Rasheed: croce e delizia

Rasheed Wallace : un personaggio fuori dal comune

Non c'è davvero molto da dire : Rasheed è uno dei giocatori più intriganti e al contempo controversi dell'intero circo NBA e le parole spese su di lui appaiono sempre poche rispetto alle sue gesta, le sue scelte di vita e i suoi atteggiamenti fuori e dentro il rettangolo di gioco.

La carriera cestistica di Rasheed Wallace ha inizio in Pennsylvania, nella Philadelphia che gli ha dato i natali il 17 settembre 1974, dove frequenta la Simon Gratz HS. Tra i suoi compagni Aaron McKye, Leroy Kelly dei Minnesota Twins di baseball e perfino la medaglia d'oro dei giochi olimpici di Los Angeles 84, Meldrick Taylor. Essendo questa scuola rinomata per l'attività  atletica, Rasheed ha la possibilità  di cimentarsi con relativo successo anche in discipline prettamente atletiche come il salto in alto, completando così la propria formazione fisica e divenendo un lungo di 212 cm forte, esplosivo e rapido.

Nell'anno da senior produce statistiche di tutto rispetto, a fronte di un utilizzo limitato (19 minuti di media a partita) : Rasheed totalizza infatti una media di 16 punti, 15 rimbalzi e 7 stoppate per allacciata di scarpe, cifre che gli attribuiscono di diritto lo USA-Today High School Player of the Year 1992-93, ma soprattutto catalizzano su di lui l'attenzione di una miriade di atenei che ingaggiano una folle corsa per accaparrarselo.

La spunta UNC del mentore Dean Smith e nel corso della sua carriera universitaria, Wallace può affinare i propri fondamentali, portandoli ad un elevato grado di perfezionamento, che lo rendono tuttora un giocatore estremamente elegante ed efficace al tempo stesso, tanto spalle quanto fronte a canestro.

Rasheed conduce i Tar Heels alla final four del 1995 ma poi decide di non completare la propria formazione universitaria ed al termine del suo secondo anno si dichiara per il Draft, ritenendosi maturo per affrontare le sfide appassionanti della NBA e per percepirne i guadagni.
Viene chiamato al primo giro, quarta scelta assoluta degli Washington Bullets, antenati degli attuali Wizards, ove il ragazzo inizia la propria carriera professionistica nella stagione 1995-96.

L'annata inizia sotto i migliori auspici, con Rasheed a giocare 65 gare partendo titolare in 51 di esse e producendo cifre buone per un rookie ; 10 punti, quasi 5 rimbalzi in 27 minuti di media a partita, giocando però spesso nel ruolo di centro, soffrendo contro centri di stazza e maniere forti. Viene convocato per il Rookie Game di quell'anno e porta l'Est a prevalere con un canestro suo canestro decisivo "at the buzzer".

Subisce però un infortunio importante (frattura al pollice sinistro) che lo tiene fuori per il resto della stagione. Nella offseason il frontoffice di Washington lo scambia inviandolo a Portland e proprio nell'Oregon Rasheed trascorre la gran parte della sua carriera.

La sua seconda stagione vede un incremento delle sue statistiche, in una squadra che maggiormente lo appoggia : 15 punti e quasi 7 rimbalzi di media in 30 minuti, statistiche che non si discostano molto da quelle che poi produrrà  in carriera (15,8 p., 6,90 r. in 34 minuti di media), ma quello che colpisce è la sua versatilità , la capacità  di far canestro partendo da posizioni diverse, in situazioni diverse e soprattutto in modi molto diversi, una vera croce per chi è chiamato a preparare una gara contro la sua squadra.

A Portland Wallace trascorre 8 stagioni controverse, caratterizzate dalle sue performances in campo, quasi sempre all'altezza, con alcuni acuti come negli anni in cui la franchigia sembra in grado di compiere il salto di qualità  e vincere davvero qualcosa e in cui le cifre del ragazzo di Philadelphia lievitano (19 punti e 8 rimbalzi di media nel 2001 e 2002).

Rasheed appare a tutti come un eccellente giocatore (che ha saputo divenire anche un ottimo stoppatore ed intimidatore verticale) ma anche come un leader incapace di essere leader, ostaggio di cattive abitudini e cattive compagnie.

E' proprio di quegli anni un gustoso aneddoto secondo cui Rasheed, sorpreso dalla polizia in auto, in compagnia di Damon Stoudamire e di una scatola piena a metà  di panetti di "erba", richiesto circa quale fine avesse fatto l'altra metà  del contenuto della scatola avrebbe risposto candidamente : "Beh ragazzi quella ce la siamo già  fumata…".

Dopo le buone stagioni di inizio millennio, con Rick Adelman in panchina, Portland inizia la propria decadenza ; perde il coach, sulla strada di Sacramento, e soprattutto mette insieme uno spogliatoio ricco di talento ma anche di teste calde, dove Wallace non riesce e forse neppure tenta di alzare la voce per dare una sterzata alla squadra, mentre riesce ad alzarla nei confronti degli arbitri, che aggiungono una nuova voce alle statistiche peraltro in netto calo di Rasheed, quella dei falli tecnici, che diventano quasi uno a partita.

