Finley ago della bilancia

La firma di Finley potrebbe cambiare le sorti della stagione

L'amnesty market è ufficialmente aperto. A tagliare il cordone inaugurale, da sfavillante protagonista per ogni occasione, ci ha pensato Mark Cuban, facendo di Michael Finley il vero uomo mercato di questa estate. Non ci dilungheremo sul fatto che il trentaduenne esterno da Wisconsin potesse essere ancora utile o meno alla causa dei Mavericks. Ormai i giochi sono fatti. Pensiamo piuttosto a quelle che potrebbero essere le possibili destinazioni per un giocatore che si avvia certamente verso il sunset boulevard di una buonissima carriera, ma che gode ancora di quelle risorse fisiche e tecniche tali da poter garantire a chi godrà  dei suoi servizi un innesto forse addirittura decisivo.

Le modalità  di partecipazione alla gara sono molto semplici. Chi ha spazio, gli offrirà  il minimo salariale, chi ha l'eccezione, la sfrutterà  per garantire a Finley cinque milioni freschi e sicuri. Perchè questa premessa? Perchè il fattore economico, contrariamente a quello che potrebbe far presagire la amnesty rule, sarà  indispensabile nell'avvicinamento all'ex Wisconsin, in quanto l'anno prossimo da Cuban prenderà  “soltanto” cinque milioni, a causa della dilazione dei circa 51 milioni che ancora gli sono garantiti dal suo contratto con i Mavericks. Una vera e propria pensione, ma è scontato che Finley prima vedrà  quei soldi, prima sarà  contento di incassarli.

Dal momento che il fattore economico, per quanto potrebbe essere decisivo, risulta comunque piuttosto marginale, in quanto la stessa offerta gliela potranno fare anche dei top team, molto probabilmente Finley si accaserà  in una sicura pretendente al titolo. Non è un caso che a cercarlo con grande insistenza siano Detroit, Miami, Phoenix e San Antonio, le quattro favorite d'obbligo al via del prossimo campionato. Analizziamo i pro e i contro dell'offerta di ognuna.

MIAMI – Favoritissima. Può offrirgli la mid-level exception. Cinque milioni cash per il 2005-06. Inoltre ci sono una serie di coincidenze che fanno pensare che Miami sia quasi una scelta d'obbligo per Finley. Le telefonate di Shaq sono note a tutti: “Io ho bisogno di te, tu hai bisogno di me”, ed è altrettanto noto come sia dura resistergli. Non perchè Shaq sia un'avvenente pin-up, quanto perchè l'ex centro di Magic e Lakers possiede sia il carisma che le garanzie tecniche per poter assicurare i presupposti di successo che si propongono. L'agente di Finley, al secolo Henry Thomas, guarda caso è lo stesso di Dwyane Wade. Chi c'era nel coaching di Finley a Wisconsin? Semplice. Stan Van Gundy. A tutto ciò possiamo aggiungere il fatto che a livello personale ritroverebbe Antoine Walker, che è di Chicago come lui e con cui ha cementato un buon rapporto durante la permanenza di questi ai Mavericks. Resta da verificare se Finley sarà  disposto a sacrificarsi, entrando negli spiccioli di una rotazione che lo vedrebbe certamente partire dalla panchina. Se riterrà  che Miami sia la piazza più adatta per garantirgli un titolo, questo ruolo potrebbe accettarlo senza problemi.

DETROIT – Anche Dumars ha a disposizione la mid-level exception. Il discorso tecnico è abbastanza simile a quello di Miami, anche se le possibilità  di trovare spazio dietro Hamilton e Prince sono senza dubbio più concrete che non farlo dietro a Wade, Posey e Walker. Anche se Flip Saunders rappresenta una novità  assoluta per una squadra che ha fatto vedere negli ultimi due anni la miglior organizzazione in assoluto, la chimica del quintetto non dovrebbe risentirne. Il dramma è la panchina, ed il fatto che Dumars non sia ancora intervenuto per aggiungere qualche pedina a McDyess e Hunter, è un segnale indiretto ma efficace che qualcosa in ballo con Finley ci sia. Dumars sa che Michael è l'ingranaggio mancante per restituire i Pistons al successo, e conterà  fino in fondo sulle proprie abilità , confortate dai grandi risultati raggiunti, per convincerlo.

PHOENIX – E' l'ipotesi forse meno probabile, anche se indubbiamente la più suggestiva. Colangelo ha disperatamente bisogno di lui per rimpiazzare Joe Johnson. Se riesce in questo colpaccio, oltre ad aver risparmiato i 70 milioni pretesi dall'ex Arkansas, darebbe a D'Antoni il rinforzo decisivo in una campagna acquisti improntata tutta nel rendere più equilibrato un team che ha fatto del proprio credo offensivo il suo marchio di fabbrica, con risultati eccellenti, ma non sufficienti ad espugnare Fort Alamo. I Suns sono la squadra che nel 1995 ha pescato lo steal of the draft, chiamandolo con la scelta numero 21, pertanto chiudere la carriera dove l'ha iniziata, seguendo le orme del suo grande amico Steve Nash, potrebbe essere la scelta che farebbe prevalere il sentimento rispetto alle reali chance di successo. Colangelo può offrigli il minimo salariale da 1.1 milioni, sicuramente un handicap rispetto alle posizioni contrattuali di Miami e Detroit. Tuttavia c'è un'altra grossa incognita sull'eventuale passaggio di Finley ai Suns. Nonostante il taglio, Finley ha comunque un debito di riconoscenza verso Cuban per il trattamento che gli ha riservato in questi anni, e gli oltre 50 milioni di dollari che devono ancora arrivargli da Dallas. Pertanto è probabile che accetti lo scontato suggerimento dell'owner dei Mavs, che lo indirizzerebbe verso una franchigia dell'Est, al fine di evitare anche sul piano dell'immagine un nuovo caso Nash.

SAN ANTONIO – Buford ha già  pronto un assegno contenente poco più di 2 milioni di dollari per Michael Finley. Di più non può proprio dargli, ma chiaramente, come Dumars, farà  leva sull'appeal della propria organizzazione, e li c'è poco da stare a discutere. La possibilità  di giocare accanto a Tim Duncan, è la sicurezza che ogni giocatore vorrebbe avere. Gli si chiederebbe di essere il sesto uomo, dando molti punti dalla panchina e comunque giocando moltissimi minuti. Per un giocatore che tira con oltre il 40% da tre come lui, San Antonio è la collocazione tecnica ideale, come giusto compromesso tra quella qualità  che gli si chiede, e quel minutaggio non da titolare fisso che per un giocatore ormai ultratrentenne è sinonimo di un allungamento della carriera, considerando soprattutto gli scarichi di Duncan. Se Buford piazza il colpo Finley, il rischio che ad Ovest non si inizi nemmeno a giocare è quanto mai concreto.

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