Los Angeles Lakers: Preview

Kobe Bryant è pronto per una nuova stagione stellare…

Obiettivi

Fare meglio dell'anno scorso e dunque centrare la zona playoff. Poi chissà . Superare il primo turno e magari andare oltre (non impossibile se tutto dovesse girare al massimo), rappresenterebbe il sogno proibito. Di sicuro se i lacustri funzioneranno, ai playoff possono diventare pericolosi per tutti.

CONFERENCE: Western Conference
DIVISION: Pacific Division

ARRIVI: Kwame Brown (Washington Wizards); Aaron McKie (FA - Philadelphia 76ers); Laron Profit (Washington Wizards);
PARTENZE: Caron Butler (Washington Wizards); Chucky Atkins (Washington); Brian Grant (Phoenix Suns); Jumaine Jones (Charlotte Bobcats); Vlade Divac (Ritirato).
ROOKIES: Andrew Bynum (10); Ronny Turiaf (37); Von Wafer (39).

Probabile Quintetto Base
Playmaker: Aaron McKie
Shooting Guard: Kobe Bryant
Small Forward: Lamar Odom
Power Forward: Kwame Brown
Centro: Chris Mihm

NUM PLAYER POS HT WT DOB FROM YRS


15 Tony Bobbitt G 6-4 190 10/22/1979 Cincinnati 1
54 Kwame Brown F-C 6-11 248 03/10/1982 Glynn Academy HS 4
8 Kobe Bryant G 6-6 220 08/23/1978 Lower Merion 9
17 Andrew Bynum C 7-0 285 10/27/1987 St. Joseph HS R
43 Brian Cook F 6-9 258 12/04/1980 Illinois 2
3 Devean George F 6-8 235 08/29/1977 Augsburg 6
11 Devin Green G 6-7 210 10/25/1982 Hampton R
2 Aaron McKie G 6-5 209 10/02/1972 Temple 11
14 Slava Medvedenko F-C 6-10 253 04/04/1979 Ukraine 5
31 Chris Mihm C 7-0 265 07/16/1979 Texas 5
7 Lamar Odom F 6-10 230 11/06/1979 Rhode Island 6
55 Adam Parada C 7-0 265 10/21/1981 California R
1 Smush Parker G 6-4 180 06/01/1981 Fordham 2
9 Laron Profit G-F 6-5 204 08/05/1977 Maryland 3
18 Sasha Vujacic G 6-7 195 03/08/1984 Slovenia 1
23 Von Wafer G 6-5 210 07/21/1985 Florida State R
4 Luke Walton F 6-8 232 03/28/1980 Arizona 2

STAFF TECNICO:
HEAD COACH â€â€ Phil Jackson (College - North Dakota)
ASSISTANT COACHES â€â€ Frank Hamblen
Brian Shaw
Kurt Rambis
Kareem Abdul-Jabbar
Scottie Pippen
Larry Smith (College - Alcorn State),
Mike Wells (College - Mt Vernon Nazarene)
Melvin Hunt (College - Baylor),
Chris Bodaken (College – USC)
ATHLETIC TRAINER â€â€ Gary Vitti (College - Southern Connecticut State)

Commento

"Ricomincio da tre" è il titolo di una delle commedie più brillanti di Massimo Troisi (nonché uno dei più grandi capolavori del cinema italiano), ma forse tale titolo potrebbe essere facilmente accostato ai Los Angeles Lakers versione 2005-2006: Kobe Bryant, Lamar Odom, e Phil Jackson, coach della dinastia inizio millennio, che torna a "casa" dopo un anno d'esilio (in qualche isola sperduta del Pacifico).

Sarà  per i 30 milioni di dollari in tre anni che percepirà , sarà  per l'influenza positiva che ha sicuramente avuto Jeannie Buss (figlia del proprietario dei Lakers e moglie di Jasckson) sulla decisione del nove volte campione o sarà  stata anche la possibilità  di misurarsi in una vera e propria sfida, fatto sta che, l'ex North Dakota, avrà  per la prima volta in mano un roster senza il giocatore dominante, senza il più forte della lega (Michael Jordan e Shaquille O'Neal nelle precedenti occasioni) e potrà  dunque fornire una risposta a tutti quelli che (Red Auerbach in testa) lo considerano più un allenatore fortunato, che un tecnico di valore.

