Owens di spalle, ma sembra che sia Philadelphia a volergli voltare le proprie: fuori fino a fine stagione!
Cominciò tutto con la "fuga" dai Niners due stagioni orsono, quel fortissimo WR uscito dal college di Chattanooga e che tutti impressionava da anni per le sue mani e le sue doti atletiche, un giocatore capace di ricevere e, subito dopo, devastare qualsiasi opposizione dei backs per guadagnarsi, yard dopo yard tutto, il campo ne aveva combinata un'altra delle sue.
Un fenomeno, il miglior wide receiver in circolazione, ma l'addio ai Niners lo mise sotto una pessima luce che già di partenza tanto buona non era. Polemico come pochi, pronto a tempestare chiunque di parole, di critiche, di sarcasmo: il perfetto trash talker in quell'estate riuscì a passare anche per bambino viziato, come se non fosse abbastanza antipatico ai più, rifiutando di finire ai Baltimore Ravens dopo una trade più che lecita e, facendo di tutto, perfino scomodare la NFL, approdò ai Philadelphia Eagles: il suo sistema offensivo ideale guidato dal grande Donovan McNabb, una coppia spettacolo al servizio degli eterni delusi.
In Pennsylvania per vincere il Super Bowl quindi, impresa poi solo sfiorata in finale contro i soliti Patriots dopo una partita di Owens da incorniciare, un Owens lontano dai campi da più di un mese per un infortunio e capace di ricevere un buon numero di palloni e di giocare con grinta, volontà e cuore a favore di tutta la squadra. Non abbastanza per vincere, ma sufficiente per puntare immediatamente alla riscossa.
Poi il caos: venerdì scorso Owens finisce fuori rosa e sabato è sospeso per tutta la stagione dai Philadelphia Eagles. Ma cos'è successo? Premetto che mentre scrivo TO ha già tenuto una conferenza stampa insieme al proprio procuratore, Drew Rosenhaus, per chiedere di nuovo scusa e cercare di essere immediatamente riammesso negli Eagles. Il suo procuratore sostiene che questo "mea culpa" immediato dovrebbe far capire quanto ci tenga a Phila e quanto abbia voglia di essere immediatamente reintegrato nell'unica squadra per "cui voglia davvero giocare a football".
Facile, troppo facile. Gli Eagles non rilasciano dichiarazioni, ma l'ultimo scontro (fisico) con compagni e addetti al coaching staff è stata la proverbiale (quanto gigantesca) goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le dichiarazioni dei responsabili di squadra che hanno fatto seguito a quell'episodio sono piuttosto decise e nettamente contrarie alla "persona" di Owens, e non lasciano nessun dubbio su quali siano le intenzioni della società .
Owens aveva cominciato già in estate a creare qualche problema, proprio grazie alle pressioni del signor Rosenhaus per avere un ingaggio più alto, non presentandosi a diversi allenamenti e saltando l'avvio del training camp.
Un inizio niente male per chi vuole ricominciare immediatamente a dare la caccia al titolo, una vera prova di coesione con il resto della squadra che da subito gradisce poco. Per quel che riguarda la richiesta economica, rispedita al mittente dagli Eagles che da anni praticano una precisa politica di gestione, il tutto suonò abbastanza comico dal momento che TO aveva sì "alzato" i numeri dell'attacco di Philadelphia, ma l'obiettivo Super Bowl era stato raggiunto (dopo tre finali di conference perse consecutivamente) senza che lui fosse in campo e, la finalissima, risultò favorevole agli avversari con lui schierato titolare.
Certo, colpe non ne aveva e, anzi, giocò una partita tutta di cuore: ma perché quelle proposte? In molti pensarono subito al suo agente, noto per essere un discreto "affarista" nel mondo dello sport, sempre pronto a giocare al rialzo e che nel caso specifico avrà certamente trovato terreno fertile per convincere il proprio assistito ad avanzare certe richieste pur con l'assenza di giusti criteri per tale proposta.
Il tutto finì a pacche sulle spalle, più o meno, per poi ripresentare un Terrell Owens in forma smagliante al via della stagione: al momento dell'espulsione, prima cioè della recente sconfitta subita contro i Redskins, TO annoverava i soliti eccezionali numeri. Quarto in NFL per yards ricevute (763), una media di 16.2 a partita con una punta massima di 171 yards contro Kansas City e 6 touchdowns realizzati.
