Il liceale Gerald Green in posa dopo essere stato selezionato dai Boston Celtics
18, 50, 53.
Non sono numeri al lotto, ci mancherebbe (evitiamo come la peste giochi a perdere come quelli), ma i numeri di scelta che avevano i Boston Celtics ieri sera (notte per l'Italia).
L'opinione unanime di tutti i commentatori e tifosi è che se l'anno scorso è andata bene con Al Jefferson nonostante che il 15 fosse un numero di chiamata non particolarmente vantaggioso, quest'anno nessuno si aspettava altre magate alle quali Danny Ainge sta iniziando ad abituarci.
In effetti il lavoro di general manager è molto difficile e basta poco per passare dalle stelle alle stalle e viceversa. In particolar modo Ainge ha difficoltà a farsi accettare come general manager per via di poco chiare antipatie che si è creato in questi anni: forse per la sua religione? (Mormone) Forse per il suo atteggiamento? (Troppo schietto) Forse per il suo passato di giocatore? (Troppo duro).
La sua sedia è forse la più infuocata dell'NBA dopo solo del general manager di New York, però fin dall'inizio ha lavorato bene e, grazie anche al suo atteggiamento sicuro e che non guarda in faccia a nessuno, ha iniziato subito ad ottenere dei buoni risultati.
Il lavoro di general manager non ti permette di avere il 100% di operazioni positive, tutti hanno i loro scheletri nell'armadio, ma va giudicato nella sua globalità . Ovvio che ci siano dei picchi, sia positivi che negativi, e se tra questi ultimi l'unico che spicca è il contratto dato a Blount (con tutte le giustificazioni già trattate in passato), i picchi positivi iniziano ad essere numerosi.
L'ultimo in ordine di tempo è recentissimo ed è arrivato meno di 24 ore fa in occasione dell'annuale draft. Questa volta Boston era ancora più indietro dell'anno scorso di ben 4 posizioni ed aveva solo una chiamata al primo giro. Le altre due erano del secondo giro, la numero 50 e la numero 53.
Possibile che Ainge riesca per due volte consecutive a sbalordirci ed a costringerci (ed è una bella costrizione) ad osannarlo ancora una volta? Per fortuna di tutti i tifosi Celtics crediamo proprio che saremo ancora una volta impiegati nel piacevole esercizio di trovare aggettivi positivi al nostro amato general manager.
Il liceale Gerald Green avrebbe dovuto essere chiamato, secondo le previsioni più pessimistiche, attorno alla quinta-sesta posizione. I più ottimisti invece lo vedevano al terzo posto, dato per scontato (e così è stato) che i primi due posti erano già stati prenotati da Andrew Bogut e Marvin Williams. Invece le chiamate passavano e nessuno chiamava il miglior liceale del draft. Poiché c'erano tanti buoni play e di squadre bisognose di un giocatore del genere erano numerose, hanno costretto Green a rimanere seduto e ad attendere una chiamata che non arrivava.
Dopo i tre play scelti al terzo, quarto e quinto posto era il turno di Portland e grande è stata la meraviglia che la loro chiamata non sia stata Green ma Webster. Poi è stato il turno di Villanueva, mentre il liceale rimaneva ancora seduto. All'ottava ed alla nona posizione le due squadre chiamanti avevano bisogno di due lunghi e così è stato. Alla 10 i Lakers avevano già in mente un giocatore e lo hanno scelto e da qui per Green la cosa iniziava a farsi drammatica.
Il motivo di questa preoccupazione è presto detto: era così sicuro che sarebbe stato chiamato in alto che non ha eseguito nessun provino con squadre con una chiamata peggiore della 10. E se non provi con una squadra è difficile che ti scelga a scatola chiusa. Così Green è stato costretto a rimanere seduto ancora per delle lunghe mezz'ore, mentre i GM preferivano scegliere giocatori che avevano visionato piuttosto che un giocatore visto solo in televisione. Dopo la dodicesima chiamata le speranze di Boston d'arrivare a Green sono aumentate considerevolmente.
Mentre le chiamate passavano, Ainge, Chris Wallace ed il direttore del personale Leo Papile stavano già iniziando a fregarsi le mani e dopo che la diciassettesima chiamata di Indiana è andata su Danny Granger gli "high five" sono iniziati a schioccare nella zona dove stazionavano i dirigenti Celtics. Arriva quindi la chiamata numero 18 ed è il turno di Ainge che indica al commissioner d'annunciare al microfono il giocatore selezionato: Gerald Green.
"Siamo molto entusiasti della nostra chiamata alla 18" ha detto Ainge subito dopo ai giornalisti. "Lo avevamo pronosticato in alto in questo draft e pensavamo che andasse via alla 6 con Portland". Poi Ainge rivela che "abbiamo fatto una piccola e veloce ricerca" per vedere quale quadra poteva avere interesse a chiamarlo, la ricerca ha rincuorato Ainge, difatti alla 18 era ancora libero e non se l'è lasciato sfuggire.
