Terrell Owens sta creando non pochi problemi per il suo sciopero al mini-camp degli Eagles.
Nella Nfl si stanno manifestando ogni anno di più le tendenze di boicottaggio dei mini-camps se non addiruttura dei training camps estivi.
Alcuni giocatori, reduci da annate particolarmente felici e con contratti a loro avviso di minor valore rispetto alla prestazione data nella stagione appena terminata preferiscono allenarsi in privato e non andare ai camps organizzati dalla loro squadra, mettendosi in sciopero fino a che la franchigia non decide di rinnovare loro il contratto aumentandone l'importo.
Se da un lato l'azione è comprensibile vista la non garanzia dei contratto in caso di infortunio e che i giocatori possono essere rilasciati senza tante giustificazioni, questo è talvolta comprensibile, ma se altri giocatori già messi bene economicamente o che pensano di avere dimostrato chissa chè fanno lo stesso tipo di richiesta, allora viene meno anzitutto il rispetto verso la propria squadra ed i propri compagni.
Le ultime settimane hanno visto personaggi più o meno in vista non presentarsi al camp facoltativo organizzato appena dopo il draft, per dare fondo alle proprie esigenze con la collaborazione dei propri agenti, o meglio del proprio agente, Drew Rosenhaus.
Cominciamo con il ricevitore più chiaccherone della Nfl, che se non è sotto le luci della ribalta sembra non sentirsi a suo agio: Terrell Owens, reduce da un'ottima stagione con i Philadelphia Eagles dove ha stabilito records di franchigia per TD ricevuti (14) e per partite da 100 yards di ricezione in singola stagione (7) e dalle 122 yards ricevute al Super Bowl dopo l'assenza dai playoffs per l'infortunio occorsogli a Dallas non è più contento del suo contratto, rinnovato lo scorso anno e valevole per altri sei anni con un valore complessivo di 49 milioni di dollari.
Owens ha dichiarato:"Sono uno dei migliori giocatori della lega, il mio contratto corrente non corrisponde al mio valore sul campo. Sono sottopagato." Poi ha rincarato la dose facendo un commento indiretto su Donovan McNabb:" Non ero in grado nemmeno di correre due settimane prima del Super Bowl ed ho fatto del mio meglio per essere nella migliore forma possibile per quell'evento. Non ero io quello che si è stancato durante quella partita".
McNabb ha ovviamente risposto alle frasi del compagno riferendo:"Sento che possiamo tornare al Super Bowl e vincerlo anche senza di lui. Non vuole essere una mancanza di rispetto verso nessuno, sto solo dicendo che ho tantissima fiducia dei giocatori che abbiamo."
Owens ha chiesto la rinegoziazione del contratto dopo aver licenziato il suo agente David Joseph ed aver assunto Drew Rosenhaus.
Il proprietario degli Eagles, Mr. Lurie, ha annunciato che non rinnoverà per alcun motivo il contratto del giocatore e che questi è stato chiaramente mal consigliato dal suo agente, che sta avendo un influsso negativo su di lui.
Lurie ha dichiarato:" Sfortunatamente ci sono molti agenti nella lega che usano i giocatori facendo credere loro che stanno facendo i loro interessi; i giocatori sono da quel lato psicologicamente fragili e si fanno condizionare troppo."
Rosenhaus ha replicato con un secco "no comment", ed intanto lo sciopero di Owens continua e potrebbe protrarsi anche sino al training camp di luglio. Altre puntate della telenovela sono attese per i prossimi giorni.
Altrove, precisamente a Green Bay, Javon Walker ed il suo nuovo agente (indovinate chi?) hanno annunciato che il giocatore non avrebbe mosso un dito per recarsi al mini-camp, almeno non senza un nuovo contratto.
Walker è titolare di un contratto che scade tra due anni e dopo aver ricevuto 89 passaggi per 1382 yards ed aver ottenuto la convocazione al Pro Bowl, ritenendo inadeguati i 515.000 dollari del 2005 ed i 650.000 previsti nel 2006 rispetto al proprio attuale valore di mercato.
La notizia ha fatto infuriare Mike Sherman, che ha annunciato sanzioni a carico di Walker, ma soprattutto Brett Favre, che ha sparato a zero sul compagno.
