Le voci si susseguono intorno a Larry Brown…
Arriva, non arriva, si ritira, si prende un periodo di pausa, va da un'altra parte"
Questo è l'alquanto incerto futuro di Larry Brown, ormai ex coach dei Detroit Pistons, che ha guidato a due finali consecutive di cui una vittoriosa ed un'altra persa in gara-7.
In teoria l'accordo con i New York Knicks dovrebbe essere ormai prossimo: gli incontri con il presidente Isiah Thomas ci sono stati, ed anche lunghi, ma quando c'è Larry in mezzo è sempre meglio non dare le cose per scontato, se non si vogliono avere brutte sorprese.
Proviamo dunque ad analizzare meglio la vicenda: già durante la serie finale contro San Antonio si sapeva che con molta probabilità , Brown non sarebbe rimasto un altro anno in Michigan, anche perché le sue precarie condizioni di salute, lo avrebbero potuto mettere fuori dai giochi, costringendolo al ritiro ma pochi giorni dopo i medici gli hanno comunicato che era in grado di continuare ad allenare a patto che si fosse preso un lungo periodo di riposo durante l'off-season.
Quindi con questo responso già si escludeva la possibilità che diventasse il presidente dei Cleveland Cavaliers, ipotesi presa in considerazione come piano B, se le risposte ai test medici fossero state negative per l'ormai sessantaquattrenne, e gli avrebbero quindi precluso l'idea di tornare in panchina.
Restano, comunque, altre alternative, tra cui la più concreta è proprio quella propostagli da Thomas, e non solo perché è quella più vantaggiosa dal punto di vista economico, ma anche perché è quella più appoggiata e gradita alla sua famiglia: la moglie, infatti, si è detta felice di poter crescere i bambini più piccoli sulla costa est, ed inoltre i figli più grandi già ci vivono.
Brown, l'altro giorno, in un'intervista, ha affermato che ci sono molte cose positive nell'allenare a New York, tra cui anche il fatto di lavorare con il suo grande amico Thomas, amicizia che potrebbe avere un ruolo fondamentale sull'esito della scelta.
E' notizia di pochi giorni fa, anche il fatto che Stephon Marbury, la stella dei Knicks, ha dato il suo benestare all'arrivo del nuovo coach, cosa veramente strana visto i durissimi dissidi che ci sono stati e ci sono tuttora tra i due: in un'intervista il playmaker newyorchese ha appoggiato pienamente l'ipotesi, dicendo che con il suo arrivo, Brown porterebbe una grande esperienza, necessaria per la crescita di una franchigia in ricostruzione come appunto sono i Knicks, e per centrare subito l'obiettivo playoff.
Detto così sembrerebbero tutte rose e fiori, ma l'esperienza ci dice che nella NBA si fa presto a creare problemi ed intoppi dal nulla, soprattutto se si pensa che ancora la dirigenza di New York non ha fatto un'offerta formale al procuratore del coach, e che quindi i contatti che ci sono stati fino ad ora sono stati tutti informali; i primi incontri ufficiali, Brown li dovrebbe avere nella giornata di oggi, quando incontrerà il coach ad interim, nonché attuale, dei Knicks, e cioè Herb Williams, che ancora non ha una minima idea riguardo al suo futuro, ma che con tutta probabilità lascerà la panchina che ha occupato quest'anno; poi avrà un altro colloquio con James Dolan e Steve Mills, il proprietario della franchigia e il presidente del Madison Square Garden, e dopo quest'incontro ne sapremo di più.
"Comunque" ha detto Brown "questa è una decisione che voglio prendere con assoluta calma, e ne voglio parlare con tutta la mia famiglia, perché io devo fare quello che è meglio per tutti i miei familiari"
Si sa da tempo, ormai, che la sua famiglia ha un ruolo di primo piano sulle sue decisioni, soprattutto la moglie Shelly, la quale è preoccupatissima per le condizioni di salute del marito, e il suo primo pensiero quando è stata avvisata della sua nuova possibilità di lavoro, è stato che così non avrebbe potuto prendersi il famoso periodo di riposo consigliato vivamente dai medici, poiché impegnato nelle contrattazioni.
Ma è stata subito rassicurata dallo stesso Thomas, il quale le ha detto che il marito
godrà in ogni caso di una lunga vacanza tra Agosto e Settembre, dove si potrà ricaricare per una nuova stagione. E quindi ci siamo anche da questo lato.
Ora, invece, dopo aver analizzato accuratamente la parte emotiva dell'accordo, proviamo a fare altrettanto sul piano tecnico, che sicuramente avrà anch'esso grande spessore nell'influenzare la decisione: come dicevamo, i New York Knicks sono una squadra in ricostruzione, che sta gettando le basi per una grande rinascita, affidandosi ad un nucleo di giovani e compiendo un processo di svecchiamento , che vede in prima fila Allan Houston, la guardia che quest'anno ha giocato pochissimo per via degli infortuni che non gli hanno dato tregua e che probabilmente verrà tagliato dal roster, liberando così un' enorme quantità di denaro che non graverà più sul Salary Cap, permettendo alla dirigenza di poter firmare altri buoni giocatori, tra cui probabilmente ci sarà Jerome James, che ha giocato l'ultima stagione a Seattle: il centro firmerà con i Knicks non appena scatterà il periodo di tempo in cui è possibile firmare i free agents (tra l'altro ritardato di sei giorni dalla data fissata in origine).
Ottime anche le scelte effettuate all'ultimo draft, dove New York ha selezionato il centro Channing Frye, l'ala David Lee e la guardia Nate Robinson, arrivata tramite Phoenix, all'interno dello scambio Quentin Richardson- Kurt Thomas. Certo, finora i Knicks non hanno giocato nel "right way", come lo chiama Brown, e sicuramente non hanno fatto una magata a dar via, quest'inverno, Nazr Mohamed agli Spurs, ma come detto sono giovani e hanno bisogno di maturare, e proprio come ha detto Marbury, Brown servirebbe soprattutto a questo, e cioè a far crescere i nuovi talenti con la sua esperienza, in modo che in due-tre anni possano ritornare una squadra da titolo.
Secondo il mio parere questa è una scelta giustissima e se si dovesse concretizzare, New York sarebbe in una botte di ferro. Fa impressione pensare che Larry Brown abbia incominciato ad allenare già nel 1973 in ABA con i Carolina Cougars, e cioè ben trentadue anni or sono.
Brown ha intrapreso la carriera di allenatore non appena terminata quella di giocatore, sicuramente buona, ma non brillantissima, divisa tra NCAA con University of North Carolina e ABA con diverse squadre, fatta eccezione per un anno passato in AAU, ad Akron.
Ma appena smessi gli abiti da giocatore e appena si è seduto in panchina, si è trasformato fino a diventare uno dei migliori coach che la NBA ricordi: sette squadre NBA allenate, un titolo vinto ed altre due finali, due squadre di college, un titolo NCAA ed un altro perso in finale, oltre 1300 partite vinte in carriera di cui oltre 900 in NBA, allenatore dell'est all'ASG del 2000, capo allenatore ad Atene 2004 e tanto altro ancora. Con questo coach e con un buon nucleo di giocatori disposti a lavorare seriamente, il futuro non può che non essere dei New York Knicks.