Ci pensa Mourning

Senza Shaq fermato da un problema alla coscia, è stato Zo Mourning il dominatore dell'area.

Ridestarsi nel secondo tempo e sopperire all'assenza, più o meno forzata, di Shaquille O'Neal: sembra questa la principale caratteristica delle prestazioni di Dwyane Wade in questa serie di playoff.

Nelle prime due partite disputate a Miami, e vinte entrambe dagli Heat, il numero 3 di Stan Van Gundy aveva iniziato quasi con sufficienza gli incontri per poi scatenarsi dopo la pausa e pilotare i suoi verso la vittoria.

Altra caratteristica delle prime due gare era stata la presenza non certo determinante di Shaq, alle prese con problemi di falli ma anche con un fastidioso infortunio strascico del finale di regular season.

In Gara-3, giocata ieri notte all'MCI Center di Washington, questo trend si è ripetuto, anzi se possibile ha raggiunto il suo apice.

A circa mezz'ora dalla palla a due infatti gli addetti stampa degli Heat hanno annunciato che Shaquille O'Neal non sarebbe sceso in campo a causa di una contusione alla coscia destra.

Con il centro “Most Dominant Ever” in borghese l'occasione per gli Wizards di dimezzare lo svantaggio nella serie era ghiotta, potendo sfruttare anche il sostegno dei 20000 dell'MCI Center.

In effetti era da tempo che il pubblico della capitale non aveva l'opportunità  di assistere ad una gara così importante, e l'assenza di Shaq, anche se penalizzante sul piano dello spettacolo, non dispiaceva certo ai tifosi di Washington.

Per sopperire al mancato impiego di O'Neal coach Van Gundy ha schierato dal primo minuto uno dei più grandi centri dela storia degli Heat, quell'Alonzo Mourning che dopo aver incantato per anni mezza Florida aveva dovuto fronteggiare problemi molto più seri delle difese avversarie.

Con un trapianto di reni alle spalle ed un travagliato ritorno all'attività  fra trade e buyout, il “mago di ZO” aveva coronato il suo sogno di tornare nella franchigia con la quale aveva ottenuto i più grandi successi, per di più con la concreta possibilità  di arrivare al titolo, unico vero obiettivo di ogni professionista NBA.

Quale occasione migliore dunque per dimostrare di essere ancora un giocatore decisivo se non una notte in cui “The Big Aristotele” era costretto a dare forfait?

Il tema della partita era dunque l'occasione: chi, tra un Mourning ritrovato e una squadra sotto 0-2, avrebbe sfruttato la chance offerta dal destino?

La risposta, purtroppo per tutti i tifosi di Arenas e compagni, non è andata certo a favore di Washington.

Nonostante le assenze e la solita (per questa serie) partenza ritardata di Wade, i padroni di casa non sono riusciti a concretizzare con un allungo la grande pressione esercitata nei primi due periodi, permettendo a Miami di rimanere agganciata nel punteggio anche con un gioco approssimativo e con una serie di errori impressionante.

Molto merito, per ricollegarsi al tema delle occasioni, va dato proprio a Mourning, che nel momento di maggior confusione, con Wade frastornato dal pressing e flagellato dalle palle perse (6 nel primo tempo), ha saputo mantenere in corsa i suoi con la sua strepitosa presenza a rimbalzo e la sua grande attitudine di stoppatore.

Trascinatisi al 24esimo minuto sotto di soli 2 punti, gli Heat hanno saputo schiarirsi le idee nell'intervallo, concentrandosi soprattutto sulla propria superstar in crisi.

Con Shaq seduto in panchina era proprio “Flash” a dover prendere per mano i compagni, tramutando il fantastico lavoro svolto da “Zo” nella metà  campo difensiva in canestri ed assist in quella offensiva.

“Durante l'intervallo Dwyane era davvero frustrato; aveva perso 6 palloni ed era molto dispiaciuto per la sua prestazione”, ha commentato Van Gundy, “Tutto lo spogliatoio ha cercato di incoraggiarlo, persino io che non sono certo Mr. Incoraggiamento, perché sapevamo che lui aveva bisogno di fiducia e che noi avevamo bisogno del suo contributo”.

