Un grande lavoro attende Brown in queste finali…
E così, la serie più temuta da parte della rete televisiva ABC (quella che, per intenderci, ha i diritti delle Finals), che tra l' altro ha già registrato un calo d'ascolti rispetto alla gara 1 di un anno fa, ha finalmente avuto inzio. E, al contrario di quello che tutti pensavano, è inziata come meglio non poteva, lasciando spazio ad una serie di spunti tattici e tecnici veramente interessanti. Metto le mani avanti dando un'istruzione per l'uso della serie: non aspettatevi frasi ad effetto e grandi polemiche, perché sennò avete sbagliato squadre.
Come ormai tutti avranno letto o sentito gli Spurs si sono aggiudicati gara 1 della Finale, anche se, vista dalla parte di Detroit, la sconfitta non è stata così netta come potrebbero suggerire i quindici punti di scarto finali. I Pistons, infatti, hanno guidato la gara per tutto il primo tempo e poi si sono arresi alla difesa degli Spurs, alle iniziative di Ginobili e alla stanchezza.
Perché, per analizzare la gara della squadra del Michigan, non si può non prendere in considerazione il fatto che i ragazzi di coach Brown hanno giocato gara 1 a poco più di quarantotto ore di distanza da gara 7 della finale della Eastern Conference e che dunque la stanchezza, non tanto fisica ma piuttosto mentale, si sarà sicuramente fatta sentire.
E' chiaro però che ridurre la sconfitta dei Pistons (e di conseguenza la vittoria degli Spurs, che hanno meritato) ad una questione di stanchezza significa avere una visione limitata dei fatti. Certo è che una volta di più è stata messa in evidenza la panchina corta dei campioni del mondo, che hanno un quintetto base che può tranquillamente giocare alla pari (e forse è anche superiore) con quello di San Antonio, ma subisce costantemente dei parziali quando in campo ci sono le seconde linee.
Brown ha dovuto, in gara 1, allargare le rotazioni rispetto alle ultime partite della serie con gli Heat, non ottenendo nessun tipo di contributo da parte di coloro che entravano dalla panchina, fatta eccezione per alcune buone cose di McDess che però ha eccessivamente subito la fisicità e la tecnica difensiva di Horry e Duncan (1/8 dal campo per lui).
Se la panchina continua a dare un contributo così misero, sarà dura per i Pistons portare a casa, ancora una volta, il Larry O'Brien Trophy anche se Sheed Wallace è più positivo e sostiene che il problema sia tutt'altro che irrisolvibile: "Ci siamo suicidati l'altra notte. Non volgio togliere niente agli Spurs, hanno giocato una buon partita ed hanno fatto quello che dovevavno a casa loro. Ma se noi riusciamo a perdere meno palloni e prendere dei buoni tiri, allora siamo a posto".
In effetti giovedì notte ci sono anche state delle note positive per Detroit, come la partenza a razzo favorita dai loro accoppiamenti che hanno scombussolato i piani degli Spurs, forse anche un po' arruginiti dalla pausa di una settimana. Dopo sette minuti di gara, infatti, i Pistons erano addirittura sul 17-4 ed avrebbero potuto essere anocra più avanti se Rip Hamilton avesse segnato alcuni tiri che normalmente mette. In questo frangente Detroit ha mostrato tutti i motivi per i quali può mettere in difficoltà gli Spurs, vale a dire un attacco bilanciato con la classe di Rasheed e Hamilton e i mis match creati da Prince e Billups.
Questi ultimi sono infatti gli accoppiamenti migliori per i Pistons visto che Billups è dieci centimetri più alto e molto più grosso di Parker e dunque può far valere la sua superiorità fisica sul playmaker degli Spurs che non a caso, nel primo tempo, ha sofferto tantissimo la presenza di Chauncey, non riuscndo a marcarlo e perdendo anche la testa in attacco.
Il duello Prince-Ginobili è chiaramente sembrato più equilibrato anche se il ragzzo di Compton non era in una gran serata e, soprattutto nell'ultimo quarto, ha subito non poco le inziative di Manu. E' però evidente che Tayshaun rappresenta il giocatore chiave per Detroit, visto che in attacco può sfruttare i suoi centimetri per portare Ginobili in post basso e in difesa ha l'altezza, le braccia lunghe e la velocità di piedi per limirtare l' argentino meglio di chiunque altro.
