Al Jefferson ha in mano minuti e spazio per diventare una stella NBA
Obiettivi
La rinuncia a Walker e l'adozione della linea verde per l'immediato significa poche vittorie. Questo però non vuol dire che sarà una stagione dedicata al draft del prossimo anno perché finchè rimarrà Pierce, e sarà il miglior Pierce, c'è sempre la possibilità di partecipare ai play-off. Questa sarà un'altra stagione di transizione, ma con la consapevolezza che il nucleo di giovani è ottimo, sono talentuosi e possono fare molto bene, però ci vuole tempo e non sarà questo l'anno della svolta. Devono farsi esperienza, e la faranno.
C'è il vantaggio di militare nell'Atlantic Division, dove se non ci sono squadre materasso, non ci sono neanche squadre irraggiungibili, perché nessuna franchigia può dirsi sicura della vittoria della Division, quindi per assurdo i Celtics possono anche ambire ad un posto in terza posizione ai play-off. Traguardo difficile da raggiungere, ma per nulla impossibile.
Se con la chiamata di Jefferson l'operazione è stata fantastica, si sentiva però la mancanza di qualcuno per supportare BigAl e questo potrebbe essere proprio Green. Ora molti tasselli sono a posto per puntare al titolo fra qualche anno, ma la strada è ancora lunga, però si vede l'obiettivo e non è irraggiungibile. C'è da chiarire la situazione di Pierce, ma avremo tempo per parlarne durante l'imminente stagione 2005/2006
CONFERENCE: Eastern Conference
DIVISION: Atlantic
ARRIVI: Brian Scalabrine (New Jersey Nets), Curtis Borchardt (Utah Jazz), Dan Dichau (New Orleans Hornets), Qyntel Woods (Miami Heat)
PARTENZE: Antoine Walker (Miami Heat), Gary Payton (free agent)
ROOKIES: Gerald Green, Ryan Gomes, Orien Greene, Will Bynum
Probabile Quintetto Base
Playmaker : Dan Dichau
Shooting Guard : Tony Allen
Small Forward : Paul Pierce
Power Foward : Al Jefferson
Center : Raef LaFrentz
ROSTER
NR PLAYER POS HT WT DOB COLLEGE YRS
42 Tony Allen G 6-4 213 01/11/1982 Oklahoma State 1
11 Marcus Banks G 6-2 200 11/19/1981 Nevada-Las Vegas 2
30 Mark Blount C 7-0 250 11/30/1975 Pittsburgh 5
Curtis Borchardt C 7-0 242 09/13/1980 Stanford 2
Will Bynum G 6-0 185 01/04/1983 Georgia Tech R
12 Ricky Davis F 6-7 195 09/23/1979 Iowa 7
Dan Dickau G 6-0 190 09/16/1978 Gonzaga 4
Ryan Gomes F 6-7 250 09/01/1982 Providence R
Gerald Green G-F 6-8 200 01/26/1986 Gulf Shores Academy (TX) R
Orien Greene G 6-4 208 02/04/1982 Louisiana-Lafayette R
7 Al Jefferson F 6-10 265 01/04/1985 Prentiss HS (MS) 1
45 Raef LaFrentz F 6-11 245 05/29/1976 Kansas 7
43 Kendrick Perkins C 6-10 280 11/10/1984 Clifton J. Ozen HS (TX) 2
34 Paul Pierce F-G 6-6 230 10/13/1977 Kansas 7
9 Justin Reed F 6-8 240 01/16/1982 Mississippi 1
44 Brian Scalabrine F 6-9 235 03/18/1978 USC 4
13 Delonte West G 6-4 180 07/26/1983 Saint Joseph's 1
Qyntel Woods F 6-8 221 02/16/1981 Northeast Mississippi CC 3
STAFF TECNICO
HEAD COACH Doc Rivers (College – Marquette)
ASSISTANT COACHES Tony Brown (College – Arkansas)
Dave Wohl (College – Pennsylvania)
Jim Brewer (College – Minnesota)
Kevin Eastman (College – Richmond)
Armond Hill (College – Princeton)
Paul Pressey (College – Tulsa)
STRENGTH-AND-CONDITIONING COACH Bryan Doo (College – Messiah)
Walter Norton (College – Boston University)
ATHLETIC TRAINER Ed Lacerte (College – Boston University)
Commento
Estate movimentata per i Boston Celtics, e non poteva essere altrimenti. Situazioni in sospeso sono state sistemate (Walker) ed elementi da chiarire sono stati chiariti (linea giovane).