Poi Ainge prosegue ed ammette che "ha 19 anni e non è pronto per vincere nell'NBA. Mi sorprenderei se battesse la concorrenza di Delonte e di Tony ed ovviamente Paul e Ricky. È però un altro pezzo per il futuro". Questa dichiarazione fa già chiarezza sui prossimi mesi: Green starà a lavorare duro ed attenderà il suo momento.
Green può essere definito il miglior atleta del draft, l'ideale per il gioco spumeggiante che ha in mente Ainge e può essere definito una via di mezzo tra Davis (abilità atletica) e Pierce (abilità di segnare). Poi sta a lui far vedere che queste caratteristiche, evidenziate al liceo, le può mettere in mostra anche nell'NBA.
Al liceo aveva medie vicine a quelle di Jefferson: 33 punti, 12 rimbalzi e 7 assist come senior alla Gulf Shores Academy a Houston, numeri che lo hanno fatto paragonare a Tracy McGrady ed a Rashard Lewis.
Ora vediamo le rivelazioni di Doc Rivers dopo la fortunata chiamata: "avevamo una lista di nomi e tra questi non c'era Green, ma non perché non ci piaceva, ma perché non pensavamo che fosse disponibile", poi Rivers dichiara una cosa molto particolare "alcuni degli errori fatti con Al non voglio ripeterli con questo ragazzo".
Cosa voleva dire con questo? Poiché in questo momento non ci è dato saperlo, possiamo solo fare delle ipotesi. Farlo giocare troppo direi che non è la risposta corretta, visto che Al è stato spesso in panchina, forse farlo giocare di più, oppure insegnargli meglio come giocare nell'NBA in allenamento. Speriamo di trovare la risposta nei prossimi giorni, ma è più probabile che la spiegazione verrà fuori solo a stagione già iniziata.
Poiché non può essere tutto bello proviamo ad ipotizzare dove Green potrà trovarsi in difficoltà . A parte l'ovvio brusco impatto che può avere una stagione NBA per un liceale, i suoi principali problemi potrebbero essere la difesa e l'attitudine. Rimaniamo sul vago perché vorremo vederlo in allenamento ed in partita prima di sparare delle sentenze.
L'agente del giocatore, Andrew Vye, è felice di vedere che il suo cliente è approdato ai Celtics (ma potrebbe mostrare scontentezza in questo momento?) "con una qualità di squadra rivolta verso i giovani come processo di transizione, se dovevamo cadere (nella chiamata al draft), non potevamo cadere in un posto migliore. Molte persone capiranno (in futuro) l'errore fatto". Lo speriamo anche noi.
Sempre restia a non chiamare liceali, recentemente Boston, grazie alla lungimiranza ed alla bravura di Ainge, ha cambiato rotta e questo è il terzo anno consecutivo che viene chiamato un liceale: prima Perkins, poi Jefferson ed ora Green. Che sia di buon auspicio per un futuro brillante.
La fortuna e la bravura vanno sempre a braccetto: se non sei bravo non avrai (quasi) mai fortuna, mentre se sei fortunato un minimo di bravura devi averla, quindi un po' per fortuna, un po' per bravura, i Celtics hanno chiamato al secondo giro col numero 50 Ryan Gomes dell'università di Providence, quasi sotto casa. Sarà il beniamino del pubblico (se riuscirà a conquistarsi un posto in roster) anche perché è nato in zona, a Waterbury nel Connecticut, ed inoltre è amante della sala pesi, che male non fa, anzi, e queste cose sono molto apprezzate dal laborioso pubblico bostoniano.
Al college giocava ala grande, ma nell'NBA non potrà che giocare ala piccola, cosa che potrebbe fare tranquillamente fin da subito. Secondo Ainge meritava d'essere chiamato al primo giro ed è quindi rimasto molto sorpreso di vederlo ancora disponibile al pick numero 50, quindi non si è fatto pregare due volte e ha fatto il suo nome.
Se in casa Celtics i festeggiamenti erano ormai terminati al momento della chiamata di Gomes, Ainge reputa che si sarebbero potuti prolungare dal momento che reputa la chiamata di Ryan un fatto molto positivo, poiché lo teneva d'occhio già da molto tempo.
Per finire col pick numero 53 è stato chiamato il playmaker Orien Greene dell'università di Louisiana-Lafayette. Se non è arrivato un play con le altre due chiamate, non poteva che essere un play quello con l'ultimo pick disponibile per Boston. Ottimo difensore e con buona visione di gioco, ha nel trattamento di palla in campo aperto la sua principale caratteristica. Probabilmente riuscirà ad entrare in roster se l'estate non regalerà a Boston un play come free agent o derivante da scambi.
Ancora un ottimo draft quindi. I risultati non si vedranno subito (Green avrà bisogno di lavorare ed imparare prima d'incidere), ma pone delle ottime basi per il futuro.