Andre Iguodala contende un rimbalzo a Dirk Nowitzki
E' raro, al termine della Premiere Week, già trovare spunti interessanti per poter azzardare considerazioni, che proprio per il periodo, non si possano definire premature e con altissima probabilità di smentita nel corso della stagione. Tuttavia è interessante provare ad analizzare i segnali che ci sono giunti in questi primissimi giorni dal mondo NBA e iniziare a interpretarli, anche solo per il gusto di farlo.
Ad esempio, i Philadelphia 76ers di coach Mo Cheeks potrebbero rientrare nella categoria delle deluse di inizio stagione. Partendo dal presupposto che se si ha in roster due giocatori come Allen Iverson e Chris Webber, come minimo si dovrebbe attentare al titolo, vien da sé che con il settimo posto ad Est dell'anno scorso, con conseguente eliminazione al primo turno per mano dei Detroit Pistons e il triste 2-3 di quest'anno, la situazione in Pennsylvania non è delle migliori.
L'obiettivo dichiarato per i Sixers, di quest'anno è migliorare il risultato della stagione passata, che era terminata con la prima ed ultima serie, contro gli ex campioni in carica. E se si dovesse fallire, certo è che molte cose potrebbero cambiare.
Ma andiamo con ordine: i Sixers aprono la stagione il 1 novembre, proprio nell'Opening Night, giocando contro i Milwaukee Bucks del ritrovato Micheal Redd. La gara è molto tirata, sebbene i Bucks provino ripetutamente a scappare grazie all'apporto di Redd, autore di 30 punti , e del rookie Andrew Bogut, anche in lui in gran spolvero, che riesce a segnare 13 punti e a catturare 9 rimbalzi.
Dall'altra parte, ci sono però due signori che rispondono al nome di Allen Iverson e Chris Webber, che da soli riescono a fare il lavoro che invece sarebbe spettato a tutta la squadra: Iverson resta in campo per oltre 50 minuti, in cui mette a referto 35 punti e distribuisce 9 assist. Webber stupisce tutti, e pur giocando 2 minuti in meno rispetto al compagno, contribuisce con 32 punti e 14 rimbalzi.
Se solo il resto della squadra facesse almeno la metà di quello che il duo delle meraviglie ha fatto, sicuramente avremmo assistito ad una vera e propria esecuzione, ma così non è stato. La difesa, orfana del centro titolare Samuel Dalembert, fuori per infortunio ha fatto da spettatore passivo alla partita, concedendo all'attacco del Wisconsin quello che meglio preferiva.
Nonostante ciò si arriva all'overtime, e qui si spiega perché Iverson è restato in campo per 50 minuti, dove Philadelphia crolla, psicologicamente e fisicamente. Milwaukee ne approfitta pienamente, sfruttando la panchina di gran lunga più profonda e piazza un parziale di 15-6 che non lascia scampo agli avversari. 117-108 e 0-1 per i Sixers.
Ma non c'è tempo da perdere, perché il giorno dopo si rigioca di nuovo; dove tutto, l'anno scorso, era finito. Infatti, c'è un volo pronto per Detroit all'aeroporto. Ci sono i nuovi Pistons di coach Flip Saunders ad attenderli.
Ma oltre alla partita in sé per sé che fa già paura da sola, c'è il fattore stanchezza a turbare il sonno di Cheeks. E' impensabile, infatti, che un solo giorno, peraltro passato per la maggior parte in viaggio, possa essere bastato ai suoi ragazzi per recuperare pienamente da una partita combattutissima, conclusasi all'overtime ed anche persa.
E' quindi naturale che la squadra non possa essere al 100% sia psicologicamente sia fisicamente per la sfida. Poi se si considera anche il fatto che l'avversario è una squadra che, con o senza Larry Brown, basa la sua forza sul fisico, risulta un capolavoro di ottimismo pensare positivo.
La partita rispetta ogni pronostico. Philadelphia mai veramente in gioco, sovrastata in ogni campo statistico, che riesce ad evitare l'umiliazione solo grazie al solito Allen " The Answer" Iverson, il quale facendosi in quattro sia in difesa che in attacco alla fine scrive 31 punti con 6 assistenze ai compagni. Chris Webber non ripete l'exploit della sera precedente ma sfodera comunque una solida prestazione: alla sirena ne avrà segnati 16 e catturato 9 rimbalzi.
Il terzo violino, se di violini in una sera come questa si può effettivamente parlare, è il giovane Andre Iguodala, che si tende a ricordare più che altro per la sua schiacciata in testa a Kobe Bryant in un Lakers- Sixers della stagione passata, ma che in realtà ha dimostrato di avere anche molta sostanza. Sfiora la doppia- doppia che non arriva per pochissimo sebbene non riesca ad andare in doppia cifra in nessuna statistica. I punti si fermano a 8 e i rimbalzi a 9.
La partenza dei ragazzi di Saunders è bruciante. Piazzano subito un parziale di 28 a 20, nel primo quarto, che brucia del tutto le gambe dei 76ers, già abbondantemente provate per la partita precedente. Nei restanti tre quarti si limitano a gestire la timida reazione degli avversari che ben presto alzano bandiera bianca.
