Riusciranno i Sonics di Ray Allen a ripetere la grande stagione passsata?
La NorthWest Division della NBA nella stagione 2004 / 05 ha vinto a mani basse la palma della sfortuna.
Lasciando un secondo da parte il fenomeno Seattle Supersonics, tutte le squadre che si sono ritrovate in questo raggruppamento della lega hanno vissuto un'annata ben peggiore nei fatti di quanto ci si aspettasse ad inizio stagione.
L'elenco dei mali è presto fatto; mancata chimica di squadra, scioperi più o meno bianchi di atleti solo formalmente a roster, alti e bassi di forma, dolori di crescita di squadre giovani, cambi di allenatore assortiti e naturalmente tanti, tanti infortuni.
I dodici travagliati mesi appena trascorsi hanno davvero lasciato l'amaro in bocca ad almeno quattro delle cinque tifoserie di queste franchigie, ma sembra che questa stagione qualche cosa possa cambiare.
Una doverosa premessa.
Tanto per sbilanciarsi un po', bisogna sottolineare un previsione che difficilmente sarà contraddetta: i detentori del prossimo anello di campioni del mondo non verranno da questa division.
Troppa inesperienza, troppi cambi di rotta estivi e troppa concorrenza da altri lidi sembrano tarpare le ali ai sogni di gloria delle squadre della frontiera Nord degli Stati Uniti; ma se questa previsione sembra potersi basare su dati concreti, allo stesso modo non sembra difficile prevedere come questa sarà anche una delle division che offriranno il miglior gioco della lega e lo spettacolo certamente più vario ed interessante.
A guardare il panorama che il lato più alto del poligono NBA offre, non si può essere che soddisfatti: la Northwest è un vero melange di stili e di filosofie cestistiche che negli ultimi anni è sfociata in rivalità di grande caratura tecnica, in parte eredità diretta della vecchia Pacific Division.
Se si volessero mantenere i valori espressi dall'ultimo campionato, non si potrebbe prescindere dal partire dai già citati Seattle Supersonics.
La squadra che ha stupito la lega, la squadra che ha tirato spesso e volentieri più da 3 che da 2, la squadra che doveva perdere tutti i suoi leader ad ogni partita, vivrà quest'anno il difficile momento della prova del nove.
Lo farà senza il suo storico allenatore Nate Mcmillan passato proprio alla rivale di division Portland, ma con il volto familiarissimo di coach Bob Weiss, finalmente alla prova del ruolo di capo allenatore.
E lo farà sotto la leadership consolidata di Ray Allen, che forte di un rinnovo pluriennale di contratto dovrà garantire anche per il 2006 quei ritmi indiavolati, quelle percentuali da sogno e quello strano non-bisogno di lunghi, fondamentale per la costruzione di una classifica tanto a rischio.
La squadra non ha perso tanto in sede di mercato, ma non ha nemmeno guadagnato nomi altisonanti. Le partenze di Daniels e Jerome "Sexy" James dovranno dare stimoli a gente come Collinson e Ridnour ma è difficile prevedere gli avvenimenti in un ambiente che da dodici mesi a questa parte non fa altro che stupire.
E di sorprese, seppure in negativo, se ne sono verificate parecchie anche a Minneapolis e Salt Lake City.
La squadra accreditata come proprietà privata di Kevin "Bigliettone" Garnett ha vissuto un anno ad altissima densità di delusione. Gli scioperi già citati sono arrivati principalmente da Sam Cassell e Latrell Sprewell che evidentemente hanno fatto di tutto per evitare ai compagni di arrivare a giocarsi quelle emozioni da finale, che loro avevano invece già gustato.
E' bastata una partenza a rilento, per far credere ad un tutto sommato buon GM, come il grande Kevin McHale, di poter prendere in mano la panchina di una squadra da titolo NBA al posto dell'ex allenatore dell'anno Flip Saunders, oggi giustamente sulla panca di Detroit nel ruolo di degno erede di coach Brown.
Così, con un paio di mosse ben assestate, il destino a bruscamente spostato il ruolo dei T-Wolves, da principale candidata allo spot di finalista NBA a quella di squadra in ricostruzione.
Non che si stia smobilitando, anzi, ma il roster e le prospettive di Minnesota oggi, sono almeno due gradini inferiori a quanto la carta faceva supporre nel 2004 di questi tempi e sarà una sorpresa vedere Garnett e soci navigare in posizione di testa verso il ballo dei play-off, nonostante il draft abbia portato loro uno dei rookie più solidi, ovvero Rashad McCants e nonostante l'ex all-star Szczerbiak sembri finalmente in grado di rientrare a pieno nel ruolo di seconda freccia dell'arco verde-blù.