Mi mancava il basket, è qualcosa che mi dà  una grande carica e che negli ultimi tempi ha aggiunto un grande significato alla mia vita. Dopo la sconfitta in finale contro Detroit (finale 2004, n.d.r.) non pensavo però che ci fossero molte possibilità  che io tornassi ad allenare i Lakers. Poi, Jeanie (Buss, figlia del proprietario dei Lakers Jerry) ha iniziato a sondare il terreno e a chiedermi se volevo tornare. E da marzo ho iniziato a pensare seriamente all'ipotesi fino a convincermi che si poteva fare

Il ritorno di Jax un dubbio amletico l'ha però suscitato. Come è possibile che Bryant e Phil possano andare d'accordo dopo quello che Jackson ha scritto nel libro su Kobe? Ecco che allora il coach ha voluto fugare ogni dubbio:

L'anno scorso si è malignato molto su Kobe: gli è stata scaricata addosso la colpa della dissoluzione dei Lakers, della partenza mia e di Shaq. Non lo ritenevo giusto come non è stato giusto aver ripreso una mia definizione di Kobe (“uncoachable”, non allenabile, ndr) nel libro che avevo scritto: io e Kobe abbiamo lavorato alla grande, specie nell'ultima parte di quella stagione e quella mia frase era invece legata solo ad un ben preciso momento, non a lui come giocatore in assoluto. In fondo quel libro era un diario, degli appunti che scrivevo giorno per giorno. Infatti quando mi sono lasciato con Kobe abbiamo avuto un incontro in cui ci siamo chiariti e in cui gli ho fatto capire che avevo apprezzato quanto fatto in quell'anno per lui molto difficile (Bryant era sotto proceso per stupro). E, tanto per chiarire definitivametne la cosa, Kobe è un giocatore allenabile

Al di là  comunque del futuro successo o declino di Jackson, molteplici sono gli aspetti e le situazioni di analizzare in casa giallo-viola. In primo luogo come la squadra si è modificata dopo l'estate appena trascorsa. Quattro giocatori hanno abbandonato la franchigia californiana: Caron Butler, Chucky Atkins (Washington Wizards), Brian Grant (Phoenix Suns) e Jumaine Jones (Charlotte Bobcats). Altri sei (draft incluso) hanno invece indossato per la prima volta la casacca più prestigiosa della NBA (non ce ne vogliano i tifosi dei Boston Celtics): Kwame Brown, Aaron McKie, Laron Profit, Andrew Bynum (10ª scelta), Ronny Turiaf (37ª) e Von Wafer (39ª).

Molti si aspettavano qualcosa di più. Di sicuro c'è che, dopo una stagione fallimentare come quella passata, fossero necessari maggiori cambiamenti. "Il peggior gm della lega"; "Ma come si fa a commettere questi errori?"; "Come è possibile farsi scappare i migliori giocatori ed essere così fermi sul mercato?".

Commenti da bar, certo. Però sono frasi che hanno fatto da "leit motiv" in questa estate e che sono entrate nell'uso comune di tifosi Lakers e non. Frasi che sono state il comune denominatore di un ambiente fortemente destabilizzato dal disastro della scorsa stagione. Commenti questi, che attaccano pesantemente la figura di Mitch Kupchak, general manager lacustre dopo l'addio di Jerry West, considerato il vero responsabile del declino giallo-viola.

Parliamoci chiaramente: non siamo di fronte ad un dirigente dalle elevate capacità  imprenditoriali e probabilmente si tratta della persona meno adatta ad una realtà  così complicata come quella californiana, ma un conto è esprimere giudizi personali e un altro è fare dell'attacco personale uno sport privato. Condurre un mercato migliore di quello realizzato dalla dirigenza angelina non era possibile. Ma non solamente da un punto di vista tecnico, ma soprattutto per un progetto che, giusto o sbagliato che sia, Kupchak in prima persona ha voluto portare avanti a tutti costi: liberare più spazio salariale possibile in vista della pazza estate 2007, anno in cui molti free-agent appetibili saranno disponibili.

In realtà  l'unico free-agent che interessa e interesserà  la dirigenza giallo-viola è Amare Stoudemire. Ad agosto lo stesso giocatore, aveva espresso tutta la sua ammirazione per la città  degli angeli, affermando come un giorno gli sarebbe piaciuto molto andare a vivere in quei lidi. Certo, a chi non piacerebbe? Soprattutto se il contratto che alcuni dicevano già  pronto per l'occasione, sarebbe stato il più alto della storia della lega.

