Sheed risponde alle critiche con i fatti…e porta Detroit a gara 7!
Era salito sul banco degli imputati dopo lo sciagurato raddoppio su Ginobili sul finale di gara 6.
Erano riemerse le solite critiche sul perdere la testa nei momenti decisivi.
Si era detto di lui che non si sarebbe mai più ripreso dopo un errore del genere e che avrebbe fatto la fine di Nick “The Brick” Anderson degli Orlando Magic.
Si sono tutti sbagliati.
Rasheed Wallace ha dato una dimostrazione di orgoglio e di leadership, oltre che di un cuore grande così, in questa gara 6 vissuta sul filo dell'equilibrio rotto da 5 suoi preziosissimi punti (un canestro da 3 e un canestro su rimbalzo offesivo) nel finale.
Poi a completare l'opera è arrivata una stoppata di Big Ben Wallace su Ginobili e un doppio e inconsueto errore di Duncan da sotto e così i Pistons possono festeggiare l'ingresso a gara 7, per la gioia di Stern che già pregusta impennate agli ascolti TV.
Sheed è stato utilizzato solo per 24 minuti, complice anche qualche chiamata dubbia della non impeccabile terna arbitrale Salvatore-Fryer-Danny Crawford che fischiava il quinto fallo all'uomo dalla fascia rossa in apertura di ultimo quarto, ma ha messo a referto 16 punti e soprattutto 3 stoppate importanti.
Ovvio che in contumacia Rasheed qualcun altro avrebbe dovuto tenere le redini.
E qui Detroit ha dimostrato di essere squadra vera, visto che tutti hanno dato il 101% in quel frangente, in particolare un Billups ispiratissimo nel tiro da fuori(21+6+6 ma 5/9 da tre e una tripla memorabile in faccia a Duncan) e un Rip Hamilton che ha fatto letteralmente uscire di testa Bowen con le sue uscite dai blocchi e il suo moto perpetuo.
Ottimo anche il contributo di Prince che ha sofferto Ginobili in difesa ma gli ha reso la pariglia in attacco e dei panchinari McDyess e Hunter, quest'ultimo autore di 4 punti di fila decisivi.
Gli Spurs invece hanno pagato i troppi errori nei liberi e in particolare quelli di Duncan (5/10) e quelli inusuali di Ginobili (ieri notte 5-8), oltre alla sparizione nel secondo tempo di Tony Parker (15 punti ma soli 5 nella seconda metà , anche se ha messo una tripla che poteva diventare fondamentale).
Era normale che Horry non potesse essere il “capolavhorry” di gara 5, ma a parte un paio di triple con coefficiente di difficoltà elevatissimo è sembrato molto contratto e ha commesso errori non da lui.
Chi si aspetta dei Pistons rinunciatari è ben presto deluso visto che quelli del Michigan ci credono, specie Billups e Rasheed Wallace, mentre dall'altro lato il backcourt francoargentino(alcuni numeri in entrata veramente da far stropicciare gli occhi)fa capire di voler chiudere qui la contesa.
La sostanza è che si vive in un equilibrio totale per i primi 2 quarti con un massimo vantaggio di 6 di Detroit dopo una tripla di Rasheed Wallace(35-29) rintuzzato da un canestro e fallo di Ginobili e un 3/3 ai liberi di Barry figlio di un fallo con tecnico annesso a Billups.
In questa fase i Pistons rischiano di perdere la testa(aiutati, in verità , da una terna arbitrale molto casalinga), Larry Brown si becca un altro tecnico e la situazione rischia di esplodere ma il secondo quarto si chiude sul 47-46 Spurs.
A metà del terzo quarto sembra farsi grigia per Detroit visto che a Wallace viene fischiato il quarto fallo su Ginobili, ma San Antonio non riesce a sfruttare la situazione psicologica favorevole e così si resta punto a punto, ma anzi nel close out va sotto di 4 grazie a un 2/2 di Hamilton su liberi guadagnati in entrata contro Barry, un maestoso anticipo di Lindsey Hunter (sempre più fattore sorpresa di queste Finals) su Ginobili e a un gioco di prestigio di McDyess.
San Antonio nell'ultima frazione resta in scia di Detroit senza mai riuscire a superarla, accende un lumicino di speranza col quinto di Sheed nel primo minuti del quarto e con una gran giocata di Barry (sbaglia, segue a rimbalzo, segna e va in lunetta per il libero s-s-s-supplementare, come dice “The Voice”).
Sul 76-70 Detroit Robert Horry prova a ripetere le gesta di gara 5 e dopo una difesa sonnacchiosa su BigBen Wallace mette una tripla allo scadere dei 24 che accende l'SBC Center e dopo un errore in schiacciata di Ben Wallace Mohammed getta alle ortiche un assist da mille e una notte di Ginobili che avrebbe dato il -1, scaldando ulteriormente il clima.
In questa fase Duncan è irriconoscibile, sbaglia non solo i liberi ma anche in difesa, e così a metà quarto Detroit tocca il massimo vantaggio (80-73) con un canestro di Hunter.La prima tripla della serata di Parker ridà speranza, prontamente stroncata ancora da Hunter in entrata che castiga un errore in aiuto di Duncan(82-76).
Il clima si surriscalda quando, dopo un 2/2 di Duncan sulla lunetta, Bowen dà una manata sulla maschera di Hamilton non ravvisata dagli arbitri e assegna ispiegabilmente il pallone a San Antonio.Sull'azione susseguente Ginobili,sfidato al tiro, infila la sua seconda tripla della serata(incontenibile in entrata, con le polveri bagnate da 3:solo 2/8 dall'arco) e sull' 82-81 per i texani è lecito sperare.
Ma un errore di Duncan ai liberi e 5 punti di Sheed permettono ai Pistons di rimettere il naso avanti, sull'87-82.
Duncan cerca di farsi perdonare segnado 2 canestri di pura prepotenza riportando gli speroni sul -1 ma a questo punto la svolta:dopo un canestro difficilissimo di Prince BigBen riesce a stoppare Ginobili, mattatore fino a quel momento dell'area pitturata Detroit, e sull'azione successiva Rasheed Wallace raccoglie un rimbalzo offesivo e segna.91-86.Gli Spurs non si riprenderanno più, Duncan sbaglia due tiri da sotto di fila che metterebbe nel sonno e 2 liberi di Billups e 2 di Prince fisssano il punteggio, forse troppo severo per San Antonio in una gara vissuta all'insegna dell'equilibrio.
E ora tutto in una notte(quella tra giovedì e venerdì), quella che noi appassionati NBA non vivevamo dal 1994, ultima finale decisa in gara 7.