La grande dimostrazione di rispetto da parte di compagni e allenatore deve aver scosso il secondo anno da Marquette, che è entrato in campo alla ripresa del gioco con un atteggiamento completamente diverso, intuibile già  dal riscaldamento.

Come già  successo in Gara-1 il suo rendimento è drasticamente cambiato, in meglio ovviamente, segnando il più classico dei parziali da terzo periodo degli Heat di questa stagione.

Dal +8 Wizards si è passati in meno di cinque minuti al +9 Miami, con un break di 22-5 ispirato quasi interamente dalla verve ritrovata di Wade, indiavolato anche in difesa.

“I ragazzi durante l'intervallo mi hanno dato la palla in mano e mi hanno detto di portare a casa la partita, e questo mi ha caricato tantissimo; tutta la fiducia mi è tornata in un solo momento”, ha dichiarato “Flash” a partita terminata.

Partita che, se non proprio terminata, ha subito sicuramante la scossa decisiva nel terzo periodo, in cui Wade ha segnato la gran parte dei suoi 31 punti finali ed un silente Eddie Jones ha infilato importantissimi canestri dalla distanza.

Sul +13 Miami ad inizio quarto periodo i giochi sembravano fatti, ma i “maghi” di Washington, nelle persone di Gilbert Arenas e Larry Hughes, non potevano certo rinunciare al tentativo di rimonta davanti ai propri sostenitori.

Una tripla dell'ex-Sixers ed una penetrazione del prodotto di Arizona portavano i padroni di casa sul -3, tra l'entusiasmo del palazzo e lo stupore della panchina degli Heat: “Eravamo a +13 ed in meno di 30 secondi ci siamo ritrovati punto a punto”, ha confessato coach Van Gundy in conferenza stampa, “Loro sono una squadra che non si arrende mai e contro giocatori come Arenas non ci si può mai distrarre”.

Ed infatti Dwyane Wade non si è distratto e non ha permesso agli uomini allenati da Eddie Jordan di rientrare completamente in partita rovinando così il suo capolavoro del terzo periodo: due canestri in arresto consecutivi ed un lay-up hanno respinto definitivamente l'ultimo sforzo di Washington, frustrato anche dalla reattività  di Udonis Haslem (12 punti ed altrettanti rimbalzi) e dalla commovente prova dell'ultra-trentenne Mourning: “Non siamo una squadra composta da un solo giocatore, e neanche da due; abbiamo un gruppo in cui molti ragazzi hanno un grande orgoglio e sanno qual è l'obiettivo comune”, ha spiegato “Zo”, “Poco prima della partita Shaq mi ha preso da parte e mi ha detto che stasera avrebbe avuto bisogno di me, io gli ho risposto che non doveva dirmi altro”.

Ed in effetti Mourning ha dimostrato di sapere esattamente come comportarsi in una gara di playoff di questa importanza, griffando una doppia-doppia in una prova tutta sostanza e cuore: 14 punti e 13 rimbalzi in 35 minuti, ma soprattutto 5 stoppate ed una presenza a centro area che a molti ha ricordato le epiche sfide con i Knicks di Patrick Ewing.

Il contributo del centro da Georgetown è stato determinante tanto quanto i 31 punti, quasi tutti nella ripresa, di Dwyane Wade.

A Washington non sono bastati i 20 con 14 assist di Glibert Arenas, né i 21 (ma con pecentuali non straordinarie) dell'uomo barometro Antawn Jamison.

Il 102-95 finale ha il sapore della grande occasione persa per gli Wizards e quello della grande impresa per Miami, che ipoteca con una prova di coraggio ed applicazione una serie che, anche se ora è sul 3-0 in favore di Wade e compagni, avrebbe potuto diventare davvero insidiosa per gli Heat.

O forse lo è ancora?

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