Bilancio stagionale di Boston

Rinnovo contrattuale per 3 anni come premio per l'ottimo lavoro svolto a Boston: complimenti!

Commento stagionale

È sempre difficile compilare un bilancio stagionale quando la squadra ha ottenuto dei buoni risultati, ma non così buoni come si poteva sperare. La situazione dei Celtics è stata così: si poteva fare di più, ma non è stato possibile.

Stagione deludente? No di certo.
Stagione che ha lasciato un po' d'amarezza? Sicuramente si.
Preoccupazioni per il futuro? Assolutamente no, anzi.

Al termine della serie play-off tra Boston ed Indiana alcuni commentatori si sono trovati spiazzati nel notare il modo in cui i Celtics sono stati eliminati. Una sconfitta contro i Pacers ci stava già  stretta, se poi si va a vedere com'è arrivata la sconfitta di gara7 non è difficile rimanere perlomeno meravigliati.

La risposta a questi dubbi è più semplice di quello che potrebbe far pensare: i Pacers ne avevano di più. Non parliamo di forza fisica, quella è stata sempre dalla parte di Boston; parliamo invece di forza mentale, quella che è spesso stata dalla parte di Indiana e che in questo caso ha fatto decisamente la differenza.

Quando nel report relativo alla serie play-off parlavamo che Boston "aveva finito la birra" ci riferivamo proprio alla forza mentale di vincere le partite, cercare di dare il massimo per vincere anche quando il fisico non ce la fa.

Quando le due squadre arrivano a gara7 risulta chiaro che si equivalgono, e l'ultima zampata vincente la dà  chi riesce a tenere sempre salda la forza mentale e comanda il corpo per concludere felicemente l'ultimo atto della serie. Sempre in vantaggio sotto questo aspetto, gli uomini di Carlisle non si sono fatti soffiare l'occasione. Loro sono molto forti mentalmente e quindi hanno meritatamente vinto.

Tutto male per Boston? Nemmeno per sogno. I ragazzi di coach Doc Rivers si sono fatti valere e hanno lottato come non si vedeva da tempo dalle parti di Beantown, ma arrivati al settimo incontro la forza mentale prevale nettamente sulla forza fisica e quindi era chiaro che Indiana fosse nettamente favorita, nonostante si giocasse a Boston.

L'attenzione però va focalizzata su un fatto molto importante: sia la forza mentale che quella fisica te le puoi creare, costruire, rinsaldare. Contrariamente a quello che si può pensare, l'allenamento non è solo pesi, atletica, tiri, ma anche esercizi di concentrazione, di studi psicologici, di apprendimento dai veterani e dal proprio passato.

Poiché l'apprendimento è prerogativa dei giovani, ecco che l'età  media viene in aiuto ai Celtics, che si ritrovano un buon nucleo giovane in grado di migliorare sia dal punto di vista fisico che soprattutto dal punto di vista mentale. La caratteristica più importante delle due forze è che quella fisica è massima verso i 20-25 anni e poi inizia progressivamente a calare, la forza mentale, se correttamente e costantemente allenata, può incrementare fin oltre i quarant'anni. Se c'è qualcosa su cui i Celtics dovranno puntare per migliorarsi è sicuramente la forza mentale.

Chi invece obietta che Boston debba rifondare tutto a causa della sconfitta di gara7 non è neanche degno d'essere preso in considerazione.

Rendimento della dirigenza

Venerdì 20 maggio l'attuale general manager Danny Ainge si è visto offrire un rinnovo di contratto di 3 anni. La scadenza del 2006 è stata quindi rinnovata fino al 2009. Basta questo per giudicare un GM: se ti rinnovano il contratto allora il capo è contento di te, e Wyc Grousbeck ha molti motivi d'esserlo, visto il grande e positivo lavoro che ha fatto in questi anni, rivoltando la squadra, ringiovanendola ed innalzando notevolmente il tasso di talento. Recentemente anche Rick Carlisle, ex giocatore Celtic ed attuale allenatore di Indiana, ha voluto dire la sua, affermando che "devi dare del credito ad Ainge, questa squadra ha un grande futuro, ma ha anche un presente".

Ora però bisogna pensare al futuro ed il primo appuntamento è fissato per il 28 giugno, quando a New York verrà  celebrato il draft, classico appuntamento dove tutti possono dire di tutto, il lavoro difficile è poi vedere chi avrà  avuto ragione. Ainge non si aspetta di migliorare considerevolmente la squadra com'è successo l'anno scorso, ma con le scelte numero 18, 50 e 53 forse qualcosa di buono può arrivare, e visto cosa è stato capace in passato, la sorpresa positiva può sempre arrivare.

