Tony Parker, pedina fondamentale del mosaico Spurs
Obiettivo
Il titolo, l'anello, il primato. Chiamatelo come vi pare, ma è quello l'obiettivo N°1 per Duncan & co. Quello minimo la finale Nba. Altre soluzioni non ci sono.
CONFERENCE: Western Conference.
DIVISION: Southwest Division.
ARRIVI: Fabricio Oberto (Valencia); Michael Finley (FA - Dallas Mavericks); Nick Van Exel (FA - Portland Trail Blazers); Robert Horry (Rifirmato); Sean Marks (Rifirmato).
PARTENZE: Linton Johnson (FA – New Jersey).
ROOKIE: Ian Mahinmi (28).
Probabile Quintetto Base
Playmaker: Tony Parker
Shooting Guard: Manu Ginobili
Small Forward: Bruce Bowen
Power Forward: Tim Duncan
Center: Nazr Mohammed
Roster:
NUM PLAYER POS HT WT DOB FROM YRS
17 Brent Barry G 6-7 210 12/31/1971 Oregon State 10
12 Bruce Bowen F 6-7 200 06/14/1971 Cal State Fullerton 9
21 Tim Duncan F-C 6-11 260 04/25/1976 Wake Forest 8
4 Michael Finley G-F 6-7 225 03/06/1973 Wisconsin 10
25 Sharrod Ford F 6-9 225 01/09/1982 Clemson R
20 Manu Ginobili G 6-6 205 07/28/1977 Argentina 3
23 Stephen Graham G 6-6 215 06/11/1982 Oklahoma State R
5 Robert Horry F-C 6-10 240 08/25/1970 Alabama 13
40 Sean Marks F-C 6-10 250 08/23/1975 California 5
2 Nazr Mohammed C 6-10 250 09/05/1977 Kentucky 7
8 Rasho Nesterovic C 7-0 255 05/30/1976 Slovenia 7
7 Fabricio Oberto F 6-10 245 03/21/1975 Argentina R
9 Tony Parker G 6-2 177 05/17/1982 France 4
34 Melvin Sanders G 6-5 210 01/03/1981 Oklahoma State R
14 Beno Udrih G 6-3 200 07/05/1982 Slovenia 1
31 Nick Van Exel G 6-1 190 11/27/1971 Cincinnati 12
STAFF TECNICO:
HEAD COACH â€â€ Gregg Popovich (College – Air Force Academy)
ASSISTANT COACHES â€â€ P.J.Carlesimo (College – Fordham), Mike Budenholzer (College – Pomona), Don Newman (College - Idaho e Washington State), Brett Brown (College – Boston University), Chip Engelland (College – Duke)
STRENGTH AND CONDITIONING COACH â€â€ Mike Brungardt (College – Central State [OH])
ATHLETIC TRAINER â€â€ Will Sevening (College – Wisconsin-LaCrosse) ASSISTANT TRAINER â€â€ Joe Gutzwiller (College – Indiana)
Commento:
Siamo ormai alle porte della nuova stagione. Sembra incredibile che siano già passati quattro mesi dalla spettacolare e avvincente vittoria degli speroni in gara 7 dell'ultima finale Nba. Ancora vive nella memoria abbiamo le immagini del tripudio, della gioia e del trionfo in quella sera di giugno (l'alba per noi appassionati dello Spalding), in cui Duncan&co. hanno finalmente dato vita ad una dinastia, che, visti gli ultimi movimenti di mercato, sembra appena avviata.
Eppure si ricomincia. Lustrate allora i parquet, gonfiate pure il cuoio e fate entrare la folla affinché lo spettacolo cominci. Speriamo però che di spettacolo si tratti e non si assista ad un campionato Nba monotematico, monocorde e monocolore"anzi, bicolore: il nero-argento. Si perché la dirigenza, capitanata dal mago (ipnotizzatore, guaritore, sciamano"chi più ne ha, più ne metta) R. C. Buford, ne ha fatta un'altra delle sue: pochi acquisti ma buoni.
