Dwayne Wade è l'ago della bilancia in gara 7. Prenderà parte al "win or go home" game?
Ci siamo. Tutti volevano gara 7 e gara 7 sarà . Il pronostico in un certo senso è stato rispettato, quello che sorprende è il modo in cui le due squadre sono arrivate a questo punto, visto che, nelle ultime tre partite, c'è sempre stata una squadra a dominare e l'altra con evidenti difficoltà .
Se infatti, due giorni fa, eravamo qui a parlare della grande prova degli Heat e di come Detroit fosse rimasta annichilita, ora dobbiamo fare il discorso inverso, anche se bisogna dire che gli Heat hanno qualche giustificazione in più per la brutta prova di sabato sera rispetto a quante ne avevano i Pistons per gara 6.
Quale sia l'alibi principale per la squadra di Van Gundy è quanto mai ovvio: l'assenza di Dwayne Wade. Il numero tre degli Heat, infatti, nonostante i compagni fossero molto fiduciosi sulla sua presenza e lui abbia anche tentato di fare il riscaldamento (anche se questa sembrava in realtà più pretattica da parte della squadra) prima della gara, non è riuscito a giocare. L'infortunio non è molto grave, ma il problema fondamentale è che Wade sente una pugnalata ogni volta che respira, figuriamoci nel momento in cui deve fare un'entrata o difendere su un avversario.
Ci sono pochi dubbi sul fatto che Dwayne sarà regolarmente in uniforme, ma è da vedere quale contributo potrà fornire alla causa. In Gara 6, però, si è visto ancora una volta come gli Heat ormai dipendano (soprattutto in attacco) dalle iniziative del loro numero tre che, con le sue penetrazioni, libera spazio per gli altri e aiuta lo stesso Shaq. Senza i trenta punti nella serie di Wade, Miami ha faticato a mettere punti sul tabellone, segnandone alla fine solo 66, minimo ogni epoca per la franchigia nei playoffs, statistica inquietante se si pensa alle battaglie tutte difesa con i Knicks della metà degli anni novanta.
Quello che ha messo in difficoltà Miami è stato il fatto di essersi ritrovati all'improvviso senza il loro miglior giocatore (perché ormai tale è l'importanza di Wade) e soprattutto senza il principale creatore di gioco, in quanto il ragazzo di Chicago non sarà certo un playmaker puro ma comunque, con le sue iniziative, riesce sempre a mettere in moto l'attacco degli Heat che, per molti momenti di gara 6, ha faticato anche ad andare al tiro e trovare delle conclusioni decenti (nel primo quarto dodici palle perse e quattordici canestri per loro).
La vittoria di gara 7 da parte degli Heat passa dalla presenza di Wade, visto anche che, presumibilmente, sarà una gara equilibrata e dunque ci sarà bisogno di giocatori con la freddezza e gli attributi per prendersi tiri e responsabilità nei momenti finali. I compagni ci credono, come dice Haslem "Abbiamo chiaramente molto bisogno di lui. Speriamo che si rimetta in sesto e ritorni".
Per quanto riguarda Shaq, in gara 6 si è avuta un'altra conferma del fatto che sia lontano dalla forma migliore, fatto che non gli permette di rimanere in campo troppo tempo e probabilmente gli concede solo una ventina di minuti al suo livello, considerando la sua autonomia limitata e il fatto che in gara 7 tutti, lui compreso, dovranno dare il massimo. O'Neal però sembra molto ben disposto e ormai sembra aver accettato il fatto di non essere la prima punta della squadra anche se chiaramente, sarà fondamentale come gli avversari lo marcheranno (anche se coach Brown ha detto che "Shaq può anche fare dieci punti nella partita e condizionarla lo stesso") e soprattutto come gli Heat sfrutteranno lo spazio che si creerà perché , come dice il solito Damon Jones: "Credo che abbiamo servito bene Shaq all'inzio della gara. Gli davamo bene la palla e lui faceva grandi movimenti e poi Butler riusciva a capitalizzare sugli scarichi. Dobbiamo giocare così anche in gara 7, diminuire le palle perse, andare meglio a rimbalzo e controllare meglio il ritmo”.
Per terminare il discorso sugli Heat, in vista di quella che sicuramente sarà l'ultima partita della serie e forse della stagione, il vero ago della bilancia sarà rappresentato dal supporting cast di Miami, a partire dal fenomenale contributo difensivo di Alonzo Mourning che ha già iniziato a lanciare messaggi agli avversari sul finire di gara 6 e sicuramente sarà carico come una molla, per continuare con Rasual Butler che dovrà replicare le ultime due partite molto convincenti, senza scordarsi di Haslem, Damon ed Eddie Jones. Saranno anche se non soprattutto loro, protagonisti meno attesi, a decidere la gara.
