Cy Young o MVP?

Albert Pujols : sarà  il 2005 l'anno della definitiva consacrazione di un fenomeno?

Ogni anno, verso fine Settembre, negli Stati Uniti ed in tutti gli altri paesi in cui il baseball MLB abbia fatto breccia nei cuori degli sportivi comincia ufficialmente il cosiddetto “toto-awards”.

Il termine, decisamente poco ortodosso, dovrebbe spiegare nella maniera più sintetica possibile quella serie di congetture, ipotesi, opinioni ed argomentazioni nelle quali gli appassionati di questo sport si abbandonano nei giorni che precedono l'assegnazione dei premi di fine anno.

I riconoscimenti sono molti, divisi per categorie ed assegnati secondo diversi criteri di votazione, ma sicuramente quelli che colpiscono di più l'immaginario del pubblico ed accendono con maggior fervore le dispute “da salotto” sono il Cy Young Award ed il Most Valuable Player.

Premi diversi dal fascino senza tempo, i due Awards premiano rispettivamente il miglior pitcher della stagione ed il miglior giocatore dell'anno.

Grandi polemiche hanno caratterizzato la maggioranza delle proclamazioni (avete presente il fantomatico “Pallone d'Oro” europeo? ogni mondo è paese…), e diverse teorie sono state formulate per individuare i criteri di assegnazione.

Ed ancora: perché il miglior lanciatore dell'anno non può esser anche l'MVP della stagione?

Questa eventualità , rara ma non impossibile, si è verificata 20 volte in totale, l'ultima nel 1992 con Dennis Eckersley degli scintillanti A's di inizio anni '90, ma non dovrebbe essere questa l'occasione per la 21esima.

Nel 2005 sembra esserci infatti meno incertezza rispetto alle stagioni recenti per quanto riguarda l'MVP, molta di più nel caso del Cy Young.

Nell'American League la cerchia dei papabili al titolo di “best pitcher of the year” è davvero ampia, perché forse mai come quest'anno non c'è stato un lanciatore dominante che si sia elevato al di sopra della media in più di una categoria statistica.

Ed allora si potrebbe premiare il maggior numero di vittorie di Bartolo Colon (21), l'ottimo rapporto tra successi e sconfitte (18-5) del sorprendente Cliff Lee, la continuità  della coppia Jon Garland-Mark Buehrle nella cavalcata dei White Sox, oppure la consueta raffica di strikeout orchestrata dal detentore del titolo Johan Santana (229).

C'è poi chi potrebbe concentrare la propria peroratio sulla candidatura di Randy Johnson, autore di una stagione in crescendo rossiniano conclusa con l'apoteosi della vittoria da titolo di Division a Fenway Park, e chi invece dal Canada potrebbe sottolineare le 12 vittorie in 19 partenze dello sfortunato Roy Halladay, autore fino all'infortunio di un'ottima stagione.

Voci diverse, pareri diversi, che però per il titolo dell National League si riducono notevolmente.

Si riducono perché in questa lega ci sono stati pitcher dominanti, che hanno anche dato vita a duelli avvincenti a colpi di complete game.

L'avvio di stagione è stato tutto per “The D-Train”, Dontrelle Willis, esplosivo pitcher mancino dei Marlins che ha impressionato l'intero mondo delle Majors con i suoi shutout primaverili.

Il cuore della regular season è stato invece dominio esclusivo di Chris Carpenter, solido partente della corazzata Cardinals che ha timbrato con regolarità  quasi imbarazzante (per gli avversari) il cartellino delle vittorie, contribuendo in modo determinante ai successi della squadra di Tony LaRussa.

Il finale di stagione, complice anche un leggero calo di Carpenter dovuto al titolo di Division acquisito con largo anticipo, è stato invece appannaggio di un ritrovato Andy Pettitte, che insieme al vecchio compagno di avventure Roger Clemens potrebbe rappresentare la romantica alternativa, fondata su una media ERA incredibile, al duo di favoriti.

Perché con ogni probablità  il premio se lo giocheranno proprio Willis e Carpenter, molto vicini anche statistiche alla mano: 22 vittorie a 21, 7 complete game a testa, 5 shutout a 4, 2.59 a 2.83 di media ERA; solo nei K il partente di Saint Louis è nettamente più avanti (213 a 158), e questo dato, aggiunto al numero di sconfitte inferiore (5 a 10) potrebbe alla fine fare la differenza.

Testa a testa con outsider dunque, proprio come nella corsa al titolo di MVP.

Nell'American League sono infatti due i grandi favoriti al titolo di miglior giocatore del 2005, con una coppia di altrettanto valore in seconda fila.

Alex Rodriguez, rinato dopo i deludenti playoff 2004, è sicuramente il nome più accreditato, avendo trascinato con le sue imprese gli Yankees dal baratro alla gloria e vantando numeri di assoluto livello: .322 di media battuta, 130 RBI e 48 HR, quest'ultima statistica record per un battitore destro dei Bombers.

David Ortiz, leggermente in ombra dopo la pausa per l'ASG, è ritornato di prepotenza tra i battitori più dominanti della lega, mettendo tutti in fila per RBI battuti (147) e piazzandosi ai primi posti per HR (47), basi ball (100) e percentuale slugging (.604).

Se questi due mostri sacri sono i favoriti principali, non molto distanti sono i due outsider, Manny Ramirez e Mark Teixeira.

Il primo, membro della combo dei Red Sox insieme all'amico Ortiz, ha totalizzato numeri leggermente inferiori a quelli di “Big Papi”, ma le sue statistiche sono comunque impressionanti (.290, 44 HR, 141 RBI).

Teixeira invece ha confermato di essere pronto a diventare una superstar assoluta, uno dei futuri firmatari di contratti da capogiro, arrivando a soli 4 fuoricampo ed altrettanti RBI dal big man di Boston.

Chi invece ha dimostrato di poter dominare le Majors sin dalla prima stagione da rookie è sicuramente Albert Pujols, che al quinto, stratosferico anno di militanza MLB sembra davvero essere vicino al meritatissimo titolo: .330 di media, 117 RBI, 41 HR con l'aggiunta di 16 basi rubate, oltre alla carismatica guida di una squadra vincente, il che dovrà  pure contare qualcosa.

I numeri però potrebbero far pendere l'ago della bilancia a favore dell'altro grande protagonista della stagione 2005, soprattutto nella sua fase inziale, Derek Lee.

Il prima base dei Cubs ha mantenuto per alcuni periodi dell'anno la leadership nella famosa “Triple Crown”, ed ha accarezzato il sogno di chiudere l'anno con una media di .400 ripercorrendo l'impresa di Ted Williams, ultimo mito a riuscirvi.

L'ex Marlin si è attestato poi su livelli più “umani” : .337 al piatto, 107 RBI e 46 HR, ma sembra comunque il pericolo più serio per Pujols.

Da non dimenticare però che Andruw Jones, 51 HR e 128 RBI (entrambi miglior risultato della NL), potrebbe inserirsi nella sfida a due, citando pro parte sua anche l'ennesimo titolo di Division vinto dagli immarcescibili Atlanta Braves; oppure la silenziosa ma letale accoppiata di Florida Miguel Cabrera-Carlos Delgado, 230 RBI e 66 HR equamente distribuiti con medie superiori al livello di eccellenza.

Tutto questo a meno che non si decida di far vincere ancora Barry Bonds

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