Signore e signori: Zo

La grinta e l'intensità  di Alonzo Mourning sono seconde a nessuno…

Come Grant Hill, più di Grant Hill, la storia di Alonzo Mourning è più assimilabile a quella di Lance Armstrong che non a quella dell'ala degli Orlando Magic. La sua lotta personale non è infatti quella del professionista contro un infortunio, che può costringerlo a interrompere una brillante carriera, ma quella di un uomo solo che combatte per vivere, prima ancora che per giocare.

Non a caso, uno dei suoi principali soprannomi in carriera è subito diventato “il dolore”. Sul piano della evoluzione cestistica, invece, questo giocatore assolutamente dominante, grintoso sino all'eroismo, ha vissuto quasi l'intera carriera da professionista all'ombra troppo vasta ed ingombrante di Shaquille O'Neal.

Nasce l'8 febbraio 1970, a Chesapeake, piccolo paese della Virginia, da Alonzo Sr., un macchinista nel cantiere navale di Portsmouth, e da Julia, testimone del Jehovah, ma a soli 11 anni deve affrontare il primo trauma psichico, con la separazione dei suoi genitori. Si trova perciò costretto alla sua prima decisione da adulto, che inizia la lunga serie di scelte che ne forgeranno il carattere futuro.

Decide di non andare a vivere nè con il padre nè con la madre e di entrare in una specie di casa-famiglia che accoglie altri 49 ragazzi adottivi come lui, condotta da una certa Fannie Threet, una donna coraggiosa, che aveva preso dozzine di ragazzi adottivi nel corso degli anni e che lo ha fatto sentire in famiglia: “mi ha insegnato come essere giovane,” dirà  di lei più tardi, ricordando che fino ad allora gli erano mancate del tutto la spensieratezza e l'incoscienza dei ragazzi della sua età .

La notte, spesso il giovane Alonzo si svegliava al buio chiedendosi se avesse fatto la cosa giusta a lasciare i suoi. Molti anni dopo, guardando indietro a quel periodo, Mourning lo ricorderà  come un passaggio obbligato che gli ha insegnato che la fiducia e l'impegno possono far superare quasi ogni ostacolo.

Quando raggiunse i 12 anni, la vita iniziò a riservargli qualche soddisfazione in più: all'High School, Alonzo era un uomo fra i ragazzi e cominciò molto presto a dimostrare la propensione per il basket, iniziando quasi subito a dominare le aree pitturate, conducendo per la prima volta i suoi Hoyas a 51 vittorie come junior nel 1987 e dominando la nazione come leader nelle stoppate.

Come senior, invece, Alonzo vantava già  una media di 21,3 punti, 10,7 rimbalzi e 5,0 stoppate ad incontro, con un picco di 25 punti, 15 rimbalzi e 12 stoppate in una singola partita. Prima di entrare al College, Alonzo viene chiamato nel 1988 ai Trials Olimpici, che allora non consentivano ai professionisti di giocare, unico liceale tra i 17 convocati del Team USA che ha giocato sei gare in Europa in preparazione dei giochi.

Giunto il momento di trovarsi un college, tra i tanti che se lo contendevano, Zo scelse Georgetown, sotto la guida di John Thompson, che si trasformò per lui nella figura del padre che aveva troppo presto abbandonato. Al college 'Zo si associa ben bresto alla ristretta elìte dei più grandi centri degli ultimi 10 anni, quasi tutti usciti fuori proprio da Georgetown, come Patrick Ewing (uscito nel 1985) e Dikembe Mutombo (uscito nel 1991), che lo precederanno tra i pro.

Accanto al giocatore di origini africane 'Zo arriva anche a giocare per un periodo, conoscendo la sua famosa propensione per le stoppate e provando per un po' a mutare il proprio gioco, per giocargli accanto, in power foward. Anche al college Mourning si mette in luce trai suoi , finendo la sua carriera come leader di tutti i tempi nelle palle recuperate nella Prima Division, primo giocatore in assoluto nella storia a candidarsi in tutti i premi della conference Est in uno stesso anno, come giocatore dell'anno, miglior difensore dell'anno ed MVP della stagione e candidandosi contemporaneamente come finalista per i premi Naismith e Wooden: solo lui e lo stesso Ewing chiuderanno la carriera universitaria con più di 2000 punti segnati e più di 1000 rimbalzi catturati.