Qualche giorno fa la doccia fredda: Stoudemire ha rinnovato con i Suns per cinque anni e un totale di 73 milioni di dollari. Al di là  comunque del rinnovo della star di Phoenix, la realtà  è che c'è una programmazione. Non era stata forse questa la principale mancanza con la quale commentatori, tecnici, esperti e persino tifosi si erano dovuti confrontare la passata stagione? Altro obiettivo che la dirigenza ha poi assolto è stato quello di ringiovanire il roster, anche a costo di cedere giocatori che lo scorso anno, nella tristezza generale, avevano fatto vedere buone cose. Via allora Caron Butler e Chucky Atkins ed ecco Kwame Brown e Laron Profit.

Chi ci guadagna? In realtà  nessuno dei due o forse entrambi. Il classico caso in cui giocatori che in una franchigia non rendono al massimo, inseriti in altre realtà  possono dare molto. Si tratta in ogni modo di una scommessa. Kwame Brown è l'eterna promessa: chiamato con la 1ª scelta assoluta al draft 2001 (era il pupillo di Jordan, allora ai Wizards) il ragazzo non è mai esploso (7.7 punti a partita e 5.5 rimbalzi di media in 4 anni a Washington). Ha sempre fatto vedere qualcosa di buono, ma non ha mai dato l'idea di esprimere tutto il suo potenziale.

Riuscirà  Jackson lì dove Jordan ha fallito? Di sicuro c'è che, ad aiutare il giocatore nella sua opera di ricostruzione, ci sarà  Kareem Abdul Jabbar. L'ex centro dei Lakers, miglior realizzatore della storia NBA, è infatti diventato il nuovo assistente di coach Phil, soprattutto per quanto riguarda il settore lunghi. Dunque grande lavoro per Kareem, non solo per la presenza di Brown, ma anche per l'arrivo dal Draft del ragazzone (2.13) che, nelle speranze della dirigenza, dovrebbe "dominare" la lega nei prossimi anni: Andrew Bynum.

I Lakers l'hanno scelto con la decima chiamata: un vero rischio considerando che, a quel punto del Draft, erano ancora liberi giocatori più affidabili di Bynum, proveniente dall'High School e dunque ancora un po' acerbo per la massima espressione cestistica del pianeta. Il centro, dal canto suo, professa tranquillità  e afferma che vicino a tanti campioni sarà  ancora più facile imparare e migliorare. Soprattutto in un ambiente come L.A., che nel ruolo di centro ha sempre avuto i più forti.

Per quanto riguarda le altre scelte del draft i Lakers non hanno risparmiato colpi di scena, accantonando per una volta l'ordinaria amministrazione. Con la 37 è stato infatti chiamato Ronny Turiaf, autore con Gonzaga di due ottime stagioni, mentre alla 39 è arrivato un "coup de teatre" non indifferente che ha colto alla sprovvista tutti i "mock" della nazione (e anche fuori dagli Usa): Von Wafer.

Molta sfortuna c'è stata con Turiaf. Lo staff medico ha infatti scoperto che il giocatore soffriva di un problema cardiaco: l'aorta, arteria principale che passa per il cuore, era infatti più grande di qualche millimetro rispetto al normale e questo avrebbe potuto causare al giocatore, se avesse continuato a giocare in quelle condizioni, estremi rischi. Necessario è stato dunque un intervento chirurgico per risolvere il problema.

L'operazione, eseguita dai migliori cardiologi di Los Angeles, è perfettamente riuscita, ed ora Turiaf, sta tentando in tutti modi di recuperare la forma, sia mentale che fisica, per tornare a calcare i parquet in maglia giallo-viola. Al di là  comunque di tutte le previsioni ottimistiche, il giocatore resterà  fuori per almeno un anno e non è detto che ritorni quello di una volta.

Miglior sorte si è avuta invece con Von Wafer. Chi è però esattamente tale illustre sconosciuto? Indicato da Jackson qualche giorno prima del draft, il ragazzo (1.96 per 95 chili), nella summer league di Rocky Mountain dello scorso luglio, ha dimostrato subito il suo valore atletico, mettendosi in mostra con azioni spettacolari e dall'elevato coefficiente di difficoltà .

Ottimo tiro in sospensione, discrete capacità  difensive e anche buona vena offensiva (12,9 punti di media nella manifestazione). Tatticamente deve migliorare tantissimo, ma intanto le prestazioni estive gli sono bastate per ottenere un contratto biennale dai Lakers. Ottimo inizio.

