Hughes e Arenas, con Jamison, sono stati una spina nel fianco per tutte le difese NBA…
Washington, spogliatoi dell'MCI Center dopo gara 4 della semifinale della Eastern Conference tra Miami Heat e Washington Wizards. Se si entrava nella stanza si potevano vedere i membri dei Wizards (sia giocatori che allenatori e dirigenti) che erano sì delusi dallo sweep appena subito, ma erano principalmente soddisfatti e contenti della stagione appena conclusa e dei risultati conseguiti in sette mesi.
Sì perché sarebbe riduttivo, nel compiere l'analisi della stagione di Washington, non prendere in considerazione tutto ciò che è successo in regular season e nel primo turno contro Chicago, facendosi abbagliare dall'eliminazione (sicuramnete pesante) subita da parte dei ragazzi di Van Gundy.
La stagione 2004/05 dei Wizards sarà sicuramente ricordata come storica per una serie di motivi: è la prima stagione chiusa con un record positivo dal 1997/98 e la prima volta che i Wizards sono arrivati alla post-season dal 1996/97. Inoltre, la serie vinta contro i Bulls nonostante il fattore campo a sfavore rappresenta la prima dalla stagione 1981/1982 quando gli allora Bullets sconfissero i Nets per 2-0.
E' quindi semplice capire perché nella capitale siano soddisfatti dell'annata di una squadra che era partita con poche sicurezze. Washington invece ha sorpreso tutti, soprattutto grazie ad un trio veramente incredibile, quello composto da Hughes, Arenas e Jamison che, se non fosse stato per l'infortunio che ha limitato Jamison sul finire della stagione, sarebbe stato il primo trio dai tempi del Run TMC (dai nomi dei tre che lo componevano, vale a dire Tim Hardaway, Mitch Richmond e Chris Mullin) di Golden State a chiudere con venti punti di media a testa.
Le considerazioni su quest'annata diventano ancora più singolari se si pensa che lo stesso trio che quest'anno ha fatto sfracelli ed ha trovato una coesione notevole era già stato nella stessa squadra. A questo punto rientrano in gioco i Warriors che appunto hanno avuto, nella stagione 2001/02, i tre leader dei Wizards tra le loro fila, con risultati non proprio simili a quelli di quest'anno.
La riscossa dei Wizards è ripartita proprio da loro tre, da un Arenas che finalmente è riuscito a mettere il suo genio e il suo talento completamente a disposizione della causa, abbandonando le lotte dell'anno scorso contro caoch Jordan e la Princeton offense, conquistando tra l'altro la convocazone per l'All Star Game e la nomina nel terzo quintetto della lega, a un Jamison che, dopo aver vinto il titolo di miglior sesto uomo della scorsa stagione, quest'anno ha sfruttato completamente il suo senso di rivalsa contro i Mavs che non hanno continuato a credere in lui, diventando il leader della squadra e conquistando anche lui la convocazione alla partita della stelle (seconda volta nella storia che due giocatori dei Wizards sono stati convocati per l'All Star Game, l' ultima avvenne nel 1987 con Moses e Jeff Malone).
In più Washington ha beneficiato di un Larry Hughes che ha smesso di essere un'eterna promessa ed è diventato un giocatore decisivo, vincendo la classifica dei recuperi e in generale mostrando un controllo del suo gioco molto superiore al passato. Probabilmente avrebbe anche lui meritato l'All Star Game anche se in ogni caso non avrebbe potuto parteciparvi in quanto infortunato alla mano, un problema che lo ha fermato nel corso della stagione per venti partite proprio nel suo momento migliore.
I Wizards hanno ribaltato completamente il loro record (la scorsa stagione chiusero con 25-57), vincendo 42 partite e conquistando la quinta posizione nella griglia dei playoffs e probabilmente avrebbero potuto ottenere un piazzamento ancora migliore se, sul finire della regular season, non avessero avuto dei problemi di infortunio, in particolare a Jamison.
A dire il vero la squadra della capitale ha avuto problemi fisici di vario genere e gravità per tutto l'anno, avendo dovuto fare a meno di quasi tutti i giocatori (compresi Hughes e Jamison) per svariate partite (ben 266 gare saltate per problemi fisici da parte di vari giocatori di Washington). Oltre ai due già citati si sono fatti male anche Brown, Blake, Dixon, Thomas, Peeler e soprattutto Hayes, che ha chiuso anticipatamente la stagione per la rottura del tendine d'achille.
E' quindi miracoloso, visto questi problemi, che tra l'altro sono continuati anche nei playoffs, che la squadra di coach Jordan sia riuscita ad arrivare fino al secondo turno, battendo Chicago nonostante fosse sotto due a zero e vincendo quattro partite consecutive.
In vista del futuro bisogna anche considerare il fatto che i Wizards sono una squadra veramente giovane, con ben cinque giocatori (Arenas, Blake, Hayes, Jeffries e Brown) nati dopo il 1980 ed il solo Peeler che ha superato la trentina. La squadra ha trovato un suo equilibrio ed una sua chimica ma è chiaro che ora, per i vertici della franchigia, viene il difficile. Bisogna infatti cercare di far fare un ulteriore salto di qualità alla squadra, quello più difficile, che dovrebbe portare i Wizards a contendere per il titolo.
