Hamilton è la chiave in attacco per Detroit…
Durante tutto l'anno si credeva che la finale di conference più giusta ed equilibrata sarebbe stata quella tra Detroit e Miami e bisogna dire che le due squadre non hanno fatto nulla per smentire le previsioni. Con quattro partite dietro le spalle, la serie è ancora in perfetta parità , con il fattore campo che è già saltato due volte, e si annuncia una battaglia nelle ultime tre gare, una mini-serie su tre partite nellaquale gli Heta avranno il fattore campo a loro favore.
L'ultima partita giocata in ordine di tempo è chiaramente gara 4, considerata da molti come la gara-verità per i Pistons, che non potevano permettersi di perdere un'altra volta sul loro campo.
I campioni del mondo hanno risposto presente all'appello (106-96 il risultato finale), da Campioni appunto, ed hanno giocato una partita fantastica sia in attacco che in difesa in uno dei più classici statement game. Detroit, infatti, ha giocato per dimostrare di essere ancora lei la squadra campione ma soprattutto ha dimostrato a tutti che non è distratta, come si diceva, dalle insistenti voci che vogliono Larry Brown dietro la scrivania di Cleveland per il prossimo anno, o comunque le voci che riguardano i problemi di salute del coach.
Gara 4 ha dimostrato che i Pistons ci sono, che hanno in parte ritrovato la loro difesa, anche se siamo lontani dai livelli stratosferici dell'anno scorso, e che non hanno intenzione di abdicare così presto.
Le ultime due partite della serie avevano posto, allo staff tecnico di Detroit, una domanda più grande delle altre: come fermare Dwayne Wade? I Pistons, infatti, erano stati letteralmente distrutti dalla guardia di Miami che aveva segnato 76 punti nelle ultime due gare facendo venire un diavolo per capello al povero Tayshaun Prince. La risposta di coach Brown porta due cognomi: Hunter e Hamilton.
Il buon Lindsay, già alla fine di gara 3, aveva dato l' impressione di poter infastidire Wade, nonostante sia molto meno alto e soprattutto meno robusto del numero tre, soprattutto nella prima parte dell'azione difensiva, vale a dire quando Dwyane deve portare la palla dall'altra parte del campo e si ritrova Hunter sempre attaccato alle caviglie a mettergli pressione cosa che, come confermato anche dal suo allenatore, è la specilità di Hunter: "Non conosco nessuna guardia nella NBA che difenda meglio di Lindsay sulla palla. E' incredibile.".
Ma un contributo fondamentale, nella quarta partita della serie, l'ha dato Rip Hamilton, che ha deciso di prendersi in carico il miglior attaccante della squadra avversaria. Dico ha deciso perché lui sostiene di aver scelto autonomamente di marcare Wade: " Non è stata una cosa che mi hanno detto di fare. Io la volevo fare. Il coach non sapeva che l'avrei marcato io, sono solo andato da Tayshaun e gli ho detto "ti do una pausa, all'inizio lo marco io e poi vediamo cosa succede"".
Sarà stato il duo Hamilton-Hunter o una semplice giornata storta (per modo di dire..) ma Wade è sembrato più sotto controllo del solito, soprattutto in un primo tempo nel quale ha messo a segno "solo" 10 punti con 2/9 dal campo; il primo a non fare drammi, però, è proprio lui: " Quando ho avuto la palla, ho fatto i tiri che volevo io, ne ho messo qualcuno e ne ho sbagliati altri. Non è molto importante". Anche coach Brown non sembra particolarmente convinto: "Siamo andati bene rispetto alle altre gare, ma ha comunque segnato 28 punti. Non abbiamo dato a Miami molte opportunità in contropiede, e quando la difesa è ben posizionata è necessario rendergli la vita difficile".
Il problema della marcatura di Wade si riproporrà ovviamente anche stasera, con coach Brown che non si é sbilanciato su chi sarà l'uomo deputato a marcare Wade anche perché ha ben quattro uomini (Hamilton, Hunter, Prince e Billups) per la staffetta contro il numero tre. Probabilmente, rispetto all'ultima partita, non lo affiderà così spesso alle cure di Hamilton per non correre il rischio di trovarsi con il suo miglior giocatore carico di falli molto presto.
Un altro problema per Miami in gara 4 è stato il contributo sotto la media del suo centro, che continua ad avere problemi fisici che lo obbligano ad amministrarsi e non gli permettono di essere dominante come al suo solito e, in gara 4, è stato anche pesantemente limitato dai falli. O'Neal ha segnato solo 12 punti ma quello che più preoccupa gli Heat è la sua resistenza fisica (soprattutto per le partite che si giocano a 48 ore di distanza l'una dall'altra) e il fatto che possa giocare solo pochi minuti consecutivi e spesso e volentieri rimanga indietro dopo l'azione offensiva.