Spesso assimilato nello stile di gioco al grande Bill Russell, questo giocatore di 2 metri e 8 centimetri e 108 chilogrammi di pura potenza muscolare era un centro difensivo di intimidazione a causa della sua struttura fisica, dei riflessi e dell'abilità  nel saltare.

All'università  di Georgetown tiene una media di 16,7 punti a gara e naturalmente primeggia tra tutte le scuole della divisione I dell' NCAA con 169 stoppate nella stagione 1988-89 e 160 in quella 1991-92.

Arrivano le scelte NBA ed al Draft del 1992 'Zo fa per la prima volta il suo incotro con l'eterno rivale: nonostante una certa preoccupazione degli staff NBA per una sua amicizia precedente con un condannato per spaccio di cocaina di Washington, e una certa reputazione circa il suo gradimento per la guida veloce su auto sportive, viene scelto dai Charlotte Hornets al primo giro, seconda scelta assoluta dopo Shaquille O'Neal, già  leggendario ed attesisissimo tra i pro sin dal suo arrivo.

Alla fine della sua prima stagione con gli Hornets (1992-'93), Mourning è già  scelto all'unanimità  nel primo team di rookies, in continuo inseguimento di Shaq per il premio di matricola dell'anno, dove giungerà  eterno secondo, ma con una media punti e rimbalzi praticamente identica, rispettivamente di 21,0 e 10,3, superando con il rivale ogni record di medie punti segnati a gara di qualsiasi altro rookie e accostandosi niente di meno che all'ammiraglio David Robinson tra coloro che sin dalla loro prima stagione realizzeranno il mitico 20 punti + 10 rimbalzi a gara.

Nelle stoppate, invece, 'Zo primeggerà  in senso assoluto, superando ogni altro Hornet nelle sole 49 gare di regular season disputate e giungendo 4° assoluto nella lega già  al suo primo anno con ben 271 “randellate”. Altri notevoli record della sua prima stagione sono la doppia cifra in 76 gare su 78 giocate e ben 38 doppie-doppie, un carrier high di 37 punti, ma soprattutto, più ancora dello stesso Ewing, con l'aiuto del sophomore Larry Johnson, l'ingresso dei suoi ai playoffs sin dal suo arrivo nella lega, ed un suo tiro decisivo alla sirena di gara 4 di uno sweep contro i Boston Celtics al primo turno di postseason, concluso con una media di 23,8 + 9,9 + 3,44 stoppate a gara.

La stagione successiva ('93-'94), da sophomore, Mourning fa le prime serie esperienze con il dolore, con vari infortuni al polpaccio ed all'anca già  dal mese di gennaio, che gli fanno perdere 15 gare. Gli Hornets ne risentono subito con un record di sconfitte prima impensabile (16 con 6 vittorie). Anche all'All Star Game, malgrado convocato, Mourning non potrà  giocare con la selezione dell'est per infortunio. Tocca tuttavia il picco di 18 rimbalzi in una gara e segna 39 punti in un'altra. Con l'infortunio che ne limita il rendimento, malgrado una media stagionale di 21,5 punti e 10,2 rimbalzi in 60 partite disputate, gli Hornets non riescono a partecipare ai playoffs del 1994.

Ciò nonostante, nell'estate di quell'anno, Mourning riesce a partecipare col Dream Team II ai Campionati Mondiali di Toronto ed Hamilton in Ontario (Canada), conquistando la medaglia d'oro con il team USA.

Nella stagione 1994-'95 solo grazie al contributo di 'Zo gli Hornets, per la prima volta nella loro storia, riescono a rompere la barriera delle 50 vittorie. Mourning diviene uno dei soli quattro giocatori in grado di condurre una squadra NBA in quattro categorie statistiche importanti (insieme a Dana Barros, Hakeem Olajuwon e Scottie Pippen), primeggiando per punti segnati (21,3), rimbalzi (9,9), stoppate (2,92) e percentuali dal campo (51,9 %), tanto da piazzarsi tra i primi 20 nella intera NBA in ciascuna di queste categorie, finendo anche quinto assoluto nelle stoppate. Primeggia anche nei tiri liberi tentati (644) e finisce terzo in quelli realizzati (490) in tutta la lega.

Moltissimi i suoi trentelli e due season-high da 36 punti, un picco da 18 rimbalzi e ben 2 prestazioni da 7 stoppate. Riesce inoltre per la prima volta a partecipare all'All Star Game (in precedenza mancato per infortunio), segnando 10 punti e, più di ogni altro, catturando 8 rimbalzi.