Sempre per quanto riguarda il mercato è arrivato dai Philadelphia 76ers, in qualità  di free agent, Aaron McKie. Non proprio una stella, ma comunque un giocatore che aggiunge il suo apporto di esperienza e conoscenza cestistica. Andrà  ad occupare la posizione di playmaker, che nel gioco di Jackson ha poche funzioni da assolvere: portare la palla al di là  della metà  campo, centrare triple sugli scarichi e difendere ardentemente in ogni situazione. Di meglio non si è trovato (Antonio Daniels e Nick Van Exel in primis) e questo di certo non è molto incoraggiante per chi, negli anni passati, otteneva firme da free agent molto più affermati di McKie.

Nel progetto di ringiovanimento del roster, altri due illustri vecchietti hanno dato l'addio ai Lakers. Il primo ad abbandonare è stato Brian Grant. In realtà  sono stati i Lakers a mollarlo, approfittando della nuova normativa in materia di contratti denominata come: "amnesty rule" (entrata in vigore quest'estate con il rinnovo del contratto fra giocatori e la lega guidata da David Stern).

I Lakers si sono così liberati del pesante fardello di Grant almeno per quel che riguarda la luxury tax, mentre dovranno includere nel salary cap il contrattone dell'ex Portland fino al termine dell'accordo (luglio 2007) anche se il giocatore è stato messo sotto contratto dai Phoenix Suns.

Sempre in tema di vecchietti che danno l'addio, non può essere ignorato il ritiro ufficiale di Vlade Divac dai campi di gioco. Troppo forte il dolore alla schiena e troppo in là  con gli anni (37) "il barba" per ricominciare una nuova stagione.

"Non giocherò la prossima stagione, ma farò da assistant coach e da scout internazionale per i Los Angeles Lakers. Ho sempre dato il 100% per questo sport, ma l'infortunio non mi permette più di giocare" è stato il commento del serbo.

Nella Nba ha disputato 15 stagioni (media di 11,9 punti e 8,3 rimbalzi) ed è stato l'unico giocatore, oltre a Kareem Abdul-Jabbar e Hakeem Olajuwon a raggiungere un totale di 13000 punti, 9000 rimbalzi, 3000 assist e 1500 stoppate. Davvero niente male. Oltre ai Lakers ha anche giocato nei Charlotte Hornets e ai Sacramento Kings.

Dunque che Lakers avremo quest'anno? Uno dei pericoli è che siano nuovamente Kobe-dipendenti, con i risultati negativi della passata stagione. In realtà  questa dovrebbe essere una delle ultime preoccupazioni per tifosi e appassionati. Ecco cosa ne pensa Phil: “Kobe è in grande giocatore, che quando si pone dei traguardi fa di tutto per raggiungerli. Per quanto mi riguarda ho provato anche a farlo diventare un playmaker, senza molto successo per la verità , poi una sorta di guardia organizzatrice di gioco. Quest'anno, però, cercherò di utilizzarlo soprattutto come realizzatore”.

Bryant sarà  perciò figura fondamentale nello scacchiere jacksoniano, incaricato di prendere palla nei momenti caldi della partita. Ma suo principale compito sarà  quello di aiutare i compagni; sarà  quello di abbattere e distruggere, così come fa nella nota pubblicità , tutte le accuse che i nostalgici di Jordan e i kobe-haters gli hanno sempre rivolto. Dovrà  essere soprattutto uomo-assist dalla metà  campo in su, quando l'Aaron McKie di turno avrà  portato la palla oltre la metà  campo. Dovrà  coinvolgere in maniera più redditizia Lamar Odom.

Tanto talento non può andare sprecato ed essere utilizzato solo per tiri da tre punti sugli scarichi. Quello sarà  compito per altre mani (Devean Gorge e Aaron McKie). Il ragazzo di Rhode Island dovrà  sobbarcarsi più responsabilità . Phil Jackson lo farà  giocare da ala piccola, lo inserirà  in quel ruolo che è stato di Scottie Pippen ai Chicago Bulls. Entrerà  così in un triangolo un po' anomalo con Kobe e Mihm (o Bynum se il ragazzone inaspettatamente facesse di più di quello che si aspetta da lui).

