Rasheed Wallace aveva garantito la vittoria per i suoi Pistons
Anni fa l'Adidas lanciò una pubblicità nella quale svariate persone chiedevano “You seen John?”, cercando l'allora stella dei Knicks John Starks, introvabile perchè impegnato ad allenarsi. Ecco, nelle prime partite della serie tra Indiana e Detroit potevate tranquillamente sostituire all'ex numero 3 di New York un qualsiasi giocatore dei Pistons, praticamente desaparecidos. Ma due in particolare sembravano mancare all'appello dei campioni del mondo: quelli che più di ogni altro avevano contribuito a portare Motown di nuovo sul tetto del mondo.
You seen Rasheed?
Il Wallace più dotato offensivamente era stato impalpabile durante le prime partite della serie, non riuscendo a sfruttare i mismatch contro una front line, quella dei Pacers, decimata dagli infortuni e comunque inferiore tecnicamente e fisicamente. Medie da comprimario (12,6 punti a partita con il 38% dal campo), e poca “presenza” anche in difesa, dove comunque in generale concedeva discrete prestazioni ad un O'Neal sofferente per la sua spalla e lasciava a Foster doppie cifre di rimbalzi.
You seen Chauncey?
Billups, l'MVP dello “sweep in 5 partite” nella Finale dello scorso anno, in questi playoff sembrava involuto verso un ruolo dimesso, anche lui con cifre sottomedia (15,6 con il 38%), e in generale senza quella sfrontatezza che gli aveva permesso di iscriversi al ristretto club dei giocatori che fanno la differenza ad altissimo livello.
Gara 4, Detroit sotto 2-1 nel punteggio che deve giocare ad Indianapolis una partita che, se persa, avrebbe spostato tutta l'inerzia del mondo verso la patria degli Hoosiers. Cercavate Rasheed? Eccovelo, prima di questa quarta partita: “Lo garantisco: vinceremo gara 4 e ci riprenderemo il vantaggio del fattore campo. Lo garantisco”.
Questi proclami rischiano di esporre il mittente a figure di materiale organico per concimare, ma nel caso di Rasheed almeno la sospensione del giudizio era dovuta per un precedente: nella serie dello scorso anno, sempre contro i Pacers, fece lo stesso tipo di annuncio prima di gara 2, rivelandosi un ottimo indovino.
La partita inizia male, con Indiana subito avanti di 7 dopo tre minuti del primo quarto. Da lì in poi, “lights out”, come dicono gli americani: si sono spente le luci dei Pacers, mentre due fari si sono illuminati nella notte dei Pistons.
Chauncey Billups: 29 punti, 6 assist, 8 viaggi in lunetta tutti andati a buon fine, il 50% dal campo, e di nuovo la sensazione che quando voglia segnare niente possa fargli cambiare idea.
Rasheed Wallace: 17 punti, 12 rimbalzi, 5 stoppate, e una difesa che tiene Jermaine O'Neal a 4/15 al tiro per soli 10 punti.
Diremmo che chi li cercava li dovrebbe aver notati!
La partita è stata senza storia, con i ragazzi di coach Larry Brown (che ha usato un po' di più la sua panchina, regalando 12 minuti di gioco ad Arroyo non entrato in gara 3) che hanno concesso il 15% da tre agli avversari (!), e mai hanno veramente rischiato di far rientrare in partita O'Neal e compagni. Gli unici a salvarsi sulla sponda Pacers sono stati Stephen Jackson (23 con 9/10 ai liberi) e Jamaal Tinsley (17, ma anche 7 palle perse delle 18 di squadra).
Gran parte dei commenti post gara riguardano il pronostico di Rasheed, e il fatto che la squadra si sia sentita “in dovere” di avallare le argomentazioni del proprio (autoproclamatosi) leader vocale in campo, con una grande prova. Bastasse così poco, la domanda è perchè non lo facciano tutti, perchè non lo facciano sempre. Ma forse a questa il ragazzo di Philadephia risponderebbe mascherandosi dietro ad un “Both teams played hard”.
Per fortuna ci risparmiano almeno la solita solfa sulla possibile ultima partita di Reggie Miller davanti al pubblico di casa, visto che comunque la serie (che ora diventa al meglio delle tre) tornerà alla Conseco per gara 6. Il numero 31 dei Pacers, a proposito, si è concesso una serata di riposo, tirando poco e male (2/6).
Proviamo, allora.
You seen Reggie?