Wells, Woods, Patterson, Stoudamire e Rasheed stesso costituiscono un nucleo di giocatori dediti più alle bravate che all'allenamento e all'agonismo : Patterson viene arrestato per aver tentato di violentare la baby sitter dei figli, Woods e Patterson, oltre che alle risse si dedicano a tempo perso ai combattimenti clandestini di cani ; Wallace e Stoudamire, pur senza macchiarsi di reati del genere, si dedicano anima e corpo alle droghe leggere e il rendimento di Portland scende sotto i limiti di guardia, proporzionalmente alla qualità  del gruppo e così il front office dei Blazers decide di smembrare il gruppo, spedendo Wells a Memphis alla corte di Hubie Brown e Rasheed ad Atlanta, in cambio di Shareef Abdul Rahim.

E' un brutto colpo per Wallace, che al di là  delle bravate, si era integrato bene nella comunità  cittadina di Portland, istituendo anche un fondo per l'educazione dei ceti svantaggiati.
Ma come spesso capita, quando Dio chiude una porta è spesso per aprirne un'altra più grande e così, nell'ambito di un maxiscambio, che aveva avuto inizio proprio con la cessione di Rasheed ad Atlanta e a cui prendono parte anche Boston e Detroit, il nostro uomo prosegue per Detroit, ove lo attende il santone da UNC Larry Brown.

Ad Atlanta gioca una sola partita e la jersey numero 30 di Wallace pare valga un'enormità .
Al suo arrivo a Motown, Rasheed viene accolto alla grande e si favoleggia del duo Wallace e Wallace, forza e tecnica, che in capo a pochi mesi porterà  a compimento la missione di demolire la corazzata Los Angeles e riappropriarsi dell'anello dopo tanto tempo, con Rasheed assoluto protagonista della edizione moderna delle due torri assieme proprio all'omonimo Ben.

L'anno appena trascorso, che ha visto Detroit difendere il titolo fino alla gara 7 della finale contro San Antonio, cadendo a volte, ma non dando mai l'impressione di essere finita, Rasheed lo ha vissuto in maniera abbastanza serena dopotutto ; come l'anno precedente si è saputo dimostrare un giocatore di squadra, capace di mettere l'interesse comune al di sopra di quello personale, secondo la regola non scritta ma ben appresa in quel di Chapel Hill.

Nella serie finale sono però apparsi i limiti di questo giocatore, ovverosia la generosità  non condita da razionalità  ; ha alternato momenti privi di iniziativa a momenti in cui ha preso tiri estremamente difficili e forzati, nel tentativo di contribuire allo sforzo dei compagni ma finendo col danneggiarlo in entrambi i casi, come quando ha lasciato colpevolmente libero Horry di effettuare la tripla decisiva di gara 5 e, parere personale, di tutta la serie (se avessero vinto i Pistons sarebbe stato titolo con tutta probabilità ).

Va però riconosciuta a questo giocatore ormai trentenne l'attitudine a lanciarsi su qualsiasi palla e lo sforzo che ha fatto nel riciclarsi come giocatore di squadra dopo 8 anni in cui a Portland vivacchiava alla giornata senza mete precise. Specialmente nel titolo dello scorso anno il contributo di Rasheed è stato complessivamente decisivo e non appare giusto gettare la croce su di lui per il mancato conseguimento del "Repeat".

Nel corso del biennio trascorso coi Pistons, Wallace ha poi saputo anche limitare il proprio conflitto con gli arbitri e con gli avversari smettendo i panni dell'arrogante per vestire quelli del ragionevole. Non altrettanto ha fatto coi media. Multato più volte per essersi sottratto alle conferenze stampa a cui i giocatori sono tenuti per contratto, Rasheed ha spesso preso parte a queste conferenze con fare noncurante, impegnato a giocare con la propria playstation portatile o ha dichiarato il suo ormai proverbiale "Both Teams played hard" in risposta a qualsiasi tipo di domanda fattagli.

Questo è Rasheed Wallace, capace di garantire una vittoria e poi guidare i compagni a conseguirla, ma capace pure di non marcare l'avversario più pericoloso e in striscia nell'azione decisiva ; capace di atteggiamenti strafottenti come questi o la frase rivolta ai poliziotti qualche anno fa ; capace di giocare da solo ma anche coi compagni ; capace di trovarsi a proprio agio nella autentica "banda bassotti" di Portland, come in uno spogliatoio in cui vige la regola del "playing in the right way" e frasi imperiture che richiamano alla virtù morale e allo spirito di squadra campeggiano sui muri.

Rasheed Wallace: genio e sregolatezza.
"Mr.Sheed": croce, ma in fondo delizia.

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