Ainge purtroppo è stato ancora costretto a negare che sta pensando di scambiare Paul Pierce. Che Danny non sia amato è lampante, quindi è sempre costretto a difendersi da insinuazioni che lasciano il tempo che trovano. La sua onestà  però lo porta a dire che "non sto facendo (bene) il mio lavoro se non ascolto le offerte (che ricevo)", ma poi aggiunge che "non credo proprio che accada (lo scambio di Pierce)".

Se Gary Payton non rifirma per Boston, Ainge dovrà  occuparsi anche di quel settore. Due giocatori (West e Banks) non sono sufficienti per avere la tranquillità  di tenere una stagione intera, quindi potrebbe arrivare dal draft oppure come free agent.

Rendimento dello staff

Dopo la prima stagione di coach Doc Rivers a Boston gli si dovrebbe dare un giudizio, e se proprio ci vuole un voto gli si può dare un più che sufficiente.

Ha molto meriti, ma anche dei demeriti. Tra i primi la cosa più importante da attribuirgli è che gli si deve dare atto che ha terminato la stagione in crescendo, aiutato anche dall'arrivo di Walker, tra i secondi spicca la netta sconfitta subita da Carlisle, sicuramente uno dei migliori allenatori sulla piazza, anche se Rivers è apparso migliorato dalla sua precedente esperienza di Orlando.

La cosa però che ha fatto più risalto è la confessione di Rivers che non ha voluto creare un playbook (libro degli schemi) molto fitto per aiutare i numerosi giovani ad integrarsi nel suo modo di intendere il basket. Con questa dichiarazione ha nettamente diviso i suoi simpatizzanti dai suoi detrattori. Noi, lo confessiamo, in questo caso siamo su una posizione neutrale, ma vediamo le ragioni delle due correnti di pensiero.

I suoi simpatizzanti affermano che la sua decisione è stata azzeccata perché i giovani in roster, di primo o di secondo anno di NBA, sono parecchi e fargli assimilare un nuovo sistema di gioco è difficile per i veterani, figuriamoci per i giovani. In più ha già  affermato che per la prossima stagione amplierà  il suo playbook con nuovi schemi, anche studiati per i giocatori che più si sono distinti per bravura o potenzialità . Ragioni condivisibili.

Di contro i suoi detrattori sono convinti che proprio la sua decisione di creare uno scarno playbook è alla base della deludente uscita dai play-off ed in generale di un risultato di regular season leggermente inferiore al potenziale della squadra. Se Rivers era conosciuto per il difetto di non sapersi adattare alle mosse dell'allenatore avversario, lo scarno playbook ha agevolato la sconfitta di Rivers contro Carlisle. Anche su queste tesi non possiamo non essere d'accordo.

Ora è passato il primo anno, si sa quali sono le stelle (Pierce), i giocatori su cui puntare nell'immediato (Davis) e nel prossimo futuro (Jefferson), quindi dal prossimo anno Doc non ha scuse: deve ampliare il playbook come promesso, esaltare i punti di forza dei Celtics e raggiungere obiettivi che si possono individuare in un raggiungimento di almeno il 60% di vittorie in regular season ed il superamento di almeno un turno di play-off.

Inizialmente i rapporti tra Rivers e Pierce non sono stati idilliaci "è stata dura per me adattarmi ad un nuovo allenatore e ad un nuovo sistema" ha detto Pierce, ma alla fine i due si sono capiti e le cose hanno iniziato ad andare bene. Recentemente Pierce ha anche voluto chiarire che non ha mai chiesto d'essere ceduto, smentendo la famosa stampa (non di Boston) che non vuole bene ad Ainge ed alla squadra e che cerca (in modo vano) di rendere l'ambiente surriscaldato.