Dopo aver guidato gli Hornets ad un record miracoloso di 50-32, Zo' ha condotto Charlotte nei playoffs al quarto posto nella Eastern Conference, dove gli Hornets hanno ceduto in 4 gare contro i Chicago Bulls. Mournig comunque chiude la poststagione con medie astronomiche: 22,0 punti, 13,3 rimbalzi e 3,25 stoppate.

Nella stagione 1995-1996, Pat Riley, che era stato messo alla guida dei Miami Heats, decide di acquistare Mourning in una trade che coinvolge molti giocatori. Era avvenuto che Zo' era divenuto free agent e le sue quotazioni erano di molto salite a causa della sua ultima brillante stagione, così gli Hornets, dopo aver provato inutilmente l'estensione contrattuale ed essendo una franchigia all'epoca bisognosa di acquistare liquidità  e giocatori per reimpostare il proprio roster, lo cedette agli Heats. Riley, un signore che di talento se ne intende, ha osservato il centro da Georgetown, reputandolo il giocatore che poteva diventare la pietra angolare della sua squadra.

Sotto la sua tutela spartana, 'Zo ha portato il suo gioco ad un nuovo livello, con una media migliore della sua carriera di 23,2 punti (settimo nella NBA), rimbalzi, 10,4 (ottavo nella lega) e stoppate, 2,7 (quinto nella NBA), ma anche con tutta l'energia che ha reso la difesa degli Heats così efficace. Nel mese di agosto del 1996, la sua sicurezza finanziaria è stata garantita quando ha firmato un contrattino da $105 milioni in sette anni.

Con Tim Hardaway e Jamal Mashburn come suoi satelliti, Mourning ha potuto estrinsecare la gamma completa del suo gioco nella stagione, consacrandosi stella indiscussa della NBA. E' anche una stagione in cui riesce a restare relativamente integro, partendo nello starting five in 70 gare, per 38,2 minuti di media e perdendo solo 12 gare a causa di un tendine parzialmente strappato del piede sinistro. Ciò tuttavia non gli impedisce di primeggiare e portare nuovamente i suoi ai playoffs.

La sua migliore partita è una vittoria 112-103 contro Washington del 29 marzo, in cui imbuca ben 50 punti, secondo score più alto nella storia della conference. In quell'occasione 'Zo ha sparato un 17 su 24 dal campo e uno straordinario 16 su17 dalla linea in 39 minuti di gioco, in cui tra l'altro ha catturato anche 12 rimbalzi!

Collezionando moltissime altre doppie doppie, Zo' quell'anno si è anche permesso 45 punti in una sconfitta contro Boston, con un impressionante 19 su 34 dal campo, ed ha scritto 40 punti in una vittoria 125-118 a Dallas il 12 marzo. Ha abbinato il suo high di carriera afferrando 22 rimbalzi in una sconfitta 114-106 a Charlotte il 19 gennaio.

Nei playoffs, è stato tenuto sotto controllo medico per le prime due gare, ma dopo ha regalato due brillanti prestazioni aggiunte a quelle di Tim Hardaway con 30 punti nella terza partita e nella gara finale della serie, in cui ha realizzato un superbo 11 su 19 dal campo e un 8 su 8 ai liberi.

Nella stagione successiva (1996-'97) Mourning si segnala per un ulteriore multidimensionalità  del suo gioco, con una media di 19,8 punti, 9,8 rimbalzi e 2,9 stoppate, portando gli Heats a ben 61 vittorie di regular season ed al primo di quattro titoli nella Atlantic Division. E' così quarto nella NBA nelle stoppate e sarebbe stato decimo nei rimbalzi, ma non si qualifica in questa categoria a causa delle partite che perde per infortunio.

Dopo essere stato quasi subito fuori dalla stagione a causa di uno sforzo che gli produce uno strappo alla fascia plantare del piede destro, che lo costringe a numerosi periodi di assenza dai campi e iscrizione in lista infortunati e successivi rientri, riesce tuttavia a tornare e giocare le ultime 14 gare della stagione, seppure non a pieno regime e riposandosi a fine gara per preservarsi per i playoffs, con medie di 20,3 punti, e raccogliendo comunque dei record stagionali di 35 punti più 18 rimbalzi in una vittoria 94-92 contro i Nets l'8 aprile. I 18 rimbalzi erano solo una timida replica del suo season-high di 19 rimbalzi catturati a Chicago il 6 novembre.