Passiamo ora a Detroit e facciamo un passo indietro all'ultimo match, quello dal quale tutti si aspettavano una riscossa dei campioni, una prova di forza. A dire la verità c'erano anche i soliti avvoltoi già pronti, in caso di sconfitta, a sparare a zero su tutto e tutti e sono dunque stati costretti ad aspettare almeno altri due giorni prima di sputare le loro sentenze.
I Pistons infatti hanno reagito da campioni o, al di là della retorica, come una squadra esperta che non si è fatta condizionare dalla tensione ed ha giocato una partita veramente notevole che in pratica si era già chiusa alla metà del primo tempo. Detroit, però, nonostante il risultato fosse abbondantemente conquistato, non ha mai smesso di lottare su ogni pallone (non che gli avversari siano stati da meno) perché a quel punto era importante iniziare a spedire dei segnali precisi agli avversari, per ricordare loro che sono ancora i Pistons ad essere campioni del mondo.
Sabato sera tutto il quintetto dei padroni di casa ha risposto alla grande, da un Hamilton veramente chirurgico e che ha fatto più di tutti la differenza quando la gara era ancora in equilibrio, a Chauncey Billups, fino ai due Wallace e a Prince anche se, a dire la verità Rasheed e Tayshaun non sono stati precisi dal campo (3/13 per il primo e 7/17 per il secondo), ma hanno dato il loro contributo in altri modi.
Coach Brown ha una grande esperienza per la preparazione delle partite secche in cui ci si gioca tutto, visto il suo passato nella NCAA e il titolo vinto alla guida di Kansas: "E' una sola partita, non puoi metterti a preoccuparti di non fare errori o di perdere la gara" e, nel corso di gara 6 e in preparazione dell'ultimo match, ha anche fatto delle scelte ben precise riguardo alla rotazione, escludendo Arroyo e Campbell che nelle altre gare avevano avuto molto spazio e concentrando quasi tutti i minuti (dato ancora più importante se si considera che la partita è finita con una scarto abbondante quindi con un lungo periodo dove le riserve avrebbero potuto giocare) su sette giocatori, vale a dire i già citati membri del quintetto più McDyess e il redivivo Lindsay Hunter.
E' chiaro come, a questo punto della stagione, Brown vada con gli uomini di cui si fida di più che in gara 6 non hanno tradito, giocando un grande difesa che ha ulteriormente messo in evidenza gli affanni degli avversari una volta privati della loro superstar. Interessante, a livello statistico, segnalare che i Pistons nella loro storia hanno vinto ben 20 delle 22 serie nelle quali hanno conquistato gara 1, proprio come è successo contro gli Heat, anche se la statistica dice che 74 delle 90 gare sette giocate nella storia della lega sono state vinte dalle squadre di casa. I Pistons vogliono cambiare questa tendenza, come afferma Chaucey Billups: "Le grandi squadre vincono in trasferta. E' una nuova sfida, perché giocheremo contro un'ottima squadra a casa loro. Siamo pronti".
Coma si sarà capito il sesto capitolo della serie non ha fornito molti spunti tattici e tecnici anche perché è durata fino a quando Shaq ha avuto birra per guidare i suoi. Miami ha chiaramente sacrificato la partita, lasciando fuori Wade e tenendo a lungo a riposo nel secondo tempo Shaq, ben sapendo di poter tornare a casa (e normalmente, nelle gare sette, il fattore campo conta) e vincere il match. Perché, come dice Damon Jones: "Abbiamo lavorato duro tutto la stagione e vinto 59 gare per un motivo, avere il fattore campo in gara 7. E' la cosa positiva di questo momento. Giocheremo in casa e siamo andati bene a Miami per tutto l' anno e tra l'altro, come sapete, la situazione è vincere o andare a casa. E io non vado a pescare.".
"Win or go home", questo è l'abusato slogan della TNT per le partite dove una delle squadre (o entrambe, come in questo caso), in caso di sconfitta, potrebbe terminare la sua stagione. Questa sera vedremo chi andrà a sfidare gli Spurs per il titolo al termine di una gara 7 che per definizione è inpronosticabile, come dice anche un giocatore esperto come Steve Smith: "E' come il Super Bowl, è come il basket dovrebbe essere giocato. Solo una partita. In gara 7 devi lasciarti tutto alle spalle, non puoi fare niente, non puoi preparati. Tutto è portato ad un' altro livello". Non ci resta che vederla.