Il Barone, sano, potrà portare i Warriors ai Playoffs?
Obiettivi
Sissignori. Quest'anno è la volta buona. Quest'anno, è quello dei playoff. Del ritorno nel giro che conta, del rapporto vittorie-sconfitte sopra il 50%… speriamo.
I Warriors ci credono davvero. Devono farlo. Con tre giocatori che potenzialmente valgono 60 punti, 20 rimbalzi e 12 assist come J-Rich, il Barone e il ritrovato Troyone Murphy, Golden State dovrebbe -teoricamente- essere un osso duro per tutte le squadre, Spurs e Heat compresi. Ovvio, con le statistiche la storia non si fa.
Sul campo è tutta un'altra cosa. Anche perché sotto canestro Murphy continua a essere l'unica certezza (le matricole Diogu e Taft dovrebbero dare una mano: lo faranno da subito?). Inoltre, la convivenza di due bocche di fuoco come Richardson e Davis potrebbe risultare alla lunga un problema. Riuscirà l'assistant coach Mario Elie a insegnar loro che anche da gregari si possono ottenere non poche soddisfazioni: lui, a Houston e a San Antonio, ne ha avute tante"
Conference: Western Conference
Division: Pacific Division
Arrivi: nessuno
Partenze: Nikoloz Tskitishvili (Minnesota T-Wolves), Rodney White (Free Agent), Ansu Sesay (Free Agent)
Scelte al draft: Ike Diogu, Monta Ellis, Chris Taft
Roster
NUM PLAYER POS HT WT DOB FROM YRS
15 Andris Biedrins F-C 6-11 240 04/02/1986 Latvia 1
11 Zarko Cabarkapa F-C 6-11 225 05/21/1981 Serbia & Montenegro 2
40 Calbert Cheaney G-F 6-7 217 07/17/1971 Indiana 12
5 Baron Davis G 6-3 223 04/13/1979 UCLA 6
9 Ike Diogu F 6-8 250 09/11/1983 Arizona State R
34 Mike Dunleavy F 6-9 230 09/15/1980 Duke 3
8 Monta Ellis G 6-3 175 10/26/1985 Lanier HS R
4 Derek Fisher G 6-1 200 08/09/1974 Arkansas-Little Rock 9
31 Adonal Foyle C 6-10 270 03/09/1975 Colgate 8
1 Troy Murphy F 6-11 245 05/02/1980 Notre Dame 4
2 Mickael Pietrus G-F 6-6 215 02/07/1982 France 2
23 Jason Richardson G-F 6-6 225 01/20/1981 Michigan State 4
21 Chris Taft F 6-10 260 03/10/1985 Pittsburgh R
Staff Tecnico
HEAD COACH Mike Montgomery (College – Long Beach State)
ASSISTANT COACHES Mario Elie (College – American International)
John MacLeod (College – Bellarmine)
Keith Smart (College – Indiana)
Russell Turner (College – Hampden-Sydney)
DIRECTOR OF ATHLETIC DEVELOPMENT Mark Grabow (College – American University)
STRENGTH-AND-CONDITIONING COACH John Murray (College – California)
ATHLETIC TRAINER Tom Abdenour (College – Wayne State)
Quintetto
Playmaker : Baron Davis
Shooting Guard : Jason Richardson
Small Forward : Mike Dunleavy
Power Forward : Troy Murphy
Center : Adonal Foyle
Commento
:
Barzelletta: un serbo, un lettone e un francese si trovano sulla Baia di Oakland.
Si chiedono che ci fanno lì, in inglese maccheronico, ovviamente.
Il lettone: "Io sono stato scelto l'anno scorso al draft Nba con il numero 13. Mi hanno riempito di soldi e ancora non ho fatto nulla di buono".
Tocca al Serbo: "Io sono arrivato qui in cambio di due seconde scelte future, sono famoso e piaccio alla gente ma non perché gioco bene: semplicemente ho un nome impronunciabile".
Infine, il Francese: "Io sono stato prima scelta con il numero 11 nel 2003, ma nessuno se lo ricorda".
Sì lo so, non fa ridere. Ma il valzer dei centri falliti scelti o firmati dai Warriors nel corso degli anni -valzer che forse si è finalmente fermato in questa stagione, dico forse perché con Golden State non si sa mai- quello sì, era da barzelletta. Allegri tifosi di Oakland: Biedrins e Cabarkapa potrebbero essere stati gli ultimi di una lunga serie - Foyle, Fuller, Rozier, meglio fermarci qui-.
Ha lavorato benino sul draft di quest'anno, Golden State. Sono arrivati infatti due giovanotti che, nella migliore delle ipotesi, potrebbero dare subito un contributo di grande sostanza: Ike Diogu e Chris Taft.
Diogu è un fisicaccio di quelli massicci e scolpiti, centotredici chili di power forward tutto muscoli, difesa e sudore imprigionati però in "soli" due metri d'altezza: un pochino basso per lottare alla pari con i pariruolo nell'area colorata. Tuttavia c'è da considerare che in giro, centri dominanti alti più di due metri e dieci son sempre più una rarità , e se Reggie Evans, anche lui poco più di 2 metri, l'anno scorso è stato una delle fortune di Seattle, allora perché lo stesso destino non potrebbe toccare -magari con una buona educazione tattica- anche al buon Ike?