Nelle 66 partite disputate è andato in doppia cifra punti 64 volte e nei rimbalzi 32 volte. È stato selezionato per l'ASG, ma si è dovuto ritirare ancora una volta per infortunio. In 17 gare dei playoff ha tenuto una media di 17,8 punti, 10,2 rimbalzi e 2,71 stoppate, portando gli Heats a battere i Magic e, in una serie ad alta tensione, i Knicks, giungendo alle finali di conference. Ma il titolo orientale alle finali di Conference è sfuggito agli Heats, che sono stati battuti da Chicago in cinque partite, per mano di un signore con la maglia n. 23…

La stagione successiva (1997-'98), dopo 22 gare perse per una operazione a causa di un infortunio al ginocchio, lo ha visto realmente un giocatore dominante, specialmente nei due mesi di massima forma, febbraio e marzo 1998, in cui ha raggiunto numerosi nuovi record, sia offensivi che difensivi, che possono dare le reali proporzioni del suo dominio in vernice, come un 20 + 18 contro i Wizards il 17 aprile, un 22 + 13 + 3 stoppate contro i Knicks il 12 aprile, un 28 + 9 contro i Wolves il 7 aprile, diventando il giocatore dell'ultima settimana di marzo con 25,3 di media, il 66,7 % di realizzazione, 11 rimbalzi.

Ma ci sono anche 25 punti (10 su 15), 7 rimbalzi e 3 rubate contro i Celtics il 25 marzo, i 25 + 13 contro i Warriors il 20 marzo, i 26 (9 su 13) + 7 + 4 recuperi contro i Grizzlies il 18 marzo, i 26 + 8 + 4 stoppate contro i Pistons il 16 marzo, i 20 + 14 + 4 stoppate + 3 recuperi contro Seattle il 3 marzo, i 28 (10 su 15 FG + 8 su 10 FT) + 13 contro i Nets il 28 febbraio, i 26 + 15 contro i Kings, il 20 febbraio, i 28 + 11 il 19 dello stesso mese contro i Clippers, i 31 + 6 + 3 stoppate contro i Raptors il 15 febbraio, i 39 (13 su 18) + 15 + 7 stoppate contro i Pistons il 13 febbraio, i 19 (8 su 13) + 15 + 3 stoppate contro i Sixers il 2 aprile. Sul finale di stagione, invece, 'Zo ha rimediato uno zigomo rotto ed è stato costretto a giocare le ultime 7 gare finali di stagione con una maschera protettiva. Ciò nonostante ha tenuto una media di 19,2 punti, 9,6 rimbalzi e 2,24 stoppate, tirando col 55,1 per cento dal campo, terzo-migliore nella NBA.

Limitato dagli infortuni a 58 incontri disputati nella stagione, nel primo round dei playoffs, il suo rendimento è stato parzialmente compromesso nella serie contro contro i Knicks. In gara 4, a causa di un colpo proibito, si imbarca in una violenta zuffa con il suo ex compagno di squadra agli Hornets, Larry Johnson, ed entrambi i giocatori vengono squalificati per la quinta e decisiva gara successiva.

Con il centro in tribuna, gli Heats finiscono per perdere la gara di 17 punti ed anche la serie: “Ha realizzato appena quanto li ha lasciati scossi” dichiarò Riley in quella occasione “e da quel momento in poi, è cambiato drammaticamente.”

“Zo era una bestia, una bestia assoluta. E dico questo nel senso di fargli un gran complimento” ha affermato Riley sulla serie di SportsCentury ESPN Classic. Un giocatore che è stato eletto player difensivo dell'anno per due anni consecutivi e che ha proiettato di sè una doppia immagine. Molti hanno ritenuto quel centro di 2,08 per 108 chili un guerriero che non si arrende mai, che non può essere ancorato da nessuno al pavimento e che ha tenuto una media di 21 punti e 10 rimbalzi nelle sue prime otto stagioni.

Altri, come Michael Jordan, solitamente poco propenso a criticare i suoi avversari, hanno trovato in lui un tallone di Achille nei sui talenti fisici evidenti nel dolore: “Ci vuole resistenza anche mentale, e lui non la ha”, ha detto nel 1997, “Se potete essere fermati nel vostro gioco da un altro giocatore, vi manca qualcosa .”

Ma non importa quanto sottile può essere l'armatura psicologica contro il dolore: certamente Zo' ha guadagnato il suo posto fra i grandi dell'NBA per essere stato chiamato in sette Team All Star ed essere stato votato due volte il giocatore difensivo dell'anno.