Nessuna cessione importante. Il tutto senza danneggiare di un millimetro il salary cap, che magicamente, come ogni anno, rimane assestato sulla sua quota predefinita. Ma come diavolo farà questo ragazzetto dalla non più verde età a impostare mercati estivi di queste proporzioni? È davvero un mistero. Inconcepibile. I vari gm della NBA sembrano ammaliati dalla sua figura eterea, come se fosse illuminata da una luce divina nei corridoi delle sale che contano.
Nonostante tutto però, anche quest'anno, la squadra regina del mercato sono i San Antonio Spurs. Due mosse, in silenzio, senza clamori, degne della miglior Juventus (non ce ne vogliano i tifosi speroni, ma i colori sono pure quelli"): Michael Finley e Nick Van Exel. E non stiamo parlando di due giocatori qualsiasi, presi per aumentare e infoltire la collezione, ma che vanno a rinforzare dei ruoli che, in passato, qualche problema l'avevano anche dato.
Cominciamo da Finley. Innanzitutto l'ex Dallas arriva motivato e questo è già un affare. Arriva con la voglia di mettersi in discussione. Arriva convinto di non partire titolare, ma di poter fornire il suo contributo nei momenti caldi della partita, soprattutto con la sua arma principale: il tiro dall'arco. Le sue bombe saranno decisive negli schemi degli Spurs.
Quelle triple, tanto amate dal Pop, che nell'ultima finale NBA hanno salvato gli speroni in più occasioni; Robert Horry non può durare all'infinito e la dirigenza ha deciso di prendere un giocatore che un salto di qualità , a livello di talento, lo garantisce in ogni caso.
Non solo Finley. Come se non bastasse un'altra targhetta è stata aggiunta nello spogliatoio di San Antonio: quello di Van Exel; si tratta di un giocatore affidabile, veloce, rapido, dall'estrema duttilità offensiva e difensiva, che non manca di "imbroccare" ventelli in qualche serata fortunata.
La dirigenza ha dunque soddisfatto l'ultimo desiderio del sergente di “ferro”, Gregg Popovich, il quale bramava un giocatore che potesse sostituire al meglio le assenze ingiustificate (nonostante la presenza in campo) di Tony Parker.
Dunque quale il punto più forte degli Spurs? L'attacco? Si certo, con Duncan e tutti quei tiratori sicuramente il reparto offensivo andrà alla grande. La difesa? Impenetrabile certo, con Nazr Mohammed e il solito Timoteo a dettar legge in zona pitturata. Il quintetto base? Completissimo sicuramente, una muraglia cinese (alla faccia di Yao Ming) contro la quale si scontreranno corvette, ferrari e muri ormai non più solidi come una volta"
Tutto vero, ma forse l'elemento che farà la differenza in questa squadra sarà il pino. La panchina, per i non addetti ai lavori. In ogni ruolo ci sono almeno due giocatori di ricambio: Horry e Rasho Nesterovic (un'annata negativa come la scorsa è impensabile) sotto le plance; Brant Barry e Fabricio Oberto (altro argentino pescato in Europa che spera in un'esplosione simile a quella del suo più famoso connazionale) per supplire in attacco alle mancanze di Bruce Bowen; Finley pronto a dar fiato al sempre generoso Manu Ginobili; ed infine Beno Udrih e Van Exel reattivi nel fornire il cambio a Tony Parker. Completezza è la parola che mi viene in mente.
Completezza nonostante l'ultima partenza: Devin Brown. Non proprio un big, ma comunque un ragazzo che, quando era entrato in campo, non aveva mai risparmiato impegno e sudore. Se ne va nello Utah, nella terra dei mormoni, convinto che in quei lidi possa trovare maggiore spazio. Una scelta difficile certo, considerando anche il vero tifo di questo ragazzo (in fasce già aveva la canotta nero-argento), ma alla fine corretta.
