L'estate del 1978

Carl Yastrzemski, “…and he pops it up”, una ferita indelebile nei cuori dei tifosi di Boston

Al il barista e l'estate del 1978 (titolo originale, non tanto originale - Al the bartender and the summer of 1978)

…Rich, raccontami di Al…

L'estate del 1967 fu quella che fece reinnamorare una città , Boston, ed una generazione, quella dei mitici anni Sessanta, del baseball e dei Red Sox.

Le World Series finirono male alla settima partita contro i Cardinals del grande Bob Gibson, ma la gente di Boston e dell'intero New England amò quella squadra alla follia, la grande race per il pennant, con Boston vincente nelle ultime due partite della stagione contro i Twins, Jim Lonborg, Rico Petrocelli, Joe Foy (omonimo del grande chatter di San Jose, California o forse è viceversa), Yaz e Tony C che il 18 agosto fu colpito in faccia da un lancio che gli spezzò la carriera.

Nel 1975 Carlton Fisk e Yaz, Petrocelli e Jim Rice, Fred Lynn e Dwight Evans in battuta ed El Tiante e Bill "Spaceman" Lee, Dick Drago e Reggie Cleveland dal monte di lancio portarono nuovamente i Red Sox in finale, questa volta contro i Cincinnati Reds in quella che viene ancor'oggi definita come la più bella World Series di tutti i tempi inclusa la favolosa Gara 6 - 12 inning di puro dramma conclusisi con un Home Run che sbattè contro il palo sinistro del foul di Fenway Park. Anche allora però Gara 7 fu fatale.

Nel 1978 i Red Sox, la città , la regione del New England erano pronti, tecnicamente e psicologicamente, per il grande, atteso, meritato, catartico trionfo autunnale. La squadra era forte, matura, ricca di talento. Si sa, il baseball va avanti a strisce, a periodi, caldi e freddi e questa squadra non sapeva che cosa fosse il freddo: strisce vincenti di sette partite in aprile, di otto ed ancora di sette in maggio, di nove in giugno (il loro record il 17 giugno era 45-19 .703!) li installarono saldamente in testa alla divisione. Non ce n'era per nessuno.

Al ed io siedevamo alla fine del bancone ascoltando la radio. Partita dopo partita, serie dopo serie, passammo così, insieme, l'intera estate. Ci confortavamo e gioivamo insieme, tutto il bar spesso partecipava, ascoltavamo le radiocronache. Vivevamo e morivamo su ogni lancio.
La musica suonava nel sottofondo dopo le partite.
Le ragazze ballavano. Noi le guardavamo.

Quanto abbiamo pregato per quella squadra, tutto ciò che chiedevamo era che vincesse, tutto ciò che volevamo era vederli vincere e celebrare correndo sul prato verde smeraldo di Fenway. Era tutto ciò che chiedevamo in quel momento delle nostre vite. So che forse suona gay, ma non lo era per nulla. Volevamo soltanto che vincessero.

Ancora oggi, ogni tanto, sogno ad occhi aperti di sparare a Lou Piniella con la mia cerbottana avvelenata.

E venne l'ora degli Yankees.
Non ci avevano ancora giocato contro, ne vinsero due su tre nel Bronx e due su tre a Fenway.
Smooth. No problem.
Liscio come l'olio.

Giuro che questa è la verità  su Al, il barista. Si chiamava Al, proprio Al, quello del telefilm di Fonzie, ma non è proprio il caso che facciate battute del cazzo!
Avevamo poco meno di trent'anni. Al voleva che andassi con lui perchè da solo non ce l'avrebbe fatta. Da solo non ne vaveva proprio il coraggio, ma voleva farlo davvero, lo giuro, voleva che andassi con lui.
Ve lo giuro, e questo non lo dimenticherò mai, lo giuro.
Ricordo che cercai nei suoi occhi, cercai un sorriso nei suoi occhi e non lo trovai. Non lo trovai.
Questo, di tutta quella calda estate, è il mio ricordo più vivo.
Cercare un sorriso nei suoi occhi e non trovarlo.

El Tiante lanciava delle gemme, dodici completi, cinque shutout. Dennis Eckersley fu un asso, Mike Torrez, ancora Bill Lee (Lee lo chiamava "gerbil", quel deficiente lui lo chiamava "gerbil" e quello se la prese, quel deficiente se la prese). Bob Stanley chiudeva, con quei grandi baffoni.
Alle volte chiudeva Drago o Burgmeier o Campbell.

C'era un altro tipo, si chiamava…Charlie. Charlie si lamentava e mugugnava per tutto il tempo. Parlava dei Sox per tutto il tempo.
Lo so, ragazzi, lo so che voi ne sapete, ma Charlie…
Vi dico solo: voi ragazzi conoscete il baseball, conoscete il vostro baseball e vi rispetto, vi rispetto davvero, ma Charlie veniva vicino e srotolava fuori ogni fottuta statistica di quella fottuta squadra, ogni fottuta statistica dei Red Sox del 1978 lui la sapeva, ognuna.
Ogni fottutissima statistica. Le sapeva tutte.

Una sera, Charlie non venne al bar.
Era successo che era andato a casa ubriaco la sera prima e aveva fumato una sigaretta a letto e si era COMPLETAMENTE bruciato, si era ritrovato in una nuvola di fuoco.
Lo vidi di nuovo due settimane dopo.
Assomigliava ad una schifosa malattia con le gambe attaccate sotto.
Ma ricordo che si sedette alla mia destra, con la faccia, con la pelle, che sembrava cibo masticato da un gabbiano. E andava via rapido come sempre: Hobson, non può far battere Hobson, adesso devono mettere Rice, con uomini in punto devono mettere Rice adesso perchè con … e ancora statistiche…come un treno, andava sempre come un treno.
Non aveva perso un battito.
Si era quasi completamente bruciato due settimane prima e non aveva perso un colpo, un treno, andava come un treno.
Roba del genere non te la dimentichi.
Mai. Non te la dimentichi mai.