Il primo dei due titoli difensivi assoluti è della stagione 1998-'99, oltre ovviamente all'inserimento nel primo miglior quintetto difensivo della Lega, e gli deriva dall'avere condotto brillantemente la stagione in stoppate, con 3,91, laver ottenuto la sesta posizione nei rimbalzi, con 11, oltre ad essere inserito nel primo quintetto All-NBA per essere stato il primo realizzatore degli Heat, con 20,1 ppg, quattordicesimo nella NBA, con percentuali irreali dal campo, con 51,1%, quarto assoluto nella lega, ed aver eccelso in doppie-doppie (29, quinto), tanto da finire appena secondo dietro a Karl Malone nel ballottaggio per l' MVP della Lega.

Nonostante questi lusinghieri risultati ed i riconoscimenti ottenuti, anche questa stagione è stata segnata dal dolore e da lunghe permanenze in lista infortunati per una frattura alla parte destra dell'anca e una frattura leggera dell'orbita dell'occhio. Tuttavia, riesce a collezionare alcuni record di 24 punti (8-14 FG) e 17 rimbalzi, con 3 stoppate e 3 recuperi, in una vittoria 90-79 contro Washington, oppure di 23 punti, 17 rimbalzi, 9 stoppate e 4 recuperi contro i Nets, o anche di 5 doppie-doppie in 5 vittorie successive degli Heat, con medie di 19,4 + 12,6 + 1,2 assist e di 2,40 stoppate.

Ancora selezionato per la stagione 1999-2000 nella secondo quintetto All-NBA, Mourning vince il titolo NBA di giocatore difensivo dell'anno per la seconda stagione consecutiva e viene anche nominato nel primo quintetto difensivo del 1999-2000, diventando appena il quinto giocatore nella storia dell'NBA candidato per vincere il premio nelle stagioni successive dietro a nomi come Sidney Moncrief, Dikembe Mutombo, Hakeem Olajuwon, Dennis Rodman, ma mantenendo in stagione anche medie di 22,3 punti, 12,5 rimbalzi e 4,5 stoppate, ma la stagione si è conclusa ancora con una sconfitta quando un tiro a canestro alla sirena di Allen Houston dei Knicks in gara 5 è rotolato dentro, causando l'eliminazione degli Heat al primo round dei playoff. Mourning e sua moglie Tracy hanno due un figli, di cui uno ha preso il nome di Alonzo III.

Ha fondato “Il boschetto estivo di 'Zo'”, un banchetto annuale di beneficenza, con concerto annesso e la partecipazione di varie celebrità  per finanziare la fondazione da lui istituta per l'infanzia & 100 uomini neri della Florida del sud. Alonzo non ha infatti dimenticato di essere stato uno dei 49 bambini salvati da Fanny Threet dal pericolo di essere adottatti o abbandonati.

E' stato anche selezionato per la squadra nazionale maggiore USA del 1999 per le qualificazione ai giochi panamericani a San Juan, Puerto Rico, e per il Dream Team delle Olimpiadi del 2000 a Sidney, vincendo la medaglia d'oro contro la Francia appena prima di dover smettere di giocare a causa dei suoi problemi ad un rene.

Infatti, meno di un mese dopo dalla trionfale vittoria olimpica, i medici di Mourning scoprono un problema, un disordine ad un rene, durante la visita annuale prestagionale e la prognosi non è buona: “Inizialmente hanno detto: 'Hey! Hai circa 12 mesi prima di dover andare in dialisi, prima di dover pensare ad un trapianto di rene” ricorda il giocatore, aggiungendo che “Mi hanno detto che questo potrebbe essere di detrimento alla mia carriera e le cose potrebbero cambiare”.

Poi, il 16 ottobre 2000, il giocatore annuncia ufficalmente che gli è stata diagnosticata la glomerulosclerosi focale del rene, una malattia che distrugge i filtri più piccoli che rimuovono le scorie dell'organismo. I neri sembrano essere a più elevato rischio di svilupparlo che altri gruppi razziali. Anche se non è scientificamente provato in modo rigoroso, è probabile che la malattia sia insorta a causa dell'abuso di antidolorifici ed antinfiammatori utilizzati per curare i sintomi degli infortuni precedenti.

Mourning, determinato a mantenersi in salute e continuare a giocare nonostante la diagnosi della malattia, di cui soffrono circa 20 milioni di americani in forma cronica e che è considerata una causa importante della malattia cronica ed a volte della morte, dichiara di voler battere le probabilità : “Ho trasmesso il referto diagnostico al mio avvocato ed al mio agente e gli ho chiesto di trovarmi il nefrologo migliore nel paese.”

