Il talento di Marvin Williams non è in discussione, ma è pronto per la NBA?
Sono ormai diversi anni che scrivo per Play.it Usa, ma ricordo come se fosse ieri il mio pezzo d'esordio. Il tema era incentrato sulle prospettive degli Atlanta Hawks grossomodo in questo periodo dell'anno. A pensarci adesso, sembra preistoria.
All'epoca la squadra era composta da Mookie Blaylock, Steve Smith, Christian Laettner e Dikembe Mutombo. Un team ad un'ala piccola decente dalla finale Nba. Pareva quindi che la franchigia georgiana fosse ad un passo dal capitalizzare anni di lavoro, invece stavamo parlando dell'inizio della fine, senza che ce ne rendessimo minimamente conto.
Gli Hawks attuali sono la scialba controfigura della squadra che è riuscita a conservare un serio programma da playoff per molti anni, dall'era Wilkins, al quartetto che abbiamo citato in apertura. La prima causa di questi mali consta nel fatto che gli Hawks sono una non franchigia, con un direttivo assolutamente inabile di redigere un progetto.
Il recente abbandono di Steve Belkin, in relazione a quel caso Joe Johnson su cui torneremo tra poco, è il segno che ormai la credibilità della franchigia georgiana è ai minimi storici, e sta raschiando il fondo di un barile sempre più vuoto di idee.
Questi Hawks senza capo né coda hanno trovato comunque il modo per far parlare di loro, in relazione a quella che è stata la trattativa di mercato più spettacolare, e probabilmente assurda, di questa lunga estate Nba. L'acquisizione di Joe Johnson è stata una pagina emblematica dell'attuale situazione, con un GM, tale Billy Knight che tratta con i Colangelo su certe basi, ed un presidente, tale Steve Belkin, che dopo che questi ha chiuso un accordo, interviene rinnegandone le mosse.
In questa cagnara a cosa serve Joe Johnson? La quarta scelta offensiva migliore della Nba, sarà chiamata a rispondere ad un contratto da star assoluta, che conta ben 70 milioni di dollari. Mica bruscolini, per un giocatore dall'indubbio talento, ma che sostanzialmente ha giocato a certi livelli soltanto una stagione e mezza, per di più sulle spalle di un playmaker canadese fresco di nomina a Mvp della Nba.
Sarà il leader giusto per questa squadra giovane, con diversi elementi interessanti? Oppure dimostrerà di essere un giocatore bravo ma sprovvisto di leadership e fragile mentalmente, come aveva fatto intuire di essere a Boston e nel primo periodo a Phoenix?
Da questa risposta dipende gran parte delle sorti di questa squadra. L'ottimismo è moderato, in quanto stiamo parlando di un talento poliedrico, in grado di fare bene in tutti i fondamentali del gioco, che ha saputo costruirsi un bel tiro da fuori. Siamo comunque lontani dai top del ruolo, quei Kobe, Tmac o Lebron cui non si avvicina né per doti atletiche, né per talento complessivo. Ma quale ruolo occuperà Joe Johnson negli schemi disegnati da Mike Woodson?
Il quarantasettenne coach degli Hawks, che ha collaborato in passato con Bobby Knight, per cui ha giocato negli Hoosiers, e Larry Brown, di cui era capo assistente ai Pistons, è reduce da una prima stagione da head coach con un record di 13 vinte e 69 perse. Non gli si può imputare nulla, visto il roster che aveva disposizione, roba da far fatica in Eurolega, ed una società che non ha mai dimostrato il minimo cenno di stabilità . Gli si chiede un'impresa difficile, ossia quella di dare un senso ad un roster composto per lo più da ali piccole di talento, molte delle quali andranno adattate in altri ruoli.
Dalle prime previsioni, Joe Johnson verrà provato come portatore di palla, ruolo in cui in passato non ha del tutto convinto, in modo da permettere a Josh Childress di fare la guardia titolare, ad Al Harrington di ricoprire lo spot di ala forte, mentre il ruolo naturale di ala piccola se lo giocheranno Josh Smith e il rookie sensazione Marvin Williams. Sotto le plance ci saranno ancora Collier, il sempre eterno idolo locale Kevin Willis e i free agent freschi di firma, Zaur Pachulia e John Edwards.
Le maggiori aspettative nel settore lunghi versano proprio sul georgiano, che ha dimostrato nel risicato minutaggio che ha avuto a disposizione nei Bucks, di saperci fare nonostante sia ancora giovanissimo (classe '84). Sia Pachulia che Edwards sono stati firmati a cifre molto interessanti.
Una squadra giovanissima, cui vanno aggiunti l'altro rookie Salim Stoudamire, appena firmato con un triennale per dare pericolosità al tiro da fuori, ed il veterano Tyronn Lue.
Un po' meglio dell'anno scorso, vista anche la cessione dell'inutile Boris Diaw ai Suns, ma per Woodson c'è molto da lavorare anche per capire che tipo di giocatore sia Marvin Williams. In summer league è parso spaesato, ha faticato moltissimo a tenere il campo. Valutarlo dopo quelle partite dai contenuti tecnici del tutto inattendibili, sarebbe fonte di grave inganno. Quel che è certo è che la seconda scelta assoluta di quest'anno è un giocatore dalle enormi potenzialità , ma anche dalle enormi incognite, nonostante il pedigree reciti University of North Carolina.
Un titolo appena vinto, da sesto uomo, agli ordini di un suo grandissimo ammiratore qual è Roy Williams, che l'ha inseguito fin lassù, nello stato di Washington, dove prese i natali anche John Stockton, per portarlo prima a Kansas, poi nei Tar Heels.
Per rendere l'idea del talento a disposizione di Roy Williams, basti sapere che Marvin Williams, come già citato, era appunto solo il sesto uomo. E' noto che Roy sia un coach che da molti minuti al quintetto, e pochi al pino, ragion per cui Marvin Williams l'anno scorso ha giocato pochissimo, e quasi sempre da ala forte, mentre la sua evoluzione in termini Nba lo darebbe più sensato nell'altro spot di ala.
Quanto tempo servirà a Marvin Williams per prendere le chiavi degli Hawks? Partito come grande talento a 360°, tanto che si erano spesi paragoni con Grant Hill, a Unc in quel poco che ha giocato, non ha avuto gli spazi adeguati per mostrare le sue doti in quel senso.
Il progetto Hawks è quindi molto interessante, ma ad oggi le credenziali che questo gruppo ha sono basse, ed è prevedibile un'annata faticosa, ben lontana da un record vincente. Nel frattempo, il nuovo team governor, Michael Gearon jr., dovrà cercare di dare un senso ad una società francamente ridicola, specie con azionisti quali potevano essere gli Steve Belkin, parcheggiati lì soltanto in attesa di avere chance di investimento migliori, dopo aver fallito l'assalto alla proprietà dei Boston Celtics.
Quando si troverà qualcuno realmente interessato alle sorti degli Hawks, e non a raggiungere al pelo il payroll minimo previsto da Stern, in attesa di tempi migliori, allora questa franchigia potrà tornare a dire la sua anche in termini di ambizioni e di risultati. Nel frattempo, un po' di talento da parte l'hanno accumulato, e chissà che non sia la volta buona per abbandonare il purgatorio della Nba.