Rivers ed Ainge hanno incontrato uno ad uno i giocatori e gli hanno detto cosa si aspettano da loro in estate. Molto lavoro quindi per gli atleti del roster, proviamo quindi ad ipotizzare cosa i due hanno detto loro:
Paul Pierce: più velocità ;
Antoine Walker: esercizi per convincersi che non è un play, è sulla buona strada ma necessita di farselo ricordare;
Ricky Davis: migliorare nel suo complesso;
Raef LaFrentz: più pericoloso offensivamente;
Al Jefferson: difesa e visione di gioco (per esempio ha difficoltà  a capire cosa fare se è raddoppiato);
Delonte West: chiudersi in palestra e mettere su qualche chilo di muscoli;
Tony Allen: tiri, tiri e tiri;
Marcus Banks: migliore gestione di palla;
Kendrick Perkins: un po' di tutto;
Mark Blount: aggiungere qualche alternativa ai suoi pochi movimenti in attacco.

Rendimento dei giocatori

Paul Pierce: è il miglior giocatore di Boston, questo nessuno lo mette in dubbio, ma dal miglior giocatore si pretende di più: più leadership, più canestri decisivi, più trascinamento dei compagni. È il leader in campo, ma non riesce ad esserlo negli spogliatoi, per questo ruolo è arrivato in suo aiuto Walker, con il quale fanno una coppia quasi perfetta. Il quasi è d'obbligo perché molti sono i dubbi che questa coppia possa portare un titolo NBA, per fortuna Boston non ha solo loro. Pierce quest'anno è migliorato nei tiri dal campo (miglior percentuale di carriera) e questo è un dato nettamente positivo, anche se i punti per gara sono un po' scesi, complice però le maggiori soluzioni d'attacco che ha Boston.

Antoine Walker: croce e delizia di Boston, in passato forse più croce, nel presente forse più delizia, fatto sta che dal suo arrivo i Celtics sono nettamente migliorati, riuscendo a lottare alla pari con le maggiori forze dell'est e della Lega intera. Come detto anche con Pierce, i due s'integrano perfettamente e non firmarlo significherebbe perdere molto in rendimento anche da Pierce. Purtroppo non si può neanche strapagarlo, perché Boston non se lo può permettere ed onestamente Walker non li merita. Che poi li possa prendere è tutto un altro paio di maniche, ma noi ne dubitiamo che ci riesca. Lui vuole rimanere e noi vogliamo che rimanga, è possibile che non si trovi una soluzione che vada bene a tutti? Probabilmente sarà  il tormentone estivo.

Ricky Davis: bistrattato, criticato, ignorato. E lui che fa? Ti regala una splendida stagione da 16 punti per gara, con tanto atletismo, tanta grinta, tanti tiri che contano. Se c'è una cosa da non fare è stare a sentire le voci che circolano negli ambienti NBA. Se dicono che Ricky è un egoista e lo regalano, forse è meglio indagare. Così ha fatto Ainge, ha visto che il rischio era limitato ed il prezzo è stato molto basso, quindi lo ha preso e ha fatto benissimo. D'altronde con Doc Rivers si trova benissimo perché può esprimersi al meglio.

Al Jefferson: continuiamo a meravigliarci del fatto che al momento della sua chiamata al draft non si sia levato un grido di ammirazione per il grandissimo colpo di Ainge e siamo rimasti sempre più allibiti del fatto che pochissimi si siano accorti, anche dopo qualche mese di regular season, che questo è un giocatore vero, agile, tosto, fortissimo in prospettiva. A Boston ormai lo chiamano "future 20-10 player", in pratica già  gli prospettano un futuro da All-Star, giustamente per giunta. Si parla perfino di una sua partenza da titolare fin dal prossimo novembre, ma forse le esagerazioni sotto forma di menefreghismo sul suo valore ad inizio stagione si stanno riflettendo anche adesso, ma dalla parte opposta: prima troppo pessimismo, ora troppo ottimismo. Al diventerà  un giocatore vero, un giocatore franchigia, ma deve avere il tempo di crescere, non vogliamo bruciarlo subito, che ne dite?

Raef LaFrentz: ha giocato nel complesso meglio del previsto e questo è positivo, sa difendere discretamente, stoppa e riesce a giocare fuori, creando problemi al difensore avversario. Il problema è che nei play-off dopo un'ottima gara1 con 21 punti, nel resto delle gare ha segnato 27 punti, con un deludente zero a gara7. Lafrentz è il buon giocatore visto per tutta la stagione e fino a gara1 oppure il deludente giocatore delle rimanenti 6 partite? Il suo contratto conta altri quattro anni, quindi ci sarà  tutto il tempo per avere la risposta a questa domanda.

