 28 quando basta raggiungere una buona posizione di campo per calciare.

La difesa de i Giants non ha sbagliato nulla per tutta la partita e Osi Umenyiora (4-5 tkl 2 sack) toglie subito quattro yards a Johnson con un sack. Come per magia questo colpo scuote il quarterback che si trasforma in un "Culpepper in miniatura", guida un attacco verticale dalla shotgun e pesca in successione: Wiggins per 21 yards (sulle 42 totali in partita), Marcus Robinson per 11 (unica ricezione), Taylor ancora per 11 (anche qui unica ricezione) e di nuovo Wiggins per tre.

Poi due incompleti che obbligano Paul Edinger a cercare riscatto su field goal dopo i primi due errori. Ormai la storia sembra scritta e Paul Edinger vuol metterci la firma con una fucilata da 48 yards che manda a +3 i Vikes. Nemmeno lui, come l'attacco dei ragazzi di Tice, poteva sbagliare in eterno.

Come contro Green Bay è quindi di nuovo il kicker a mettere a segno il punto decisivo, dopo una partita quasi solo esclusiva di una difesa tosta come non lo era mai stata quest'anno. Non imperforabile, ma decisamente concentrata, ben disposta, capace di grandi recuperi e ottime giocate, giocate che ti fanno vincere anche quando in attacco funziona il minimo indispensabile e forse un po' meno di quello. L'ultimo tentativo di New York finisce con un passaggio laterale di Barber che, dopo aver ricevuto da Manning, gioca l'ovale in modo "rugbistico" per Carter per un nulla di fatto. Il silenzio ritorna su New York e questa volta è definitivo, i Giants hanno perso.

Nulla da temere comunque. I Giants hanno un record di 6-3 che può essere eguagliato nel MNF da Dallas, ma sanno di avere le carte in regola per giocarsela alla grande fino in fondo. La difesa è uscita da un'altra prova brillante e l'attacco rimpiange solo i troppi turnover, in un match dal guadagno di yards e punti comunque alto.

La squadra deve dimenticarsi al più presto di una sconfitta che brucia e Manning deve trovare la forza di non pensare troppo a questi quattro intercetti. NY ha dimostrato di poter trovare altre variabili di lancio quando i "ponti" per i soliti noti sono chiusi e questa deve essere la molla che dà  ulteriore consapevolezza ad una squadra che, dopo aver trovato un certo equilibrio ed una difesa credibile, non può concedersi il crollo di metà  stagione dello scorso anno.

Sarò sincero: questa vittoria di Minnesota è importantissima ma non mi convince, servono altre prove all'altezza. Se Minnie trova continuità  diventa favorita nella division anche senza Culpepper, si guadagna cioè il posto che le spettava a inizio anno. Ma l'attacco è stato limitato da una difesa sì ben attrezzata, ma non certo la migliore in circolazione. E le giocate messe in campo hanno lasciato spesso a desiderare.

I Vikings partono però dal vantaggio di non perdere palloni e questo frutta buone occasioni anche se, troppo spesso, si deve ricorrere ai calci da tre. La difesa stavolta ha colpito benissimo, non è stata una muraglia, anzi, ma ha obbligato i Giants a giocare come non volevano (troppo spesso lontano da Toomer e, in particolare, da Burress) forzando Manning e spostando il mirino su un Barber che non deve necessariamente vincere da solo. Manning è giovane e ha trovato difficoltà  nel reagire cadendo in pieno nella trappola di Tice.

Il tutto però non è stato bilanciato dall'offensive game ed è molto improbabile che gli special teams riescano di nuovo a infilare due mete in una partita. Ma l'attacco di Minnesota, lo sappiamo, può essere meglio. Nella NFC North nessuno è condannato a parte, forse, Green Bay, e questo 4-5 anche se non è un record fenomenale rimane un punteggio con cui giocarsi ancora l'unico posto disponibile in division per la postseason: il primo.

Inoltre, e non è poco, il record si basa da oggi su una vittoria insperata e assolutamente incredibile: un'iniezione di fiducia non indifferente.

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