E' arrivato il terzo titolo per TIm Duncan, un campione unico e inimitabile !
È curioso come il basket NBA possa essere tanto bello quanto crudele, come da una serie entusiasmante, stupenda ed equilibrata una delle due contendenti debba uscire sconfitta.
Il “Larry O'Brien Trophy” di quest'anno è andato ai San Antonio Spurs, che hanno avuto ragione dei Pistons in 7 combattuttissime gare, e questa non ha fatto eccezione.
Si nutrivano dei dubbi sulla tenuta mentale dei ragazzi di coach Popovich, che finora non avevano mai giocato una gara 7 a differenza della banda di Brown, temprata da un recentissimo precedente in Florida.
MVP delle finali è stato meritatamente Tim Duncan, che nel terzo quarto ha tirato fuori i suoi Spurs dalle sabbie mobili del -9 in cui erano sprofondati, dopo che fino al quel momento sembrava soffrire più del solito la difesa granitica dei Pistons che lo aveva costretto a un filotto negativo di 8 errori al tiro.
Soprattutto sbaglia il suo primo libero solo a 1 minuto dalla fine del match, sul +5 Spurs, e in precedenza aveva fatto 5/5. Che il caraibico di Saint-Croix ci tenesse da matti a questa partita si era capito nel prepartita:è arrivato un'ora e mezza prima degli altri per provare e riprovare i tiri liberi, suo autentico tallone d'Achille nella serie.
E come poteva mancare lo zampino di Mr Big Shot Rob, l'unico che c'era già anche in occasione dell'ultima volta che le Finali giunsero fino a gara7(1994:Houston-New York 4-3)?
15 punti di cui 8 soli nel primo quarto e la chicca dell'enciclopedico sfondo preso sul curl di Rip Hamilton nel finale di gara.
Altro serio candidato all'MVP è stato Manu Ginobili, che stasera sembrava essere tornato quella furia imprendibile di gara 1 e 2 e si è rivelato come capopopolo nel momento di maggior difficoltà Spurs incitando l'SBC Center a dare il massimo come sostegno:23 punti con 8/13 dal campo e il sangue freddo di infilare i liberi negli ultimi secondi di gara.
Manu in queste finali ha ricevuto l'investitura ufficiale a star della NBA, le sue sferzate hanno dato accelerazioni alle gare ed è migliorato tantissimo nel tiro da fuori.
I Pistons perdono con l'onore delle armi, dopo che a 7:36 dal termine del terzo quarto, sul 48-39, avevano accarezzato il sogno del re-peat.
Non è bastata la solita prova tutto cuore di Ben Wallace, capace di resuscitare palloni dati per morti e sempre più migliorato in attacco, non sono bastate le autentiche magie di Rasheed Wallace in quel poco che è stato in campo per via di problemi di falli e la partita eccezionale di Tonino McDyess che per 3 quarti ha spiegato pallacanestro.
È mancata la spinta del leader Billups, che ha fatto il playmaker in senso stretto per i primi 3 quarti e poi, quando il barometro segnalava che la situazione stava volgendo al peggio, ha cercato di mettersi in proprio ma è stato troppo tardi. Sono mancate come l'acqua in questi giorni di caldo torrido le sue entrate con le 4 ruote motrici nell'area Spurs, che tanti danni avevano fatto in precedenza.
Altro dato che ha fatto la differenza è quello relativo alla percentuale dei tiri da tre, in cui i Pistons hanno avuto molti problemi:con 2-14 contro 7-11 dall'arco è difficile vincere.
Partono subito forte i Pistons, che con i canestri della Wallace Connection si portano subito sul 12-6, complice anche la gran difesa di Sheed su Duncan, ma il caraibico si riprende e propizia il recupero Spurs sul 12-12 durante il quale si assiste anche all'accensione del motore di Horry, che realizza 8 punti di fila portando gli Spurs sul 16-12.
Il primo tempo si chiude sul 18-16, e il secondo vive sull'equilibrio(si concluderà sul 38-39 Pistons), sulla difesa pigra di Horry in aiuto che consente schiacciate a ripetizione al solissimo Ben Wallace e e sui troppi fischi di Joe Crawford se si tiene conto che è una gara 7 di finale.
Altro evento non secondario:il terzo fallo di Rasheed Wallace che ne obbliga un impiego part-time nel resto dell'incontro.
Il terzo quarto vede la partenza a razzo dei Pistons che guidati da Rip e McDyess si portano sul +9 nel momento meno pronosticabile, visto che sulla prima azione Sheed commette il suo quarto fallo, ma qui, sull'orlo del baratro, inizia la riscossa di San Antonio.
Un canestro di Parker fa iniziare la rimonta, dopo che Manu arringa la folla da vero leader e grazie a Duncan e Ginobili piazzano un parziale di 14-4 di pura fame cestistica. Duncan che era sembrato bloccato fino a quel momento ridiventa amico del tabellone e dei tiri liberi, e così l'inerzia passa tutta dalla parte degli Spurs.Il quarto si conclude sul 57-57 ma all'inizio dell'ultimo quarto della stagione 2005 un canestro di Duncan fa prendere il comando agli Spurs che non lo molleranno più, nonostante il cuore e la classe di Sheed e Billups.
Una eccezionale entrata di Ginobili e un canestro da tre di, manco a dirlo,Big Shot Rob, portano gli Spurs avanti di 5 ma è la tripla di Ginobili pescato magnificamente da Duncan a 2:50 dal termine(72-65) che comincia a far agitare le bottiglie di spumante nello spogliatoio Spurs.
Bottiglie che vengono stappate definitivamente dallo sfondo preso da Horry sul ricciolo di Hamilton, l'enigma irrisolto fino a quel momento, dalla stoppata di Bowen sul disperato tiro da 3 di Billups e dall'ultima entrata di Ginobili che a 30 secondi dalla fine, sul 75-68, consegna il titolo agli Spurs e fa calare il sipario sulla finale più bella ed equilibrata degli ultimi anni.