La faccia di Duncan è sempre la stessa come il suo atteggiamento: la scossa dovrebbe venire da lui
Eravamo 63-61 per San Antonio con 2' da giocare nel terzo quarto di gara3. La partita s'è poi conclusa 96-79 per Detroit che ha vinta gara4 102-71. Si facesse il parziale, sarebbe 137-87 per gli uomini di Larry Brown. Un puro conto numerico che serve a inquadrare i termini del problema: 5 periodi consecutivi in cui gli Spurs hanno subito più di venti punti sono una sicura rarità .
Un certo giornalismo urlato di casa nostra però punterebbe sul "caso - Ginobili". Non ci sono dubbi sul fatto che l'argentino è quello che più ha sofferto il trasferimento dal Texas al Michigan. In molti si sono chiesti quanto, la botta presa dall'ex Virtus nella prima azione di gara3 lo abbia condizionato. L'argomento è tornato di stretta attualità dopo una seconda partita opaca da 4 su 9 al tiro e molta titubanza.
"Non sto trovando - ha ammesso Manu - lo spazio per andare al canestro perché Detroit sta chiudendo molto bene l'area. Ma penso che il problema stia nel fatto che i Pistons hanno avuto più energia sui rimbalzi, sulle palle vaganti e una maggiore voglia di vincere." L'energia della difesa di Detroit è un fattore: i blitz dei lunghi, in particolare di Ben Wallace, sul classico pick n roll alto che inizia l'azione sta creando davvero grossi problemi.
La circolazione ne risulta rallentata, la palla si sposta su di un lato e difficilmente viene ribaltata. Questo porta alle conclusioni da fermo di Duncan, gia viste in gara3, che sono un altro segnale del problema. Tim ha segnato 5 dei 17 tiri dal campo tentati; due sono venuti su rimbalzo offensivo. "Hanno fatto un ottimo lavoro", si limita a dire l'ex Wake Forrest, rincuorato dal suo coach con un buffetto sul ginocchio al momento del definitivo rientro in panchina.
Popovich evita di dare troppa importanza al contributo offensivo dell'argentino e chiude in fretta alle domande sulla salute del suo giocatore: "Ginobili - dice - è a posto." Però confessa il suo desiderio d'avere "una macchina che mi consenta di leggere nella mente di Duncan."Nel caso di Ginobili, noi che osserviamo abbiamo la sensazione di un giocatore esitante che, non a caso, d'improvviso s'è trasformato nell'uomo da 6-15 in due partite con 8 palle perse.
"Pop - continua Ginobili - ha chiamato un paio di giochi per me. Ma non credo che un solo giocatore possa ribaltare uno svantaggio di 15 punti." Sacrosanto. Anche perché se analizziamo l'andamento della gara, l'aggressività dei Pistons è subito sembrata maggiore come già era successo nella prima gara del Palace: sul 18-12 per Detroit, la mini riscossa è arrivata da Udrih, 5punti consecutivi.
San Antonio è poi andata pesantemente sotto, 23-17 a fine primo quarto, 34-17 al 4' del secondo periodo. L'unico a dare un segnale è stato Devin Brown, segnando qualche canestro, mostrando un minimo di voglia di attaccare.
E dire che il tifoso di Vinnie del Negro è stato messo in campo da Popovich per mandare un messaggio ai titolari che stanno andando pesantemente sotto. "Sono veramente preoccupato - ha detto l'ex agente della CIA - di come stiamo reagendo alla loro fisicità ."
E lo stanno facendo nella maniera più insopportabile per Popovich: cedendo in difesa. Bruce Bowen si è preso il lusso di stoppare Hamilton, in uscita dal solito ricciolo, sulla prima azione della partita. Ma da li in poi non lo ha più visto tanto. In una situazione in cui i lunghi sono stati spesso chiamati ad aiutare sugli esterni, Antonio Mc Dyess ha banchettato con tiri dalla media distanza non contestati. Mandare un uomo in rotazione su quei "fade" sarà necessario se la mano dell'ex Denver si manterrà così rotonda.
Proprio i lunghi sono il segnale di come la coperta al momento sia corta perché, essendo costretti a aiutare sono in ritardo sui rimbalzi e faticano a coprire il campo quando Rasheed Wallace si apre sull'arco dei tre punti. Detto dell'importanza tattica di di Rober Horry che, per ora, a Detroit ha portato la versione che faceva bofonchiare e scuotere la testa a Tex Winter, dobbiamo notare che certi movimenti offensivi, in primis il taglio trasversale di Duncan in area su cui Horry ricamava i passaggi, sono quasi del tutto scomparsi.
Popovich ha bisogno che Duncan mostri una reazione; "Sono il leader della squadra - dice Tim - so che parte da me." I 16 rimbalzi di gara4 mostrano che il caraibico ci sta dando. Anche se il suo atteggiamento è indecifrabile. Un segnale potrebbe rassicurare compagni che hanno bisogno di una guida per poi offrire un contributo più vicino a quello delle prime due gare. Bisogna ribaltare un'inerzia psicologica che, in vista di gara5, è totalmente in mano agli avversari.
Non sarebbe simpatico tornare a casa sotto 3-2. Ma non è bello neppure rimanere due giorni in albergo con questi pensieri. Anche se la franchigia ha scelto un albergo a un tiro di schioppo da una delle più importanti bisteccherie di Detroit, il Michigan non è San Antonio. Nessuno c'è andato dopo gara4. I problemi sono altri.