O'Neal, tra l' altro, a fine gara non ha parlato con i media ma, durante il match, ha fatto capire di non apprezzare l'attitudine mostrata da Damon Jones in particolare nella marcatura di Billups. In generale in gara 4 tutto il supporting cast di Miami si è preso un'involontaria pausa, senza dare contributo e far pagare i raddoppi sulle sue due star. In vista della gara di stasera, anche Stan Van Gundy ha sottolineato la necessità che anche gli altri membri della squadra si prendano le loro responsabilità , senza incapponirsi a dare la palla a Wade anche quando è super-marcato: "Giovedì sera (stanotte) attaccheremo meglio. Dobbiamo trovare un contributo anche negli altri giocatori e far arrivare la palla a Dwayne solo alla fine. Se i Pistons vogliono isolare un uomo dal gioco negandogli le ricezioni, si aprono spazi per gli altri".
Un'altra chiave in vista della prossima gara sarà la difesa degli Heat che, nelle ultime due partite ha concesso più di cento punti agli avversari; Miami non può pensare di riuscire (come in gara 3) a segnare ogni volta più punti dei Pistons e quindi deve obbligatoriamente alzare la sua pressione difensiva. Nel primo tempo dell'ultima partita Miami ha concesso a Detoit ben 60 punti, con il 52.4% dal campo 17 assist e zero (!) palle perse. Non può certo essere soddisfatto di questa prestazione Van Gundy: "Non siamo una squadra che punta in modo particolare a forzare palla perse, non è il nostro gioco. Ciò per cui sono arrabbiato è che abbiamo l'obbiettivo di tenere la palla fuori dall'area e non lo abbiamo fatto. Alcuni ragazzi non hanno svolto il loro compito, abbiamo sbagliato le rotazioni, non abbiamo difeso bene nel primo tempo. Per tutta la serata non abbiamo marcato decentemente i loro quattro uomini migliori. Questo è ciò che mi fa arrabbiare".
Il primo passo in vista di gara tre deve essere quello di controllare meglio i giocatori dei Pistons, prendendo atto del fatto che ormai anche Hamilton, dopo le prime gare opache, è entrato offensivamente nella serie e in gara 4 ha chiuso con 29 punti (ben diciotto nel solo primo tempo), dando così man forte al suo compagno di backcourt Billups e a Rasheed Wallace, un rebus difficile da risolvere per Miami che non ha gli uomini adatti per marcarlo.
A decidere l'ultimo match è stata anche la superiore aggressività dei Pistons come dimostrato da un'azione emblematica avvenuta nel terzo quarto, quando Prince si è gettato sulla panchina degli Heat per recuperare una palla, l'ha lanciata verso Ben Wallace che a sua volta ha lanciato un lob per il suo omonimo che ha concluso con una schiacciata. L'aggressività è invece quello che è mancato a Miami come hanno sottolineato anche Damon Jones "Non abbiamo lottato come in gara 3, abbiamo dato tutto forse per 32/33 minuti ma abbiamo avuto quasi quindici minuti di pausa" e Christian Laettner " Abbiamo concesso loro troppi layup, troppi punti in vernice, troppi canestri facili. Dobbiamo unirci di nuovo e fare in modo di vincere stasera"
La serie è tesa e molto combattuta, come dimostrato anche dalle critiche, apparse principalmente sui giornali di Detroit, riguardo all'arbitraggio. La cosa è singolare per gli USA e non sorprende che queste lamentele nascano proprio dalla città del Michigan, lamentele che comunque più che parlare di presunti favoritismi per una squadra o per l'altra, mettono in rilievo la pessima (secondo loro) gestione delle gare (in un senso e nell'altro) da parte degli arbitri.
Il miglior riassunto delle gare disputate è sicuramente stato fatto da Chauncey Billups che ha detto che "Miami è una buona squadra. Noi stiamo cercando di fare le cose che abbiamo sempre fatto. Non puoi vincere ogni volta quando giochi contro una squadra del tuo stesso livello. Chi riuscirà a sfruttare meglio le proprie armi e le proprie caratteristiche (che sono le stesse dall'inizio dell'anno) passerà il turno. E' stato così sin dall'inizio della serie"
A questo punto arriviamo a stasera, quando le due squadre scenderanno in campo per gara cinque che, in entrambe le città , viene vissuta come la partita decisiva, come confermato anche dalla statistica secondo la quale, nelle serie a sette della storia della NBA che arrivavano alla quinta partita sul 2-2, ben 106 volte la squadra che ha vinto gara 5 ha portato a casa anche la serie. Stiamo a vedere se anche stavolta succederà la stessa cosa"