L’addio di Vlade

Una delle ultime immagini di Divac in maglia Lakers…

Si sa, la vita è fatta di capitoli. Capitoli belli e capitoli brutti. Capitoli che si fa fatica a chiudere o che non si vede l'ora di farlo. Ma comunque capitoli di cui ti porterai dietro i segni, per tutta la vita.

E così sarà  anche per Vlade Divac, che sta per chiudere un capitolo aperto 16 anni fa, fatto di vittorie, di gioie ma anche di cocenti delusioni. Un capitolo, comunque sia, indimenticabile per più motivi.

E' infatti ormai certo che il serbo, uno dei più forti centri Europei di tutti i tempi, abbia imboccato la via del ritiro dal basket giocato, massacrato come è dai numerosi infortuni che hanno costellato la sua carriera, soprattutto nelle ultime stagioni, e che non gli hanno mai permesso di esprimere tutto il suo incredibile potenziale.

L' ex Laker ha deciso: l'ora del ritiro è ormai giunta.

Manca solo l'ufficialità , ma è questione di giorni, se non di ore; Divac terrà  una conferenza stampa in cui spiegherà  i motivi di questa decisione, ma che in realtà  già  conosciamo tutti. Illustrerà  il suo futuro, comunicando il ruolo che assumerà  all'interno dei Lakers (perché abbandonare il basket giocato non vuol dire uscire del tutto da questo mondo"), molto probabilmente o scout o assistant coach, ma quel che è più importante pronuncerà  le sue ultime parole da giocatore.

I Los Angeles Lakers, lo vollero fortemente in quel lontano draft del 1989 in cui lo chiamarono con la 26esima scelta assoluta, e con la stessa intensità  lo hanno voluto anche ora , nel dopo ritiro. Segno dell'immensa quanto rara professionalità  e serietà  di questo ragazzo, ormai diventato uomo più che maturo, in tutti questi anni di una carriera divisa tra Los Angeles, Charlotte e Sacramento.

Sempre sorridente, mai arrabbiato con i compagni per un passaggio mal riuscito, perennemente a masticare gomme tra una stoppata e un rimbalzo. Con quel faccione, che già  a prima vista ispira simpatia e fa trasparire la vera anima dell'uomo; un uomo veramente meritevole di questo appellativo.

Ma d'altronde la schiena era ridotta veramente male, molto male, tanto da limitarlo nell'ultima annata a sole 15 partite, per un totale di 130 minuti complessivi; il che vuol dire 8.7 minuti a partita, quando invece la sua media in carriera è di ben 29.8.
Vlade in campo era, per i compagni, una presenza importante a livello psicologico: sapere di avere un giocatore come Divac in campo, è infatti rassicurante. Un giocatore intelligente come lui, grande passatore, aiuta il bel gioco, che non a caso è sempre stato un elemento caratterizzante delle squadre in cui il serbo ha giocato.

Notevoli le sue statistiche in carriera nella NBA: oltre 9.000 rimbalzi, 3.000 punti, 3.000 assist e 1.500 stoppate. Insomma, parliamo di uno dei centri più completi della storia della Lega.

Come dicevamo prima, draftato con il 26 dai gialloviola nel 1989, 16 anni or sono, è riuscito immediatamente ad entrare negli oliati meccanismi Losangelini, chiudendo la sua stagione da rookie con 8.5 punti e 6.2 rimbalzi a partita, e soprattutto giocando tutte e 82 le partite di regular season, cosa riuscitagli poi solamente altre 3 volte.

Al termine della stagione 1996, quella in cui Vlade ha fatto registrare la sua quarta tripla doppia, i Los Angeles Lakers lo hanno ceduto agli Hornets, che a quei tempi ancora avevano casa a Charlotte, North Carolina, in cambio dei diritti per il draft di un certo Kobe Bryant.

Due stagioni di transizione, peraltro ottime, dove l'ex-all star del 2001 è riuscito a mettere insieme 12.6 punti a serata nella prima e 10.4 nella seconda. Qui ha acquisito ancor maggior esperienza, che sicuramente è stata d'aiuto nel lunghissimo capitolo (ancora") vissuto di nuovo in California, ma non a Los Angeles, bensì a Sacramento, dove è eufemismo parlare di rivalità  con i cugini lacustri. Immaginarsi, dunque, l' accoglienza riservatagli dai suoi nuovi tifosi"

Ma ben presto anche i più diffidenti sostenitori dei Kings impareranno ad amarlo, ad andare oltre la maglia indossata in precedenza, valutandolo per quel che realmente è.

Già  al primo anno impone il suo gioco, dominando sotto il tabellone (10 rimbalzi e 14.3 punti di media) e portando un grosso contributo di punti. Praticamente una doppia-doppia a partita.

Sei anni di straordinaria continuità , a cui è mancata solo quella ciliegina, sfuggita anche a tanti altri campioni, anche più brillanti dello stesso Divac. Il titolo NBA.

Sfuggitogli in più occasioni, per un motivo o per un altro, sicuramente non per colpa sua, quanto delle squadre in cui giocava. E forse è proprio questo il suo più grande rammarico; non essere riuscito ad infilarsi al dito nemmeno un anello.

Il meglio della sua vita agonistica lo spende qui, e il ritorno nella città  dove tutto era cominciato, è semplicemente una triste passerella d'addio, per raccogliere gli ultimi applausi dalla gente che non lo ha mai smesso di amare.

Ma non sarebbe giusto neanche non ricordare i meriti del Partizan di Belgrado, la squadra che lo lanciò nell'Olimpo delle stelle d'Europa. A Belgrado lo hanno scoperto, hanno intravisto le potenzialità , sono andati al di là  dei 216 cm di altezza, e gli hanno permesso di fare il grande salto che tutti i bambini che iniziano a giocare a basket sognano un giorno di fare.

E Vlade non ha mai dimenticato la sua terra e tutto quello che gli ha dato: infatti da alcuni anni ha adottato due bambini orfani, proprio originari della Bosnia e del Kosovo, le due zone più martoriate dalla guerra.

Un capitolo lungo e bello della sua carriera si chiude, per lasciare posto ad un altro, forse ancora più appassionante per lui, ma che comunque per noi non sarà  mai pari a quello che ha scritto nei palazzetti.

Tuttavia all'uomo, prima che al giocatore, vanno i nostri più sentiti auguri per quello che avrà  scelto di fare, sicuri che lo farà  con la sua solita correttezza e sincerità , che è stato il suo marchio di fabbrica per tutto quel tempo che lo abbiamo potuto ammirare, dentro e fuori dal campo. Grazie Zio Vlade.

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