Sotto consiglio del suo nuovo medico, Alonzo intraprende una serie di cambiamenti di stile di vita: “Ho escluso dalla mia dieta tutti gli alimenti a rapida preparazione e tutti gli alimenti fritti. Ho ridotto il sodio ed il potassio. Mangio un sacco di pesce e di cereali grezzi. Ho ancora un certo tempo a mia disposizione, ma ho subito adattato la direzione della mia vita nel verso migliore”.

Intraprende uno stile di vita rigoroso che gli viene richiesto e prende giornalmente qualcosa come 14 pillole. La sua stagione successiva (2000-2001) è assai frammentaria, solo 13 partite nel finale di stagione con medie di 13,6 punti , 7,8 rimbalzi, 2,38 stoppate e 23,5 minuti giocati a partita, tirando col 51,8 %. Debutta contro Toronto il 27 marzo. Riesce comunque ad accumulare qualche doppia-doppia, come i 20 punti e 16 rimbalzi nella vittoria a Filadelfia e qualche high stagionale nei punti, con 25, nei rimbalzi, con 16, nelle stoppate, con 5, e nei minuti giocati, con 33. Segna in doppia cifra in 9 delle sue 13 partite, malgrado l'assenza da 69 gare. Finisce comunque la stagione al sedicesimo posto assoluto nella storia dell'NBA nelle stoppate (con 1.697) a sole 36 da legare Moses Malone che lo precede e che comunque batterà  nelle annate successive

Ha registrato almeno una stoppata in 506 delle 547 partite giocate nella sua carriera da pro. Ovviamente, è il primo in assoluto degli Heats in stoppate (con 1007), nei tiri liberi realizzati (1.879) e nei tiri liberi tentati (2.798); viene anche votato come centro titolare ad est per l'ASG, ma è costretto ancora una volta a saltare l'evento a causa del suo rene.13 gare disputate non sono tante e Alonzo cerca rifugio nella lettura del libro di Lance Armstrong che racconta la sua straordinaria battaglia contro il cancro ed il ritorno ai vertici del ciclismo mondiale. Lui ormai non aveva che un obiettivo: battere ogni probabilità  ed avere una vita completa e normale.

A chi gli chiede di quel libro risponde “Non è un libro sul ciclismo: è “il mio viaggio di nuovo verso la vita” [secondo la definizione che ne ha dato lo stesso Armstrong]”, ma aggiunge che i sui familiari e gli amici lo hanno aiutato più di quel libro, anche se gli ha fatto bene leggere di un uomo che ha battuto una diagnosi ancora più terribile della sua.

Poi, nella stagione 2001-2002, come un eroe contro un nemico invisibile, 'Zo riesce a migliorare le sue condizioni ed a giocare con un rendimento medio di 15,7 punti, 8,4 rimbalzi e 2,48 stoppate in 75 gare disputate.

Dichiara allora con orgoglio: “Ho battuto le probabilità . Ma allo stesso tempo ancora sto occupandomi del disordine al rene. E sto provando a mantenerlo a condizioni accettabili” e aggiunge “Sarebbe stato differente se non disponessi dei mezzi, se non avessi avuto le possibilità  finanziarie. Se non avessi avuto tutto ciò, allora probabilmente sarei stato già  una statistica.”

Rendendosi conto dell'enorme costo delle sue cure, per contribuire a sostenere tutti coloro che non sono fortunati come lui, Mourning si associa ad una ditta farmaceutica per creare una fondazione per rendere accessibili i farmaci costosi. Inoltre prova a sollevare la conscienza sociale sul problema del costo delle cure sofisticate ergendosi a portavoce e testimonial in una campagna di sensibilizzazione in favore di coloro che soffrono di anemia ed hanno difficoltà  economiche.

Tuttavia, alla fine del suo trionfale ritorno sui campi di gioco, che sembra riportarlo ai vertici della lega, 'Zo patisce una ricaduta. La sua malattia del rene lo costringe a restare fuori per tutta la stagione successiva. Proprio quando era ormai conclusa l'era Jordan di dominio della lega, ed era ormai in corso l'era del dominio di Shaquille O'Neal, 'Zo è di nuovo fuori dai giochi, di nuovo col dolore, di nuovo senza la possibilità  di esprimere in pieno il suo potenziale di giocatore dominante. Fino a maggio 2003 i medici non gli consentono di tornare a giocare.

