Grande è l'attesa di vedere Re Saras nella NBA
Atene 2004, girone di qualificazione. La squadra una volta conosciuta col nome di Dream Team gioca contro la Lituania per stabilire il primato del girone. La partita si gioca sul filo dell'equilibrio con Iverson e soci che sono, more solito, tutto tranne che una squadra, ma hanno troppo atletismo per andare sotto.
La Lituania è celebre per sciogliersi spesso quando è a un passo dall'impresa, ma il loro playmaker è fatto di un'altra pasta: mancano circa tre minuti, arriva in attacco e Odom decide di prenderlo dall'inizio dell'azione, il play lituano che ha studiato a Maryland finta il tiro da tre, Odom salta e gli finisce addosso, palla già in volo e azione da quattro punti confezionata con la Lituania che va a più uno.
Azione successiva: si torna alla marcatura “normale”, arriva un blocco centrale per il solito playmaker, la difesa, o quello che è, americana passa dietro: tripla. Gli States rispondono con Jefferson, dall'altra parte ancora lo stesso protagonista, ancora Marbury che passa dietro, ancora tripla del +4. I due liberi successivi che fanno 12 punti consecutivi sono normale amministrazione, partita in ghiaccio.
Forse bastano questi due minuti celestiali a far capire chi è Sarunas Jasikevicius e perchè i Pacers gli hanno fatto firmare un contratto da 12 milioni di dollari per tre anni.
O forse è meglio dare un'occhiata a chi era il playmaker titolare delle ultime tre vincitrici dell'Eurolega (Barcellona e poi due volte Maccabi), sempre lui, sempre il lituano che ha giocato a Maryland per quattro anni mettendo cifre discrete ma non entusiasmanti (ci fu, per un certo periodo, anche un tale Francis a volere la palla in mano) e soprattutto senza mostrare nulla del playmaker che è diventato.
Poi è tornato in patria, al Lietuvos, e ha iniziato a conquistare ammiratori, un anno a Lubiana e poi la consacrazione definitiva a Barcellona, dove è maturato imparando anche l'arte di vincere da un autentico maestro come Dejan Bodiroga.
Adesso arriva una nuova sfida che lo ha tentato già altre volte in passato (gli Spurs gli hanno offerto più volte un contratto nelle scorse estati), ma che ha accettato solo dopo aver dimostrato di poter essere decisivo in Europa guidando il Maccabi – non esattamente una squadretta, comunque – alla conquista dell'Eurolega per due anni consecutivi.
Descrivere il suo gioco “europeo” non è cosa difficile: un playmaker da 15 punti e 5 assist a gara con le cifre che tendono sinistramente ad alzarsi quando aumenta l'importanza della gara. Un giocatore che dà la sensazione di avere sotto controllo tutto quello che succede nella metà campo offensiva e non solo perchè metà dei suoi passaggi sono no-look e tutti gli altri sono a una mano dal palleggio.
Il lituano che va contro un diffuso luogo comune sui suoi connazionali – belli, bravi, ma quando conta si sciolgono – ha la grande dote di dettare i ritmi della gara a suo piacimento, di accelerare con un passaggio di 15 metri o di giocare ai 24'', chiudendo magari con una sua tripla, altra specilaità della casa (40% dall'arco quest'anno in eurolega).
Ovviamente ci sono anche i difetti, concentrati quasi esclusivamente nella metà meno nobile del gioco: il buon Sarunas non nega a nessun playmaker di batterlo dal palleggio una mezza dozzina di volte a partita. Le mani sono rapide e velenose (come ogni non difensore furbo che si rispetti) ma l'aggressività sul portatore di palla avversario non è nelle sue corde, quasi risparmiasse le energie per quando ha la palla in mano. Atteggiamento che in Europa ha pagato grazie alla capacità dei compagni a chiudere gli spazi, ma che potrebbe rivelarsi meno felice nella NBA, soprattutto perchè simile a quello del suo prossimo compagno di reparto Tinsley.
Ma per Saras non ci saranno solo problemi difensivi nella sua avventura NBA, almeno agli inizi: le cose migliori Jasikevicius le ha fatte vedere quando ha avuto le chiavi in mano della propria squadra, sembra difficile vederlo far bene svolgendo un ruolo da comprimario, da giocatore che entra dalla panchina con altri deputati al ruolo di stella e a gestire i possessi che contano.
La sfida più difficile per il miglior play europeo dell'ultimo lustro sarà proprio questa: adattarsi a un ruolo di secondo piano per poi guadagnare minuti e fiducia da parte di compagni e coach fino a tornare al suo gioco “naturale”.
Il rischio preso dai Pacers quindi non è da poco perchè difficilmente Jasikevicius arriverà con uno spirito umile (come quello di Ginobili nella prima stagione), ma con l'atteggiamento di chi a 29 anni ha già dimostrato di poter regnare in Europa e di riuscire a battere Iverson e soci.
Un gioco che però vale la candela: se Saras troverà il suo ruolo nella squadra un serio candidato al premio di miglior rookie dell'anno potrebbe essere molto più vicino ai trenta che ai venti…