Ma se a Sparta si piange, ad Atene non si ride poi tanto.
Anzi, le lacrime che si sono sparse nell'ultimo anno nello Utah (la Atene in questione è proprio lo stato dei mormoni) sono apparse più salate dell'omonimo lago.
Gli Utah Jazz sono una squadra che negli ultimi anni ha imparato a cambiar pelle. Dopo la fine dell'era Stockton - Malone, la squadra di coach Sloan ha più volte rivalutato il proprio nome, ma proprio quando sembrava essere il momento di dare uno scossone alle rivali, gli infortuni ne hanno minato le velleità .
Quest'anno Kirilenko e compagni probabilmente non faranno sfracelli ne arriveranno a 60 e più vittorie, ma c'è da scommettere che scenderanno in campo con una voglia di rivalsa enorme, che ne farà una delle peggiori mine vaganti dell'intera lega.
Il reparto lunghi in particolare, avrà moltissime rivincite da prendersi: dopo i guai fisici di AK47 Kirilenko e dopo le delusioni arrivate per motivi differenti da Boozer e Okur prendere un pallone sotto le plance del Delta Center dovrebbe diventare un'impresa notevole.
In più, il draft ha premiato i Jazz con la possibilità di scegliere un play del quale pochi non si innamorerebbero come Deron Williams, un giocatore che senza nulla togliere ai compagni e a chi lo ha preceduto, non si vedeva dai tempi di Stockton.
In fondo però, i nomi dei singoli contano poco da queste parti. Se successo sarà , almeno per la division (l'impressione è che gli Utah siano da terzo posto di raggruppamento) sarà merito del collettivo, del gioco, della filosofia che Sloan saprà far arrivare a questa ennesima generazione di Jazz.
In una division tanto equilibrata le ultime due squadre citate potrebbero risultare alla fine le prime della classifica.
Questo discorso vale soprattutto per i Denver Nuggets.
Fra cambi di allenatore e malumori della stellina 'Melo Anthony, le pepite del Colorado si sono complicate la vita come e più di una squadra di provincia dell'italico campionato di calcio. (Da non dimenticare l'infortunio alla prima uscita di regular season di Voshon Lenard).
A fonte di tanta generosità verso le rivali, si è segnalato un grande finale di stagione coinciso sull'arrivo della panchina di Gorge Karl. E proprio con Karl alla guida, i Nuggets attaccheranno la salita che dovrebbe portarli nell'Olimpo della lega.
Lo faranno con un roster pressoché identico a quello della passata edizione, ma con tanta consapevolezza in più nei propri mezzi. L'obiettivo nemmeno troppo nascosto è arrivare ai play-off come prima rappresentante della Northwest e se la salute li assisterà , la prospettiva non appare troppo peregrina.
Lasciare per ultimi i Portland Trail Blazers non è una scelta dettata dalla mera classifica. Il problema di questa squadra è ancora e sempre la chimica, la faccia che potranno mostrare una volta scesi sulle assi del Rose Garden, uno dei palazzetti più innamorati del gioco dell'intero panorama.
Il passaggio dai Jail ai Trail Blazers è ormai completato, ma la perdita di tante personalità leggermente distorte ha lasciato la sensazione di una squadra un po' vuota, senza quel guizzo in più che potrebbe portarla molto lontano.
Per ovviare a questo problema, la dirigenza ha deciso di puntare sul carisma di Nate Mcmillan come ben si sa e con lui alla guida è facile presupporre che la squadra opterà per un gioco spettacolare e veloce che sfrutti non solo le doti (ancora tutte da provare a pieno) di Zach Randolph, ma anche quelle dell'ex liceale Martell Webster, di Sebastian Telfair e dell'ex Washington Juan Dixon.
Ma la coperta è corta, lo spot di ala piccola per esempio, sarà ancora di Darius Miles, ormai lontano dall'essere una novità e ancora pericolosamente distante dall'affermazione definitiva.
In definitiva, in una division del genere sarà molto dura emergere per gli ex cattivi ragazzi del Bronx, ma allo stesso tempo la parola resa sembra davvero distante dalle corde di questa franchigia.
NORTHWEST DIVISION
Classifica (pronostico):
1° Minnesota Timberwolves
2° Denver Nuggets
3° Utah Jazz
4° Seattle Supersonics
5° Portland Trail Blazers