Il suo compagno McNabb però sta male e, nonostante questi numeri, Philadelphia fatica a decollare e a trovare continuità nel gioco offensivo. Lui resta sempre un uomo temibile per le difese avversarie, pronto ad ogni snap a far male a chiunque, ma gli Eagles non rendono più come una anno fa. Dopo la sconfitta patita dai Denver Broncos con un record che scivolava a 4-3 in una un division tutt'altro che facile, Owens decise che era finalmente giunta l'ora di dar fiato alle trombe. E che concerto signori.
Senza troppo titubare, il nostro, comincia un monologo durante una intervista sul fatto che gli Eagles non abbiano alzato abbastanza clamore dopo la sua centesima meta in carriera e, finendo più sul discorso meramente tecnico, su come McNabb sia assolutamente fuori condizione e di come questo stia penalizzando la stagione degli Eagles, per i quali l'obiettivo minimo dei playoffs sembra sempre più un'utopia.
Fin qui nulla di troppo sbagliato, ma Owens si lascia sfuggire anche che un certo Brett Favre sarebbe decisamente un giocatore più ideale alla situazione attuale della squadra; un condottiero, un vero leader, un uomo che va oltre gli infortuni e le difficoltà .
Difficile capire se questa affermazione sia una richiesta di trade per finire a Green Bay o se, peggio ancora, sia il consiglio alla società di prendere decisioni dirette contro McNabb, mentre quest'ultimo insacca e lascia scivolare via la polemica che lo vede dipinto come il grande male della squadra, incapace di gestire la leadership e di superare i propri mali.
La città dell'amore fraterno insorge, non fosse bastata una maglia dei Dallas Cowboys (e che maglia, Michael Irvin!!!) indossata dopo la batosta subita in Texas ecco una sparata contro il leader storico della franchigia, probabilmente l'uomo più amato, dopo Allen Iverson, dalla Philadelphia sportiva.
Apriti cielo. La società prova a mediare, da una parte bacchetta Owens, dall'altra cerca soluzioni per tenerlo calmo e far rientrare il caso, ma la sospensione per un turno arriva inesorabile. Il giocatore corre ai ripari, rilascia un'intervista ad ESPN, tenta di gettare acqua sul fuoco, di tornare ad essere simbolo della Philadelphia del football, ma ancora le sue parole sono piene di stilettate più o meno velate.
Finito? Bene, il solito Owens direte voi, tutto "chiacchiere e distintivo". No, macché finito: il colpo grosso è la rissa con un compagno ed il dirigente Hugh Douglas che si scatena di sabato, subito dopo la sospensione, con scene che vengono descritte dalle critiche pari a quelle di un incontro di wrestling, solo che i pungi sono veri. E lo sfogo di TO, le urla verso i compagni, la follia" il guaio è combinato. E che guaio.
La sospensione sale a quattro turni, ma coach Andy Reid ci va giù pesante e afferma che, in ogni modo, "Terrel Owens non sarà più reintegrato in squadra da qui alla fine della stagione. Gli è stato dato modo più volte di non finire così questa situazione, di non raggiungere questo limite. Non è servito a nulla."
Una mazzata incredibile alla quale TO, proprio oggi, ha provato a porre rimedio, chiedendo scusa per l'accaduto, per quanto detto di negativo nei confronti di McNabb e per aver penalizzato la squadra tutta. [
i]"Come sapete" ha dichiarato Owens "sono stato sospeso e mi è stato detto che non giocherò più fino alla fine della stagione. Ma io sono un giocatore di football e giocare è quello che voglio. Mi fa davvero male non essere più parte del team, voglio rientrare ed aiutare gli Eagles a raggiungere il Super Bowl e vincerlo. Quando lo scorso anno ero infortunato e tutti dicevano che la mia stagione era finita, ho lavorato duro per mostrare al mondo che tutto è possibile e che, a costo di bruciarmi la carriera, avrei giocato per dare a Philadelphia il titolo. Credo che la mentalità che ho sia la mia forza, ma al tempo stesso possa essere la mia più grande debolezza. Sono un combattente, lo sono sempre stato e sempre lo sarò, combatto per tutto ciò ritengo sia giusto".