Era la calda estate del 1978.

Volavano. Ne vinsero altre due su tre con gli Yankees verso il quattro luglio e nessuno li vide più. Dieci partite di vantaggio, poi dodici, il 17 luglio avevano 14 partite di vantaggio su New York.

Gli Yankees licenziarono il manager.

Volavano, volavano.
Ma gli Yankees col nuovo manager Bob Lemon sistemarono un po' di cose ed iniziarono la rimonta. Nove indietro, poi sette, era ormai fine agosto.

I Red Sox poi ne persero 5 su 7 con Atletics e Orioles.

La squadra si era improvvisamante impiantata.
Don Zimmer, il manager, non riusciva a tenerli.
"Gerbil" disse Lee.
Panico.
Carlton Fisk: "Non esiste che cediamo in attacco, in difesa e sul monte allo stesso momento."
Il vantaggio ridotto a sole 4 partite.
Ed ora arrivavano in città  gli Yankees.

Venne il 7 settembre.
Iniziò il Boston Massacre.
3 a 15 (Mike Torrez legnato, Catfish Hunter veleggia)
2 a 13 (due rookie: Jim Wright umiliato, Jim Beattie esaltato)
0 a 7 (Dennis Eckersley aveva vinto le ultime nove al Fens, Ron Guidry era 20-2 con una veloce da spavento ed una slider danzante, senza storia)
Un totale di 5 a 35.
Il vantaggio ridotto ad una sola partita.
Quarta ed ultima partita: lanciatore partente per Boston: Bobby "Ice Water In His Veins" Sprowl. Un altro rookie. (Non dite mai, mai, che Papelbon ha il ghiaccio nelle vene, lui è soltanto Steel).

Al teneva aperto il giornale quando entrai. Lo teneva aperto rivolto verso di me. Mi aveva visto arrivare attraverso le vetrate che davano su Cambridge Street.
"Fa lanciare Sprowl"
"Chi? E Lee?"
"Gerbil si è bevuto il cerv…"
"Al! Cosa c'e'?"

Persero anche la quarta, 4 a 7, andando subito sotto 0 a 6.
Un massacro, non hanno neppure ripulito il sangue alla fine (9 a 42 condito da 12 errori).

Le leggi sulle armi non erano quelle di oggi nello stato del Massachusetts.
Oggi il governatore repubblicano Romney proclama: "Con il controllo legislativo sulle armi che applichiamo qui abbiamo reso il Massachusetts lo stato più sicuro dell'intera America"…questi liberals, harvardiani.
C'e' un grande cartellone che lo dice proprio dietro Fenway sulla Mass. Pike.
Ed è una statistica vera.

Allora, beh, allora non era così.
Allora Al teneva il suo nel gun cabinet dietro, nel magazzino.
Dopo la partita andai al bagno.
Al mio ritorno c'era Al che mi aspettava.
Lo giuro, voleva che andassi con lui.
Non c'era sorriso nei suoi occhi.
Lo giuro, voleva andare ed ammazzare Don Zimmer come un cane.

Ma ormai era finita. Vero?
Vero.
Il massacro si era compiuto, un'altra storia dell'horror per i giovani del New England.
Altro che Stephen King.
Ne vinsero una e ne persero altre cinque, le ultime due di nuovo con gli Yankees (0-4 e 2-3).
Chiuso.
Fine.
Tutti a casa.
Ci vediamo il prossimo anno.

O no?
Quanto male ci possono fare ancora?

Dal 17 settembre (vittoria allo Yankee Stadium per 7-3) al primo ottobre 1978 i Red Sox si imbarcano in quella che è una delle strisce più calde della storia del baseball: dopo quel 7-3, sono un rullo, ne vincono tre su quattro a Detroit, perdono la prima a Toronto (5-4) e poi infilano otto vittorie consecutive (3-1, 7-6, 6-0, 5-2, 1-0, 11-0, 5-1, 5-0) per chiudere la stagione.

Vincono anche il sorteggio che sceglie Fenway Park come stadio che ospiterà  lo spareggio con gli Yankees il due ottobre. Eh sì perchè la fila di vittorie ha portato i Red Sox a raggiungere gli Yankees in vetta alla divisione (99-63 a 99-63).

Lo spareggio

Se vi chiedono come mai Jim Rice giocò 163 partite nel 1978 è perchè gli spareggi sono considerati partite di regular season e non di playoff. Quindi Jim Rice che aveva giocato sempre nel 1978 finirà  con 163 G ed un'annata da MVP: .315-46-139.
Ma questa partita fu tutt'altro che regular season.
Fu una mini-World Series.

E se i Red Sox avessero voluto infliggere più dolore ai loro tifosi non avrebbero potuto scegliere di meglio o di peggio, dipende dai punti di vista.
Se il Boston Massacre era stato doloroso…pfff…questo sarebbe stato…Bucky "fucking" Dent.
Ascoltami, oh, cavolo, oh, Dio, Dio…forza Yaz, due sulle basi, sotto di uno.
Fine del nono. E' il destino che sia tu in battuta…
Volevamo soltanto che vincessero, volevamo soltanto vederli vincere.
Quando Carl alzò quella palla a candela, ricordo che pensai soltanto una cosa: "Come farò ad andare avanti adesso?"

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