Gary Payton: come insegnante per i giovani play è stato molto superiore alle previsioni, come gioco è stato un po' deludente, comunque superiore all'anno scorso. Lui vuole tornare nella costa ovest e già  qui le speranze di trattenerlo sono basse, ma i Celtics hanno bisogno dei suoi servigi? Se accetta di rifirmare con un ruolo minore a Boston non dispiacerebbe, ma se deve fare la riserva è improbabile che la faccia in costa ovest.

Delonte West: se Payton non rimane West è il più probabile sostituto in starting five. Quando è entrato in campo da titolare ha gestito la partita in modo affidabile ed è già  sembrato pronto a prendere in mano la squadra. Questo è il principale dei motivi per cui non è una priorità  assoluta rifirmare Payton. È un eccellente rimbalzista e tira bene da fuori, potrebbe migliorare nel passaggio ed è facile che ci sia stato questo aspetto al primo punto dei consigli che Rivers gli ha dato.

Tony Allen: Il primo dei quattro rookie a vedere il quintetto e quello che alla fine dei play-off ha visto meno il campo (se escludiamo Reed). A differenza degli altri due ha meno margini di miglioramento, ma già  ora è un ottimo atleta, grande schiacciatore e difensore. Purtroppo nei play-off ha perso molti punti quando non è riuscito a fermare Miller, però a dire il vero nessuno ci è riuscito bene.

Marcus Banks: se il giocatore ha ambizioni di giocare titolare è probabile che le sue aspettative vengano deluse, se invece si "accontenta" di fare la riserva fra qualche anno potrà  lottare per il titolo di sesto uomo dell'anno. Bassino ma ottima velocità  di base e fisico massiccio. Gira voce che se Banks avesse la testa di West, potrebbe essere un All-Star. Se Ainge dovesse intavolare qualche trade, lui è sicuramente in cima alla lista dei giocatori scambiabili.

Mark Blount: classico giocatore che gioca bene mezza stagione, quella dell'ultimo anno di contratto, si sistema la carriera e poi si adagia. Se i Celtics si accontentano di farlo giocare da centro di riserva con semplice ruolo di finalizzatore di scarichi altrui può rimanere, ma è probabile che Ainge cerchi di sbolognarlo via, magari a quella Philadelphia che voleva strapparlo a Boston la scorsa estate.

Kendrick Perkins: è più vecchio di Jefferson di due mesi, ma non ha la stessa classe. Anche se non diventerà  una stella, può essere utile se continuerà  a migliorare. Ha stazza per stare in area e buon istinto. Può veder incrementato il suo minutaggio, soprattutto se Blount non rimarrà  in biancoverde.

Justin Reed: non ha giocato molto per dargli un giudizio obiettivo, però c'è da dire che è il dodicesimo uomo, quindi è normale che giochi poco. In allenamento dicono che si comporti molto bene, quindi è probabile vederlo un altro anno, poi si vedrà .

Futuro

Dall'arrivo di Walker i Celtics sono arrivati anche al 70% di vittorie, percentuale di tutto rispetto, probabilmente ripetibile anche l'anno prossimo.

Il futuro quindi è luminoso, e quando si parla di futuro viene naturale pensare subito a "big Al", il ventenne che quest'anno, a dispetto di molte previsioni, sta disputando una stagione più che discreta, ma quello che intriga di più i tifosi biancoverdi è che si prevede per lui un futuro splendente. "Per Al, non è una questione di se diventerà  una star" dice Rivers "ma quando". Non è detto che dominerà  le aree NBA l'anno prossimo, ma prima o poi accadrà .

Dove Al Jefferson dovrà  migliorare è sicuramente la difesa. Sempre Rivers dice su di lui "se hai una scala difensiva da zero a 10, Al ora sarebbe sotto zero". Parole dure che devono far riflettere su cosa il giocatore deve lavorare duro in estate. Il suo talento è invidiabile, ma è grezzo e quindi va plasmato.

Quello che conforta è che Al vuole diventare un grande giocatore, lavora duro ed ascolta tutti i consigli che gli si dicono, questo aspetto è molto importante per accelerare i suoi miglioramenti. "L'allenatore è sempre con me, abbiamo una buona relazione, è come in classe, io sono lo studente e lui è l'insegnante" parole che aprono il fianco alla sua giovane età . Sta anche iniziando le prime prove di leadership quando dice che "stiamo diventando una squadra fantastica, credetemi. Abbiamo tutto questo talento in attesa di esplodere".