Il problema per i Pistons è che la vena offensiva di Rasheed è durata poco, troppo poco, mentre invece la squadra ha bisogno di avere Wallace inserito nella manovra offensiva, come confermato anche da Hamilton: "Non è possibile che abbia preso solo sei tiri nella partita. Non credo che possiamo vincere se lui prende solo sei tiri. Credo che Rasheed sia una delle migliori cinque power forward della lega e noi dobbiamo cercare di servirlo meglio, ma allo stesso tempo lui deve lavorare di più per ricevere la palla".
Nei primi minuti di partita i Pistons hanno rotto tutti i giochi degli Spurs che non riuscivano mai a far canestro (sette stoppate a uno per i Pistons nel primo tempo) in una serata in cui Manu non era particolarmente ispirato, Parker era, come spesso gli capita, fuori giri e l'unico che riusciva a segnare con continutià era un monumentale Tim Duncan.
La difesa dei Pistons era riuscita a bloccare gli avversari grazie al fatto che Rasheed Wallce riusciva a tenere uno contro uno Duncan senza bisogno di aiuti e perché i lunghi (il solito Sheed e Ben Wallace) riuscivano a tenere egregiamente contro i piccoli permettendo ai Pistons di cambiare su tutti i pick and roll e le situazioni di gioco a due.
Il problema è che Detroit, nonostante un primo tempo dove sicuramente erano stati superiori agli avversari, non ha capitalizzato i suoi sforzi e così si é trovata, nell' intervallo, con sole due lunghezze di vataggio (37-35) nonostante un Chauncey Billups estremamente efficace e che ha ancora una volta risposto presente in una grande partita.
Nel secondo tempo, invece, la situazione si è a dir poco ribaltata, con Detroit che non riusciva mai a far canestro e non trovava le sue solite conclusioni, visto che Hamilton era limitato dalla difea di squadra degli Spurs ed il solo Billups metteva punti sul tabellone con una certa continuità . Dall'altra parte gli Spurs riuscivano ad ampliare le proprie armi e a trovare un sostegno per Duncan soprattutto con il fenomenale Ginobili del quarto periodo (quindici punti segnati) che, negli ultimi tre minuti, ha realizzato da solo un parziale di 7-0 che ha definitivamente messo la parola fine sulla gara.
In vista della seconda partita, che ora diventa ancora più importante per i Pistons che devono strappare il fattore campo agli avversari, Detorit deve recuperare, oltre a Rasheed, Hamilton (solo 14 punti in gara 1 con il 33% dal campo) e Prince, non al loro livello nel primo capitolo della serie ed avere una maggiore fluidità in attacco dove, nel secondo tempo, sono stati letteralmente surclassati dalla grandissima difesa di squadra degli Spurs. Sono gli stessi giocatori dei Pistons che riconoscono l'importanza della seconda gara, perché, come afferma Prince: "Non possiamo permettrci di andare sotto 2-0 con questa squadra. Sono una squadra di alto livello, che gioca troppo bene in trasferta. Chiaramente gara 2 sarà un combattimento per cani, ma dovremmo controllare il ritmo, soprattutto in difesa"
Hamilton, per quanto riguarda gara 2, è sicuro che non sbaglierà un'altra volta tutti quei tiri: "Ho sbagliato due o tre layups che normalmente metto. Ho sbagliato anche qualche tiro in sospensione dalla linea di fondo. Se avrò di nuovo questi tiri nella seconda partita sarò molto, molto contento perché la verità è che ho avuto le conclusioni che volevo e, quando sei un realizzatore e un tiratore, qualche volta li metti e qualche altra no".
In difesa, invece, sarà ancora una volta importante il lavoro di Prince su Ginobili. L'ala dei Pistons deve far valere le sue doti e non permettere all'argentino di prendere fuoco come sul finire di gara 1, incendiando non solo la partita e i compagni ma anche il palazzo.
Detroit deve anche prendere in consideraizone il fatto che nel primo match della serie San Antonio ha vinto avendo poco da Parker, praticamente nulla da gente come Bowen e Barry, che sicuramente non continueranno a sbagliare in attacco come giovedì e mostrando ancora una volta di avere molte più frecce al suo arco trovando la sorprendente utilità di Mohammed e l'ormai non più sorprendente Horry.
Detroit, per sbancare l'SBC Cneter, deve trovare più appoggio ai titolari da parte degli uomini della panchina, in particolare da Arroyo che, messo in campo da Brown, è sembrato spaesato e fuori dalla gara. I Pistons però ci credono, come afferma anche Billups: "Crediamo in noi e non abbiamo mai pensato di essere fuori. Crediamo in quello che possiamo fare e siamo sempre positivi.".
Perché la verità è che, al di là di tutte queste considerazioni, siamo solo a gara 1, la serie è appena cominciata.