Bruce Bowen è uno dei difensori più efficaci della Lega, e anche uno dei più odiati…
Le finali NBA 2005 sono una vera scuola di difesa individuale e di squadra perchè vedono impegnati, gli uni contro gli altri, alcuni fra i migliori difensori del mondo. Esaminiamone le caratteristiche.
San Antonio Spurs
BRUCE BOWEN
Giocatore considerato il difensore per antonomasia del team, deve a queste sue caratteristiche la presenza in quintetto base e il minutaggio decisamente superiore allle qualità offensive, non proprio da finale NBA. Tralasciando le polemiche tra opposte fazioni di giocatori e commentatori che lo considerano o meno un difensore “sporco”, la caratteristica principale del suo gioco è il mettere continuamente le mani addosso all'attaccante, con l'effetto di sfiorare spesso la palla e così sovente “sporcare” tiri, passaggi e palleggio del suo diretto avversario, ma soprattutto con quello psicologico (non da sottovalutare!) di innervosire non poco l'attaccante abituato a manovrare la palla senza ostacoli.
Inoltre, il giocatore “provoca” continuamente il suo avversario, con piccole spinte quando è lontano dalla palla (e dallo sguardo degli arbitri!), tanto per non fargli tenere tranquillamente la posizione desiderata e per stancarlo, costringendolo a continui smarcamenti. Se è vero ciò che afferma coach Dan Peterson, che una buona difesa è sempre “al limite del fallo”, è un ottimo difensore, ma spesso gli arbitri lo scoprono e lo puniscono. Ma il suo è un lavoro ai fianchi che stanca qualsiasi avversario.
MANU GINOBILI
Se Bowen è un difensore “sporco”, Manu è l'alternativa “pulita”. La sua è una difesa molto più “di corpo”, o di posizione, che non di mani: l'argentino è costretto a sfruttare al massimo la sua enorme agilità con un gioco di piedi velocissimo, che lo porta ad interporre continuamente il suo corpo sulla traiettoria dell'attaccante in movimento, alla ricerca dello sfondamento, anche se i suoi “guizzi” gli consentono di rubare spesso le palle vaganti.
La conseguenza è che il suo corpo è molto più vicino all'attaccante di quanto non lo sia quello di Bowen. La sua difesa in passato è stata spesso più sofferta di quella dello specialista Bowen da Rip Hamilton, che del movimento – con e senza palla – fa il suo punto forte, ma ha un difetto: è dispendiosa di energie (che non mancano certo al giocatore di Bahia Blanca!) e, soprattutto, se un attaccante ha un buon tempismo di finte, può farselo rovinare addosso con chiamata di fallo immediata.
TIM DUNCAN
Tra i lunghi, Timoteo è spesso sottovalutato come difensore, ma è di una estrema efficacia. Sebbene non velocissimo di piedi (è forse il suo unico difetto!), è estremamente rapido con le lunghissime braccia, e in grado di saltare da fermo in tempi rapidi, senza una fase di caricamento accentuata delle gambe e con le braccia sempre tenute molto alte e – in più – leggermente in avanti di qualche grado rispetto alla verticale del corpo (posizione che assume anche nel tiro).
Per usare una metafora esplicativa, il suo è un “muro” da pallavolo, che gli consente di sporcare o stoppare qualsiasi tiro scoccato nelle sue vicinanze senza toccare con il proprio corpo l'avversario, e quindi senza chiamate di falli.
Non è un ottimo difensore dell'attaccante con la palla a terra, ma della sua altezza sono in pochi ad avere una velocità tale da sfidarlo in entrata. Tuttavia, tirare in entrata buttandosi con il corpo addosso a lui ed in velocità è la sola possibilità di batterlo, a meno che si disponga di un tiro con una parabola tale da superare il “muro” che ti innalza di fronte (cosa che Rasheed Wallace ha dimostrato di saper fare!).
ROBERT HORRY
Si è molto parlato di questo straordinario giocatore, sornione durante la stagione regolare, ma in grado di dominare durante i playoff, con – non a caso – già una mano intera piena di anelli vinti con varie squadre.
La caratteristica principale di Horry è quella di essere un 2,07 con dei piedi (e dei movimenti) da ala piccola: velocità nel posizionamento, mani fulminee, senso della posizione, istinto per comprendere i punti deboli del suo diretto avversario e le traiettorie delle palle vaganti, piedi sufficientemente veloci per accettare cambi difensivi sui piccoli senza subire miss-match, ma una forza fisica sufficiente per accettare le sfide fisiche delle power forward avversarie.
Praticamente si parla di un giocatore completo come difensore, ed anche di un ottimo rimbalzista. Se fosse anche così costante in attacco, difficilmente si potrebbe trovare uno più forte, anche se ha spesso dei guizzi tali da riuscire comunque ad essere pericoloso: il suo dinamismo difensivo, in coppia con la difesa più statica di Duncan, fanno dei due la migliore coppia di lunghi da quarto periodo di gioco.