Il problema di questi Lakers sarà  però la panchina e il reparto lunghi. Posto un quintetto base con Mihm, Brown, Odom, Bryant e McKie, già  di suo abbastanza sperimentale e tutto da verificare, sul pino ci sarà  veramente poca gente che potrà  garantire un minimo di ricambio. Per quanto riguarda la front-line Bynum e Medvedenko daranno il cambio a Mihm e Brown, con un Odom che all'occasione potrebbe essere spostato da ala grande. Per quanto concerne invece il back-court, toccherà  a Jackson inventare e tirare fuori dal cappello quantità  industriali di conigli. George e Walton (infortunatosi in pre-season, dovrà  star fermo fino a metà  novembre) andranno, con compiti differenti, ad occupare lo spazio lasciato libero, nel corso del match, da Lamarvellous.

Devean George ritorna alla ribalta dopo una stagione in cui ha giocato solo 15 partite (7.3 punti e 3.5 rimbalzi a partita) a causa del grave infortunio alla schiena che lo aveva colpito oltre un anno fa. Il suo compito sarà  quello di armare la mano propria e altrui dalla lunga distanza e mettere a referto punti preziosi, ma anche quella di garantire una dose di atletismo sempre utile: dal ragazzo ci si attende il definitivo salto di qualità : è nelle sue corde. Su Walton ci sono molteplici versioni.

Dipende ovviamente di quale partito siete: quello che ritiene il figlio del grande Bill un ottimo giocatore, o quello che lo considera ottimo passatore e stop? Di reale c'è che i Lakers, soprattutto con il ritorno di Jackson, credono in lui: due anni di rinnovo e tanti minuti probabili nella futura stagione. Un tandem Walton-Bryant non è da sottovalutare se si dovesse trovare la giusta chimica. Per quanto riguarda invece Jumaine Jones, l'ex Philadelphia ha dato il suo addio. La dirigenza ha preferito scambiarlo nelle scorse ore con i Charlotte Bobcats in cambio di una futura seconda scelta. Tutto questo sempre nell'ottica di liberare spazio salariale e allegerire il monte stipendi.

Capitolo guardia e play. Veramente difficile è capire chi potrà  sostituire e dare un po' di fiato ai titolari. Di sicuro c'è che Bryant giocherà  in molte occasioni 46-48 minuti, caricandosi sulle spalle tutta la responsabilità  possibile. Giocare però tutta la partita ad alti livelli potrà  portare ad ultimi minuti di totale annebbiamento con una sensibile riduzione di lucidità  e tiri vincenti sulla sirena.

Per il ruolo di play, a parte McKie (il cui inserimento sarà  tutto da verificare), risulta difficile capire chi possa starci in quel ruolo. Forse la situazione più probabile è lo spostamento di Kobe da play (ma con compiti diversi dal playmaker puro) e l'inserimento come guardia di Sasha Vujacic (tutto da verificare l'apprezzamento del giocatore con Jackson) e Von Wafer. Senza dimenticare l'inserimento di Smush Parker che sia in summer league, sia in pre-season ha fatto vedere ottime cose (talento notevole). Certo la stagione NBA è tutta un'altra cosa.

Insomma, a parte pochi punti fermi (il coach, Bryant, Odom, gli assistenti di Jackson) questi Lakers sono veramente un'incognita. È difficile dire cosa possano combinare nell'ormai prossima stagione. Se tutto dovesse girare nel verso giusto allora sarebbe raggiungibile anche un secondo turno di playoff (o forse di più), mentre in caso contrario, una "pick lottery" rappresenterebbe un sicuro destino. Più probabile allora una via di mezzo fra queste due possibilità ?

Jax ha provato a dare una risposta:

Quest'anno proveremo a fare il colpo: io programmerò la stagione fino al 15 giugno e sono convinto che questa squadra tornerà  a giocare una finale, o di Conference o per il titolo. Dovremo essere più veloci e useremo sempre l'attacco a “triangolo”, anche se con alcune modifiche, vista l'assenza di un giocatore come Shaq. Certo, il roster di quest'anno non mi fa impazzire, abbiamo troppe ali piccole anche senza considerare tale Kobe, come mi piacerebbe fare. Però possiamo giocarcela, anche se mi piacerebbe avere un centro di esperienza per aiutare un gruppo giovane, che dovrà  saper crescere con pazienza da parte di tutti

Noi, nel nostro piccolo, prendiamo atto di tali affermazioni, ci rifugiamo dentro casa, armati di pop-corn e patatine, e ci gustiamo la nuova versione di questi Lakers che, almeno in teoria, dovrebbero divertire parecchio.

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