Una cosa su tutte ha tenuto banco fin dal suo ritorno a Boston: Walker rimane o no? Ci era stata promessa una telenovela, e telenovela è stata, ma probabilmente meno di quello che si ipotizzava all'inizio. Anzi, più che una telenovela, è sembrata più"
Una fiaba
Personaggi ed interpreti:
lui, Antoine Walker, il giocatore, che un giorno vuole andarsene ed un altro vuole restare;
lei, la squadra, rimane in attesa di sapere la decisione del giocatore;
l'altro, il general manager Danny Ainge, che vuole far maritare i due;
i genitori di lei, i dirigenti dei Celtics, che non possono permettersi una dote eccessiva;
il giovane principino azzurro, Al Jefferson, troppo giovane per sposare lei" o no?;
il cattivo, l'agente Mark Bartelstein, che cerca in tutti i modi di non far maritare i due amanti;
il regno, la tifoseria dei Celtics, che attendono la buona novella del matrimonio;
il figlio, il titolo NBA, quello che lei vuole a tutti i costi.
All'inizio della nostra storia subito il cattivo cerca di sedurre lui con proposte all'apparenza allettanti, cerca di mandarlo a nord, dai Principi Ventosi, ma i dirigenti di quelli parti rispondono picche. Poi cerca di mandarlo ad ovest cercando di farsi aiutare dai fratelli marchesi del buttafuori Brad, un amico che il cattivo ha aiutato in passato. Questi marchesi però per poco non lo defenestrano, offesi dall'offerta ovviamente cattiva proposta dal cattivo.
Nel frattempo nel castello fatato, lei attende con impazienza le decisioni di lui e sfoglia la classica margherita. L'altro sta invece cercando di parlare con lui per cercare di convincerlo a sposare lei senza che i genitori di lei debbano svenarsi nel concedere una dote troppo alta. Nel caso in cui lui volesse esagerare con le pretese ci sarebbe sempre il principino azzurro, naturale sposo per lei, di buona famiglia, educato e soprattutto ricco, ma ora è troppo giovane per maritarsi, non farebbero una bella figura nel regno. Se il marito è troppo giovane è possibile che il regno non accetti bene questo matrimonio e quindi i genitori di lei vorrebbero che si maritasse con lui, poi lei farebbe sempre in tempo a divorziare per andare col principino azzurro, infatti è proprio il principino azzurro quello che realmente vogliono i genitori di lei.
Anche lei vuole il principino azzurro, ma si rende bene conto che al regno serve un figlio a tutti i costi e prima possibile, non si può lasciare il regno senza figlio rischiando che il regno finisca in mani nemiche. L'altro ha cercato di convincere lui molte volte, ma soprattutto ha cercato di convincerlo ad accettare una dote non eccessiva, senza fargli capire che il matrimonio sarebbe stato di breve durata, ma lui aveva già capito tutto e voleva una dote altissima perché sapeva che il principino azzurro avrebbe preso la mano di lei non appena fosse stato pronto. La sua intenzione di pretendere una dote molto alta era anche dipesa dal fatto che si riteneva molto "dotato" e quindi un ottimo partito per procreare con lei, ma l'altro non ne era molto convinto, non vedeva in lui del "potenziale" di procreazione adeguato a lei.
Arriva l'estate ed il cattivo non smette di cercare altri posti dove far accasare lui ed allontanarlo da lei. Sa che lui è molto sensibile alle monete d'oro, quindi più il lavoro è remunerativo, più i suoi tentativi per allontanarlo da lei andranno a buon fine. Ad un certo punto trova un ottimo lavoro a sud, presso la corte di re Shrek; l'impiego sarà solo di aiutante e non di capo-reggia come sperava lui, però la paga è buona ed il cattivo crede d'avere ottime carte in mano per convincere lui ad andare da re Shrek.
Il regno inizia a spazientirsi, vuole un matrimonio per cercare di avere un figlio in futuro, e lo vuole subito. L'altro cerca di far capire che ci vuole tempo ed una decisione arriverà il prima possibile. Per accontentare il regno si reca per l'ennesima volta presso di lei per parlare di lui e capire quanto lo ama, ma mentre sta entrando vede che lei è in compagnia del principino azzurro privi degli abiti regali. Con sommo piacere l'altro vede che il "potenziale" del principino azzurro è nettamente superiore a quello che immaginava e lei si sta comportando in modo molto eloquente, segno che apprezza molto il suo "potenziale". L'altro desiste dall'entrare per parlare con lei, anche perché ella farebbe difficoltà ad intavolare una discussione, avendo la bocca impegnata a … ehm … conoscere meglio il principino azzurro.