Nel frattempo, a luglio, si estingue il suo contratto con gli Heat e 'Zo promette di tornare a giocare con la squadra che farà  l'offerta migliore. Rifiuta una espansione del contratto di Miami, dove non c'è più Tim Hardaway, e gli altri compagni sono infortunati o in calo di rendimento, Riley sembra sul punto di non allenare più e la squadra è al massimo da playoff, non da titolo.

Firma allora per 22 milioni e 600mila dollari con i Nets. Questi hanno perso una finale contro Shaq ed una contro Duncan: in quel momento l'unico giocatore considerato l'Anti-Shaq sul mercato è lui, un dominante, un guerriero, un potenziale 20+10 + una caterva di stoppate a partita. Nonostante la malattia, ancora molte squadre ambiscono a questo centro muscolare e dalla grinta feroce, questo All-Star a cui sembra mancare solo la squadra giusta per vincere l'anello.

Ma la sua stagione si conclude presto: dopo solo 12 gare, quando i medici gli riferiscono che la funzionalità  del suo rene si è pericolosamente deteriorata. Lui non si arrende e dichiara: “Sto attendendo ansiosamente di tornare sui campi di gioco. Ritengo di avere ancora un sacco di pallacanestro davanti a me.”

Il 19 dicembre 2003 subisce il trapianto del rene, dopo essere stato rilasciato dai Nets il 24 novembre conformemente al parere del suo medico. Riceve un rene da un membro non identificato della sua famiglia (ma corre voce che il donatore sia stato un cugino), secondo i rapporti pubblicati. Per sua fortuna, i pazienti che sviluppano il guasto del rene da glomerulosclerosi focale sono generalmente buoni candidati per i trapianti del rene. Eppure, questa malattia può anche riapparire nel rene trapiantato. Ciò può essere più comune quando il rene viene da un parente di sangue. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti non sviluppa nuovamente la malattia.

Anche se altamente improbabile, il medico di Mourning, Gerald Appel del centro universitario medico della Colombia a New York, non ha eliminato la possibilità  che 'Zo possa giocare ancora. Ad esempio gli Spurs di San Antonio hanno riavuto indietro l'ala Sean Elliott altre due stagioni dopo che aveva subito il trapianto del rene per le stesse cause nel 1999. Anche se Alonzo non si è sentito male, Appel ha affermato che il giocatore doveva comunque effettuare il trapianto entro alcuni mesi o avrebbe dovuto ricorrere alla dialisi.

Il 18 marzo 2004 assiste per la prima volta ad una partita della sua nuova squadra dopo l'intervento, seduto tra i compagni, ma naturalmente in borghese. Anche se non è ancora definito se tornerà  di nuovo a giocare, agli intervistatori che gli fanno l'ovvia domanda risponde che “E' improbabile”. Molti già  danno la sua carriera per conclusa quando inizia la stagione successiva 2004-'05.

A dicembre, 'Zo viene scambiato con Aaron Williams ed Eric Williams e una seconda scelta per Vince Carter, ormai stanco di giocare a Toronto, ma non si presenterà  neppure in Canada ed il suo contratto viene risolto dai Raptors a fine 2004, facendolo tornare free agent, allorchè viene preso ancora una volta da Miami ai primi del 2005. Come sappiamo, con Miami Mournig si trova davanti a Shaq ormai assoluto dominatore della lega, oltre che eminenza grigia in grado di condizionare le scelte dello staff della squadra anche oltre la volontà  di Van Gundy.

Shaq ha già  dato il suo placet alla affermazione di “flash” Wade come leader offensivo della squadra e spende parole di elogio per 'Zo come suo secondo violino, dopo che in corso di carriera non erano mancate le battute al vetriolo nei suoi confronti circa la sua reale possibilità  di dominare i parquet dell'NBA.

Zo deve accettare queste condizioni, se vuole lottare per il titolo: ancora una volta, il suo orgoglio da leone deve fare i conti con l'ingombrante presenza di O'Neal, ma stavolta gli obiettivi si concentrano in una sola direzione, e cioè il titolo. Così, la sua stagione dopo il suo secondo ritorno è buona, malgrado la perdita parziale di alcune delle sue peculiarità  di giocatore precedenti: 18 punti contro Charlotte a novembre, 11 tiri liberi realizzati due volte, 7 rimbalzi offensivi contro i Pistons dei due Wallace a ottobre in una gara di 14 complessivi, ben 6 stoppate contro i Bulls a novembre, 40 minuti giocati contro Filadelfia ad ottobre.