Come se non bastasse, la squadra della città dell' Amore Fraterno, trova sulla sua strada una delle più belle versioni negli ultimi anni di Richard Hamilton, che a sorpresa parte come playmaker, invertendo il ruolo con Chauncey Billups.
Il ragazzo da U-Conn, segna la bellezza di 37 punti, andando vicino ad un clamoroso quarantello, e lotta a rimbalzo come poche volte, portandone a casa 6. In più smista anche 6 assist, che certamente non sono la specialità della casa, dei quali la maggior parte finisce tra le mani di Taishaun Prince, che con 16 punti è il secondo realizzatore della squadra.
L'MVP delle finali del 2004, Billups, si "limita" a 12 punti, ma si scatena sotto la voce assist. Saranno 10, infatti, i passaggi vincenti che Chauncey riuscirà a effettuare alla fine. Conclude degnamente la sua performance con uno straordinario 3 su 3 nel tiro da dietro l'arco.
Il finale dirà : Detroit 108, Philadelphia 88.
I Sixers, tuttavia, non fanno drammi, perché sanno che solo pochi giorni dopo avranno una ghiotta occasione per rifarsi, dato che al Wachcovia Center si presenteranno quei Charlotte Bobcats ,da molti creduti come peggior squadra della NBA da entrambi i lati del campo: attacco e difesa.
Dunque, se i pronostici saranno rispettati alla fine della serata Iverson & co. dovrebbero festeggiare la prima vittoria stagionale, che ridarebbe un minimo di serenità ad un ambiente che ha sempre ambizioni molto alte.
La partita inizia con un generale equilibrio, che poi rimarrà per quasi tutta la durata dell'incontro. Il primo quarto finisce con la squadra del North Carolina avanti di 4 e Phila ancora in cerca di una propria dimensione e una quadratura di gioco.
Nella seconda frazione le cose non sembrano cambiare un granché, anzi si ripete quello che era già accaduto nel primo quarto e cioè, dei 76ers che fanno fatica a contenere ( incredibile ma vero") l'esuberanza offensiva dei neonati Bobcats i quali con un buon Emeka Okafor, autore dell'ennesima doppia-doppia con 24 punti e 11 rimbalzi, chiudono ogni tentativo degli avversari di rimettere avanti la testa. Anzi, incrementano il vantaggio.
In casa Sixers, intanto, si incomincia ad avvertire una buona dose di nervosismo, e soprattutto si sente sempre di più la mancanza di Dalembert, un giocatore capace anche di far correre la squadra: Hunter per quanto si impegni non basta e l'ex Olimpia Milano Lee Nailon certo non vale quanto il canadese.
Passa così anche il terzo quarto di gioco, che vede Charlotte rimpinguare il proprio vantaggio, ora di 13 punti, e salire ancora di più la rabbia del team di casa. Ogni tentativo di rimonta è prontamente soffocato grazie anche al lavoro del centro Primoz Brezec, che dirige con sapienza la difesa e del rookie ex UNC, Sean May, ancora alla ricerca di un ruolo congeniale alla sua stazza, ma che già dimostra di avere due numeri. Segnerà 11 punti in soli dieci minuti.
L'ultima parte della sfida è un disperato assalto da parte di quelli della Pennsylvania, che nonostante i rabbiosi tentativi non riescono a riprendere il match, che ormai ha svoltato verso Charlotte. Succede così che i Bobcats hanno più spazio in contropiede e puniscono le transizioni difensive di Philadelphia che in quanto di lentezza fanno a gara con quelle di Miami.
La difesa concede addirittura 31 punti e addio sogni di rimonta. Le uniche due piacevoli costanti sono quelle dei soliti noti, Webber e Iverson che anche stasera tentano per come gli è possibile di opporsi agli avversari. La sirena congela il risultato sul 110-93 per i Charlotte Bobcats, che conquistano la loro prima, inaspettata, vittoria stagionale.
Risultato giusto per una partita che ha visto i Sixers comandare nello score soltanto per una volta, e di solo un punto per giunta.
Non gioca male neanche Iguodala, che mette a segno 15 punti, oltre che 5 assist. Kyle Korver, invece, come si dice in questi casi, fa l'uovo, cioè 0 punti e una prestazione molto sottotono. Mentre Iverson fa il suo dovere con 29 punti che lo proiettano secondo nella classifica relativa, dietro solamente ad uno straordinario Kobe Bryant, sempre sopra i 30 punti, il quale sembra, da questo scorcio di stagione, abbia messo da parte una volta per tutte le sue frizioni con coach Jackson, per pensare solo a giocare.
Dopo la sconfitta contro Charlotte, i Sixers sono così 0-3, una partenza che alla vigilia pochi si sarebbero aspettati, data anche la classe riposta nei giocatori del roster. Occorre, quindi, una pronta risposta per zittire subito quelle persone che già incominciano a mormorare e ad esprimere dubbi sulla solidità di una squadra ancora giovane ed inesperta, come lo è Phila. Certo è che la frustrazione accumulata durante queste tre sconfitte è tanta come d'altro canto è tanta la voglia di riscatto.