L'altro esce dal castello felice di aver appreso che il principino non è più …ino, e quindi quando il cattivo si reca dall'altro in segno di sfida intimando che lui se ne andrà a sud da Shrek e che nessuno potrà impedirlo, l'altro gli dice che lui è libero di andarsene dove più gli pare, liberandolo da ogni obbligo di sposare lei. Si accontenterà solo di un paio di asini e qualche moneta d'oro sopra.
Il regno accoglie con stupore l'annuncio che lo sposo di lei sarà il principino azzurro. Tutti sanno che lo sposo ideale era il principino azzurro, ma si rendono anche conto che è ancora giovane ed inesperto ed il figlio non potrà arrivare subito. Non appena il principino azzurro sarà cresciuto ed avrà acquisito esperienza (non dubitiamo che lei lo istruisca in modo molto "approfondito"), le possibilità che nasca un sano e bel figlio, il diciassettesimo della casata, saranno molto alte.
La linea verde
Torniamo seri.
Il general manager Danny Ainge si è dato da fare e non ha lesinato dal fornire materiale ai giornalisti ed ai tifosi bostoniani.
Da quando Ainge ha offerto un contratto pluriennale a Brian Scalabrine, discreta ala grande dai Nets, ma niente di trascendentale, si era capito che per Walker a Boston i giorni erano contati. La decisione di promuovere Jefferson in quintetto base era chiara com'era chiaro che le pretese di Walker non potevano essere soddisfatte.
La firma di Scalabrine è stata criticata per vari motivi: giocatore non eccezionale, salario troppo elevato ed è arrivato troppo presto, per cui è sembrato quasi un segno di resa rispetto a quello che poteva offrire il mercato. Come al solito Ainge è stato oggetto di numerose critiche, ma visto col senno di poi bisogna ammettere che difficilmente si poteva fare di più e ci sono motivi più che giustificabili per aver scelto Scalabrine..
La prima motivazione è presto detta: fuori gara con Jasikevicius a causa della volontà del giocatore di andare subito in una squadra da titolo, fuori gara con Walker a causa delle sue eccessive pretese e della presenza in casa di un futuro giocatore-franchigia, cosa c'è di meglio se non quello di prendere come cambio di Jefferson un giocatore che s'impegna sempre, non pretende minuti e fa il lavoro sporco senza protestare? Se poi segna nei momenti importanti tanto di guadagnato.
Anche sull'entità del suo contratto è nato un polverone inutile: i prezzi attuali dei lunghi sono altissimi e 3 milioni di media al loro confronto quasi scompaiono. Ultima critica: la durata del contratto. Qui forse si sarebbe potuto fare di meglio, ma data l'entità del contratto è tranquillamente scambiabile in ogni momento. Scelta non eccellente, ma comunque positiva.
Ainge però ha ben chiaro che il futuro della franchigia nel ruolo di ala grande è di Al Jefferson e nessuno deve tarpare le ali alla giovane promessa, che ha mostrato un potenziale incredibile la scorsa stagione, superiore alle più ottimistiche previsioni, e quindi l'obiettivo primario è coltivare il giocatore dandogli più spazio possibile e facendolo crescere con costanza.
Le pretese di Antoine Walker cozzavano con questa prospettiva: 'Toine voleva tanti soldi e garanzie di ottimi minutaggi, ma Ainge non poteva dargli nessuna di queste cose. Tutt'al più Walker poteva accontentarsi di un posto in ala grande come titolare con un minutaggio non esorbitante, in attesa che il gioco di Jefferson gli permettesse di giocare titolare in pianta stabile. Dopo per Walker si prospettava la panchina come cambio di Jefferson, con qualche puntata in ala piccola per sfruttare il suo buon gioco lontano da canestro.
