Nessun dubbio sull'autorità con cui Greg Popovich impone le regole e impartisce le sue direttive
Greg Popovich ha maturato presto la sua idea di conduzione di una squadra al Pomona Pitzer, college di III divisione: un anno Larry Brown, che era già alla guida di Kansas, organizzò una partita tra i suoi ragazzi e quelli di Popovich. I due si erano conosciuti qualche anno prima, quando il futuro campione del mondo con gli Spurs aveva fatto visita a Chapel Hill.
La partita si concluse 94-38 per Kansas che non ci mise molto a mettere sotto i ragazzi di Pomona Pitzer: " Durante il primo time out - spiegò allora Pop - i giocatori vennero da me guardandomi come se dovessi inventare qualcosa per cambiare la situazione. Ho risposto che eravamo un college di terza divisione, che era normale quello che stava accadendo e che saremmo stati presi a calci nel sedere." Ed ancora: "Una volta che i miei giocatori lo hanno capito, è stata la miglior lezione ci potesse capitare."
Oggi, con due anelli di campione del mondo e un vantaggio di 2-0 nella terza finale in 6 anni, Popovich continua a sfidare i suoi giocatori enfatizzando il significato di "lezione". L'ultimo esempio con Tony Parker e Beno Udrih: Chancey Billups aveva segnato 25 punti con 6 rimbalzi in gara1. "Non siamo riusciti a contenerlo", ha commentato il coach nero argento. Popovich però nemmeno s'è sognato di cambiare qualcosa.
Per non insinuare nella mente dei suoi play, e del resto della squadra, l'idea della debolezza. Un concetto che si rifà alla cultura militare che costituisce gran parte del back round dell'allenatore degli Spurs. Che ora, non più a Pomona, con alle spalle la miglior dirigenza della Nba, ottiene risultati "diversi".
Gli almanacchi riporteranno che Billups e in gara2 ha segnato 13 punti con 6 su 14 al tiro. Le analisi tecniche parleranno dell'1 su 7 dell'ex Boston e di Hamilton in un primo quarto chiuso 30-19.
Gli almanacchi non riporteranno i dubbi sul presunto sciopero bianco dei due esterni di Larry Brown.
Popovich ha ottenuto quello che voleva con Parker a segnare 12 punti (6 su 9) e spingere il ritmo della squadra texana. Ed è convinto che, nel lungo periodo il suo sistema porti più benefici che svantaggi. Altro esempio indicativo che coinvolge la stella assoluta di queste finali: Emanuel Ginobili ha fatto tanta strada dal giocatore sbarazzino croce e delizia di Ettore Messina.
L'argentino ha cominciato gara2 con lo stesso stato d'animo del quarto periodo della prima partita: ha attaccato, creato opportunità di segnare per se e per i compagni in penetra e scarica.
Ha mostrato una maturità pressoché totale ma è stato puntualmente fatto sedere con 6':43" da giocare nel primo quarto. Non sono tanti i coach che trattano così la loro "seconda punta". Manu ha subito un'infinità di cambi di questo tipo: educativi, punitivi per qualche eccesso di creatività .
Il particolare carattere dell'ex Virtus, che non si ferma per niente e nessuno, ha permesso al suo allenatore di applicare il trattamento completo che a una stellina americana di oggi sarebbe difficile rifilare.
Il risultato è un giocatore completo, che solo ora sta cominciando a sfruttare compiutamente le sue possibilità di creazione tra i 3 e i 6 metri per i compagni. Anche perché sa di non andare in panchina al primo errore: 27 punti, con 8 tiri dal campo, 13 liberi e 7 assist sono straordinari.
"In ogni serie - spiega Brent Barry che gioca nel ruolo più "sacrificato" degli Spurs e ha rischiato di perdersi in fondo alla panchina - il nostro coach ci ha pronato a reagire alle vittorie, spiegandoci l'importanza di farlo meglio di come i nostri avversari avrebbero fatto con le sconfitte." La solita sfida. Il ruolo di Barry è sacrificato perché Popovich in guardia vuole Bruce Bowen.
L'ex Miami è arrivato nel 2002 con il ruolo di "Kobe stopper": quell'anno andò male. Il successivo Bowen si prese la rivincita di segnare 24 punti in una gara2 dominata contro i Lakers. La storia è sempre quella: se c'è da battezzare qualcuno, le difese avversarie scelgono lui. Specie ora con Parker, Horry, Ginobili e Duncan. Sono passati tanti giocatori per quel ruolo: da Mario Elie, protagonista del primo titolo, passando per Greg Anderson, Steph Jackson, Ron Mercier.
Tutti più talentuosi di Bowen. Lo stesso Ginobili è diventato un'ala piccola per mantenere lo spot in quintetto di "Sissy Ball". In gara2 Bruce ha segnato 15 punti con 13 tiri: la solita sequenza di tiri come ultimo uomo sulla vorticosa circolazione di palla texana, col primo uomo a tre metri.
Quei tiri entrano ed escono. Quando sono veramente importanti storicamente tendono ad uscire.
"A volte - dice Richard Hamilton alle prese con la sua marcatura - gioca difesa anche quando è in attacco." Perfido per un avversario che sicuramente non ama. In fondo proprio Bruce Bowen è la diretta conseguenza della ricetta del "Pop" e del suo approccio al basket: durezza e rigore. Qualcuno sussurra che sia anche l'agente segreto che, sul campo, traduce in pratica i cattivi istinti del suo allenatore nei confronti dei campioni avversari.
Non chiedete a Popovich di cambiare. Non lo ha fatto a Pomona. Difficile lo faccia ora, con due anelli e mezzo in più.