Troppo poco lo spazio rimasto a disposizione dopo l'arrivo di Finley. La società ha perchiò deciso di lasciare libero il giocatore non pareggiando l'offerta dei Jazz.
Tutto facile dunque? Davvero i San Antonio Spurs sono imbattibili? Davvero nella NBA di oggi non esiste nessuno in grado di fermare questa corazzata? Difficile dare risposte certe. Di sicuro c'è che la storia è "magistra vitae" e ci insegna a conoscere e a prevedere meglio il futuro. Già in passato (Los Angeles Lakers version 2004 tanto per citare solo il basket, ma nel calcio l'esempio dell'Inter calza alla perfezione) alcune squadre si pronosticavano come invincibili, imbattibili. I fatti poi hanno dimostrato il contrario, perché quando si parla di basket, di sport, di sana competizione, non si può dimenticare l'imprevedibilità , la fortuna, il "cul de…" tanto per parafrasare un libro di successo. Certo difficile che gli Atlanta Hawks arrivino alla finale NBA, più credibile invece che ci arrivi o Miami, o Indiana e che diano filo da torcere agli Spurs.
Molte, seppur non superficiali, saranno le incognite con le quali si dovrà confrontare Gregg Popovich: l'inserimento nello spogliatoio texano dei nuovi arrivati (non proprio due soggetti dal carattere docile ed addomesticabile). La rotazione giusta e corretta, a livello di minuti, fra tutti i giocatori a disposizione del coach (tanto per non scontentare nessuno). E sono solo alcune delle molte difficoltà con le quali il Pop si dovrà confrontare.
C'è poi il capitolo Draft. Quando si parla di San Antonio è sempre uno spasso. Soprattutto quando, a distanza di alcuni anni, si rileggono certe scelte. Ginobili ad esempio che fu scelto nel 1999 con la scelta numero 59 (!!!) dopo gente come Frederic Weis, Vonteego Cummings e Melvin Levett; oppure nel 2001 quando Tony Parker fu scelto solo alla 28 dopo Jeryl Sasser, Michael Bradley e Kirk Haston.
Quest'anno invece è toccato a Ian Mahinmi, francese (della serie si pesca sempre negli stessi lidi), nato a Le Havre, autore di un notevole campionato europeo Under 20 (la sua nazionale si è classificata sesta, sconfitta dalla Grecia, ma ha giocato con l'Italia di Belinelli la partita più convincente con 18 punti e 9 rimbalzi) e voluto fortemente dal solito R. C. Buford (anche al Pop è piaciuto molto).
Ma su quale basi hanno scelto gli speroni? Sicuramente fondamentale non è risultato l'apporto fornito da Mahinmi nelle giovanili del Le Havre. Decisivo è stato invece il comportamento del giocatore agli europei Under 18 dell'anno scorso, dove il francese formava con Johan Petro, la frontline più alta del torneo. Buford, poco dopo la chiamata al Draft di fine giugno, commentava così ai giornalisti interdetti la scelta: «Ne faremo una All-Star».
Progetto ambizioso certo, ma detto dal Santone, l'affermazione è meno folle di quanto sembra. A dare credito al probabile, ennesimo colpaccio della dirigenza Spurs, è anche Flavio Tranquillo, uno che di giovani e nuove speranze se intende parecchio.
Questo diceva "the voice", un anno fa, del francese: "Mobilissimo, grande istinto, voglia di giocare. Buon tocco e semigancio educatissimo. Aiuta in tempi e modi validi. Difende benissimo posizione e palla, e sa segnare in traffico. Terrificanti margini di miglioramento. Una vera scoperta". Staremo a vedere, pronti a farci due grasse risate in un futuro forse non troppo lontano.
Dunque si prospetta un'altra annata ricca di soddisfazioni per gli Spurs. Gloria, vittorie e champagne. Si certo, provatelo a raccontarlo al Pop in un incontro privato e poi raccontateci come è andata. Sempre se sarete ancora vivi"
Stay Tuned