Di tutto questo Walker non voleva neanche sentir parlare e quindi lo scambio od addirittura la firma da free agent era una cosa inevitabile. L'agente di Walker, Mark Bartelstein, ha opzionato molte possibilità di accasare il suo assistito ed alla fine ha trovato un Pat Riley deciso a tutto pur di vincere il titolo entro i prossimi 3-4 anni. Con la prospettiva di perderlo per nulla (il giocatore era disposto a firmare per un salario non altissimo, circa 4,9 milioni di dollari a stagione), Ainge si è accontentato di una mancia (Curtis Borchardt, Qyntel Woods, i diritti su Miralles, 2 seconde scelte ed 1,8 milioni di dollari di eccezione salariale) e così ha anche accontentato Walker che percepirà 53 milioni di dollari in 5 anni, gli ultimi due con l'opzione a favore del team.
Ma perché si è arrivati a questa soluzione estrema, quando fino al termine della stagione scorsa la firma di Walker con Boston sembrava cosa fatta? Come già detto le ottime prospettive di Jefferson erano un ottimo motivo per far giocare lui e non Walker in ala grande, ma non pienamente sufficienti per giustificare una così drastica decisione.
A nostro avviso la motivazione che ha fatto scattare questo deciso cambio verso la "linea verde" è stata proprio una chiamata verde all'ultimo draft. I legami al verde sono numerosi: verde come l'età , verde come i colori che vestirà e verde come il nome, visto che si chiama Green, Gerald Green. Conoscete tutti la sua storia: predestinato tra la terza e la sesta chiamata al massimo, è sceso fino alla 18 dove i Celtics non se lo sono fatto sfuggire.
I motivi di questa discesa sono noti e sostanzialmente due: il primo è il rifiuto di confrontarsi in un provino privato contro Martell Webster. Green si ritiene superiore a Webster e ha preso male questo confronto che per lui era degradante, ma voci maligne, forse non del tutto infondate, dicono che Green non voleva sfigurare incappando in una giornata sfortunata col rischio di far scendere le proprie quotazioni. Purtroppo per lui e per fortuna dei Celtics questo suo rifiuto è stata la causa scatenante della sua discesa, ma non sarebbe stata sufficiente per giustificarne una così forte. Ci voleva un altro motivo per farlo scendere alla 18, difatti è arrivato poche ore prima del draft, ovverosia la mancanza nella mano destra del dito anulare.
Al posto del dito Gerald ha un moncherino che non raggiunge un quarto della lunghezza normale del dito, causato da un infortunio subito in tenera età . Questo problema fisico era ben noto alla dirigenza biancoverde, ma evidentemente non a tutti i general manager, visto che molti hanno avuto paura e non se la sono sentita, preferendo andare "sul sicuro" (chiedere ad Orlando con Vazques), i Celtics invece lo hanno chiamato senza titubanze. Anzi, arrivati verso la chiamata numero 10-12 la prospettiva di chiamare il liceale stava allettando tutti i rappresentanti di Boston al draft e dopo la chiamata numero 16 la speranza si tramutava in certezza visto che era noto che Indiana si sarebbe rivolta verso Granger. La necessità di chiamare un play od un centro è stata giustamente accantonata di fronte alla prospettiva di ricevere i servigi di un giovane con ottimo potenziale.
La storia di Green al draft è insolitamente simile a quella di Jefferson l'anno prima: due liceali con ottime prospettive, scesi per cause particolari oltre ogni aspettativa, chiamati dalla stessa squadra e con la potenzialità di diventare delle stelle assolute. Jefferson nella passata stagione ha abbondantemente superato le previsioni, ora il suo obiettivo è quello di confermarsi e continuare a migliorare; per Green la trafila è la stessa, deve dimostrare di valere le buone cose che si diceva su di lui prima del draft. Un altro giocatore che ha una storia simile alla loro è stato Pierce, e sapete tutti la stella che è diventata.
Noi ipotizziamo che prima del draft la speranza di Ainge era quella di chiamare un buon giocatore e poi avrebbe cercato di firmare Walker facendogli giocare vari minuti in ala piccola per far crescere Jefferson. Ora invece con in casa due potenziali all-star la scelta di andare con la linea verde ha più di una giustificazione, quindi la rinuncia a Walker è stata meno dolorosa. "Si vince meno adesso per vincere di più dopo" è la filosofia di fondo, assolutamente condivisibile.
Il plauso maggiore da rivolgere ad Ainge è però la volontà di rischiare senza limitarsi ad un "safety pick" (chiamata di salvataggio) ovverosia una chiamata sicura per la quale non si rischiano troppe critiche. Per Boston il safety pick perfetto sarebbe stato Jarret Jack, buon play in un ruolo a quel tempo poco coperto, ma Ainge giustamente non si è accontentato, lui vuole vincere e per fare questo bisogna chiamare il meglio che c'è, senza avere paura e senza farsi condizionare dagli altri. Ha avuto ragione con Jefferson, la speranza è che abbia ragione anche con Green.