Come non farsi convincere da un discorso del genere? Basta evidentemente sapere che da che parte proviene, dato che dalle prime indiscrezioni la dirigenza di Phila e tutto il coaching staff non ne vogliono sapere di tornare sui propri passi. Anzi, qualcuno ha già messo mano alla lista dei WR che saranno FA al termine di questa stagione!
Owens è uomo da 10535 yards in regular season, giocatore dalle doti straordinarie, provocatore di ogni pubblico avversario e idolatrato dal proprio, il quale a sua volta ha comunque un limite di sopportazione che non si può considerare infinito.
Le continue polemiche a San Francisco avevano stancato più di una parte dei sostenitori, mentre a Phila questi ultimi sette giorni hanno fatto crollare le sue azioni fin sotto il pavimento. Uomo squadra assolutamente deleterio, non più solo chiacchierone e con un ego troppo spesso gonfio oltre il consentito dalle regole del buon senso.
Sbeffeggiare gli avversari, ballare sulla stella dei Dallas Cowboys, litigare con i supporter di Chicago all'uscita del campo, danzare sotto la curva di San Diego, Kansas, Oakland, New York, scimmiottare l'esultanza dei suoi avversari, soprattutto quella di Ray Lewis, ovunque sia andato insomma, ha esibito comportamenti che ne esaltano il personaggio e le folle amiche, ma che lo rendono il nemico numero uno di ogni tifoso e di ogni difensore.
Insultare il proprio leader va però ben oltre una discussione esagerata sulla sideline durante una partita che non decolla (ricordate Pittsburgh 2004? Prima giornata storta e prima grande sfuriata) e non aiuta la propria immagine. Sono convinto che Owens sia in buona fede in tutte queste occasioni, che sia un impulsivo davvero incapace di ragionare in certi momenti, ma il suo carattere un po' da star e un po' da bandito non aiuta nessuno, tantomeno sé stesso che rischia di non trovare più nessuno abbastanza coraggioso da voler accollarsi il suo contratto rischiando di dovere rincorrere scuse ufficiali dopo ogni "scappatella" e azzardando addirittura sul pericolo di risse interne allo spogliatoio, con la squadra che si spacca e l'armonia di squadra che se esce dalla finestra alla prima occasione per non tornare più.
Nel 2006 saranno free agents personaggi come David Givens, Reggie Wayne e Antwaan Randle El, senza dimenticare i meno blasonati, ma pur sempre validi, Troy Edwards, Corey Bradford, Joe Jurevicius, David Boston, Koren Robinson e Josh Reed. Terrell potrebbe finire in una trade per qualche difensore, o magari per un runningback puro (Shaun Alexander?).
Per ora resta anche da stabilire se davvero qualcuno vuole Owens in squadra, il tutto proprio mentre un noto canale americano mette on-line un sondaggio che chiede cosa fareste voi se TO giocasse nella vostra squadra: lo riammettereste nel roster? Su quasi 64000 votanti il 73.4% ha detto no e in nessun stato dell'Unione ha vinto il sì. Nemmeno in Pennsylvania. Gli analisti sono ormai certi che nessuno a Philadelphia si rimangerà la parola data e che Owens è giunto al divorzio con la propria squadra.
Un matrimonio breve ed intenso che non ha più nessun requisito, nessuna garanzia, per poter rischiare un prolungamento. Nessuno, nel giro dei media e dei tifosi, sarebbe oggi disposto a scommettere sul reintegro di Owens che, con le valige in mano, è pronto per essere uomo mercato e di nuovo sulle prime pagine di ogni giornale, con il suo solito strafottente sorriso da piccola canaglia, le sue tante promesse, la sua carica da vincente e" il suo immancabile trash talk.
A Philadelphia intanto tutto tace, sulle scuse di oggi, sul futuro prossimo e quello più lontano, sulle multe le risse e le offese. Brutta tegola davvero, per tutto l'ambiente che deve rimanere concentrato per inseguire i playoffs e per il giocatore stesso che rischia di essersi giocato qualcosa di più di una semplice sospensione.
E voi, cosa fareste con Owens? Chi non risica non rosica si diceva una volta, ma quanto vale questo rischio? A voi, e ai posteri tutti, la scottante sentenza.