"Se Javon vuole sapere ciò che penso", ha detto il quarterback, "beh, io penso che lui sia in torto e che quando il suo agente gli consiglia di non ascoltare cosa dicono i suoi compagni è meglio che si ricordi che questo gli si ritorcerà contro un giorno. Spero che i Packers non ascoltino queste richieste e sembrerò un pò attempato nel dire questo ma secondo me un contratto va rispettato fino in fondo perchè ci saranno sempre giocatori che guadagnano più di te e che rendono meno, perchè le loro squadre li hanno sopravvalutati."
Da sottolineare che i Packers avevano già subìto la perdita forzata di Mike McKenzie l'anno scorso a causa di una disputa contrattuale che ha forzato il management a scambiarlo con New Orleans a campionato già iniziato e che da allora le secondarie di Green Bay hanno cominciato un periodo di discesa di livello progressiva.
Boicottare è una parola di moda anche a Washington.
Santana Moss, arrivato dai Jets per Laveranues Coles, e Sean Taylor hanno preso la medesima decisione e non si sono presentati al camp dei Redskins.
Moss aveva un solo anno rimasto sul contratto acquisito dai Jets e voleva maggiori garanzie a lungo termine prima di presentarsi ai compagni nuovi, suscitando le reazioni giustificate di Joe Gibbs, urtato dal fatto che Moss è appunto un nuovo giocatore che necessita di sviluppare l'intesa con il quarterback ed i compagni alla svelta, per imparare il sistema e digerirlo.
Grazie all'operato di Rosenhaus, coinvolto anche qui, Moss ha recentemente ottenuto dalla franchigia un contratto di 6 anni per 31 milioni complessivi, dichiarando che ora si sente più stabile e che può pensare di non girovagare per la lega e di stabilirsi a lungo a Washington.
Se il management ha accontentato Moss, con Taylor l'approccio è diverso. La safety al secondo anno ha un accordo di 7 anni per 18 milioni e Gibbs ha già annunciato che non ci saranno negoziazioni, in quanto il contratto è in essere solo da un anno ed ha spiegato ai media di avere accontentato Moss solamente perchè questi aveva un solo anno rimasto nell'accordo vecchio. Ad oggi non ci sono notizie su Taylor e sembra che lo sciopero potrebbe protrarsi ben oltre il 17 maggio, data nella quale è prevista una nuova sessione di allenamenti.
Infine c'è il caso di Anquan Boldin, ricevitore degli Arizona Cardinals, molto simile ma con un finale diverso.
Boldin, nominato offensive rookie of the year nel 2003, ha saltato il camp con la scusante di un adeguamento del contratto siglato quand'era stato scelto al secondo round del draft di due anni fa, esigendo una retribuzione da giocatore scelto al primo giro.
Boldin è sceso a miti suggerimenti (per cui non pensiamo sia stato consigliato da Rosenhaus) ed ha poi dato la disponibilità a partecipare alla nuova sessione di allenamenti che vedrà i Cardinals impegnati in questi giorni rimandando, a suo dire, la questione a giorni più consoni.
In conclusione, questi episodi possono dare varie considerazioni dei fatti: certo è che talvolta i giocatori possono permettersi di lamentarsi perchè in giro altri pari ruolo sono pagati molto di più e rendono molto meno, ad esempio Javon Walker non dev'essere felicissimo di vedere Plaxico Burress firmare con i Giants per un mucchio di soldi senza essere il ricevitore che fa la differenza come ha dimostrato invece di essere lo stesso Walker nel 2004, però l'holdout resta un comportamento condannabile, in quanto poco rispettoso nei confronti di una franchigia che ti paga e che ti ha dato fiducia.
Certo, non è neanche bello sentire Brett Favre criticare un compagno dall'alto dei suoi 100 milioni di dollari e dalla sua residenza in Mississipi, però Favre almeno ha una carriera alle spalle piena di soddisfazioni, un titolo ed un posto sicuro nella Hall of Fame ed ha dichiarato quelle cose dal suo punto di vista, ossia quello di un giocatore che proverà ancora una volta a fare tutto quello che si deve fare per vincere e per fare questo non mette davanti i suoi obbiettivi personali rispetto alle esigenze di squadra.
Il timore è che sempre più giocatori mettano in atto scioperi nei confronti delle loro squadre seguendo questa moda che si è sviluppata negli anni, dando ascolto a questi procacciatori d'affari che male li consigliano e male fanno al football e ad altri sport, come il basket Nba o il nostro calcio.
Terrell Owens con i suoi 7 milioni di dollari all'anno e tutti quelli che seguono il suo esempio potrebbero anche ricordarsi, ogni tanto, che lo sport è un gioco ed un divertimento, non un macchinario per fare soldi spudoratamente.