Cosa aspettarci dall'allenatore
È risaputo che Doc Rivers ha promesso di ampliare il play-book e far giocare in modo continuativo i giovani in roster e che con Green non farà gli errori commessi con Jefferson. Ma sarà proprio così?
In una recente intervista Doc ha fatto capire che ha intenzione di effettuare qualche sperimentazione, come Pierce da 2 e Scalabrine o Gomes da 3 per alzare il quintetto. In questo caso pochissimi minuti saranno a disposizione per Green, cosa che Doc ha promesso di non fare.
Cosa aspettarci quindi? Difficile da dire finchè non inizia la stagione, ma è nostra convinzione che quelle sperimentazioni saranno impiegate saltuariamente e soltanto in situazioni particolari. Inoltre in pre-season bisogna stuzzicare la fantasia dei tifosi, e quelle dichiarazioni vanno proprio dritte in quel punto.
Rimaniamo quindi convinti che le parole valide sono state quelle dette subito dopo il draft, con un impiego più consapevole dei giovani e con un ampliamento del play-book che riesca ad esaltare le caratteristiche di tutti i giocatori.
Quello che ci piace sentire da Doc è "dobbiamo migliorare difensivamente" perché è con una buona difesa che riesci ad avere un buon attacco.
L'aspetto però più critico è il rapporto con Pierce, da molto definito burrascoso, da altri invece cordiale. "ci ho parlato un paio di volte, è stato grande, sono stato estremamente franco con lui, ma non c'è stato niente oltre a sederci attorno ad un tavolo e discutere in modo cordiale".
Cosa aspettarci dai giocatori
Fermo restando che con Ainge in sella ogni momento è buono per uno scambio e che quindi le considerazioni sotto esposte possono essere stravolte dall'oggi al domani, attualmente la situazione del roster, le loro speranze, le loro ambizioni ed i loro obiettivi sono i seguenti, in ordine d'importanza che avranno durante la stagione entrante all'interno della squadra.
Paul Pierce
È il miglior giocatore, nessuno lo mette in dubbio, può essere uno dei 10 migliori di tutta l'NBA se solo lo volesse, ma questo è un altro paio di maniche. Ora che manca il suo referente, il suo amico 'Toine, la curiosità di come si comporterà è altissima: giocherà senza bussola o sarà un trascinatore, se non di spogliatoio, almeno in campo?
Al Jefferson
É "colpa" sua se Walker non è più in squadra e questo perchè può diventare un dominatore nel ruolo. Ha giocato solo discretamente la passata stagione, ma le potenzialità che ha mostrato sono elevatissime. Ora il suo compito è quello di mettere in pratica tutte queste aspettative con calma, senza pensare che possa lottare già dalla prima palla a due ad armi pari contro Duncan. Molto interessante sarà vedere come riuscirà a gestire il ruolo di titolare.
Ricky Davis
Partirà dalla panchina (infortuni permettendo), ma è il secondo giocatore della squadra, lo sa lui, lo sa il suo allenatore ed i tifosi tutti. Difficilmente se la prenderà se verrà superato da Jefferson, possibile ma difficile, piuttosto è da vedere se la testa a posto ci rimarrà oppure inizierà ad andare per conto suo. La speranza che rimanga ben salda al resto del corpo ha solidi motivi di avverarsi.
Raef LaFrentz
Buona stagione regolare, ma scarsi play-off. Riuscirà quest'anno ad incidere nella parte più importante della stagione (sempre che i Celtics riescano a raggiungerli)? Questo è quanto ci dirà il campo e l'attesa per questa risposta è importante, visto che è l'unico tra i Celtics nel ruolo di centro che può tenere bene il campo.
Tony Allen
Senza l'infortunio occorsogli sarebbe partito titolare, ora rischia di saltare una decina di partite e quindi potrebbe cominciare la stagione al rallentatore. È un peccato perché ha giocato molto bene l'anno scorso per essere un rookie meritandosi il quintetto. Atletico, difensore, buon tiro, non diventerà una stella, ma qualche margine di miglioramento ne ha ancora.