Ma qui inziano i problemi, riassumibili in due parole: free agency. Questa infatti è la condizione in cui si trovano ben otto giocatori dei Wizards, tra i quali, però, c'è un nome che spicca in modo particolare, quello di Larry Hughes.
Larry, reduce dalla sua miglior stagione in carriera, diventa quest'anno free agent senza restrizioni e, benché Ernie Grunfeld, il gm dei Wizards, abbia detto che la riconferma del giocatore è il primo obiettivo estivo della franchigia, bisogna sempre considerare che Hughes, il trenta di giugno, non avrò più vincoli con la società . L'aspetto positivo è rappresentato dalle dichiarazioni di Hughes, che, subito dopo il termine della stagione, ha dichiarato di voler rimanere a Washingotn, ma allo stesso tempo ha chiaramente dichiarato che valuterà tutte le proposte e sceglierà quella più vantaggiosa, soprattutto a livello economico.
Un altro caso spinoso sulla scrivania di Grunfeld è quello di Kwame Brown, giocatore che ha mostrato lampi di talento che però non si sono mai concretizzati con continuità e lo rendono ancora un oggetto misterioso non solo nelle considerazioni della squadra della capitale ma anche nella NBA. E' evidente a tutti che il ragazzo abbia talento però allo stesso tempo ha lasciato a desiderare il suo comportamento, la sua mancanza di carattere e soprattutto di rispetto nei confronti della franchigia, dei compagni e dei tifosi.
Brown ha letteralmente toccato il fondo durante i playoffs quando, dopo aver saltato l'allenamento prima di una gara contro Chicago adducendo dei problemi di stomaco, non si è neanche presentato, il giorno dopo, a vedere la partita dei compagni ed è stato visto a mangiare in un ristorante cinese in compagnia di amici mentre la squadra era in campo. A questo punto è scattata una sacrosanta sospensione per Brown, che è stato cancellato dal roster dei playoffs ed ha chiuso la sua stagione in anticipo.
Nella capitale, nonostante tutto, sembrano riporre ancora alcune speranze in Kwame: è recente infatti la notizia del prolungamento del contratto ancora per un anno, sfruttando la clausola della free agency con restrizione. L'idea è di dargli un'ultima possibilità , e infine decidere il suo futuro alla fine della prossima stagione: lasciarlo partire per poi vederlo esplodere in un altro team è infatti un rischio troppo grande per un giocatore del suo talento.
I problemi di Washington, quest'estate, non finiscono qui perché bisognerà prendere delle decisioni anche per quanto riguarda il futuro di Blake (probabile partente), Dixon (che potrebbe rimanere a cifre accettabili), Anthony Peeler e Michael Ruffin, visto che i soli Arenas, Jamison, Jeffries, Haywood, Hayes e Ramos hanno contratto anche per la prossima stagione.
Gli obbiettivi di mercato dei Wizards sono vari, ma in generale la franchigia dovrebbe puntare la sua attenzione sul rafforzamento del reparto lunghi e la ricerca di un altro realizzatore da affiancare al trio. Arenas, Jamison e Hughes, infatti, hanno, nel corso della stagione, segnato più del sessanta per cento dei punti dei Wizards e probabilmente sarà necessario, a meno di progressi incredibili di Haywood, affiancare loro una presenza in post basso.
Il problema principale è che, ingaggiando un centro presumibilmente non di altissimo livello, vista la scarsità di big man, si rischierebbe di snaturare la squadra che ormai pare aver assimilato la Princeton Offense predicata dal confermatissimo coach Eddie Jordan, uno degli allenatori emergenti della Lega. I Wizards hanno trovato uno stile di gioco basato sulla velocità e il contropiede che permette di avere molti tiri e di conseguenza di accontentare tutte le stelle, anche se va considerato il fatto che per vincere qualcosa i Wizards dovranno fare un grosso passo avanti in difesa. Le premesse sono comunque estremamente positive, finalmente nella capitale hanno una base solida da cui partire.
Dal draft è arrivato con la scelta n.49 Andray Blatche, highschooler di 2 metri e 10, uno dei primi 10 giocatori usciti dalle scuole superiori in questa annata, nonché co-MVP del Jordan Classic, l'All Star Game dei liceali. L'impatto immediato è tutto da verificare, ma il potenziale c'è.
Nonostante tutte queste indicazioni positive e il ritrovato entusiasmo dei tifosi per la loro squadra, nella capitale continuano ad essere un po' scettici per il futuro, se non altro per il ricordo della già citata squadra del 1996/97, quella formata da Webber, Juwan Howard e Rod Strickland, che venne eliminata 3-0 dai Bulls di Michael Jordan nel primo turno di playoffs. Al termine della serie, infatti, i Wizards avevano incassato i complimenti degli avversari e di tutta l' NBA e venivano etichettati da tutti come la squadra del futuro, una compagine che avrebbe detto la sua per molti anni ad alto livello.
Come sappiamo non è andata esattamente secondo previsioni, quella squadra è stata smantellata senza ottenere nulla ed ora a Washington osservano preoccupati il fatto che anche questa versione dei Wizards abbia incassato gli stessi complimenti dagli avversari e sia anch'essa stata indicata come una futura contendente per i traguardi più importanti. Ora sta ad Arenas e soci dimostrare che il passato non conta e che si sbagliano a non fidarsi di loro.