Una cosa è certa: Jefferson vedrà  i suoi minuti in aumento rispetto ai 14 di media della stagione appena passata, cosa che probabilmente avverrà  anche per Kendrick Perkins, l'altro lungo giovane che non ha il talento del coetaneo, ma può fare anche lui bene. Se Al è chiaramente un'ala grande, altrettanto chiaramente Perkins è un centro. "Come lo vedo? Lo vedo come uno molto forte (fisicamente, n.d.r.)" confessa Rivers.

Questione Antoine Walker: rimarrà  o non rimarrà ? Se volevate un tormentone estivo, eccovi accontentati, anche se noi ne faremo volentieri a meno. Le posizioni sono chiare: lui vuole rimanere ("amo Boston" ha detto), la città  vuole che rimanga e tutto sommato anche alla dirigenza fa comodo che rimanga, per vari motivi: fa vendere biglietti, la sua presenza è positiva per Pierce ed è un valido insegnante.

La preoccupazione è che tolga minuti a Jefferson, ed è una preoccupazioni legittima. Nei play-off Rivers è riuscito a ritagliare a Big Al più minuti che in regular season e questo è positivo, ma già  si vocifera che Walker potrebbe partire dalla panchina, ben sapendo che difficilmente accetterà  e si adatterà  a tal cosa.

Oltre al dilemma tecnico, c'è anche un dilemma economico: quanto pagarlo? La dirigenza vorrebbe il meno possibile, lui vorrebbe il massimo, ma entrambi sanno che non potranno essere accontentati. La soluzione più classica è un accordo a metà  strada che non soddisfi nessuno (o tutti e due). Ma quale è questa cifra? Quelle che vanno per la maggiore in questo periodo vanno dagli 8 ai 10 milioni di dollari all'anno, e se la cifra reale sarà  verso la parte bassa di questa forchetta a noi non dispiacerebbe. Come detto però la parti sono ancora distanti e si prevede che la cosa vada avanti per molto, molto tempo.

Sentiamo cos'ha detto Walker: "fortunatamente sono tornato. Mi piace questa squadra, mi piace giocare per Doc Rivers, ma ovviamente il futuro è determinato dalla dirigenza dei Celtics e cosa vogliono fare. La mia prima priorità  è essere qui nella speranza di restarci. Mi piace il nucleo che abbiamo". L'intervista prosegue con un altro paio di "fortunatamente sono tornato" e "la mia priorità  è rimanere a Boston" che non dicono molto di più di quanto riportato sopra ma che fanno capire come Walker ami veramente la nostra cara città . Sarebbe un peccato non rifirmarlo.

Che Gary Payton fosse un personaggio diverso da tutti gli altri nessuno aveva dubbi, ma che potesse farsi notare anche in una stagione come quella passata dove è rimasto insolitamente tranquillo, forse non tutti lo pensavano possibile.

In questa contesto è curioso quanto detto da Rivers "la prima cosa che ho imparato era di ignorare come Gary stava dicendo una cosa, ma piuttosto prestare attenzione a cosa stesse dicendo". Sostanza e non forma, quindi. Rivers poi prosegue descrivendo la particolare volontà  di Payton di svolgere il suo ruolo di mentore. Una volta ha detto "non fate mai così, ma io posso perché ci riesco".

Molto interessante e divertente leggere cos'ha detto Payton sulla passata stagione a Los Angeles agli ordini di Phil Jackson, che mette in una luce completamente diversa l'allenatore osannato da tutti. "Ero un Dummy, pronto a fare il test" inizia Payton. Ricordiamo che il Dummy è quel manichino messo nelle macchine durante i crash-test per verificare come si sarebbero fatti male degli occupanti in carne ed ossa.

"Mi hanno messo in una macchina e l'hanno fatta scontrare nella speranza che non mi facessi troppo male. Mi sentivo così l'anno scorso. Quest'anno invece sto veramente guidando la macchina. Se mi scontro mi faccio male per colpa mia, l'anno scorso no". Impareggiabile Gary.

Tra i due free agent di lusso, Payton è quello che ha meno possibilità  di rimanere, visto anche il suo desiderio di tornare nella costa ovest.

Conclusioni

Cosa aspettarsi quindi dai Celtics? Prima di tutto la speranza di scegliere qualche buon giocatore al draft, poi si darà  inizio al tormentone estivo e le Summer Leagues ci faranno capire se i giocatori scelti al draft sono validi.

Poi in autunno ricomincerà  una nuova stagione piena di speranze per i Boston Celtics.

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