Dan Dickau
Ha l'occasione d'oro di far vedere d'essere qualcuno nel ruolo di play. L'anno scorso a New Orleans quando ha avuto molti minuti a disposizione ha dato prova di poter tenere molto bene il campo, ma un conto è farlo in una squadra scarsa, un conto è farlo in una squadra con ben altre ambizioni. I paragoni con Stockton si sprecano vista la loro identica provenienza universitaria, ma se fosse solo un terzo del miglior play di tutti i tempi Danny e Wyc farebbero salti di gioia per mesi ininterrottamente.
Delonte West
Senza l'arrivo di Dichau sarebbe partito come play titolare, invece ora dovrà giocarsela con Dan ed onestamente Delonte non è favorito. Ha mostrato buoni segnali, ma gli infortuni di inizio stagione e la poca esperienza NBA hanno consigliato ai dirigenti Celtics di affiancargli un play un po' più esperto. L'altra faccia della medaglia è che potrà crescere con calma e senza pressioni.
Marcus Banks
Da potenziale starter a terzo incomodo (o quasi) ce ne passa, ma così è la vita e ha pagato cara la mancanza di miglioramenti sostanziali nell'ultima stagione. Il rischio di vederlo scambiato è molto alto perchè con Dichau e West davanti avrebbe molto poco spazio.
Gerald Green
Come Jefferson e più di Jefferson, è lui il colpevole della dipartita di Walker. Lui ha il potenziale per diventare un All-Star (che ci arrivi effettivamente è un altro discorso) e quindi per lui vale la pena di rischiare. Vietato però pensare che viaggi subito a 25 punti a sera, bisogna dargli il tempo di crescere ed anche di sbagliare.
Kendrick Perkins
Prima del draft si parlava di lui come di Baby Shaq, poi si è pensato che potesse diventare un buon titolare, ora s'inizia a riflettere se possa mai entrare nello starting five di una squadra da titolo. Gli obiettivi si stanno ridimensionando e non è mai una buona notizia, sta a lui dimostrare che stanno sbagliando tutti.
Mark Blount
Si dice che Ainge abbia cercato di sbolognarlo a tutti e nessuno lo abbia voluto, come cambiano le cosa da un anno a questa parte, quando si è quasi sfiorata un'asta per averlo! Si sentirà più male nel sentirsi non voluto o più male nell'aver spuntato un contratto che ora non lo vale assolutamente? Risposta scontata. Se ha amor proprio s'impegna alla morte per tornare quello di due anni fa, ma ce l'ha?
Brian Scalabrine
Buon mestierante, con possibilità che diventi un ottimo mestierante. Non si lamenta, lavora duro, s'impegna alla morte, non disturba la crescita di Al, cosa si vuole di più da un cambio per Jefferson?
Ryan Gomes
Gerald Green steal of the draft? Naaa, alcuni hanno detto che il furto del draft è proprio Gomes. Come può un giocatore dato sicuro al primo giro scendere fino al numero 50? O è una bufala (tutto è possibile) oppure Boston avrà gravi problemi per trovare minuti per tutti.
Justin Reed
Si è appena detto della possibilità che non si possa trovare minuti per tutti, allora che si deve dire di Reed, che ha mostrato netti segnali di miglioramento la scorsa estate? Anche lui sembra sulla rampa di lancio dell'esplosione. Però meglio l'abbondanza della scarsità .
Curtis Borchardt
Pezzo migliore della "mancia" ricevuta per Walker. Onesto lungo che, come Scalabrine, non crea problemi e si accontenta di quello che gli si dà . Potrebbe lottare con lui per il posto di cambio di Jefferson, ma onestamente vediamo avvantaggiato Scalabrine.
Orien Greene
Terzo rookie, è un playmaker, quindi trovargli minuti sarà un'impresa titanica. Probabile un suo trasferimento momentaneo in NBDL oppure sarà tagliato.
Will Bynum
Il commento è una fotocopia di quello di Orien Greene, solo che non è stato chiamato al draft ma per la Summer League.
Qyntel Woods
Pezzo meno pregiato della "mancia" ricevuta per Walker. Difficilmente troverà posto in roster ed il suo unico vantaggio è quello di avere un contratto che scade tra solo un anno.
Infortuni
Anche in estate i giocatori s'infortunano. Il più importante è quello occorso a Tony Allen, il quale è stato operato in artroscopia per una lacerazione al ginocchio. Si parla di 10 gare saltate, ma attualmente non si sanno i tempi di recupero.
Infortunio minore per Marcus Banks, che ha ricevuto ordine di stare a riposo questa estate dal medico Brian McKeon per un dolore fastidioso allo stinco destro.