Diverso il discorso di Chris Taft, talento da primissima scelta in olio d'oliva ma volontà ed etica lavorativa da quarto giro versione anni '80 (quando, parole di Federico Buffa, alla fine si sceglievano anche i musicisti da strada). Una scommessa: se funziona, è la rapina del draft perché pescare con il numero 42 un "4" veloce come un "3", con movimenti spalle a canestro da "5", forte fisicamente, fondamentalmente non un egoista nel senso che se deve forzare un tiro non lo fa, capita raramente.
Questi due giovanotti affiancheranno sotto canestro l'idolo di Oakland Troy Murphy, l'anno scorso in versione deluxe (15 punti e 11 rimbalzi di media). Se Biedrins e Cabarkapa mostreranno segni di miglioramento -anche lievi-, con Adonal Foyle utilizzato massimo massimo 20 minuti giusto per qualche stoppata e in modo che combini meno danni possibili, allora il problema piu' grosso per Golden State, il rimbalzo, dovrebbe essere roba sistemata.
Le altre incognite per i Warriors: fondamentalmente due. La prima: la convivenza di quei due signori lì, il Barone e J-Rich. Seconda: capire se Mike Dunleavy e Mickael Pietrus possono diventare davvero giocatori determinanti o se sono soltanto l'ennesimo fallimento in chiave draft. Se le due equazioni troveranno risoluzione, dopo undici anni i Warriors potrebbero tornare a calpestare lo zerbino con su scritto "Welcome" davanti all'ingresso per i playoff
Davis-Richardson. Di sicuro ai due ragazzi l'entusiasmo non manca. Lo hanno dimostrato l'anno scorso: Jason ha incrementato per il quarto anno consecutivo la sua media punti, prima volta in carriera sopra i 20 di media. Il Barone ha invece scritto 19+8 (assist) in maglia gialloblu anche se con percentuali al tiro da garbagista incallito (tipo Trevor Ruffin, 35% da 2 e 34% da 3). Marzo e aprile inoltre sono stati mesi davvero da ricordare: record di 17 vinte e 9 perse per i Warriors.
La loro convivenza: si parte dal fatto che Davis è più leader di Richardson, il quale non ha mai dato l'idea di essere a suo agio quando si è trattato di trascinare la squadra nei momenti decisivi. Detto questo il vero problema potrebbe essere un altro: sono due attaccanti da 20-25 tiri a partita. 50 diventerebbero troppi per qualunque squadra a eccezione forse dei Lakers di Kobe e Shaq o dei Bulls di Pippen e Jordan, anche perché pure Pietrus e Fisher (se non fosse arrivato Baron, i riflettori sarebbero quasi tutti per lui ma è una stagione cruciale questa per the Fish. Domanda: è un play titolare affidabile per 40 minuti o "solo" un validissimo panchinaro in grado di cambiare i ritmi di una partita con tanto di tiro vincente alla sirena?) non è che si tirano indietro.
E poi: Baron Davis verrà impiegato come playmaker o come guardia? Farà le bizze o acconsentirà a ogni decisione del coach? In ogni caso occorre essere ottimisti: il talento e l'intelligenza per coesistere -da parte di entrambi- non mancano. La voglia? Eh, domani è un altro giorno, si vedrà . Buon lavoro, coach Montgomery.
Pietrus-Dunleavy, infine. Il francese ha migliorato tutte le sue statistiche quest'anno: in primis i punti, dai 5 del 2004 ai 9 del 2005. Inoltre, più volte è stato protagonista di vittorie sofferte con ventelli conditi da ottime percentuali al tiro. Che gli manca? Eh, siam sempre lì. La costanza.
Nonostante i progressi, la reputazione di Pietrus resta quella di un giocatore troppo discontinuo per poter essere considerato un fattore determinante per la squadra. Tocca dunque a lui, quest'anno, dimostrare che le cose sono cambiate.
Discorso simile vale per Dunleavy jr. Tre anni fa scelto con il numero 3 assoluto, apparso in (lieve) crescita nell'ultima stagione, specie nel tiro da fuori, ha dato ancora una volta l'impressione di giocare con il freno a mano tirato, senza cioè riuscire con continuità (ahia, un altro) a mostrare davvero il talento che ha -potenzialmente potrebbe fare di tutto: attacco, difesa, tiro, rimbalzo, assist-. Probabilmente non varrà una terza scelta assoluta, ma con il trittico delle meraviglie Davis-Murphy-JRich potrebbe diventare uno specialista coi controfiocchi, anche perché fondamentalmente è un atipico nel suo ruolo e, per questo, difficile da marcare. Possibile sesto uomo se Fisher partirà titolare.
Pietrus, Dunleavy, Richardson, Murphy, Biedrins, le due matricole: la squadra è molto giovane. L'unico che ha più di trent'anni è Calbert Chaeney: la chioccia, sarà lui.