Detroit Pistons
BEN WALLACE
Giocatore non certo dotato di grande tecnica, nè di una altezza sufficiente per essere qualificato come centro (2,03 scarsi!), Big Ben è soprattutto uno straordinario atleta, che sopperisce con le doti fisiche e la grinta alle sue evidenti carenze tecniche. Talmente esplosivo fisicamente da essere uno dei migliori stoppatori della lega, malgrado l'altezza non eccelsa di cui si è detto, è anche uno dei migliori difensori in aiuto di tutta l'NBA. Ha sviluppato con la volontà tutte le qualità difensive, dal tagliafuori alle palle rubate (cosa insolita per un lungo), dall'abilità nel subire sfondamenti alle stoppate (memorabile la sua stoppata su Tim Duncan in gara 3 della serie finale).
Reattivo, grintoso e potente, ha come unico difetto difensivo una certa impulsività , che può portarlo ad un salto insensato o ad un fallo inutile di frustrazione, ma resta uno dei migliori difensori in assoluto di tutta la lega, titolo che in passato gli è anche stato riconosciuto ufficialmente. La sua elevazione e la sua potenza fisica lo rendono più verticale di Robert Horry e stoppatore e rimbalzista eccelso, ma rispetto a Big Shot Rob ha un po' meno senso della posizione ed istinto difensivo.
RASHEED WALLACE
La sua difesa sui lunghi è paragonabile solo a quella di Horry, rispetto al quale però ha minore istinto per rubare il pallone nei momenti di distrazione, ma dell'ala neroargento stoppa decisamente meglio. Capace di difendere senza subire contro gente come Shaquille O'Neal o Tim Duncan, ha l'unico limite di perdere concentrazione quando gli arbitri non premiano la qualità eccelsa della sua posizione, il suo ostacolo visivo con le braccia sulla faccia dell'attaccante, il suo tagliafuori e le sue straordinarie stoppate.
Difensore straordinariamente mobile per esse un 2.11, Rasheed tuttavia dimostra di soffrire di più un gioco fisico alla O'Neal che non uno tecnico alla Duncan, che è stato costantemente in grado di anticipare sui passaggi in gara 3 della serie finale. In coppia con il “gemello” Ben, forma la front line migliore della lega per impatto difensivo, ragione principale del titolo NBA dello scorso anno e del raggiungimento della finale nel presente.
TAYSHAUN PRINCE
Soprannominato lo “pterodattilo”, per la lunghezza delle sue leve superiori, è un'ala piccola dalle caratteristiche anomale, buon stoppatore, dalle mani rapide e dalla velocità di poco inferiore a quella di una guardia. L'agilità e le mani rapide di questo giocatore decisamente fuori dall'ordinario, magrissimo, ma spigoloso, insolitamente rimbalzista e con buon senso della posizione, hanno allargato la sua fama di buon difensore soprattutto alle finali dello scorso anno, allorché riuscì a mettere la museruola nientepopodimeno che al signor Kobe Bryant, con una difesa asfissiante sulla palla, più che sull'uomo, che Kobe decisamente soffre e che fece pendere l'ago della bilancia delle finali 2004 verso i Pistons, inizialmente sfavoriti.
Nelle finali attuali ha dimostrato una certa difficoltà a tenere a bada Ginobili, decisamente troppo più scattante di lui, tanto che l'originale marcatura su di lui ha spesso trovato alternative più valide in quella di Lindsey Hunter.
LINDSEY HUNTER
Vera sorpresa (ma non per gli esperti!) difensiva delle finali, è stato il coniglio pescato dal cilindro dal genio cestistico di Larry Brown, che – non a caso – ne ha esteso di molto l'impiego, soprattutto a discapito di Prince.
L'anno scorso, in effetti, si era già segnalato come vero e proprio “mastino” in difesa su Jason Kidd, ma quest'anno, la sua carriera, fatta di tanti spostamenti da mille squadre e di tanta panchina, ha avuto un'impennata che potrebbe rivelarsi l'arma in più dei Pistons rispetto ai pronostici iniziali.
Malgrado l'età non certo verde, Lindsey è sufficientemente piccolo da essere mobilissimo e anche forte fisicamente in proporzione alla sua stazza, ed è al contempo un difensore di posizione asfissiante, ma anche abbastanza “sporco” alla Bowen, tanto da aver disturbato non poco le scelte offensive sia di Tony Parker che di Ginobili, quasi annullato in gara 3.
Il suo lavoro è dispendioso ed oscuro, ma non meno utile a Brown dei punti di Rip Hamilton, al quale – insieme a Prince – ha dato la possibilità di prendere respiro in panchina senza subire in difesa. Se poi si trova in giornata di tiro (era considerato in passato uno specialista delle triple) il suo apporto ai Pistons dalla panchina “corta” può rivelarsi addirittura decisivo.