Quale miglior occasione, allora, se non quella con gli Indiana Pacers, da molti accreditati del titolo di sfidante più credibile al trono di San Antonio? Ecco l'occasione attesa. Una prova che sicuramente darà molte risposte riguardo gli obiettivi a cui i 76ers dovranno puntare e soprattutto che testerà molto duramente la ballerina difesa, vista nelle prime uscite.
Sfida che peraltro si terrà alla Conseco Field House uno dei palazzetti più caldi degli Stati Uniti, dove per nessuna squadra è una passeggiata passare e che di certo non aiuterà i ragazzi di coach Mo Cheeks, già in grave difficoltà .
Serve una partenza rapida e bruciante, così da acquistare fiducia e non dar modo ai tifosi dell'Indiana di scaldarsi ulteriormente; e succede proprio così. Infatti, la squadra vista solo 3 giorni prima con i Bobcats sembra una lontana parente rispetto a quella arrembante e spumeggiante di oggi.
Indiana sembra non poter rispondere subito all'avversario che la costringe all' angolo nei primi minuti, per poi riuscire poco a poco a risollevarsi, senza però raggiungere Philadelphia prima della sirena del primo quarto. Dopo dodici minuti di gioco il risultato vede gli ospiti in vantaggio per 30 a 28. Risultato che fa certamente effetto data la difesa dei Pacers e le qualità difensive di certi giocatori come il non proprio flemmatico Ron Artest.
Ancor più incredibilmente il secondo quarto è di nuovo a vantaggio di Iverson, Webber e soci, con lo scarto che ora tocca quasi la doppia cifra. Spicca la prestazione dell'ex Sacramento che ne scrive 25 con 9 rimbalzi.
Ora è fuga vera e i Sixers cominciano a crederci davvero. Fanno girare la palla bene in attacco andando dentro per Webber o colpendo dal perimetro con Korver, giocatore trasformato rispetto a quello dell'uovo, o Iverson, mentre in difesa i meccanismi funzionano e si vede.
Si va al riposo, come detto, con quelli che in realtà dovrebbero essere i sfavoriti avanti di nove e con i Pacers in grave difficoltà .
Il terzo quarto sancisce la caduta, almeno apparentemente, definitiva dei padroni di casa a cui non basta il trio O'Neal, Tinsley e Artest autori complessivamente di 59 punti, per mantenersi a galla. Philadelphia continua a pigiare sull'acceleratore, con la rabbia accumulata nelle precedenti sconfitte che riaffiora improvvisamente. Il vantaggio poco alla volta sale e se non ci fosse quel calo negli ultimi minuti del terzo quarto si potrebbe parlare di partita chiusa con dodici minuti di anticipo, ma Indiana non si da morta prima del tempo.
Alla penultima sirena si arriva con i Pacers sotto di 12 ma ancora in partita mentre invece i Sixers volano sulle ali dell'entusiasmo grazie al cospicuo vantaggio fin lì accumulato e al buon gioco espresso. A questo punto basterebbe solo amministrare i punti di scarto per portarsi a casa la prima vittoria che cancellerebbe quel odioso zero sotto la casella delle vittorie. Non certamente una passeggiata ma visti gli uomini di cui può disporre Phila niente d'impossibile .Fatta?Macchè. Ancora c'è da soffrire. E molto.
I Philadelphia 76ers tornano in campo con tutt'altro atteggiamento rispetto a quello dei tre quarti precedenti; sembrano completamente scarichi e demotivati. Sembra quasi di rivedere la squadra che è stata miseramente battuta e sbeffeggiata dai Bobcats: stessa grinta. In pochi minuti si mangiano tutto il vantaggio pazientemente accumulato in 36 minuti e in men che non si dica ecco che Indiana fa già le prove per il sorpasso.
In panchina Cheeks perde anni di vita mentre Jermaine O'Neal si prende gioco della sua difesa e porta la squadra ad un soffio dal pari.
Incredibilmente Phila non crolla del tutto e mantiene ancora un minimo di ragione. Iverson sale in cattedra e da un contributo fondamentale alla causa, con le sue penetrazioni. Con tanto cuore si arriva alla sirena con due punti in più rispetto all'avversario. Fondamentali. Il parziale degli ultimi 12 minuti è 29-19 Indiana ma quel che più conta è il risultato finale che dice Philadelphia 111, Indiana 109.
Si può finalmente festeggiare la vittoria scaccia fantasmi, che sarà subito seguito da un'altra vittoria, anch'essa di prestigio, contro i Dallas Mavericks.
In definitiva si potrebbe dire che i Sixers come potenziale sarebbero da zone alte ma la difesa latita e non si possono neanche gettare tutte le colpe sull'infortunio di Dalembert. Occorre, dunque, che Cheeks lavori molto sulla condizione fisica e sulla difesa se si vuole arrivare agli obiettivi prefissati. Shaq docet: "L'attacco fa vendere i biglietti ma è la difesa che fa vincere le partite".
[NDR: Ma non l'ha inventata Shaq, sia chiaro! :-)]