Ha scritto di lui il giornalista Marty Burns che se nella Hall of fame figurano degli sconosciuti come Bailey Howell o Andy Phillip o Arnie Aumentato, non può mancare 'Zo Mourning.

E' vero, “il dolore” non ha mai vinto un titolo ed ha giocato solo 8 stagioni prima della malattia renale. La sua irascibilità  iniziale, conosciuta da tutti con la rissa con Larry Johnson ed il tentativo di “decapitare” Scottier Pippen non lo dovrebbe portare in nessuna Hall of fame, ma l'uomo si è evoluto, il suo gioco è migliorato ai massimi livelli e, benchè non abbia perso la sua grinta da personaggio dei fumetti, ha imparato a controllare la sua ferocia: è diventato una guida sia sul campo che dalla panchina, accumulando statistiche ben al di sopra di molti Hall of Famers. In quelle prime 8 stagioni, Mourning ha avuto medie di 21 punti e quasi 11 rimbalzi, 7 volte all-star e 2 stagioni consecutive defensive player of the year, ha portato gli Heat 4 volte in finale di conference. Quando si pensa alla HoF, i campioni sono relativi. La HoF è un grande tendone da circo: se Howell, Phillip ed Aumentato sono dentro, 'Zo dovrebbe essere là .

Gli risponde Jack McCallum, altro opinionista di sport:

Odio dover assumere questa posizione, perchè suona inevitabilmente denigratoria del giocatore e, dopo aver appreso del ritiro di 'Zo [nel 2004] ho avuto il massimo rispetto per lui come giocatore, ma penso che le sue prime 8 stagioni non meritino di farlo entrare nella HoF. Sono abbastanza? Non credo, ma ho sempre pensato che per meritarsi la fama un giocatore debba essere stato un dominante per almeno una decade. Naturalmente non c'è nessuno che non si chieda se senza malattia al rene 'Zo non sarebbe stato nella Hall of Fame, ma una cosa è desiderare per lui la HoF e un'altra è dovercelo mettere con una serie di asterichi di avvertimento. Anche altri grandissimi sportivi sarebbero Hall of Famers nelle rispettive discipline se i loro infortuni non si fossero frapposti a questa inclusione. Altra cosa: potrei anche rinunciare alla questione della decde, ma ma se il giocatore avesse portato uno dei suoi team (Charlotte o Miami) molto vicino al titolo, ma 'Zo non ha realizzato neanche ciò. E' un fiero guerriero che continuerà  a lottare per sè e per gli altri raccogliendo fondi contro la malattia del rene: un giorno potrebbero anche ricordarlo nella HoF per questo, ma non penso che vi appartenga come giocatore.

Ma, al di là  delle polemiche, arrivano i playoff: Miami accumula vari sweep sino alle finali di Conference contro Detroit e 'Zo è una variabile difensiva determinante nei successi dei ragazzi di Stan van Gundy, con le sue stoppate, la sua determinazione difensiva e anche la sua intimidazione, specialmente con uno Shaq acciaccato e a mezzo servizio.

In gara 3 delle semifinali contro Washington, O'Neal soffre tremendamente per una contrattura al quadricipite ed è costretto a chiedere l'aiuto di 'Zo: “Non siamo una squadra composta da un solo giocatore, e neanche da due; abbiamo un gruppo in cui molti ragazzi hanno un grande orgoglio e sanno qual è l'obiettivo comune”, ha spiegato Zo.

Poco prima della partita Shaq mi ha preso da parte e mi ha detto che stasera avrebbe avuto bisogno di me, io gli ho risposto che non doveva dirmi altro

Ed in effetti Mourning ha dimostrato di sapere esattamente come comportarsi in una gara di playoff di questa importanza, griffando una doppia-doppia in una prova tutta sostanza e cuore: 14 punti e 13 rimbalzi in 35 minuti, ma soprattutto 5 stoppate ed una presenza a centro area che a molti ha ricordato le epiche sfide con i Knicks di Patrick Ewing

Zo ce l'ha fatta, è un campione, vicino (al momento) come non mai alle finali per il titolo: forse non sarà  un Hall of Famer, ma ha vinto la sua battaglia con il male, ha sconfitto il dolore, e scacciato l'ombra scura di O'Neal, è un eroe dello sport ed un'icona della volontà  caparbia dell'uomo di non arrendersi di fronte alle difficoltà  e raggiungere i propri obiettivi.

Forza Zo!

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